scardanellidiario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti |
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PESARO, LA CITTA' DOVE SI APPLAUDE AI TRAMONTI
"L’ultima cosa poi ti lascio: domani è il giorno più lungo dell’anno (o non era oggi?), qui da noi si è soliti andare al porto e vedere il tramonto del sole. Il sole, in questo periodo dell’anno, tramonta sul mare con spettacoli di colori sfavillanti. E normalmente c’è parecchia gente (una mezza dozzina di pescatori e qualche triste aspirante poeta) ad assistere a questo spettacolo che poi si chiude con uno spontaneo applauso al sole e al cielo che si colora dell’immenso.
Potrei lavorare all’azienda di promozione turistica, vero?"
L'amore aiuta a vivere, a durare,
l'amore annulla e da principio. E quando
chi soffre o langue o spera, se anche spera,
che un soccorso s'annunci da lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest'attimo.
Mario Luzi - Aprile-Amore
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« CHESTERTON | LE NUVOLE E IL POETA » |
Trascrivo pari pari un articolo del Prof. Pietro De Marco su un argomento che mi sta partricolarmente a cuore. Buona lettura!
Lettore di T.S. Eliot, ho amato oltre misura “Apocalypse Now”. Nel film di Francis Ford Coppola un uomo dei servizi segreti (il capitano Benjamin L. Willard) riceve un incarico dal supremo comando: eliminare un eroe di guerra, il colonnello Walter Kurtz, che qualcosa ha trasformato, ovvero corrotto, nel capo di un sanguinario esercito irregolare, che combatte la sua guerra contro i Vietcong da un insediamento, un piccolo regno malvagio, in Cambogia. L'itinerario di Willard lungo il fiume e attraverso la guerra (una umanità malata e desolata dal peccato) si pone tra “Cuore di tenebra” di Conrad e la ricerca salvifica del Graal. Una ricerca ove però tutto è rovesciato o contaminato; il re malato (segno di una deliberata corruzione) non va risanato ma ucciso, e l'eroe salvifico è duplice e tentato, i suoi compagni fragili e inconsapevoli. Prima del doppio rito sacrificale in cui verrà abbattuto, Kurtz rivela al capitano Willard un episodio della guerra del Vietnam che è il perno etico dell'intera azione drammatica e la rende infine eccentrica al tracciato conradiano (“Cuore di tenebra” fornisce, com'è moto, schemi e topoi al film).
Trascrivo qualche brano, direttamente e non rigorosamente, dal sonoro italiano: "Ricordo quand'ero nelle forze speciali. Andammo in un campo a vaccinare dei bambini contro la polio. Lasciato il campo fummo raggiunti da un vecchio in lacrime, cieco. Dopo la nostra partenza erano venuti i Vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato. Le piccole braccia erano lì, in un mucchio".
Prosegue Kurtz: "Mi ricordo che ho pianto come una madre. Poi, improvvisamente, ho capito, come fossi stato colpito da una pallottola di diamante in piena fronte: erano quadri addestrati, non erano dei mostri [...]; che genio, che volontà, e che moralità c'era in quella volontà. Per questo loro erano più forti di noi [...]. Ci servono uomini con senso morale e che, allo stesso tempo, siano capaci di utilizzare i loro primordiali istinti di uccidere senza discernimento. È il voler giudicare che ci sconfigge".
La decisione dell'eroe tragico di opporre spietata moralità (testimonianza ed effetto della non inferiore bontà della propria causa) a spietata moralità, popola di cadaveri anche viventi il paesaggio "apocalittico" della Terra al termine del fiume e nel "cuore della tenebra". Qui, nel "death's dream kingdom", ove "stone images are raised" (formule di “The Hollow Men” di Eliot che offre la cifra, non così nascosta, dell'ispirazione di Coppola), i simulacri non risarciscono gli "uomini vuoti", cioè ognuno di noi, anzi ne accelerano il destino: "The eyes are not here / There are no eyes here / [...] In this last of meeting places / We grop together / And avoid speech / Gathered on this beach of the tumid river" (Gli occhi non sono qui / Qui non vi sono occhi / [...] In quest'ultimo dei luoghi d'incontro / Noi brancoliamo insieme / Evitiamo di parlare / Ammassati su questa riva del tumido fiume]. Il fiume è, ormai, Acheronte.
È palese che Coppola non celebra il "superiore rigore" del suo eroe, ma ne segue la coerenza attraverso l'orrore che essa intese generare e ha generato, che sa però guardare negli occhi (il rantolo "Orrore!" è lo stesso del Kurtz conradiano). Questo agire e patire, che assomma e si carica della suprema contraddittorietà del limite, destina Kurtz alla sorte dell'animale sacrificale. Verrà abbattuto (come tutti ricordiamo: senza che il suo uccisore gli subentri come re sacro), a sancire che la finitezza è invalicabile, come l'orrore. Dove il suo "superamento" è in atto, lì non c’è Regno ma Apocalisse. Questa è la critica cristiana, già implicita in Conrad, esplicita in Eliot e in Coppola.
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il 10/10/2011 alle 16:57
Inviato da: scardanelli
il 16/05/2011 alle 18:43
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Inviato da: smeraldoeneve
il 27/04/2011 alle 14:54