Filosofia&EsistenzaLa filosofia è l'esser coscienti d'essere, d'esserci; è il continuo progettarsi per essere ciò che si è il più autenticamente possibile, scegliendosi sempre nella propria libertà, facendosi liberi, senza attendere di diventarlo. |
PRECISAZIONI DELL'AUTORE
Questo blog non ambisce a nessuna Hit, non pretende di rientrare in alcuna classifica.
La crudità di alcune immagini qui esposte non si pone scopi drammaturgici, nè di effetto scenico, tantomeno velleità di moralismo ipocrita perbenista o buonista. Esse sono immagini di un reale che oggi è tale, ma che il sistema tace o colora con il sedativo del benessere apparente e dell'accondiscendimento accomodante, quando non della manipolazione informativa. L'esposizione di tali immagini non è gradevole nemmeno per l'autore del blog stesso, il cui scopo unico non è quello di suscitare un commiserevole senso di colpa nei destinatari, quantopiù di far prendere loro coscienza della situazione di fatto e delle responsabilità di ogni essere umano nei confronti di questa situazione stessa, tragica e disumana. L'unica unità di misura del successo di questo blog è quella del raggiungimento di una presa di coscienza critica di giudizio autonomo da parte del maggor numero di persone possibili, rammentando che la libertà di un essere umano finisce dove inizia quella di un suo simile e che, per quanto ognuno di noi inventi scuse con se stesso, ricadendo nella rete a maglie strette della malafede per limitare le proprie resposabilità, comuque lo si voglia o no, parafrasando Sartre:"Siamo condannati ad essere liberi".
M.P. (brokenheart74dgl)
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E' solo un corpo, il tuo, quell'ammasso di organiche membra e fiumi di sangue impetuosamente circolanti fra canali e tunnel cartilaginosi. Solo un peso schiacciato dall'attraente gravità terrestre che lo pigia nel letto, al mattino, avvolto da coperte tiepide, infuocate da una notte inquieta, tormentata, in bilico fra l'insonnia irrequieta e il sonno profondo mai raggiunto. Uno squillo, sempre il medesimo, di un insieme di ingranaggi analogici e di lancette nere su uno sfondo giallognolo, quando solo illuminato dalla flebile luce dello "snooze", così appare la sveglia agli occhi ancora stropicciati. Un diabolico ripetersi d'urla che annuncia che l'ora è giunta per una nuova giornata. Sono le 5 e questa settimana il mattino è il turno che ti spetta al lavoro. Chissà come mai, proprio quando si sa di doversi alzare, il sonno appare più desiderabile e si fanno promesse a se stessi di dedicare il pomeriggio, tornato dalla fatica del lavoro, a dormire - propositi quasi mai mantenuti. Come pesa questo corpo e come brucia d'un brivido freddo l'aria che sfiora la pelle scoperta, spellata dal guscio che nel buio notturno lo rivestì d'un dolce torpore. Ancora un minuto, un altro secondo, e non vorresti mai alzarti e rimandi, assaporandolo, ogni attimo in più passato in quell'alcova che consapevolmente sai di dovere lasciare, fra un momento, adesso... Solo un istante, non chiedi di più che un altro misero istante che ingordo assapori, ti godi come fosse l'ultimo sonno della tua vita, ma che sai già passerà tanto in fretta nel lampo di quello stesso pensiero che stai pensando. Tiri su le coperte, quasi le abbracci avvolgendole di te - proprio quando poco prima eran loro ad avvolgerti. Poi ti fai forza, la ragione ti chiama con il suo imperativo categorico: "E' ora, devi alzarti o giungerai al lavoro in ritardo". La coscienza pian piano riemerge dall'oblio che nel sogno la sublimò, seppur mai sopprimendone completamente la censura, ma solo sopendola un poco, quanto basta perchè i tuoi desideri repressi possano manifestarsi in immagini, flash impastati d'arcano che quando riesci a ricordare, appaiono assurdamente caotiche, spesso frammentarie e iperboliche, avvolte esse stesse in un ombrato nero-grigio sfocato e oscuro pellicolare di fotogrammi: i tuoi sogni.
Di colpo prendi coraggio e ti spogli del piumone che così soffice sulla tua pelle contrasta col velo d'aria fresca che d'improvviso investe l'epidermide e che ti fa tremolare in in vibranti scosse di "bhrrrr". Quando i piedi toccano il gelido marmo del pavimento, quella terra granitica, sei già in piedi, poi vestito, lavato e al lavoro. Senza sosta tra le mani sfogli un libro; poi la sera due parole sul tuo diario e un pensiero digitato sulla tastiera di un pc, nel tuo blog. Nemmeno t'accorgi che di già hai adagiati di nuovo i tuoi piedi sul marmo che solo un attimo prima sembrava tu avessi lasciato e ripiombi in quel soffice guscio, ovattato d'oniricità, a dormire.
Poi apri gli occhi, sono le 7 e destandoti, questa volta davvero, t'accorgi che ti sei addormentato o chissà, forse stai ancora dormendo e neppure lo sai.
M.P.
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