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Messaggi di Marzo 2015

 

La mano del destino ( Terzo capitolo )

Post n°1886 pubblicato il 09 Marzo 2015 da paperino61to

 

Il ragazzo parlò per un’ora circa, ma non diede grosse informazioni. Aveva conosciuto Oriella in un bar del centro e si erano piaciuti , ma lei aveva taciuto sul lavoro che svolgeva.

Lui l’aveva scoperta un giorno che   decise di seguirla dopo essere usciti dal cinema.

  Un paio di volte si era finto cliente di lei, ma la De Matteis aveva scoperto la tresca e aveva proibito a Cacetti di ritornare in quella casa.

Il ragazzo pensò quindi di portarla via , ma Oriella non uscì più se non in compagnia di qualche altra ragazza. Per questo motivo il ragazzo  decise di passare dal balcone interno , per  parlarle e mettersi d’accordo per fuggire .

“ Quindi , tu appena  entri vedi la stanza in penombra , non vedi subito il corpo giusto “ ?

“ Si “.

“ Non accendi la luce e chiami a bassa voce la tua ragazza , non senti risposte e decidi di fare qualche passo in più, e li con i piedi sbatti contro il cadavere. Giusto ? “

“ Si “.

“ Ti chini e a fianco trovi il coltello utilizzato per ucciderla  , lo prendi e poi ti siedi . Senti delle voci chiamare Oriella e capisci che è meglio chiudere la porta “.

“ E’ la verità , mi sono seduto sul letto non sapevo cosa fare. Ero terrorizzato, incapace di scappare , sicuramente fossi stato io sarei scappato non crede ?  “.

“ Questo lo devi dire te “ risposi  .

Nel frattempo arrivò il referto stilato dal dottor Stresi ,  Oriella fu ammazzata con una sola coltellata all’altezza del cuore, un lavoro perfetto come se fosse stato uccisa da un medico. La coltellata risulta partire da destra verso sinistra .“ Ezio, direi che basta per oggi, fai firmare il foglio della  deposizione e riportalo in cella “.

Cacetti prese la penna e..Lo guardai mentre firmava e qualcosa balenò nella mia mente , gli domandai : “ Cacetti,  sei mancino per caso “ ?

Alzò gli occhi , e rispose di si.

Feci un cenno al collega di uscire fuori dalla stanza .

“ Chiamo un attimo Stresi , dov’è un telefono “ ?.

Entrammo in una stanza e composi il numero della medicina legale.

“ Ciao dottore sono Berardi, ho letto il tuo referto , se ho capito bene non è stata ammazzata da un mancino  “ domandai al medico.

“ Bravo Berardi,  se si applica può anche diventare un buon assistente. Si è così, non era un mancino l’assassino , ma questo cosa c’entra “ ? .

“ Glielo spiego dopo, grazie dottore “.  Posai la cornetta e poi rivolto al collega dissi :

“ Ezio, questo ragazzo non ha ucciso la prostituta “.

 

Rimase stupito dalla mia affermazione e mi domandò come potessi esserne sicuro . “  Leggi attentamente il referto del medico , Stresi lo ha ribadito a voce : non è  mancina la mano  che ha ucciso “.

Dopo averlo letto  allargò le braccia e chiese che dovevamo fare.

“ Tienilo in cella per un paio di giorni , ho come l’impressione che l’abbiano voluto incastrare “.

 

La giornata stava finendo, uscii dall’ufficio con la convinzione che in quel bordello c’era del marcio,non avevo voglia di cenare da solo e così  andai in una trattoria non distante da casa mia.

Gli avventori erano pochi e quei pochi parlavano di guerra, di questa maledetta guerra. Entrarono un paio di miliziani fascisti, ci squadrarono ma non dissero nulla.

