Creato da sarella_7 il 17/04/2007

OCCHI BASSI

sollevando lo sguardo

 

 

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Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 17 Ottobre 2007 da sarella_7
 


fatta bene, fatta da dio, quindi scrivo, anche se domattina la sveglia suona presto, anche se ho troppe cose da fare dopo che avrò scritto, prima di poter chiudere gli occhi. scrivo perchè mi va, e scrivo perchè ciò che ho letto in questi giorni mi ha ispirata. doppie personalità, e malattie.
e allora perchè, in questo spazio fatto di catene, citazioni, visite, commenti e inviti, io dovrei stare a guardare gli amici in maniera sterile?
io decido di bere al loro calice, ne traggo ispirazione.
e racconto anche io di me, come fanno loro in maniera così musicale, ognuno col suo ritmo, chi dondolando, chi scivolando.
giugno/ottobre 2003
è nella malattia, la mia, che nasce nadine.
nasce senza un nome, nasce con una fisionomia vaga. di certo lunghi capelli scuri, con ciocche da albina. di certo pura e cattiva, promessa a qualcosa di più grande.
nasce senza un nome, e questo è bene capirlo.
non arriva tutti i giorni, si presenta per lo più quando sono stanca, quando sono nervosa, quando, semplicemente, non ce la faccio più.
prende il controllo, ed è facile lasciarglielo prendere, perchè se la sbriga lei. hai un guaio?
interviene nadine, ti lascia dormire, e quando ti svegli sei di nuovo sola, tranquilla, e il tuo guaio è steso accanto a te. morto.
arriva quando litigo, e quando litigo è sempre colpa mia, o colpa di dio, perchè se sono nervosa è solo perchè mi ha tolto ciò che era mio di diritto, e a quanto pare non ha intenzione di ridarmelo.
quando litigo arriva nadine. non mi lascia spazio, arriva e si prende il mio posto. potrei provare a spingerla via, e lotterebbe per mantenere lo spazio che ha guadagnato -il mio- fino allo stremo.
potrei provare. ma non provo, perchè amo nadine.
nadine sa cosa dire per ferire.
lo sa, sa di saperlo. e gode nel dirlo. parole volgari in bocca a qualunque donna, sulla bocca di nadine sono dure e cattive come uscissero dalla bocca di un uomo.
feriscono, e fanno di più. graffiano la pelle con le unghie, la grattano fino a sollevarla, ed è lì, quando la carne è esposta e nuda, che gettano il sale, e ridono, e ancora mordono, e graffiano, e bruciano.
quando nadine ha vinto se ne va. lascia sarella, che puntualmente scoppia a piangere, la sarella che era stata, e quell'anno, per il suo piccolo, torna più sarella che mai. fragile, isterica, affranta, depressa, distrutta.
troppo distrutta per far fronte a dolori ulteriori a quelli che deve sopportare nel corpo e nell'anima. sarella che è ben felice che nadine si occupi del resto.
c'è sarella a lottare sul bordo del letto contro il dolore alla bocca dello stomaco, a piangere e dire "non la prendo la medicina, che gli fa male, non la prendo la medicina, che gli fa male".
a sentirsi dire "brava", e pensare che la medicina è l'unica cosa che le importa in quel momento. c'è sarella a non prendere le medicine per il bene superiore.
ma c'è nadine, la primissima nadine, seduta in cucina che sorride a sguardo fiero sostenendo che ha fumato solo 2 sigarette, quando invece ne ha fumate almeno un pacchetto e mezzo.
è sarella a essere intenerita da quello che porta in sè. nadine non ha tenerezza. nadine sente il potere di quello che accade al suo corpo, lo gode, lo venera.
è sarella che sostiene di averlo già sentito, ma è nadine che sa che è troppo presto, che mancano ancora un paio di mesi per quello.
c'è sarella davanti a quel monitor, quando le dicono "mi dispiace".
ma è nadine che chiama i parenti per avvisarli.
che vuole uscire e andare al ristorante la sera.
c'è sarella sullo scivolo al parco, alle 3 del mattino, a pregare la dea che si siano sbagliati.
ma è nadine che lui ritrova quando si sveglia preoccupato ed esce a cercarla.
è nadine che trova il sangue, alla fine, che per fortuna non è arrivato prima che lo dicessero, altrimenti sarella sarebbe morta.
è nadine che -fredda- chiama il pronto soccorso, e li avvisa che sta arrivando.
c'è sarella che passa la notte all'ospedale sveglia, a leggere di un pistolero e un bambino, di un deserto e di un uomo in nero. che si consola pensando che ci sono altri mondi oltre a questo.
ma è nadine che si fa venire a prendere il mattino dopo, e che ricomincia la sua vita come se nulla fosse mai successo.
solo che sarella non regge. non ce la fa. sarella non può far finta che nulla sia mai successo. e quindi quando scoppia, nadine è ben felice di poterle dare il cambio. sarella è ben felice che esista nadine.
