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Il delitto va in scena al lunedì ( Ottavo capitolo )

Il questore entrò raggiante nel mio ufficio, aveva parlato con Oviglio. Gli aveva spiegato i nostri sospetti sul marchese e chiedeva ufficialmente a lui la collaborazione del partito fascista locale. Sulle prime Oviglio era reticente, poco convinto delle argomentazioni usate, ma poi aveva accettato.

“ In giornata mi manderà un permesso firmato direttamente da lui. Berardi, mi sono sempre fidato di lei, non mi deluda ora, altrimenti verrò spedito al confine…e per lei andrà anche peggio, mi creda”.

“ Stia tranquillo, sono sicuro di quello che affermo”.

La festa per il Petruccelli, sarà data  di sabato con la miglior borghesia e vi sarà presente anche il De Savio. Adele mi chiamò dicendo che il marchese aveva già avvertito la sua consorte che il giorno dopo (lunedì) sarebbe partito, senza accennare dove andava.

La macchina l’avrebbe guidata lui personalmente.

Telefonai a De Bono, spiegandogli che avrebbe dovuto convocare De Savio lunedì( subito dopo la festa) a villa Genero e gli dissi che avevo pieni poteri da parte di Oviglio. Pur non capendo bene il perché di questa cosa, acconsentì.

“ Inoltre dica ai suoi miliziani che ho bisogno del loro aiuto: dovrebbero, quando arriva il marchese, mettere la sua auto al riparo da occhi indiscreti”.

“ Va bene Berardi, se Oviglio si fida di lei avrà le sue ragioni”.

Nel pomeriggio arrivò la perizia calligrafica della firma falsa di Olivieri non era quella del marchese la scrittura ma di un’altra persona, di una donna. Tutte le mie certezze stavano affondando.

Esposi a Tirdi i miei dubbi, anche lui rimase perplesso adducendo che forse si erano sbagliati: “ Non credo, difficile che si sbaglino…bisogna trovare questa donna“.

 “ Commissario, il marchese deve fidarsi ciecamente di questa donna: quindi si deduce che è nel suo giro di amicizie”.

“ La calligrafia è femminile come dice il perito…vai a casa del Sarasso e vedi cosa riesci a scoprire…magari l’altra volta ci è sfuggito qualcosa nel perquisire le camere. Se lui ha portato la busta per Olivieri sarà stato anche al corrente di queste firme false”.

“ D’accordo commissario, vado con l’agente Palmieri”.

Il sole stava tramontando mentre la gente incominciava a rientrare dal lavoro.

Qualcosa mi sfuggiva, non riuscivo a mettere a fuoco. Tutta la mia ipotesi è naufragata, prima la pistola che non si trova e poi la calligrafia che non è quella del marchese ma di una donna.

Dopo un paio di ore Tirdi tornò dalla casa del Sarasso, e portava con sé una piccola agenda che era stata trovata in un cassetto della cucina. Nel giorno in cui fu ucciso l’autista c’era una frase scritta:” Oggi la smorfiosa sarà mia!!!!!!”.

Guardai Tirdi, cosa significa questa frase? Non lo sapeva ma di certo questa donna era a conoscenza della morte dell’uomo.

“ Proviamo a chiedere a chi lavora nella villa se per caso se conoscono questa signora…chiedi anche se la vittima si era confidata con qualcuno di loro”.

Uscito il mio collaboratore, presi il telefono e parlai con il responsabile della perizia calligrafica, sperando si fosse sbagliato. Purtroppo mi confermò che senza ombra di dubbio la calligrafia era di una donna.

C’era un legame stretto tra la morte di Olivieri e quella del Sarasso, e incominciavo a credere che il primo non fosse stato ucciso per motivi di gelosia, come avevo pensato in un primo momento ma bensì perché aveva scoperto qualcosa di losco da parte del suo amico marchese.

Verso il tardo pomeriggio Tirdi rientrò in ufficio riferendo che  un paio di dipendenti avevano parlato, ma non nel luogo dove lavoravano (ovvero alla villa), lì avevano negato di conoscere quel nomignolo dato alla donna.

“ Come hai fatto allora a fargli parlare?” domandai.

“ Ci siamo dati appuntamento finito il loro turno di lavoro alla locanda poco distante dalla villa. Dietro a un paio di bicchieri di barbera sono diventati molto loquaci”.

“ Quindi la donna chi è?”.

“ Si tenga forte commissario…è Adele!”.

“ Ne sei sicuro? Ma se aveva detto che odiava il Sarasso…”.

“ Commissario, dia retta a me le donne sono volubili …molto volubili…glielo garantisco”.

“ Quindi la cara Adele è uscita con il Sarasso…ci sono testimoni che li hanno visti uscire insieme?”.

“ Certo,  uno dei due testimoni si chiama Renato Colombo, è il cuoco della villa, quel lunedì era in cucina e verso le otto del mattino,ha visto la macchina uscire con i due piccioncini a bordo”.

“ Ora abbiamo anche la cara Adele implicata in un omicidio…e non certo perché si è dovuta difendere visto che ha sparato alla tempia del Sarasso!”.

“ Lei crede che è complice del marchese?”.

“ A questo punto direi di si, ora però mi sto chiedendo se anche la sua padrona non lo sia”.

“ Se così fosse sarebbe una grande attrice, non crede?”.

“ Direi di si, ora vai pure a casa, io chiamo Oviglio e chiedo di convocare lunedì mattina oltre  i coniugi De Savio( non solo il marito) anche Adele”.

Composi il numero di villa Genero e parlai con il mio superiore che ascoltò in silenzio senza ribattere alle mie accuse verso il marchese. Domandò solo se ero sicuro di quello che dicevo:” Credo che le prove siano nella macchina del De Savio… di solito al lunedì si allontanava da casa, e non per andare a Novara o ad Albenga ma a Lugano. Di questo ne ho le prove”.

“ D’accordo Berardi, diramo l’invito al marchese”.

Finalmente eravamo giunti al capolinea, ora bisognava solo riuscire a trovare le prove, cioè i soldi che il De Savio prelevava dalla cassaforte del partito per trafugarli in Svizzera.

L’indomani mattina Torino era coperta di striscioni inneggiati all’arrivo di Petrucelli. Ogni singola via del centro era stata tirata a lucido, idem le insegne dei negozi e degli uffici.

Porta Nuova era pattugliata giorno e notte dai miliziani fascisti ai quali si affiancavano anche dei nostri agenti.

La stampa locale da giorni parlava dell’imminente presenza di questo gerarca napoletano. Domani sera alla villa De Savio si sarebbe tenuta la festa in suo onore, l’alta borghesia avrebbe fatto sfoggio del lusso donando cifre non indifferenti al partito.

Come sempre il rovescio della medaglia, dove c’è il lusso c’è la povertà, la gente che fatica ad arrivare a fine mese, a far quadrare i conti, e ancora peggio, a non poter esprimere la propria parola rischiando l’incolumità fisica.

Con questi pensieri in testa mi avviai verso Mamma Gina, avevo voglia di assaggiare i suoi agnolotti al plin accompagnandoli con un bel bicchiere di dolcetto d’Alba.

( Continua )