Uno degli avventori sputò per terra, poi accortosi che lo avevo notato chinò la testa e farfugliò qualcosa. Quando mi alzai, le appoggiai una mano sulla spalla e gli dissi : “ Sono d’accordo con te, ma la prossima volta non sempre troverai chi la pensa in questo modo, occhio che quelli non scherzano “ ,poi mi avviai verso casa.

Torino, anche se  avvolta nella paura ha un suo fascino, in lontananza si sente scorrere il Po’, la Gran Madre osserva silenziosa quei pochi passanti che stanno ritornando alle loro case.

Il cielo è stellato, almeno quello pensai. Appena aperto la porta di casa il telefono squillò , era Tirdi.

“ Buona sera commissario, spero di non disturbare , preferivo darle le novità del pedinamento adesso “.

“ Vai tranquillo, dimmi “.

“ La signora, dopo essere uscita da lei è andata in un bar , ha fatto una telefonata poi si è avviata verso Corso Ciriè . Di fronte al bar dell’armeria un tizio la stava aspettando e sono entrati sedendosi a un tavolino “.

 “ Sono entrato pure io , e sono andato a sedermi non lontano da loro. Erano nervosi , le frasi erano abbastanza concitate seppur in  tono basso. “

“ Si sono accorti di te “ ? domandai .

“ Non subito, appena vidi che l’uomo mi stava adocchiando ,ho preferito alzarmi e pagare il caffè . Una frase però mi è rimasta impressa …” .

“ Dimmi “.

“ Non c’era altra soluzione , sapevano  troppo . A dirla era l’uomo mentre la donna chinava la testa come fosse impaurita per qualche cosa “.

 

Sobbalzai dalla sedia e domandai se ne era sicuro , la risposta era più che ovvia : “ Si commissario di questo ne sono sicuro, il locale a quell’ora aveva pochi avventori, non c’era rumore .

“ Bene, siamo sulla pista giusta e…”

“ Ancora una cosa, mi sono permesso di mettere un paio di agenti davanti al bordello, ruotano a turno per non dare nell’occhio “.

“ Bravo Tirdi, mi sa che sei sulla buona strada per essere il mio successore “.

“ Non sia mai , mi accontento del mio grado. Ora vado a dormire domani mattina partiamo presto per Viù…commissario ancora grazie per quello che ha fatto “.

“ Buon viaggio e mi raccomando, stai accanto a tua moglie, se ho bisogno ti chiamo io , d’accordo “ ?

 

Il giorno seguente mentre ero con Perino nei corridoi della Questura entrò un uomo che sembrava  spaesato e non sapeva dove dirigersi.

“ Buongiorno, senta io dovrei denunciare la scomparsa di una persona, sapete dirmi dove devo andare “ ?

L’uomo era sulla quarantina di anni, non alto , corporatura esile.

Gli dissi di seguirmi , dovevo passare dal Questore per il congedo di Tirdi e l’ufficio persone scomparse era adiacente.

Bussai alla porta e feci accomodare l’uomo, decisi di rimanere un attimo per sapere se vi erano novità in merito alle due donne uccise.

“ Buongiorno, mi chiamo Matteo Gilli , abito e lavoro a Pinerolo. Sono infermiere all’ospedale,da un paio di settimane non ho più notizie di Claudia Stecco , una mia collega  “.

L’agente prese nota e poi domandò se era sicuro di ciò che diceva, magari la donna si era assentata per ferie.

“ Impossibile, il direttore non avrebbe mai concesso le ferie di questo periodo. A casa  non risponde e i vicini non la vedono da tempo “.

Domandai se poteva farmi una sua descrizione.

“ Capelli  bruni, occhi verdi, corporatura esile, vestita sempre in modo  impeccabile “ rispose.

“ Senti Franco , prendo il signore per qualche attimo poi te lo riporto qui, ho la sensazione che sapremmo dare un nome a una delle donne ritrovate “.

Chiesi al signor Gilli di seguirmi , le accennai al ritrovamento dei corpi delle due donne e di come non avessero documenti addosso.

