10/01/2006 A volte...

Post n°44 pubblicato il 19 Settembre 2006 da saralyce
 

A volte manca il tempo, manca il fiato, manca l'energia. Manca il tempo di guardarsi intorno, manca il fiato per chiedere come stai, manca l'energia per fare un sorriso. A volte ci si sente così tristi... A volte, però, così stanchi e pesanti, si lascia vagare la mente, nei pensieri compressi del giorno. Ci ho provato, arrivano connessioni strane, tra ricordi immagini parole e persino numeri. Gli impegni i promemoria del giorno dopo le telefonate da fare... si mescolano con le facce che non vedi da tanto, il ricordo di sapori di piatti gustosi che si mangiavano a casa, il rumore delle rondini... e un po' di malinconia. Ma nella testa ci sono cose che uno non si aspetta. A volte anche se non c'è il tempo, il fiato, l'energia, la mente esplode.

 
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01/01/2006 Le donne di Tazio

Post n°43 pubblicato il 18 Settembre 2006 da saralyce
 
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Gabriella lo lascia in consegna alla hostess. “Mi raccomando, dice, ha ottantacinque anni e prende l’aereo per la prima volta. Gli ho spiegato tutto quello che deve fare, ma sa, a una certa età ci si può confondere. Lo accompagni lei per cortesia”… Tazio stringe la tracolla del borsone e guarda sua figlia di traverso. La hostess controlla i documenti di viaggio. “Non si preoccupi, mi prenderò cura di lui fino all’arrivo e mi assicurerò personalmente che si incontri con sua nipote.” Gabriella ringrazia e guarda suo padre, gli sistema la cravatta sotto lo scollo a V del pullover di lana, gli sorride e lo abbraccia forte. Si salutano senza parlare, tutti e due hanno gli occhi un po’ lucidi e il groppo alla gola.
Tazio s’incammina dietro ai tacchi della hostess. Gli ha fatto subito una buona impressione, i capelli raccolti e le mani curate, un sorriso gentile… Un po’ rigida in quella giacca, ma Tazio pensa che potranno andare d’accordo. Si chiede cosa penserà di lui questa bella signorina, di un bisnonno che “a una certa età” si può confondere.

A una certa età, pensa Tazio, tutti credono che sei rincoglionito. Come se mi dovessi perdere! Non mi perdo mica da nessuna parte, ho girato in macchina per una vita, non ho paura di niente, io! Vado sempre da solo, cosa vuol dire che mi confondo, che figura che mi tocca fare! Ma intanto Tazio tace, accelera il passo e cerca di sembrare il meno spaesato possibile. In fondo non è così complicato prendere un aereo. La hostess lo accompagna al suo posto. Sali, ti siedi, allacci le cinture e saluti il tuo vicino. E poi non è la prima volta che vola, Tazio. La prima volta aveva un paracadute sulle spalle, sentiva le eliche girare e si stringeva al sedile con gli altri soldati. Quello sì che era prendere un aereo!

Allora come adesso stringeva una foto tra le mani. Tazio abbassa gli occhi e guarda il viso di una bambina piccolissima. La sua Jasmine... Ma che nome è Jasmine, pensa. Sembra la marca di un dentifricio! Gli avevano detto che vuol dire Gelsomina. E allora perché non chiamarla Gelsomina! È un bel nome per una bambina, suona bene, sa di profumo e di morbido, come le guanciotte che ha nella foto! L'unica che sua nipote gli ha mandato dentro una busta, che con sua madre si sente via mail. Quelle guance sono le stesse di Delia. Lei aveva la pelle bianca e liscia come la porcellana, che Tazio con le sue manone ruvide aveva sempre paura di accarezzarla. Quando ballavano sulla piazza alle feste del paese, lui le sfiorava l’orecchio fischiettando, il viso di Delia prendeva subito colore e lui allora la stringeva più forte, sperando che il giorno dopo avrebbe sentito ancora il suo profumo sul bavero della giacca. Prima di partire per la guerra le aveva detto "tu bambina aspettami che quando torno ti sposo”.

