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« IL MESSIA VENNE SU UN DI...bellezze ed altro »

ARCHEOLOGIA DIVERSA; ????

Post n°8 pubblicato il 10 Ottobre 2015 da ulisse_dragone
 

Enigmi insoluti, o ritenuti tali da chi vuole che tali rimangano, che accompagnano costantemente l’evoluzione dell’Uomo ed ai quali in questa occasione tenteremo di dare alcune interpretazioni: o perlomeno abbiamo la presunzione di riuscire a farlo...

Per buona parte della storia, vale a dire dalle origini fino agli inizi del XX° secolo, l’umano consesso ha sempre individuato nei propri simili, in qualche modo legati alla sfera “religiosa” (stregoni, sciamani o sacerdoti che dir si voglia), i depositari del sapere sia medico che scientifico, attribuendo loro poteri e conoscenze che andavano ben oltre le cose terrene e che venivano inquadrati semplicemente col termine di “misteri”. 
Misteri e poteri: un binomio gelosamente custodito e tramandato, solo in punto di morte, al degno successore, che veniva in tal modo “iniziato” alla conservazione di quei privilegi che gli venivano concessi in virtù di quel patrimonio culturale trasmesso all’Uomo, nella notte dei tempi, dagli
dèi creatori venuti dalle stelle”.

Spesso infatti le vastissime conoscenze, ad es.astronomiche, di quelle civiltà che oggi osiamo ancora definire “primitive” sono dovute, secondo la mitologia degli antichi, agli dèi. Nulla vieta di ipotizzare che gli studiosi di quei tempi fossero giunti autonomamente alle scoperte (((ed in tal caso l’Uomo cosiddetto “moderno” verrebbe ampiamente ridimensionato, in quanto dovrebbe parlare, "di ri-scoperte scientifiche", per quanto lo riguarda, ))); tuttavia resta il fatto che si tratta di conoscenze strabilianti, che forse furono portate sulla terra dal cosmo. Gli dèi erano forse “astronauti”?
Consideriamo insieme alcuni esempi, fra i tanti.
La tradizione dei DOGON (tribù di cica 150.000 individui che abita la falesia di Bandiagara, a sud del lago Koratou, nel Mali-Africa Occidentale) riferisce che la galassia alla quale appartiene la Terra, la Via Lattea che essi chiamano
<<Yalu-ulo>>, è soggetta ad un movimento spiraliforme: il che, oggi si sa,
è esatto.
Il filosofo greco Proclo (410-485 d.C.) rivelava d’aver attinto le proprie informazioni di carattere astronomico proprio dai teologi, i quali erano gli unici ad avere libero accesso alle fonti egiziane e babilonesi: particolare, quest’ultimo, di fondamentale importanza. Lo stesso Proclo, nel commento al Timéo, afferma: <<...che gli Egiziani ed ancor prima i Babilonesi, i quali erano stati istruiti dagli dèi quando non avevano ancora cominciato a dedicarsi a questo studio... >>. Segno indubitabile che le conoscenze astronomiche erano pervenute originariamente, almeno in parte, dalle “stelle”. Agli astronomi babilonesi erano noti << I CORNI DI VENERE>>  infatti i 
cosiddetti "corni" quando il pianeta, durante le fasi simili a quelle lunari, appare in forma di falce. Ma ad occhio nudo questi sono invisibili, sicché è lecito chiedersi se non avessero a disposizione, per caso, dei telescopi... Ma c’è di più: i Suméri, quel popolo sorprendente, avevano già calcolato migliaia di anni prima di Cristo il tempo impiegato dalla Luna per compiere una rivoluzione, con uno scarto di soli 0,4 secondi !

Ma torniamo ancora per un attimo ai Dogon.

