« Pranzi di lavoro.IL CODICE LEONARD (I parte) »

Una favola per i più piccini.

Post n°37 pubblicato il 09 Agosto 2010 da saydo

C’era una volta un principe che un tempo era un principe azzurro, ma siccome lo scambiavano sempre per un puffo, si fece tingere di fucsia da un noto imbianchino della zona.
Un giorno il bel principe andò a passeggiare nel bosco e cammina cammina incontrò Cenerentola detta Biancaneve che stava accovacciata dietro un cespuglio. Come lo vide, ella emise un sussulto, ma subito si alzò graziosamente riassettandosi le vesti.
«Mio bel principe», disse con voce leggiadra, «certamente siete un bel pezzo di stallone, però, come vedete, mi accovacciai per fare i miei bisognini e la vostra presenza mi imbarazza. Un po’ di tatto, che diamine!»
Allora il principe si scusò facendo un profondo inchino, ma scivolò e si ruppe il setto nasale.
Premurosa, Cenerentola detta Biancaneve lo soccorse. «Oh principino, vi siete fatto male?».
«Non mi accorsi che il prato era bagnato. Dev’esser la rugiada».
«Veramente è la mia pipì, non ho fatto in tempo a trattenerla».
Colpito da quelle parole, il principe si innamorò all’istante e chiese la mano della giovane.
«Ehm, ma io non vi conosco», si schermì la fanciulla arrossendo. «Dobbiamo prima frequentarci. Portami a cena fuori, in discoteca. Fammi qualche regaluccio, chessò, un monolocale al centro.»
Poi un bel giorno, mentre si recava a pesca di tonni, Cenerentola incontrò la strega cattiva che era invidiosa della bella fanciulla.
«Buongiorno Cenerentola detta Biancaneve» disse la megera.
«Buongiorno nonnina».
«Oh, ma come sei pallida, come sei emaciata! Non ti danno da mangiare?». «Voglio fare la modella».
«Ma così rischi di diventare anoressica. Posso offrirti una mela?»
«Si, grazie»
«Peccato, la mela non ce l’ho. Però ho portato le lasagne al forno. Vuoi assaggiarne un po’?»
«Si, ne mangerò giusto un pochino»
Non sapeva, Cenerentola detta Biancaneve, che la strega cattiva aveva avvelenato le lasagne con paraidrossibenzoato di etile in quantità 10 volte superiore a quella stabilita dalla F.D.A. Così, finito che ebbe l’intera teglia di lasagne, avvertì dei crampi allo stomaco e tosto stramazzò al suolo facendo il ruttino. La strega emise una risata sinistra e tornò soddisfatta nel suo antro che occupava abusivamente.
Non avendo più notizie della sua amata, il principe si allarmò, quindi chiamò un suo dignitario di fiducia, il conte Romualdo detto Samantha per via di alcune sue tendenze ambigue, e insieme a lui andò a cercarla. La trovò distesa sull’erba e dopo averle annusato l’alito che sapeva di fogna otturata, capì tutto e le fece la lavanda gastrica con la candeggina Ace. La giovane si riebbe facendo un secondo ruttino che squarciò l’aria. «E’ stata la strega cattiva», spiegò poi al suo amato.
A quel punto il conte Romualdo intervenne. «Mio bel principino dai begli occhi blu, vuoi che ci pensi io?
Le sfregerò il viso con le mie unghie a quella stregaccia».
«No!», si indignò il principe. «E’ una questione personale. Devo risolverla da solo».
«Uff, fa’ un po’ come ti pare», rispose stizzito il conte Romualdo, e andò via sculettando.
Alla fine, dopo aver viaggiato per monti e per valli, per mari e ruscelli, il principe trovò l’antro della strega, entrò e le fece cadere gli unici cinque denti superstiti con una mazza da baseball. La vecchia arpia cominciò a gridare stracciandosi le vesti e i capelli, finché non precipitò in una discarica di rifiuti tossici.
Il principe e la sua bella finalmente poterono riunirsi e insieme andarono ad abitare in un grande castello con tanto di giardini lussureggianti e il posto auto. Dopo qualche tempo ebbero tre bei marmocchi: un albino, un nano e uno psicolabile che in seguito fu assunto in qualità di scemo del villaggio come attrattiva turistica.  

FINE

 
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