Tazio guarda fuori dal finestrino, non si vede niente, è una parete bianca. Siamo dentro a una nuvola, pensa. Una nuvola come la nebbia, come quella che lo avvolgeva la mattina al campo quando usciva dalle baracche, tra i raus e gli schnell dei soldati. Certe mattine la nebbia e il fumo bianco erano così fitti che non si vedeva proprio niente, e Tazio si guardava le scarpe sul sentiero, che a volte gli sembrava di sognare. Gli sembrava che se avesse continuato a camminare in quella nebbia sarebbe arrivato a casa, nella nebbia dei suoi campi. I sassi sarebbero diventati erba fresca, e alzando gli occhi avrebbe visto in lontananza la sua piazza con il campanile. Ma poi i muri si riavvicinavano, il cancello della fabbrica lo mangiava e i suoi soli compagni tornavano ad essere il dolore e la fame. Tazio sa che è stata quella promessa a tenerlo in vita in quegli anni. È stato per Delia che ha lottato tanto. Perché lei lo stava aspettando. Si sono sposati subito, nell’ottobre del 1945, lei con il cappellino e la veletta, lui magrissimo e pallido.

“Desidera l'involtino di pollo o preferisce il menù vegetariano?” La hostess lo guarda sorridendo. Tazio alza gli occhi. “Ooh, ecco la mia hostess preferita! Signorina, lei con quel sorriso lì mi può dare quello che vuole, che io sono contento! Basta che ci sia anche un bicchierino di vino da mandar giù…” La hostess sorride di nuovo, ma questa volta anche con gli occhi. Finalmente Tazio si sente un po’ più a suo agio.

In fondo lui con le donne ci è sempre andato d’accordo. Nella sua famiglia sono tutte donne! Quando era nata sua figlia Gabriella, la levatrice era uscita dalla camera da letto strillando come una matta. È una bambina! Tazio, è una bella bambina! Ah, bene, bene… Aveva risposto lui con noncuranza, fissando il giornale che teneva tra le mani, ma capovolto, e intanto rideva nella pancia. Gioia invece era nata all’ospedale. Diventare nonno lo aveva fatto sentire strano, ma tanto felice. Niente maschi in famiglia, ma sussurri e confidenze tra madre e figlia, che ogni tanto le vedeva sedute sul letto a bisbigliare e lui si sentiva un po’ escluso ma tanto forte con loro da proteggere.

E adesso Jasmine gli è nata ancora più lontana. Dall’altra parte del mondo. “Ma dai nonno, non ti preoccupare, vedrai, ci sentiremo spesso, il mondo diventa sempre più piccolo lo sai? Potremo vederci con le telecamere via internet, parlarci oppure scriverci, e poi appena posso torno a casa a trovarti, promesso!” Ma a casa Gioia tornava sempre meno. Si vede che quel paesino le stava stretto. Negli ultimi anni è stata più sugli aerei che sulla terra ferma. E adesso, con quel fidanzato con il nome strano e Jasmine, non si muove da quel posto lontano.

Il mondo diventa più piccolo, dice l’opuscolo della compagnia aerea. Tazio ci ha sempre creduto, quando ha comprato la sua prima macchina gli sembrava di poter andare davvero dappertutto! E poi a lui piaceva girare, la gente lo incuriosiva, ci sapeva fare con i clienti, era un buon agente e ad ogni ordine festeggiava a casa con una bottiglia di lambrusco. Mi sono sempre preso cura delle mie donne, ho viaggiato tanto per loro, non ho fatto mai mancare niente alla mia famiglia. Però adesso si sta sparpagliando un po’ troppo, questa famiglia. Tazio ci ha provato a spiegare a Gioia che anche se il mondo è piccolo bisogna stare vicini. È vero, la lontananza toglie la fatica di sopportare i piccoli contrasti quotidiani, nei rari incontri si dà il meglio di sé, si “ottimizza il tempo”… Cara Gioia, ma il tempo non vuole essere “ottimizzato”, vuole essere riempito, scaldato.

Tazio appoggia il tovagliolo di carta sul vassoio. Pensa alla sua tavola grande a casa. Pensa al profumo del risotto con la salsiccia che gli prepara la sua Delia, sente il vapore che esce dalla pentola con sopra l’asciughino per ammorbidire il riso. Vede lei di schiena, con il grembiule, e poi la vede che si volta col mestolo in mano e gli dice lavati le mani che è pronto. Vede la tovaglia bianca della festa e i piatti quelli della dote di Gabriella. Sente il rumore del vino rosso mentre suo genero gli riempie il bicchiere. Jasmine, tu sentirai mai tutto questo? Sentirai che il tempo è denso, è fatto della vicinanza? Che tempo è quello “ottimizzato”? Quello che si svuota? Se solo Gioia fosse tornata un po’ più spesso… Il mondo è più piccolo, perché non trovare il tempo di tornare a casa un po’ di più?

