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diario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti

 

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GIULIA su "TREDICI MENO"

Post n°45 pubblicato il 25 Giugno 2008 da scardanelli
 

La mia cara amica Giulia ha scritto un bellissimo commento sulla mia poesia "Tredici meno". Lo riporto sul blog non per vanità o orgoglio, e nemmeno perchè penso di essere veramente degno delle parole che ha scritto. Lo riporto perchè Giulia ha scritto un commento che - oltre a farmi arrossire - è mille volte meglio della poesia! Ha inteso certe cose che pensavo nascoste e ne ha scovate altre che pensavo non ci fossero, ma che evidentemente c’erano. L'apprezzamento di Giulia mi ha lusingato tanto. Quando qualcosa che tu crei piace ad una persona cui vuoi bene, ad una persona che stimi, il valore è senza dubbio doppio.
Ecco, quindi, il testo della poesia e di seguito il commento di Giulia.
Grazie ancora amica mia per le belle parole spese e che Dio ti benedica.

TREDICI MENO

 

Occhi neri, più neri dell'oceano,
fece a pezzi cuore e mente.
La mano - che ora ritrae -
bianca le luceva sul petto.
E quella soave goffaggine
come un principio d'estasi.
C'era un ordine nel suo non dire
che m'innamorò.
Poi sorrise e mi volò dagli occhi.
Sentii un'infinita venerazione
e un'infinita pena
per quel bacio che non ebbi.
E così mi ha donato
- così mi è rimasta
come pietra piovuta dal cielo -
l'inesorabile fatica
di fingitore nell'arte di dire.


**********

Ciao Luca!!!!!

Mamma mia.. che bella la tua poesia!!!! Mi è piaciuta un sacco... alla faccia di tutti quelli che pensano allo stereotipo dell'avvocato arido azzeccagarbugli!!!! Insomma, l'ho trovata veramente bella.. vediamo un po'.. inizi subito con quella che, solo apparentemente, è una contraddizione.. o meglio, che potrebbe apparire così ad un orecchio poco allentato, ad una mente un po' banale che non conosce il mare... Occhi neri, più neri dell'oceano.. l'oceano nero... in un'immagine tutta la bellezza feroce, che ci impaurisce,quella femminilità primitiva che hanno le donne quando capisci che ti potrebbero essere fatali..e vedi i gorghi di quell'oceano nero e minaccioso, sul quale si radunano nubi che promettono tempesta.. un'immagine forte di una passione che appena la vedi, appena capisci quanto ti può costare, in realtà ti ha già rapito.. tu, nell'alternarsi ondivago di quel su e giù di acqua, ci sei già.. e hai già sulla pelle il brivido che ti mette quell'aria che tira quando fa freddo al mare.. eccitazione e paura... e dopo che butti il lettore in quella immagine, lo spiazzi subito.. La mano..bianca le luceva sul petto.. un'immagine di candore quasi stilnovista.. da vera "donna schermo".. dov'è finito il rumore assordante delle onde, il nero dell'oceano nelle sue più smisurate profondità? Accidenti, la mano sul petto.. bianca.. tenera, pura.. eppure leziosa e sensuale.. è sul petto.. come un invito.. in quel momento sei tu che proietti su di lei la donna che vuoi vedere.. non quella che è.. e infatti non si fa nemmeno in tempo a immaginare quest'intimità che lei già ritrae la mano (come un'onda.. "che fugge e implora" come diceva Luzi..)... questa donna continua ad essere doppia, c'è, si mostra, e non c'è più.. una fata morgana in mezzo al nulla... e come era abile e femmina, (quella mano studiatamente sul petto), ora diventa goffa.. ma una goffaggine soave .. un principio d'estasi ce mi ricorda l'estasi di Santa Teresa.. tutta rapita verso una dimensione trascendente.. del biancore incorruttibile del marmo... muta come una statua.. questa donna non parla mai.. indica, sottintende, spaventa, eccita, ma non parla... è lo schermo delle tue emozioni, delle tue paure, dei tuoi desideri.. di volta in volta è ciò che tu vuoi che sia.. e forse l'ordine che vedi nel suo non dire è il tuo.. è di te stesso che ti innamori (è un caso che tu dica m'innamorò e non m'innamorai? è un arcaismo, una concessione lirica o qualcosa di più?)...Poi sorrise e mi volò dagli occhi.. una colomba, bianca ancora una volta (un non colore).. che ti sorride beffarda come una gioconda e se ne va.. dai tuoi occhi.. non dal mondo, ma dalla tua immagine del mondo... dalla tua rappresentazione della realtà.. rovesciata come in una camera oscura.. lei se ne va dalla tua immagine di lei... e quel che ti rimane è venerazione per quel bacio che non c'è stato.. e pena.. avresti potuto utilizzare mille modi per descrivere la nostalgia, la mancanza dolorosa, il rimpianto per ciò che non c'è stato.. ma tu dici venerazione.. non un amore vero e carnale... non il languore fisico di un bacio, impastato dal desiderio.. ma la venerazione addirittura.. si venera un'immagine, una dea, una santa... nulla a che vedere con un corpo, col sangue.. nulla a che vedere con quell'immagine terribile di oceano furioso.. ce hai intravisto per un attimo... che ti ha rabbrividito e confuso... che ti ha fatto sentire vivo.. ma che poi non sei stato più capace (o non hai più voluto vedere in lei), sostituendole un'immagine muta e candida, una tua proiezione di lei, estatica e inoffensiva (goffa.. che non può far male).. ma dov'è la sua carica di turbine, di vita? dov'è finito l'oceano, il suo mistero di donna-maroso? L'amore non si può ingabbiare, non si possono imbrigliare le onde...possiamo solo tuffarci, e galleggiare, ed esserne risucchiati.. perdere necessariamente il controllo.. farci trascinare dall'altro e dalle sue profondità... nell'incresparsi della sua superificie che lo rende perennemente diverso da come ci era sembrato fino a quel momento.. nulla a che vedere con la superficie eterna e levigata del marmo.. e quando questo accade, quando  persi dietro alle nostre rappresentazioni, quando tutti tesi nel dare un ordine al non detto, il nostro amore vola via da quegli occhi (i nostri) che gli sono diventati gabbia e non specchio.. ecco, quando accade questo.. cosa rimane come un  dono accidentale, un quacosa che sa ancora di trascendenza (piove dal cielo) ma che ci pesa come una pietra? la poesia, la fatica della parola che è menzogna e artificio... la poesia che ti allontana dal reale e lo nasconde, lo sottrae all'immediatezza... l'immediatezza, la pelle, la passione senza schermo.. tutto ciò di cui si nutre l'amore.

Perché ora,
è qui, guardate come passa
trascinando le pietre celesti,
rompendo fiori e foglie,
con un rumore di spume sferzate
contro tutte le pietre del tuo mondo,
con un odore di sperma e di gelsomini,
vicino alla luna insanguinata!

(Neruda)

 
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