Sirio è un sistema binario di stelle doppie, costituito da Sirio A e dalla sua compagna Sirio B.
Sirio A è una stella di prima grandezza, luminosissima, della costellazione del Cane Maggiore e dista dalla Terra 8,5 anni-luce. Sirio B invece è una nana bianca di grandissima densità e di nona grandezza, quindi di luminosità molto scarsa; non è visibile ad occhio nudo. La sua esistenza fu ipotizzata nel 1848, ma venne confermata visivamente solo nel 1861; si è calcolato che compia un’orbita completa ogni 50 anni circa.
Dopo anni e anni di studi, il linguista Temple e l’antropologo Griaule concordano nell’affermare che i Dogon possiedono una strabiliante conoscenza di Sirio B (che nella loro lingua chiamano PO TOLO, come un cereale dai chicchi minuscoli = Digitaria éxilis), che ancor oggi è fatto oggetto di una strana forma di culto. Durante lo svolgimento di questo cerimoniale i Dogon ripetono quasi esattamente i complessi movimenti orbitari del sistema di Sirio e, dato che lo celebrano ogni 50 anni, ciò coincide con la durata dell’orbita completa intorno alla compagna. Ma non basta: essi affermano, in perfetto accordo con le attuali conoscenze astrofisiche, che Sirio B è la stella più piccola della costellazione, ma anche la più pesante, composta di SAGALA, una materia densissima che starebbe ad indicare il plasma contenuto nelle stelle soggette ad una fortissima compressione: un granello di questa sostanza equivale, per i Dogon, al carico di 480 asini ! Soltanto nel 1862 l’astronomo Alvar Clark calcolò che la densità di Sirio B era 170.000 volte superiore a quella dell’acqua: vale a dire che una scatola di fiammiferi del suo materiale peserebbe una tonnellata ! Eppure le maschere rituali fabbricate appositamente per ciascuna festa ed accuratamente conservate fanno risalire le origini dello strano culto al secolo XII, tanto da escludere ogni possibile influenza delle conoscenze astronomiche moderne. Ma allora i Dogon da dove hanno attinto tali informazioni, rivelatesi in seguito così straordinariamente esatte ? Essi non hanno dubbi, quando sostengono categoricamente di "averle apprese dagli Dèi" così come sono convinti che l’origine della civiltà provenga dalle profondità degli spazi siderali. Inoltre non collocano Sirio al centro della sua orbita ellittica (o “a uovo”, com’essi dicono), bensì a una distanza focale eccentrica, cosa che è stata confermata dall’astronomia moderna. Il fatto che queste notizie siano note ai Dogon da secoli e secoli potrebbe essere una prova ulteriore dell’attendibilità delle loro affermazioni, quando dicono d’averle ricevute dagli “dèi creatori, scesi sulla Terra per portare animali e piante e poi ritornati in volo fra le stelle”.

Oggi che i nostri astronauti hanno raggiunto la Luna e le nostre sonde automatiche esplorano altri mondi, oltre i limiti del Sistema Solare, non è più impossibile credere che una civiltà di un altro pianeta, tecnologicamente molto più avanzata della nostra, abbia potuto far scendere sulla Terra nei tempi passati i suoi cosmonauti (gli antichi dèi, “esseri superiori venuti dai cieli”). Non è molto facile, ovviamente, dimostrarlo, tuttavia non è impossibile

