scardanellidiario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti |
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PESARO, LA CITTA' DOVE SI APPLAUDE AI TRAMONTI
"L’ultima cosa poi ti lascio: domani è il giorno più lungo dell’anno (o non era oggi?), qui da noi si è soliti andare al porto e vedere il tramonto del sole. Il sole, in questo periodo dell’anno, tramonta sul mare con spettacoli di colori sfavillanti. E normalmente c’è parecchia gente (una mezza dozzina di pescatori e qualche triste aspirante poeta) ad assistere a questo spettacolo che poi si chiude con uno spontaneo applauso al sole e al cielo che si colora dell’immenso.
Potrei lavorare all’azienda di promozione turistica, vero?"
L'amore aiuta a vivere, a durare,
l'amore annulla e da principio. E quando
chi soffre o langue o spera, se anche spera,
che un soccorso s'annunci da lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest'attimo.
Mario Luzi - Aprile-Amore
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Post n°47 pubblicato il 01 Settembre 2008 da scardanelli
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La mia cara amica Giulia ha scritto un bellissimo commento sulla mia poesia "Tredici meno". Lo riporto sul blog non per vanità o orgoglio, e nemmeno perchè penso di essere veramente degno delle parole che ha scritto. Lo riporto perchè Giulia ha scritto un commento che - oltre a farmi arrossire - è mille volte meglio della poesia! Ha inteso certe cose che pensavo nascoste e ne ha scovate altre che pensavo non ci fossero, ma che evidentemente c’erano. L'apprezzamento di Giulia mi ha lusingato tanto. Quando qualcosa che tu crei piace ad una persona cui vuoi bene, ad una persona che stimi, il valore è senza dubbio doppio. TREDICI MENO Occhi neri, più neri dell'oceano, ********** Ciao Luca!!!!! Mamma mia.. che bella la tua poesia!!!! Mi è piaciuta un sacco... alla faccia di tutti quelli che pensano allo stereotipo dell'avvocato arido azzeccagarbugli!!!! Insomma, l'ho trovata veramente bella.. vediamo un po'.. inizi subito con quella che, solo apparentemente, è una contraddizione.. o meglio, che potrebbe apparire così ad un orecchio poco allentato, ad una mente un po' banale che non conosce il mare... Occhi neri, più neri dell'oceano.. l'oceano nero... in un'immagine tutta la bellezza feroce, che ci impaurisce,quella femminilità primitiva che hanno le donne quando capisci che ti potrebbero essere fatali..e vedi i gorghi di quell'oceano nero e minaccioso, sul quale si radunano nubi che promettono tempesta.. un'immagine forte di una passione che appena la vedi, appena capisci quanto ti può costare, in realtà ti ha già rapito.. tu, nell'alternarsi ondivago di quel su e giù di acqua, ci sei già.. e hai già sulla pelle il brivido che ti mette quell'aria che tira quando fa freddo al mare.. eccitazione e paura... e dopo che butti il lettore in quella immagine, lo spiazzi subito.. La mano..bianca le luceva sul petto.. un'immagine di candore quasi stilnovista.. da vera "donna schermo".. dov'è finito il rumore assordante delle onde, il nero dell'oceano nelle sue più smisurate profondità? Accidenti, la mano sul petto.. bianca.. tenera, pura.. eppure leziosa e sensuale.. è sul petto.. come un invito.. in quel momento sei tu che proietti su di lei la donna che vuoi vedere.. non quella che è.. e infatti non si fa nemmeno in tempo a immaginare quest'intimità che lei già ritrae la mano (come un'onda.. "che fugge e implora" come diceva Luzi..)... questa donna continua ad essere doppia, c'è, si mostra, e non c'è più.. una fata morgana in mezzo al nulla... e come era abile e femmina, (quella mano studiatamente sul petto), ora diventa goffa.. ma una goffaggine soave .. un principio d'estasi ce mi ricorda l'estasi di Santa Teresa.. tutta rapita verso una dimensione trascendente.. del biancore incorruttibile del marmo... muta come una statua.. questa donna non parla mai.. indica, sottintende, spaventa, eccita, ma non parla... è lo schermo delle tue emozioni, delle tue paure, dei tuoi desideri.. di volta in volta è ciò che tu vuoi che sia.. e forse l'ordine che vedi nel suo non dire è il tuo.. è di te stesso che ti innamori (è un caso che tu dica m'innamorò e non m'innamorai? è un arcaismo, una concessione lirica o qualcosa di più?)...Poi sorrise e mi volò dagli occhi.. una colomba, bianca ancora una volta (un non colore).. che ti sorride beffarda come una gioconda e se ne va.. dai tuoi occhi.. non dal mondo, ma dalla tua immagine del mondo... dalla tua rappresentazione della realtà.. rovesciata come in una camera oscura.. lei se ne va dalla tua immagine di lei... e quel che ti rimane è venerazione per quel bacio che non c'è stato.. e pena.. avresti potuto utilizzare mille modi per descrivere la nostalgia, la mancanza dolorosa, il rimpianto per ciò che non c'è stato.. ma tu dici venerazione.. non un amore vero e carnale... non il languore fisico di un bacio, impastato dal desiderio.. ma la venerazione addirittura.. si venera un'immagine, una dea, una santa... nulla a che vedere con un corpo, col sangue.. nulla a che vedere con quell'immagine terribile di oceano furioso.. ce hai