Andammo alla camera mortuaria delle Molinette, domandai all’addetto di scoprire  i corpi dal lenzuolo , seppur martoriati non solo dalle pallottole ma anche dai calcinacci e dai muri caduti loro addosso dalle bombe.

L’uomo sbiancò , dovette sedersi un attimo. Poi prese la testa tra le mani e scoppiò a piangere.

“ E’…lei…Claudia..mio Dio…” ,

“ Ne è sicuro signor Gilli ? Quello che rimane del volto è ben poco purtroppo “.

Si alzò, asciugò le lacrime e : “ Si , ne sono sicuro, vede questa cicatrice sul polso destro “ ? .

Feci un cenno con la testa.

“ Se l’era fatta cercando di tenere fermo un paziente mentre il medico lo sedava. Il tizio riuscì’ a prendere e spaccare la bottiglia dell’acqua sul suo comodino e tagliò Claudia sul polso “.

“Capisco , altre cose che possono confermare il riconoscimento “ ?

“ Direi il vestito , ricordo che lo indossò l’ultima volta che la vidi. Si vantava di aver speso ben 450  lire per questo “.

 

Tornando indietro  Gilli non disse una parola e guardava  dal finestrino. Le vie si stavano riempiendo di gente che andava al lavoro o alla ricerca di una via di fuga.

Il Ponte Isabella era pieno di carretti e camioncini che andavano verso la collina e  il fiume continuava a scorrere come se nulla accadesse.

“ Bene signor Gilli, eccoci arrivati. Vada pure dal mio collega e grazie per la collaborazione , è stato utilissimo. Ora dobbiamo però scoprire chi era l’altra ragazza “.

“ Purtroppo non la conosco, so che Cla..la signorina Stecco aveva delle amiche ma dove abitassero e quali fossero i loro  nomi non lo so proprio “ rispose mentre bussava alla porta dell’ufficio scomparse.

“ Senta , un’ultima domanda ..andavate a ballare in qualche sala insieme oppure andava con le sue amiche “ ? buttai la domanda senza troppa convinzione di ottenere  risposta.

Gilli pensò su un attimo e disse : “ L’unica volta che siamo andati insieme era al Roi Lutrario , la sala che c’è in via Stradella . Poi non so perché ma non mi chiese più di accompagnarla “.

Presi nota  ( non solo di questo indirizzo ma anche del fatto di come un’infermieria potesse indossare abiti costosi ) e decisi di andare alla sala da ballo , sicuramente qualche inserviente lo avrei trovato. L’aria era freddina, non so perché ma avevo impressione  come se  potesse nevicare da un momento all’altro.

Le Roi Lutrario è una sala da ballo sorta nel 1926 e da poco tempo anche cinema  , chiamata con il cognome dell’imprenditore che la fondò.

 Entrai , come avevo immaginato alcuni dipendenti erano intenti nella pulizia del locale.

“ E’ chiuso, torni stasera alle 21 “ disse una signora intenta a lucidare il bancone del bar.

“ Buongiorno, sono un commissario di polizia “ tirai fuori il tesserino onde evitare parole inutili. I dipendenti si fermarono , solo uno continuò il suo lavoro.

“ Vorrei porvi solo qualche domanda, tranquilli “ e domandai loro se conoscevano la signorina Claudio Stecco ( ovviamente non avendo una sua foto dovetti descriverla ).

“ No, io non la conosco “ rispose la signora del bancone.

“Manco io e tu Roby “? domandò l’altra donna all’uomo che scosse la testa in segno di diniego.

Mi avvicinai alla persona che nel frattempo non aveva smesso il suo lavoro.

e le ripetei la domanda.

 “ A lei cosa frega se la conosco o no ? Anche se fosse si non direi nulla a uno sbirro “.