Ancora qualche ora e prenderà in braccio la sua pronipote. L’ultima delle sue donne. In ordine di tempo, ovviamente. Ma poi, cosa le racconterà? Lei lo sentirà? Dicono che i bambini sono sempre più precoci, imparano le lingue a quattro anni, magari adesso ti capiscono a dieci mesi! Lui le lingue le ha imparate in guerra, il tedesco, il polacco, un po’ di greco… Con qualche parola di tutto lui ci ha girato il mondo, anche se non ha mai imparato l’inglese… Ma intanto spera che prima poi Jasmine parlerà italiano, perché Tazio ha tante cose da raccontarle.

 
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01/01/2006 Un bel modo per finire l'anno (e un buon proposito per il 2006)

Post n°42 pubblicato il 18 Settembre 2006 da saralyce
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Il Resto del Carlino Emilia Romagna Bologna, 23 dicembre 2005

IL NOSTRO CONCORSO Quasi 500 racconti per una emozione Grande successo per il premio letterario indetto da Carlino, Lufthansa e aeroporto Marconi

Quando 482 persone decidono di prendere carta e penna e si mettono a scrivere un racconto lungo 120 righe, vuol dire che l’idea di indire un premio letterario era veramente azzeccata. Se ne sono accorti ieri i dirigenti di Lufthansa, Aeroporto Marconi di Bologna e del nostro giornale che si sono ritrovati per consegnare i premi ai vincitori del «certamen» indetto alcune settimane fa. Il premio, aperto a tutti, intendeva stimolare i lettori a scrivere un racconto o un’emozione di viaggio.

La giuria ha esaminato i racconti e alla fine ha deciso di assegnare il primo premio a Sara Montani per il racconto «Le donne di Tazio», il secondo a Paolo Valdiserri («Hotel Metropol, stanza 405»), il terzo a Stefano Cometto («Il Ponte»).

Premio speciale della giuria a Filippo Gerolamo Santi e piccolo riconoscimento al bambino Samuele Casale.

La giuria ha anche consegnato un libro sui 120 del Carlino ai ragazzi del liceo scientifico «Roiti» e dell’Istituto professionale «Vergani» di Ferrara. I premi (biglietti aerei per varie destinazioni) sono stati offerti da Lufthansa.

La premiazione è stata effettuata dai dirigenti di Lufthansa, Aeroporto e Carlino nella prestigiosa e nuova Business lounge del Marconi. In precedenza i vincitori avevano visitato la mostra sui 120 anni del Carlino a palazzo Belloni a Bologna.

 
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25/08/2005 Thailandia - Bangkok

Post n°41 pubblicato il 14 Settembre 2006 da saralyce
 
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Dopo un mese in giro per Cambogia e Vietnam, Bangkok ci fa sentire a casa. Sono contenta di passare un paio di giorni ancora qui prima di ripartire. Servira' come momento di passaggio, per diluire il momento del ritorno. Il Vietnam e' davvero molto affascinante, ma non e' stato un paese facile. Trovare i sorrisi della Thailandia e la cordialita' di questa citta' ci ha fatto bene.Non ho voglia di tornare a lavorare... A casa si' ma a lavorare no!

 
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25/08/2005 Vietnam - Motorino batte pedone

Post n°40 pubblicato il 14 Settembre 2006 da saralyce
 
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Non ho ancora parlato del traffico in Vietnam. Sarebbe un buon argomento per una tesi di sociologia. Appena arrivati a Saigon siamo rimasti dieci minuti buoni sul marciapiede a cercare di attraversare la strada, senza riuscirci. Un blocco enorme di motorini si muoveva compatto e continuo nelle due direzioni. Migliaia di motorini mescolati a tuk tuk, cyclo, biciclette con le ceste e macchine, nessuno disposto a fermarsi. Alla fine, per non morire intossicati dai gas (e per non passare il resto della vacanza su di un solo lato della strada) abbiamo attraversato affidandoci agli spiriti del paradiso vietnamita.

Dopo tre settimane abbiamo dedotto una serie di regole alle quali ci si puo' attenere per girare per le strade del Vietnam. Le rioporto per chi si volesse mai avventurare in questo genere di missioni.

