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Ai Confini della Paura: Chi la fa l'aspetti

La differenza con l'altra serie postata qualche tempo addietro, è che questa prende spunto da proverbi o da detti dei nostri nonni . Inoltre in questo tipo di raccontini è un piccolo omaggio da parte mia alla serie di fumetti editi in America negli anni50' dalla Ec comics. Che altro dire se non buon brivido....

Tobias Lisandri è un ragazzino di dodici anni che  vive con i genitori nella periferia nord della città. E’ un ragazzo difficile, violento, smanioso di primeggiare tra i suoi amici e se non riesce nel suo intento, usa le maniere forti. Il suo hobby preferito è “ giocare” con gli animali, soprattutto gatti, che poi  siano domestici o no poco importa per lui.

“ Dovevate vederlo quel dannato gatto ieri sera…era uno spasso…mentre usavo martello e chiodi” la voce di Tobias denotava una certa emozione nel dire questa frase.

I suoi amici lo guardavano tra l’ammirato e il disgusto. Ammirato perché il gatto era del signor Jones, un vecchio antipatico e cattivo, di disgusto per quello che Tobias aveva fatto all’animale.

“ Si dimenava, miagolava ….miaoooo….miaoooo….ah ah ah” mimava il miagolio del gatto davanti ai suoi amici seduti sulla panchina.

“ Quanti ne hai già uccisi di questi pidocchiosi a quattro zampe?” domanda uno di loro a Tobias.

Lui alza le spalle e dice: “ Non lo so di preciso, ma penso una ventina, la polizia non sa chi sia il giustiziere …bello, mi piace…d’ora in avanti per voi sarò il giustiziere dei gatti ”.

Una risata sgorgò dai ragazzi mentre si allontanavano per fare ritorno a casa. Intanto una nebbiolina stava scendendo sulla città.

“ Ciao ragazzi, a domani” , Tobias saluta gli amici mentre sale sul bus che lo porterà a casa dai genitori. Mentre il bus procede per il suo tragitto la nebbiolina si trasforma in nebbia.

“ Non vedo nulla! “ esclama l’autista.

Tobias scende dal bus, ma si accorge immediatamente di aver sbagliato fermata, chiama l’autista, ma il bus era già ripartito.

“ Bastar….dovrei inchiodare anche te, non solo i gatti!”.

La nebbia avvolge tutto, solo la luce debole dei lampioni riesce a squarciarla. Cammina con le mani in tasca, la testa china e passo veloce. Tobias spera di non essere sceso troppo distante da dove abita, non perché i suoi genitori possano preoccuparsi, di quello non gliene frega nulla, ma non vorrebbe   perdere la puntata alla televisione degli Avanger’s.

Cerca di capire dove si trova ma non riconosce il posto. Intravede a malapena una casa con  un vialetto e un giardino, decide di suonare alla porta, e poi di telefonare a quell’ubriacone del padre che venga a recuperarlo.

Gli alberi con i loro rami lunghi sembrano abbracciare il vialetto che porta all’ingresso della casa. Tobias scuote la testa nel pensare che un tizio possa avere tanti alberi, anche se sorride al pensiero di come li potrebbe utilizzare lui: “ Appenderei tutti i gatti dello stato della Louisiana ”.

Dietro di lui sente dei passi felpati, si gira ma non vede nessuno. Ha come la sensazione che qualcuno lo stia fissando, vede come delle luci gialle.

“ Chi c’è?” grida forte con la sua voce adolescenziale.

I passi si fanno sempre più vicini, le foglie cadute amplificano il camminare di chi segue il ragazzino. Tobias si sta rendendo conto di una cosa: ha paura ed inizia a correre, incespica, cade, si rialza per poi cadere di nuovo.

Ora sente chiaramente i passi, sono tanti passi e le luci ora sono diventati occhi, come quelle dei gatti pensa tra sé e sé.

“ Non è possibile…sto sognando…questo non è reale!”.

Guarda l’ingresso della casa, gli sembra più lontano come se la questa dannata porta si fosse spostata. La nebbia lo avvolge del tutto, ma quando si dirada il suo corpo è imprigionato  tra i rami degli alberi. Grida, si dimena, grida di nuovo ma nessuno esce dalla casa.

Innanzi a lui il fruscio dei passi è incensante, come un fiume in piena, quegli occhi lo fissano e sono piedi di odio. Poi lentamente si avvicinano.

“ Gatti? Sono solo dei maledetti gatti…e io che per un attimo ho avuto paura che fosse chissà chi…stupido che sono!”.

I gatti si contano a decine, sono tutti intorni all’albero dove lui è tenuto prigioniero. Tobias riconosce l’ultimo gatto che ha ammazzato, lo riconosce dal pelo bruciato e dalle orecchie bucate dai chiodi.

Il fruscio dei passi è sostituito dal miagolio che penetra nel cervello del ragazzino. I gatti tirano fuori le unghie mentre lentamente si avvicinano a lui.  Tobias cerca di divincolarsi dai rami ma è tutto inutile.

A nulla servono le suppliche  di Tobias: gli artigli dei felini accarezzano la sua pelle, l’ultima cosa che vede sono  i loro occhi passati dall’odio alla gioia.

Povero Tobias, data la sua giovine età non poteva conoscere il detto: chi la fa l’aspetti!