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diario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti

 

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Proposito per l'anno che verrà

Post n°70 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da scardanelli
 

Proposito per l'anno che verrà, seguendo i versi di Walt Whitman - ed il Prof . Keating de "L'attimo fuggente"

“O me o vita!

  Domande come queste mi perseguitano.

  Infiniti cortei di infedeli,

  città gremite di stolti,

  che v’è di nuovo in tutto questo?

  O me o vita!

  Risposta:

  Che tu sei qui,

  che la vita esiste e l’identità,

  che il potente spettacolo continua

   e che tu puoi contribuire con un verso”.

  “Che il potente spettacolo continua e che tu puoi   contribuire con un verso”.

    Quale sarà il tuo verso?”

 
 
 

L'ARTE: DIO E' BRUTTO O BELLO?

Post n°69 pubblicato il 15 Dicembre 2009 da scardanelli
 

L’ARTE: DIO E’ BRUTTO O BELLO?

        Una riflessione sulla precedente poesia “Principessa” che tratta della bellezza e prende le mosse da quella meravigliosa frase di Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo” che è sviluppata nel romanzo “L’Idiota”. Mi avvalgo liberamente per queste riflessioni dell’intervento di Mons. Gianfranco Ravasi tenuto durante la conferenza “Dio oggi, con Lui o senza di Lui cambia tutto”, svoltosi a Roma il 10 – 12 dicembre.

          L’arte – tutte le forme di arte, dalla poesia alla pittura alla scultura – è la narrazione visiva dell’esperienza dell’incontro con un volto, una parola, un’immagine veramente visibile perché incarnata. San Paolo andrà anche oltre, completando cristologicamente e cristianamente la dottrina dell’“immagine-icona” di Dio sviluppata dal passo di Genesi 1,27. Infatti, egli afferma che i cristiani, come figli adottivi di Dio, sono «predestinati ad essere conformi all’immagine (eikôn) del Figlio suo, primogenito tra molti fratelli» (Romani 8,29). Il cristiano è, di conseguenza, immagine dell’immagine di Dio e l’arte è l’icona dell’immagine, perché attraverso i vari volti umani essa ricompone il volto di Cristo che è impronta del volto divino.

            In conclusione si potrebbe accennare ad una domanda forse ingenua ma affascinante: è possibile dire qualcosa di più sul volto di Dio, attraverso l’Incarnazione, così che l’arte abbia qualche canone figurativo? Il paradosso è nel fatto che i Vangeli non ci hanno lasciato neppure un rigo sul profilo fisico di Gesù di Nazaret, neppure il “pittore” (stando alla tradizione) Luca. Le principali strade imboccate dalla cultura cristiana sono state due e antitetiche. Eppure entrambe hanno una loro verità.

Da un lato, a partire dal III secolo i Padri della Chiesa hanno infranto quel silenzio visivo e hanno immaginato un viso sgraziato di Cristo fondandosi sulla sua sofferenza redentrice, sulla sua passione e morte e sulla rilettura cristologica del celebre passo isaiano del quarto canto del Servo del Signore: «Non ha apparenza né bellezza per attrarre il nostro sguardo, non splendore per poterne godere» (53,1). Lapidario era stato Origene: Gesù era piccolo, sgraziato, simile a un uomo da nulla». Al riguardo il grande romanziere argentino J.L. Borges nel suo racconto “Tre versioni di Giuda” andava ben oltre, portando al paradosso la tesi della bruttezza non solo fisica, ma pure morale di Gesù, il quale secondo Borges, per poter condividere appieno il destino abietto degli uomini, avrebbe dovuto rivestire oltre ad un’apparenza insignificante, anche un animo molralmente meschino e quindi macchiarsi dei più bassi peccati. Tanto poi da  giungere in un eccesso di virtusiosismo a riconoscere il Messia non in Gesù di Nazareth, quanto piuttosto nel vile traditore Giuda Iscariota.