Per molto tempo, erroneamente, l’Uomo occidentale ha creduto che la sua civiltà fosse un “dono” di Roma e della Grecia. Ma gli stessi filosofi greci (ad es. Platone) ammisero ripetutamente di aver attinto a fonti ancor più antiche, così come fece Solone presso il sacerdote del tempio di Neith durante il suo viaggio a Sais, in Egitto. La stele di Rosetta, rinvenuta casualmente da un ufficiale di Napoleone nel 1799, portava scolpita la medesima iscrizione in tre scritture: greca, latina e geroglifica. Così, una volta decifrata, la lingua egizia rivelò all’incredulo Uomo occidentale che una civiltà evoluta era esistita in Egitto molto tempo prima dell’avvento della civiltà greca. Dunque l’origine della nostra civiltà era in Egitto ? Per quanto tale conclusione potesse sembrare logica, i fatti la smentivano. Da un’ulteriore comparazione tra l’alfabeto ellenico, latino, canaanita-fenicio ed ebraico, risulta evidente che le origini della nostra civiltà erano da ricercarsi nel Medio Oriente, in particolare nelle zone un tempo sede degli imperi Assiro-Babilonesi, citati abbondantemente nel Vecchio Testamento. I simboli delle scritture che apparivano sui loro monumenti furono inizialmente considerati semplici fregi ornamentali, che Engelbert Kampfer descrisse come “cuneati”: da qui la definizione di “caratteri cuneiformi”. Ma ben presto gli archeologi si resero conto che quelle strane “impressioni” a forma di cuneo non erano affatto fregi ornamentali, bensì costituivano una vera e propria lingua, simile a quella rinvenuta su antichi manufatti e tavolette d’argilla in Mesopotamia. Una volta interpretate, queste iscrizioni hanno rivelato il modo di vivere su scala grandiosa, per quei tempi, di quelle popolazioni: le città, ad es., erano dominate da una strana piramide a gradoni chiamata ZIGGURAT, che significa "casa del collegamento fra il cielo e  la terra" o "scala verso gli Dèi" quanto sulla piattaforma superiore, secondo un’antichissima leggenda, le divinità assumevano natura corporea. E’ fin troppo facile ipotizzare, vista la struttura del manufatto, che in realtà potesse trattarsi di rampe per l’attracco di velivoli spaziali (“collegamento fra cielo e terra”), sulle quali si “manifestavano” gli antichi astronauti (“gli dèi assumevano natura corporea”).

 Fu proprio grazie a queste tavolette, riportanti lo sviluppo “in positivo” di alcuni sigilli cilindrici, che nel 1976 Zecharia Sitchin, incurante delle aspre critiche di cui inevitabilmente sarebbe stato oggetto da parte dei colleghi inquadrati nella dogmatica rigidità universitaria, giunse a formulare la teoria del “Dodicesimo Pianeta”, ripresa di recente in un’altra sua opera dal titolo                  "LA GENESI" Una in particolare fra queste tavolette si rivelò di fondamentale importanza per i suoi studi: rappresentava l’incisione di un sigillo accadico risalente al III millenio a.C., ora conservato nel Museo di Stato di Berlino col numero di catalogo VA/243.

Ma torniamo al nostro sigillo, in cui viene chiaramente rappresentato il Sistema Solare così come lo conoscevano i Suméri: cioè un sistema consistente di DODICI corpi celesti. Ma quali sono, o meglio erano, per i Suméri i membri del nostro Sistema Solare ? E perché dodici ? 
Se operiamo un ingrandimento del sigillo di Berlino, osserviamo una grande stella radiosa (=a raggi) centrale, il Sole, circondata da undici globi, i Pianeti. Va ricordato che per i Suméri anche la Luna era considerata un pianeta (pianeta, in greco,
significa "ERRANTE" ma anche con questa aggiunta i conti non tornano. Dovremmo raggiungere infatti il numero di otto corpi celesti (compresi il Sole e la Terra, naturalmente), in quanto, per ciò che riguarda gli altri tre pianeti mancanti, questi non dovevano essere conosciuti a quei tempi. Urano infatti fu scoperto, grazie al perfezionamento dei telescopi, nel 1781, mentre Nettuno e Plutone furono individuati in base a calcoli matematici, osservando le reciproche perturbazioni orbitali derivate dalle influenze gravitazionali, nel 1846 e nel 1930, rispettivamente. Dobbiamo presumere allora che i Suméri conoscevano già, oltre a Plutone che chiamavano GAGA, anche Urano (ANU) e Nettuno (EA). Questi ultimi sono stati avvicinati e fotografati, per la prima e finora unica volta, dalla sonda americana VOYAGER-2, rispettivamente nel 1986 e nel 1989, rivelando che si tratta di pianeti gemelli, il primo di aspetto verde-smeraldo e il secondo azzurro-cobalto: il tutto corrisponde esattamente alla descrizione sumerica di 6.000 anni or sono ! Se potessimo chieder loro come fossero riusciti a raggiungere così repentinamente un tal grado di civiltà, Essi senza dubbio avrebbero pronta una risposta, sempre la stessa, riassunta in una delle migliaia di antiche iscrizioni mesopotamiche venute alla luce: "Tutto quello che appare bello noi lo facemmo per grazia degli Dèi" Ma di nuovo i conti non tornano: siamo arrivati a undici; chi manca ancora ? L’antica raffigurazione del sigillo accadico mostra un altro pianeta (a noi sconosciuto), notevolmente più grande della Terra ma più piccolo di Giove e di Saturno, inserito in un’orbita a metà circa fra Marte e Giove, occupata attualmente dalla Fascia degli Asteroidi: era - o è - il dodicesimo pianeta, la patria dei NEFILIM. 