non c'è nessuna pausa, quando il male che si poteva sedare solo con la medicina che non si poteva prendere, esplode in tutta la sua grandezza.
è di nuovo ospedale. è di nuovo notte, di nuovo pianto. di nuovo medicina. che ormai si può ricominciare a prendere.
è con le medicine che la mandano a casa, sarella, un sacco di medicine, e poco cibo, niente alcool, niente droghe, niente freddo, niente caldo, niente sole, controlli settimanali, e la promessa di una bella operazione a fine estate.
è nadine che gestisce la cosa. è nadine che ferma la mano di sarella se vuole prendere la cioccolata, è nadine che le fa rifiutare il caffè, che ci starebbe così bene, cazzo se ci starebbe.
è sarella che sopporta gli attacchi, lunghi anche ore, ma è nadine che appena l'attacco passa vuole lo stesso uscire e andare a ballare. andare in campeggio, andare a venezia.
di ritorno da venezia però sarella è da sola.
non sa dove sia nadine.
non sa che nadine è schiacciata da una malattia che, se non diagnosticata e curata in tempo, porta alla morte in 15 giorni. sarella ha sonno, sempre più sonno, sarella dorme al mattino fino a mezzogiorno. dorme un paio d'ore al pomeriggio. e la sera si addormenta alle 9.
sarella pensa che sia normale dormire così tanto, che sia lo stress, che sia che ora è sola 24 ore al giorno, senza nadine, e che quindi debba dormire anche le ore che nadine l'avrebbe tenuta sveglia.
e poi sarella è tranquilla, perchè non sente male, come se fosse guarita.
solo che non è guarita. e se ne accorge di nuovo da sola. sarella senza nadine.
sarella capisce che sta male davvero, male al punto che se andasse all'ospedale la ricovererebbero. e sa che non vuole essere ricoverata quando non solo manca nadine, ma i suoi amici sono in viaggio, e si ritroverebbe quasi senza visite all'ospedale.
così sarella aspetta.
e va all'ospedale solo quando tornano, quattro giorni dopo l'inizio del dolore, sei giorni dopo l'inizio del grande sonno.
e mentre la fanno attendere sono carezze nei capelli degli amici che ha atteso, uno legato a lei con lacci eterni, uno ormai perso, ma sempre caro nel cuore.
sono parole buone, risate ottenute, attese di notizie e arrivi.
inizia il ricovero, valori ottanta volte più alti del normale, dolori strazianti, digiuno forzato.
prima operazione fallita.
inizia la solitudine in mezzo alla folla. amici e volti buoni intorno.
ma sarella dentro è sola, e stata abituata tutta l'estate a essere due donne, e ora è sola.
perchè nadine è schiacciata dal peso delle medicine, del bisturi, delle brutte notizie, delle notti piene di luci e rumori dell'ospedale.
seconda operazione parzialmente fallita. bruttissima cicatrice, risultato ottenuto ma infezione. grave infezione.
ma è col marcio di una ferita sporca che esce fuori di nuovo nadine.
e nadine fa quello che è brava a fare. prende in mano la situazione.
si incazza.
si cambia di reparto, e finalmente si guarisce.
e guarire fa fisicamente più male di essere ammalati, perchè la malattia è tua, è in simbiosi con te, ma guarire è una guerra con qualcosa di estraneo che penetra di forza nel tuo corpo per toglierti qualcosa di tuo.
sono tubi che ti infilano -da sveglia- nella gola, nel naso, nel fianco.
sono tubi che ti tolgono -da sveglia- dalla gola, dal naso, dal fianco.
è cibo ormai non più desiderato, che devi buttare giù a forza trattenendo il vomito.
è vomito che non puoi trattenere, e che sputi amaro come fiele, bruciandoti la lingua, sfondandoti petto e mascelle. sperando di sputare fuori anche il veleno.
è un ago infilato nel braccio. nella spalla. nel polso. nella mano persino, quando le vene ormai sono tutte chiuse.
è guarigione, ed è nadine che guarisce, lasciando riposare sarella.

sarella e nadine sono due donne, che condividono lo stesso corpo, quasi mai la stessa testa.
da meno di un anno nadine ha trovato un nome. il nome gliel'ha scelto sarella, quando ha trovato su un libro la descrizione accurata dell'altra sè stessa.
sarella è sarella, nadine è nadine. e sono la stessa cosa.
nadine odia sarella.
la fanno i ridere i suoi pianti e le sue lamentele, i suoi rimorsi e le sue paure.
ma sarella ama nadine. che ha le palle. che dice quello che pensa. che se non condividi non ti chiede il perchè, ma ti uccide l'anima, finchè non cambi idea.
è nadine che non si fa riufiutare. è nadine che ancora, come sempre, raddrizza le cose sbagliate.
nadine. nadine. quanto amo amare nadine.


 
 
 
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