1. Se sei un mezzo a motore non devi mai toccare i freni. Frenare fa male al veicolo per cui evita in qualsiasi modo di fermarti.

2. Dato che non ti devi fermare, avvisa tutti del tuo passaggio premendo continuamente il clacson.

3. Se qualcosa ti si para davanti aggiralo, suonando il clacson. Se e' un pedone che cerca di attraversare la strada, possibilmente passagli davanti, senza frenare.

4. Motorino batte biciceltta batte pedone. In ogni caso non si ferma davanti a niente.

5. Se sei nel traffico in motorino, infilati in qualsiasi buco libero strombazzando, il motorino e' stretto e i pedoni si faranno da parte, puoi sfidare le regole della fisica sfiorando qualsiasi mezzo senza cadere.

6. Se per caso ti scontri con altri mezzi, l'importante e' restare in piedi, se non ci sono troppi pezzi che sono volati per strada, riparti subito.

7. Ricorda: meglio un clacson ora che una frenata tra cinque metri.

8.se sei un pedone stai tranquillo, nella maggior parte dei casi ti eviteranno.

 
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24/08/2005 Vietnam - Same same but different

Post n°39 pubblicato il 14 Settembre 2006 da saralyce
 
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| Diario di viaggio per il mondo
L'idea dell'uguaglianza e' nel dna del vietnam. E anche la paura di cambiare. Nonostante abbia visto uno spirito di grande apertura verso l'occidente, soprattutto al sud, questo paese resta ancora timoroso e aggressivo verso cio' che e' diverso.
Ho avuto modo di parlare con alcune guide che avevano un buon inglese e l'idea che l'occidente possa causare effetti negativi in vietnam e' piu' forte del benessere che puo' portare.

Credo sia questa la ragione principale per la quale il viaggiatore straniero viene tenuto cosi' separato dal resto del paese. Ok sulle tratte gia' tracciate e "permesse", no altrove, a meno che non si paghino cifre molto alte per avere una persona che ti accompagna (e comunque ti protegge in posti dove il turista e' visto solo come un portafoglio ambulante).

Same same, but different e' il motto dei vietnamiti. Per tutto, per la differenza tra la vecchia Saigon che ancora vive nel cuore di Ho Chi Minh City, per i vestiti che ti copiano dalle riviste occidentali, per i tipi di viaggio che ti organizzano. Credo che serva davvero una conoscenza molto approfondita per cogliere le differenze in questo mare di same same...

 
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24/08/2005 Vietnam - Hoi An

Post n°38 pubblicato il 14 Settembre 2006 da saralyce
 
Tag: Vietnam
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Hoi An e' davvero carina.

Finalmente un posto dove il traffico e' tenuto lontano dal centro storico. E' una delle poche citta' che ha ancora qualche bell'edificio. Tutta la parte a sud del vietnam e' stata talmente bombardata che non e' rimasto quasi niente di architettonicamente rilevante. Del resto anche la natura si sta ancora riprendendo dai danni che hanno fatto le bombe e i diserbanti americani.

Ma Hoi An si e' conservata bene, ed e' un piacere girarla con il motorino. Ci sono case cinesi tutte in legno e ristorantini sul fiume. Ci sono ponti coperti e vie di artigiani, templi cinesi e vie piccole e accoglienti. Fuori dalla citta', verso il mare, si aprono le risaie.

Qui le donne si raccolgono i capelli sotto il cappello a punta, accorciano i pantaloni sulle gambe e controllano il loro riso. Il riso loro e quello per la comunita' a cui andra' ridistribuito. I ragazzi invece portano a spasso i bufali legati al collo con una corda. Tutti qui si muovono lenti, il pomeriggio qui fa davvero caldo.

Fino ad ora e' stato il posto piu' vivibile dove siamo stati.

Certo no viene meno alla regola del turismo comunista e, dato che la Lonely Planet ha scritto che qui i sarti sono molto bravi, il centro e' pieno di sartorie e negozi che ti offrono abiti e persino scarpe su misura. Ovviamente tutti i modelli sono uguali tra loro, i tessuti sono gli stessi e i colori pure. Ma mi sto abituando a tutto questo.

 
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24/08/2005 Vietnam - Nha Trang

Post n°37 pubblicato il 14 Settembre 2006 da saralyce
 
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Nha Trang e' la Rimini del Vietnam. Essere la' e' come essere in qualsiasi altro posto del mondo dove ci sono discoteche e un po' di mare.