            Lasciando stare le elucubrazioni di Borges, sicuramente affascinanti e meritevoli di citazione quanto alla coerenza interna, ma molto fuori bersaglio per quanto concerne il ruolo mediatore e salvatore del Messia, va comunque realisticamente detto che anche la bruttezza (non la bruttura) può salvare il mondo, capovolgendo il celebre e citatissimo asserto di Dostoevskij. La logica dell’Incarnazione comprende anche la sofferenza di Dio, il corpo martoriato, i posteriora Dei, come Lutero osava definire il profilo del Cristo crocifisso. Un volto, quindi, che riflette i visi rigati di lacrime dei fratelli e delle sorelle del «primogenito tra molti fratelli».

In questo senso c’è un “brutto” nobile che parla di Dio e che impedisce ogni kitsch devozionale, ogni estetismo trionfalistico, ogni ottimismo di maniera.

Tuttavia, bisogna riconoscere che l’approdo ultimo della vita di Cristo non ha come data il Venerdì Santo, bensì «la domenica della vita», ossia l’alba di Pasqua che è per eccellenza il definitivo «giorno del Signore» (Apocalisse 1,10). Non per nulla la Prima Lettera di Giovanni definisce Dio come Luce (1,5).

            Si è, così, aperta un’altra strada figurativa che i Padri della Chiesa, a partire dal IV secolo, hanno esaltato fino a farla prevalere nella tradizione artistica successiva. Sulla base dell’estetismo greco-romano classico, attingendo spesso alla stessa tipologia figurativa delle divinità pagane o dei filosofi dell’antichità, si è proposto un Dio bello e radioso, un Cristo apollineo, irraggiante luce come il sole, incarnazione di un altro passo sottoposto a rilettura allegorico-messianica, il Salmo 45,3: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo». E nonostante sant’Agostino ripetesse che «noi ignoriamo totalmente quale fosse il volto» reale di Cristo, fu questa l’immagine divina vincente, ribadita in mille e mille ritratti stupendi dei tanti secoli dell’arte cristiana, ma anche nella pletora delle stucchevoli oleografie.

         In realtà, entrambi questi itinerari iconografici hanno un loro valore per raffigurare il Dio biblico che è, sì, trascendente e luce, ma è anche Emmanuele, pronto a incamminarsi sui percorsi della storia e a giungere nel cuore dell’umanità col Figlio suo fatto uomo. In questa prospettiva diventa emblematica la sintesi operata dai vari Pantokrator posti nelle absidi delle grandi basiliche antiche: il Cristo trionfante e glorioso appare in tutto lo splendore della sua bellezza, ma reca ben visibili in sé ancora tutte le stimmate sanguinanti della sua passione. Dio invisibile e visibile, trascendente e vicino, glorioso e sofferente. Ecco, l’arte, che non ha come compito solo di presentare il fenomenico ma il mistero sotteso (l’Inconnu, come diceva il poeta francese Laforgue), quando si fa religiosa, deve sempre cercare di unire in un modo armonico l’Infinito e la carne, l’Eterno e la storia, il Figlio di Dio che è Gesù di Nazaret.                                                                

 

 
 
 

PRINCIPESSA

Post n°68 pubblicato il 26 Novembre 2009 da scardanelli
 

PRINCIPESSA

In ozio la bellezza non sa stare;
tutto accade in suo nome;
ma la rosa ricorda la polvere
da cui fu generata
e quel suo numinoso ottenebramento.
 

Spregevoli sono gli amanti,
e tuttavia spesso pensosi di Dio.
Eterno chiama il mare e
le stelle, enormi palle-di-neve in fiore.
Oggi che è neve anche la rosa fulgente. 


La guardo e, nel morire, la mia parola
dice soltanto del poco rimasto nel morire.
La bellezza sempre compiuta sempre rinasce.