 ( continua )

 

 

 

 
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Serata ...Donne

Post n°1885 pubblicato il 07 Marzo 2015 da paperino61to

Buona sera amici e amiche, questa sera il rockcafè è dedicato a tutte le donne e che un giorno si possa dire : l'otto marzo è tutto l'anno in tutti i paesi del mondo...

   Sperando che la scelta musicale vi aggradi un abbraccio dal papero...

 

 

                     

 

 

 

 

 

                  

 

 

 

 

 

                    

 

 

 

 

 

 

                 

 

 

 

 

 

 

           

 

 
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Tangente a sua insaputa

Post n°1884 pubblicato il 05 Marzo 2015 da paperino61to

Arrestato Helg, è terremoto sulla Gesap Commissari alla Camera di commercio di Palermo .

 

Sicuramente avrete sentito la notizia ai vari telegiornali o letto sui quotidiani. L'arrestato è stato immortalato mentre prendeva 100 mila euro di tangenti.

La prima giustificazione è veramente Meravigliosa : " Me li sono ritrovati in tasca della giacca ".

Vi giuro che dopo aver letto questa frase, sia io che la paperina di casa ci siamo fiondati come rapaci a guardare nel nostro vestiario, caso mai a " nostra " insaputa qualcuno avesse lasciato qualche soldino.

Purtroppo dopo aver rovistato in giacche, giacconi, cappotti, qualsiasi indumento che abbia avuto una tasca o taschino  , abbiamo dovuto rassegnarci, manco un centesimo , nisba , zero assoluto.

Ora cordialmente vorrei domandare al signor Helg se conosce qualcuno che " gentilmente " di sua volontà sia chiaro possa passar da casa nostra e lasciare un obolo ...che dite il corrotto si potrà interessare ?

La seconda giustificazione è stata : " Mi hanno pignorato la casa ".

Giustamente il poveretto non sapeva come fare, in fondo avere una busta paga di 30 mila euro al mese non da sicurezza, il rischio pignoramento esiste.

Chiedo agli amici che abitano in Sicilia, ma nel vostro splendido mare , qualche squalo non l'avete ? Il signor Herg non sarebbe male fargli fare la conoscenza con questo adorabile animale.

 
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La mano del destino ( Capitolo secondo )

Post n°1883 pubblicato il 04 Marzo 2015 da paperino61to

 

Dagli altri uffici non ricevemmo notizie confortanti , nessuno aveva denunciato la scomparsa delle due donne. Eravamo in un vicolo cieco, lo dovevo ammettere. Il questore mi chiese se avevamo una pista sottomano , ma dovetti dirgli che non sapevamo come muoverci.

Deluso uscii dall’ufficio, vagai per un paio di ore per le strade del centro. La vita era ripresa anche se nei volti della gente la paura si intravedeva. Ero in un bar di Corso San Maurizio quando una ragazza entrò trafelata urlando : “ Chiamate la polizia, è successo qualcosa a Oriella “.

Guardai il cameriere il quale  mi disse sottovoce  che la ragazza in questione era una dipendente del bordello della signora Agnese.

“ Presto , fate presto per amor di Dio , deve esserle successo qualcosa “ la voce tremante della ragazza non poteva essere ignorata, mi alzai e andai da lei .

“ Buongiorno , sono il commissario Berardi , si calmi ora e mi racconti tutto “.

“ Venga, presto “ e dicendo così mi prese per il braccio facendomi uscire dal locale. Mentre camminavamo a passo spedito mi raccontò cosa fosse successo , questa Oriella era attesa da un cliente, ma dopo una quarantina di minuti non era ancora andata a chiamare il signore che l’aspettava.

“ Siete sicure di averla vista entrare nella sua camera ? Magari è uscita “ domandai.

“ Impossibile, per uscire si passa davanti al bancone della signora Agnese. No…impossibile. L’abbiamo vista salire in camera per prepararsi e poi..” la voce si fece flebile.

Svoltammo in via Bava, il bordello era al numero 26. Un vecchio edificio a due piani.

