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diario di poesia dalla città dove si applaude ai tramonti

 

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NASCESSE OGGI

Post n°9 pubblicato il 24 Dicembre 2006 da scardanelli
 

Nascesse oggi,
sarebbe in un barcone di immigrati,
gettato a mare
insieme alla madre – madonna senza burqva –,
in vista della mia (!?) terra.

Dio straccione fra gli straccioni!
Dio parte del destino
della umanità corrotta!
Non comprensibilea me,
vacuo profeta del Cogito ergo sum.

Quanti suoi amici
con le stesse sue fragili membra,
quanti suoi simili
in pianti e disamore
nascono oggi in questa terra desolata
e piangono per un gesto di carità.

L’estremo baluardo è la dolcezza del Bambino:
Lui è  Parola che squadra
l’animo nostro informe.

Dopo non sarebbe più l’Uomo.

  

Luca C. - 14/11/05

Poesia composta nel novembre 2005 e pubblicata su Natale in eBook – Anno 2005 – Poetilandia.it

 

 

 

 

 
 
 

WOLAND

Post n°8 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da scardanelli
 

Tempo che soffre e che fa soffrire
in Aprile come ora come sempre.

Woland dice:
dinanzi all'uomo e alla donna
si aprono due strade:
la crudeltà
e l'indifferenza.

Il silenzio dello sguardo uccide.
E non ammette resurrezioni.
Come il primo marito di Sara,
ucciso la prima notte dal demone Azazello.

E allora tornate nuovamente
ad una carcassa,
a un corpo morto da cui prendere
beffardamente le distanze,
per reinventare nuove vite,
simulare nuove forme,
creare nuove sofferenze.

Tempo di soffrire e di far soffrire.

 
 
 

APRILE AMORE - di MARIO LUZI

Post n°7 pubblicato il 09 Agosto 2006 da scardanelli

Aprile-Amore

Il pensiero della morte m'accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i colori,
stranisce l'erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe ed impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.

Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti a crudeli apparizioni, e ognuna
mentre ti chiedi che cos'è sparisce
rapida nella polvere e nel vento.

Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l'esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono divenuto
che m'aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole!

É incredibile ch'io ti cerchi in questo
o in un altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un'età, la mia,
che s'aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.

L'amore aiuta a vivere, a durare,
l'amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue e spera, se anche spera,
che un soccorso s'annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.

La mia pena è durare oltre quest'attimo.

 
 
 

FINITA LA FESTA

Post n°6 pubblicato il 15 Giugno 2006 da scardanelli


                                                              (grazie agli amici di Poetilandia)

Non ti stupire

se scrivo ancora

(se mi rifaccio vivo).

È il morto che è in me

che alza la testa.

Vorrebbe, ora che è finita,

partecipare alla festa.


Questo è il modo in cui il mondo finisce,

un rumore secco

e poi

solo

un brusio.

 

 
 
 

FINE DI MAGGIO (DI BALTASAR ESPINOSA) 

Post n°3 pubblicato il 31 Maggio 2006 da scardanelli
 

Ti penso con odio,

che la tua misera entropia 

ha così fatto del rosso dei nostri

poppies

insulsa filogenesi degli spinaci.

 

E il nostro tempo

catapulta nel vuoto

l’ignoranza

di (non) essere vissuto.

Pubblicato su Poetilandia.com il 11.06.2007

 

 
 
 

QUATTRO VUOTI

Post n°2 pubblicato il 29 Maggio 2006 da scardanelli
 

                                             A Tom, amico e maestro

I

Sofonisba

Il tempo è per te fuoco.

Dove io brucio.

II

Come il bugiardo Gambadilegno

che attraversa la strada

per mentire e fare ridere, 

io abbraccio il muro

per non cadere.

III

Il tempo fugge come formiche dal muro

e lumache sulla lama del rasoio

che si è comprato per fare la barba lunga.

IV

Rare consonanze di vita rabbrividiscono

come queste giornate di primavera.

Allora aspettami – Uskebasi

in un angolo della mia terra

perché io possa cantare le dissonanze del cuore.

 
 
 

CANTO di AZATOTH II

Post n°1 pubblicato il 27 Maggio 2006 da scardanelli
 

Vuoti gli occhi

e freddo il grembo

come una rana d'inverno.

 

Morte avrebbero colto

le parole sue contro di me

e come pietra

il suo corpo

(non) accanto al

mio.

 

Stesso finale, dopo:

di terra dura

il pianto che non sa

e povere risa

d'acqua dolce

che perdono sapori.


Pubblicato su "Un anno in E-book, Maggio 2006" - www.Poetilandia.com

 

 

 
 
 
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