Gia' la prima impressione non era delle migliori, ma dato che io e Fabio non siamo delle volpi, abbiamo voluto andare a fondo e... Ci siamo prenotati un mitico viaggio in barca per le isole al largo della spiaggia.

Eravamo pronti a tutto, a vedere cose magari non bellissime, ad un gruppo numeroso e chiassoso, a un giro abbastanza rigido e uguale per tutti. L'unica cosa a cui non eravamo pronti era lo spettacolo in barca, con il Karaoke e la band che suonava su barattoli di latta e ci chiedeva di accompagnarli sulle note della canzone italiana piu' famosa in Vietnam: bella ciao.

La mattina dopo ci siamo svegliati e abbiamo detto ciao bella a Nha Trang. Prossima tappa: Hoi an.

 
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24/08/2005 Mui Ne

Post n°36 pubblicato il 13 Settembre 2006 da saralyce
 
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Mui Ne e' un paesino di pescatori, a 200 km circa da Ho Chi Minh City. E' minuscolo. Tutto su una strada.

I pescatori si ritrovano alla sera sulla spiaggia per stendere le reti e prepararle per la notte, quando escono con le lanterne e i fari a pescare. Le loro barche sono rotonde, delle grandi ceste di bambu' intrecciato. Sono ideali per il mare di Mui Ne, con onde altissime e sempre imbronciato.

Non c'e' bisogno di cavalcare le onde per andare al largo, non servono scafi vele o derive, i pesci non sono lontani. Le ceste si lasciano portare a poche centinaia di metri dalla spiaggia e aspettano l'alba dondolando.

 
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24/08/2005 Vietnam - Il turista dal comunista

Post n°35 pubblicato il 13 Settembre 2006 da saralyce
 
Foto di saralyce

| Diario di viaggio per il mondo
Il vietnam e' una repubblica comunista. E applica il principio dell'uguaglianza alla lettera, anche ovviamente nella gestione del turismo. I passi che segue del resto sono molto semplici. 1: trova una cosa che possa funzionare, ovviamente copiandola dall'estero. 2. ripeti quella cosa all'infinito, in copie tutte uguali senza distinzioni.

Esempio per l'organizzazione dei trasporti: 1 guarda quali sono le mete del vietnam che consiglia la lonely planet 2. crea una serie infinita di agenzie di viaggi che ti offrono lo stesso pacchetto, con le stesse fermate, agli stessi prezzi, con gli stessi mezzi di trasporto. Scoraggia e rendi impossibile la vita a tutti quelli che cercano di uscire da questi tracciati prestabiliti.

Esempio per l'organizzazione dei tour (ad esempio alla baia di Halong, dove ci si arriva solo con una barca), 1 controlla cosa consiglia la Lonely Planet (la bibbia del posto). Dice che e' meglio fare giri con poca gente e gruppi piccoli 2 crea una serie infinita di barche, tutte uguali, con lo stesso disegno, con lo stesso numero di posti, che fanno tutte lo stesso giro, partendo alla stessa ora e fermandosi negli stessi posti. In questo modo, invece che un unico gruppo su una barca grande, se ne creano diecimila tutti insieme su tante barche piccole. Cercare di far modificare il tragitto o fermarsi in posti che non sono quelli prestabiliti e' impossibile, si rischia di mettere nel panico l'equipaggio.

Esempio sulla spiaggia: 1 guarda cosa fa il turista straniero (beve, mangia un po' di frutta, eventualmente gioca con un pallone). 2. Procura a un numero imprecisato di persone lo stesso kit uguale per tutti (3 bottiglie d'acqua, 2 lattine di coca, 2 palloni, uno rosso e uno blu) e mandale in giro per la spiaggia a ripetere helo where you from buy something very cheap maybe later i come back.

Viva l'uguaglianza.

Ironia a parte, l'idea del singolo qui non esiste. Ma con il tempo arrivano anche le risposte al perche' di tutto questo.

 
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Dato che in Myanmar l'accesso a internet è regolato da censura, la data di inserimento del post non corrisponde a quella del viaggio, perchè ho caricato i testi dopo il rientro in italia.
A parte i post che rimandano ad un articolo di giornale, tutte le foto sono state scattate durante il viaggio.
 

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