“ Le stanze all’ultimo piano sono per noi ragazze, molte arrivano da fuori regione “ disse la ragazza  che nel frattempo disse di chiamarsi Rita Malforti .

Salimmo al primo piano, una signora sulla cinquantina mi venne incontro domandandomi chi fossi, le risposi che ero della polizia.

“ Meno male che è venuto di corsa, venga da questa parte la camera è l’ultima sulla sinistra …ragazze via da lì, è arrivata la polizia “ .

Le ragazze ( una decina ) erano davanti alla porta e non avevano  nessuna intenzione di spostarsi per cui dovetti alzare la voce .

La signora Agnese bussò un paio di volte chiamando il nome di Oriella , ma  nessuno rispondeva. Decisi di entrare sfondando  la porta, che era chiusa dallìinterno.

La stanza era immersa nella penombra ma  sentivo  un singhiozzo provenire e accesi la luce. Il mobilio era alquanto scarno : uno specchio innanzi al letto, un lavandino , una sedia e un appendi abiti.

 

Sul letto era seduto  un ragazzo  che singhiozzava. Quando mi vide urlò  . “ Non sono stato io , lo giuro “ !

Riverso sul pavimento , c’era il corpo della ragazza. Inginocchiatondomi  , le tastai il polso che  non batteva più. Dietro di me sentì le grida delle ragazze, mi voltai e dissi : “ Chiamate la Questura presto, domandate dell’agente Perino  “.

La signora Agnese si avvicinò e : “ E’ …” ?

Con il capo feci un cenno di assenso , poi andai dal ragazzo . Notai solo ora che in mano teneva un coltello insanguinato.

“ Ragazzo, posa il coltello , non peggiorare le tue cose “ , dicendo così la mia mano si posò sulla pistola che tenevo nella tasca del cappotto.

Mi guardava come se fossi di un altro pianeta, era evidentemente in stato di shock.

Sedetti accanto a lui e gli tolsi il coltello dalla mano.

“ Come ti chiami “ ? gli domandai .

Aspettò un paio di minuti prima di rispondere poi disse : “ Piero…Piero Cacetti , mi creda non sono stato io ad ucciderla..”.

“ D’accordo , ora però calmati e raccontami come è andata “.

Nel frattempo era arrivato Perino con un paio di colleghi. Le feci cenno di aspettare e di chiamare Stresi per le prime valutazioni .

Il ragazzo riprese a parlare : “ Sono entrato da là “ ed indicò il balcone.

“  Sono salito dal tubo che porta alla grondaia, la finestra era  aperta ..”

“ Perché non sei entrato dalla porta  “ ? .

“ Perché….perchè la signora Agnese non mi avrebbe fatto entrare..ecco il perché . Io amavo Oriella e volevo portarla via da questo bordello . La vecchia sapeva che Oriella non voleva fare più questa vita “.

Si mise la testa tra le mani ed iniziò a piangere, tirargli  fuori altre parole sarebbe stato impossibile.

“ Perino  vieni qui, accompagna il ragazzo in Questura . Li sopra c’è l’arma dell’omicidio “, poi uscì dalla stanza. Le altre ragazze erano nell’ingresso che mi aspettavano .

Dovetti urlare per farmi sentire.

“ Signorine, prego. Purtroppo per la vostra amica non c’è più nulla da fare ..il sospetto indiziato verrà condotto in caserma per interrogarla. A breve arriverà il medico legale, nel frattempo i miei agenti vi interrogheranno , vi prego rispondete , qualsiasi cosa , anche il particolare più insignificante può essere importante. “ Mi avviai all’uscita, ma prima di chiudermi la porta alle spalle chiesi alla signora Agnese di presentarsi l’indomani  nel mio ufficio.

 

L’indomani mattina in ufficio c’era un via e vai delle signorine che lavoravano nel bordello, ma dalle testimonianze non risultò nulla che facesse trapelare che la vittima voleva andarsene via dalla casa di via Bava.