intravisto per un attimo... che ti ha rabbrividito e confuso... che ti ha fatto sentire vivo.. ma che poi non sei stato più capace (o non hai più voluto vedere in lei), sostituendole un'immagine muta e candida, una tua proiezione di lei, estatica e inoffensiva (goffa.. che non può far male).. ma dov'è la sua carica di turbine, di vita? dov'è finito l'oceano, il suo mistero di donna-maroso? L'amore non si può ingabbiare, non si possono imbrigliare le onde...possiamo solo tuffarci, e galleggiare, ed esserne risucchiati.. perdere necessariamente il controllo.. farci trascinare dall'altro e dalle sue profondità... nell'incresparsi della sua superificie che lo rende perennemente diverso da come ci era sembrato fino a quel momento.. nulla a che vedere con la superficie eterna e levigata del marmo.. e quando questo accade, quando persi dietro alle nostre rappresentazioni, quando tutti tesi nel dare un ordine al non detto, il nostro amore vola via da quegli occhi (i nostri) che gli sono diventati gabbia e non specchio.. ecco, quando accade questo.. cosa rimane come un dono accidentale, un quacosa che sa ancora di trascendenza (piove dal cielo) ma che ci pesa come una pietra? la poesia, la fatica della parola che è menzogna e artificio... la poesia che ti allontana dal reale e lo nasconde, lo sottrae all'immediatezza... l'immediatezza, la pelle, la passione senza schermo.. tutto ciò di cui si nutre l'amore. Perché ora, (Neruda) |
Post n°43 pubblicato il 11 Maggio 2008 da scardanelli
Una foto di mia madre ventenne, Rideva della vita. Ma la malinconia, la tenerezza Ti chiedo perdono, Tu però
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Post n°42 pubblicato il 05 Maggio 2008 da scardanelli
Ieri 4 maggio si è svolta a Serra S. Abbondio una giornata collegata alla manifestazione “Le Printemps des Poètes”. In particolare: Poesia nella Cripta - Florilegio di poeti e musica dal vivo in occasione della festa Fiori tra le Mura Letture di Luca Carboni, Laura Corraducci, Salvatore D’Acqua, Lara Lucaccioni, Ardea Montebelli, Giampaolo Vincenzi Accompagnamento musicale: Antonella Pierucci (arpa celtica), Alberta Rocco (flauto) In collaborazione con i Poeti dell’Eremo e la Pro Loco di Serra Sede: Cripta di San Biagio Volevo ringraziare sentitamente: Pictor, Vilpal, Armando, tutta l'associazione "L'Appartenenza", Michele, Elena, Massimiliano, Laura M., Chiara, Maurizio, Paolo, Ivana e tutti quelli che c'erano. |
Post n°41 pubblicato il 29 Aprile 2008 da scardanelli
Io so la geometria dei commiati. Era notte allora, notte sporca E scendo dove i sentieri si biforcano, Pubblicato su www.poetilandia.com il 29/04/2008 |
La notte respira di silenzi. |
Post n°39 pubblicato il 11 Aprile 2008 da scardanelli
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Post n°37 pubblicato il 01 Aprile 2008 da scardanelli
[T. S. Eliot, The Waste Land – New York, 1922]
[LA TERRA DESOLATA - Bompiani, traduzione e cura di Roberto Sanesi] |
Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto. È bella e terribile la terra. Io ci sono nato quasi di nascosto, ci sono cresciuto e fatto adulto in un suo angolo quieto tra gente povera, amabile e esecrabile. Mi sono affezionato alle sue strade, mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti, le vigne, perfino i deserti. È solo una stazione per il figlio Tuo la terra ma ora mi addolora lasciarla e perfino questi uomini e le loro occupazioni, le loro case e i loro ricoveri mi dà pena doverli abbandonare. Il cuore umano è pieno di contraddizioni ma neppure un istante mi sono allontanato da te. Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi o avessi dimenticato di essere stato. La vita sulla terra è dolorosa, ma è anche gioiosa: mi sovvengono i piccoli dell’uomo, gli alberi e gli animali. Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario. Congedarmi mi dà angoscia più del giusto. Sono stato troppo uomo tra gli uomini o troppo poco? Il terrestre l’ho fatto troppo mio o l’ho rifuggito? La nostalgia di te è stata continua e forte, tra non molto saremo ricongiunti nella sede eterna. Padre, non giudicarlo questo mio parlarti umano quasi delirante, accoglilo come un desiderio d’amore, non guardare alla sua insensatezza. Sono venuto sulla terra per fare la tua volontà eppure talvolta l’ho discussa. Sii indulgente con la mia debolezza, te ne prego. Quando saremo in cielo ricongiunti sarà stata una prova grande ed essa non si perde nella memoria dell’eternità. Ma da questo stato umano d’abiezione vengo ora a te, comprendimi, nella mia debolezza. Mi afferrano, mi alzano alla croce piantata sulla collina, ahi, Padre, mi inchiodano le mani e i piedi. Qui termina veramente il cammino. Il debito dell’iniquità è pagato all’iniquità. Ma tu sai questo mistero. Tu solo. MARIO LUZI |
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Nickname: scardanelli
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Inviato da: jovi
il 10/10/2011 alle 16:57
Inviato da: scardanelli
il 16/05/2011 alle 18:43
Inviato da: smeraldoeneve
il 15/05/2011 alle 19:38
Inviato da: scardanelli
il 29/04/2011 alle 22:12
Inviato da: smeraldoeneve
il 27/04/2011 alle 14:54