Ma CHI erano i NEFILIM??

"Con quale intenzione Dio, dopo una inerzia di durata infinita, pensa di creare! Perché pensa che sia meglio! Ma prima, o lo ignorava, o lo sapeva. Dire che lo ignorava è assurdo; ma se lo sapeva, perché non ha cominciato prima?

                                         CONTINUA               (TO BE CONTINUED)

 B I B L I O G R A F I A
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Jean Heidmann - INTELLIGENZE EXTRA-TERRESTRI - Piemme / Alessandria 1996
Danilo Arona – L’OMBRA DEL DIO ALATO – Tropea 2003
Zecharia Sitchin - IL DODICESIMO PIANETA - Mediterranee / Roma 1983
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Giovanni Pettinato - I SUMERI - Rusconi / Milano 1994
Hans Baumann - LA TERRA TRA I DUE FIUMI - Vallecchi / Firenze 1974
Arthur Cotterell - ENCICLOPEDIA DEI MITI E DELLE LEGGENDE - Rizzoli / Milano 1990
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Abbé Th. Moreux - QUI SOMMES-NOUS ? - Bonne Presse / Paris 1910
Abbé Th. Moreux - Où ALLONS-NOUS ? - Bonne Presse / Paris 1913
LA SACRA BIBBIA-ANTICO TESTAMENTO - UTET / Torino 1963
Manfred Barthel - QUELLO CHE LA BIBBIA HA VERAMENTE DETTO - Armenia / Milano 1983
Jean Sendy - CES DIEUX QUI FIRENT LE CIEL ET LA TERRE - Laffont 1972
Jean Sendy - LA LUNE CLE’ DE LA BIBLE - J’ai lu / Paris 1974
Alfred Nahon - LA LUNE ET SES DEFIS A LA SCIENCE - Mont-Blanc / Genève 1973
Charles Marston - LA BIBLE A DIT VRAI - Plon / Paris 1956
Valentino Compassi - DIZIONARIO DELL’UNIVERSO SCONOSCIUTO - Sugarco / Milano 1983
Ulrich Dopatka - GLOSSARIO DI PREASTRONAUTICA - Sperling & Kupfer / Milano 1980
Renato Migliavacca - STORIA DELL’ASTRONOMIA - Mursia / Milano 1976
Ridpath-Tirion - GUIDA DELLE STELLE E DEI PIANETI - Muzzio / Padova 1986
Patrick Moore - IL GUINNESS DELL’ASTRONOMIA - Rizzoli BUR / Milano 1990
Colin Ronan - COME OSSERVARE IL CIELO - De Agostini / Novara 1987
Edward Ashpole - S.E.T.I. - GEO 1990

 
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