                               pubblicato su www.scrivendo.it il 02.01.2010

 

 
 
 

PICCOLE DONNE

Post n°67 pubblicato il 19 Novembre 2009 da scardanelli
 

PICCOLE DONNE


Girano per la città piccole

donne incappucciate come assassini.

Piccole donne che non hanno mappa

per trovarsi tra due vite,

due culture e due identità

che insieme sono nessuna.

Ma a nessuno frega.

Nessuna patria per Hina.

Nessuna carezza per Saana.

E all'ombra di un libro consumato

in un tempo immobile,

l'insolente abbaiare straniero

brucia preghiere per il dio

che non ride e non perdona.  

Così dovunque, contro tutti e contro tutto.

E’ la ferocia che fa razzia di ogni fede e bellezza. 

 

 

 
 
 

AI GIOVANI - ALDA MERINI

Post n°66 pubblicato il 02 Novembre 2009 da scardanelli
 

AI GIOVANI - ALDA MERINI

Bella ridente e giovane

con il tuo ventre scoperto,

e una medaglio d'oro

sull'ombelico,

mi dici che fai l'amore ogni giorno

e sei felice e io penso che il tuo ventre

è vergine mentre il mio

è un groviglio di vipere

che voi chiamate poesia

ed è soltanto tutto l'amore

che non ho avuto

vedendoti io ho maledetto

la sorte di essere un poeta.

 
 
 

Morendo non perirono. Sei italiani

Post n°64 pubblicato il 18 Settembre 2009 da scardanelli
 

“Morendo non perirono, eterni essi s’ergevano a monumento”. - Teognide

Fiero di voi

 
 
 

Malattia

Post n°63 pubblicato il 28 Agosto 2009 da scardanelli
 

 

Tutti gli uomini tragicamente grandi

lo sono a causa di qualche loro anomalia:

ogni mortale grandezza non è che malattia.

                                    Hermann Melville - Moby Dick

 
 
 

LIBERAMI DAL MALE

Post n°62 pubblicato il 20 Luglio 2009 da scardanelli
 

 

Liberami dal Male


ma liberaci dal male - album di ilterzouomo (una vita in piano sequenza)
ma liberaci dal male - album di ilterzouomo (una vita in piano sequenza)




Liberami dal Male

La bestemmia
- la schifosa indicibile
imperdonabile –
è la mia preghiera
da quando il Silenzio di Dio
mi ha reso solo.
Liberami dal Male.
Perché sei Dio
e io solo un Uomo.
Amen.

        Pubblicato su www.poetilandia.com il 17.07.2009

    

 

 
 
 

LUGLIO UCCIDE LA MENTE

Post n°61 pubblicato il 22 Giugno 2009 da scardanelli



Nuvole fatte di fuoco - album di Chiara Guzzetti.?
Nuvole fatte di fuoco - album di Chiara Guzzetti.?




Luglio uccide la mente

Luglio uccide la mente.
Sai, un giorno pensavo
finisse il caldo e l’afa
e il gabbiano poggiasse
una ferita l’ala aperta.
Dentro Le Grazie,
l’ombra nasconde cieco
il passato e altro non viene in mente.
Certo, posso avere molto peccato,
ma pure merito amore.

        
       
Pubblicato su www.poetlandia.com il 19.06.2009


   
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Sparisci quale sei venuta

 

  Ciapé Rôss - album di Hana_boema

 
Sparisci quale sei venuta

Sparisci quale sei venuta
e nulla più so di noi.
Un altro sasso nella pietraia dei ricordi.
Ti ho lasciato un brutto
sapore sulle labbra?
Ti ho deluso?
Non ti ho presa?
So di perderti ancora
ma non posso.
Sei come sangue in vena.
Non ti stupiresti, vero,
se il cuore si fermasse?
Invece adagio cammino
e non ho vista o spavento.

Solo rassegnazione.
Nessuno indossa
una maschera
così sporca di bianco.

                            Pubblicato su www.poetilandia.com il 10.06.2009

 
 
 
 
 

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