scardanellidiario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti |
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PESARO, LA CITTA' DOVE SI APPLAUDE AI TRAMONTI
"L’ultima cosa poi ti lascio: domani è il giorno più lungo dell’anno (o non era oggi?), qui da noi si è soliti andare al porto e vedere il tramonto del sole. Il sole, in questo periodo dell’anno, tramonta sul mare con spettacoli di colori sfavillanti. E normalmente c’è parecchia gente (una mezza dozzina di pescatori e qualche triste aspirante poeta) ad assistere a questo spettacolo che poi si chiude con uno spontaneo applauso al sole e al cielo che si colora dell’immenso.
Potrei lavorare all’azienda di promozione turistica, vero?"
L'amore aiuta a vivere, a durare,
l'amore annulla e da principio. E quando
chi soffre o langue o spera, se anche spera,
che un soccorso s'annunci da lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest'attimo.
Mario Luzi - Aprile-Amore
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Sono Caino.
Discendente di imperfezione e colpa.
L’uomo non si è fatto bene: addosso ha qualcosa di storto,
una specie di zoppia.
La mia storia è semplice e incredibile.
Non avevo scelta.
Anche Dio si è arreso
alla necessità di quell’uccisione:
"nessuno tocchi Caino” – ha detto.
Mio fratello è un pastore, un uomo libero,
solitario, bello, lindo. C’è candore in lui.
Io sono un contadino,
con la faccia sempre a terra.
Mi ammazzo di lavoro,
Non ho tempo di riflettere,
perché il riposo mi è indispensabile.
La storia ha inizio con me:
gli uomini si fermano, prendono dimora,
fondano città.
E nelle città non c’è posto per Abele.
Sono il fondatore della modernità
che deve uccidere Abele,
pastore ancestrale del passato,
zingaro che non può più essere.
Abele non deve avere discendenza.
La storia vince.
E Dio lo accetta quando segna me
con il marchio della vergogna.
E’ la stessa vergogna che sento
quando rimango solo:
perchè sono storto e zoppico.
Ogni tanto Abele mi torna in mente
e allora vorrei che fosse andata altrimenti.
Ma è impossibile, perché so di essere
l’anello fragile dell’universo,
il fratello che per invidia ha tradito,
l’asimmetria del creato.
Così arranco in attesa di redenzione.
Conosco la materia di cui sono fatto.
Perché è questo che desideriamo:
rinascere, ritrovare la bellezza, essere redenti.
Vorrei tornare quello che ero prima di alzare la mano su Abele.
Anche Abele ha una forza, che è nostalgia e struggimento.
Abele sopravvive nel nostro sguardo e nella possibilità
di decidere in quale direzione spostare lo sguardo.
Mio nonno era un contadino,
stirpe di Caino destinata a strusciare la faccia
sui campi tutto il giorno, ferendosi e sporcandosi.
Ogni mattina, però, apriva la porta della cucina
e guardava verso la campagna,
fissando lo sguardo sul filare della vigna.
Il suo orizzonte era quello ed era un orizzonte
di dignità e bellezza.
Ecco, per me questo è Abele: bellezza e dignità..
Dio non ha creato la morte: sono stati gli amici della morte
a lasciarla entrare nelle nostre case.
Lo hanno fatto allontanando da sé l’Assoluto per cui erano nati.
Come Caino ha eliminato Abele
ed è diventato così costruttore di morte.
Pubblicato su www.alidicarta.it il 04/10/2011
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Nickname: scardanelli
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il 10/10/2011 alle 16:57
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Inviato da: smeraldoeneve
il 27/04/2011 alle 14:54