L’unica che aveva avuto un sospetto ma subito dissipato era Rita Malforti .

“ Non so commissario, ma il mio sospetto è che Oriella volesse scappare. Una volta mi ha detto di non farcela più con questa vita. Poi però subito dopo aggiunse che stava scherzando e ridendo come una matta salì le scale con un cliente “.

Interrogai anche la signora Agnese De Matteis , proprietaria del bordello. Natia di Castigliole D’asti ma residente a Torino da decenni. Prima ha fatto la prostituta in proprio , poi ha aperto la casa dove che  dirige attualmente.

“ I nostri clienti sono ..come posso dire ..di ceto elevato , non so se mi spiego “ disse mentre si accendeva una sigaretta.

“ Capisco bene signora, questa pubblicità la danneggia intende dire “ ? domandai con una certa ironia.

“ Direi di si, è una casa rispettabile se così la posso definire “ mentre sul suo volto comparve un sorriso, evidentemente compiaciuta della parola rispettabile.

“ E’ un lavoro come un altro lo  ammetto. Signora , i clienti della povera Oriella , sa chi erano ? “.

Ci pensò un attimo , poi le sue  labbra si contrassero in una smorfia.

“ Vede commissario, se le dico i nomi vedo  dei guai , guai molto seri per la sottoscritta . Non so se mi capisce “ .

Posai la matita con cui prendevo gli appunti e risposi : “ Vede cara Agnese De Matteis , lei è già nei guai. Inutile che stia ad elencarle i motivi  “.

La donna contrasse ancora di più le labbra , un pallore spuntò sul suo volto nonostante il trucco abbondante.

“ Senta commissario, quella è gente che non scherza mi creda. Ho paura  non solo per me ,  ma anche per le ragazze che sono delle figlie per me “.

Capii che non avrebbe mai risposto manco sotto tortura.

“ Va bene vada, ma attenzione , se scopro che lei è complice dell’omicidio saprà che manco io scherzo “.

La donna uscì dall’ufficio cercando di sfoggiare un sorriso.

 

Tirdi che aveva incrociato la signora nel corridoio , entrando in ufficio disse : “ Commissario , ma tutte da lei vengono  le belle donne “ ?

Accompagnai con un gesto eloquente il sorriso che dedicai al mio sottoposto.

“ Senti spiritoso ho un lavoro da fare , te la senti “ ? domandai.

“ Certamente “.

“ Bene, devi pedinare la signora appena uscita. Non la conta giusta, sa qualcosa  della povera ragazza uccisa. Voglio scoprire chi erano i suoi clienti “.

“ Crede che sia stato uno di loro “ ?

“ Non lo so Tirdi ,forse  no , magari è quel ragazzo . Dato però che la signora si è dimostrata molto reticente nonostante il mio fascino , meglio pedinarla e vedere se riusciamo a scoprire qualcosa “.

“ D’accordo ,allora mi metto subito all’opera “.

“ Ah, ancora una cosa , adesso richiamo quei mie amici,  così se la casa è libera potete andarci quando volete  “ .

“ Se non compromette l’indagine anche domani, le valige le abbiamo già pronte “.

“ Perfetto , ti farò sapere, andreste a Viù, penso  vi piacerà il posto “.

“ Andrà benissimo, purchè sia fuori Torino, nel venire qui ho visto numerose persone sfollare con ogni mezzo “.

“ Ora vai e fammi avere un rapporto sul mio tavolo per stasera o al massimo chiamami a casa se non riesci prima “.

Tirdi uscì e si mise alle costole della bella De Matteis.

Nel frattempo il presunto assassino era negli uffici al piano sopra per essere interrogato da un altro  collega. Decisi ugualmente di farci un salto e vedere se si riusciva a cavare qualcosa dalla sua bocca.

“ Ciao Enzo, come va con il ragazzo “ ? domandai.

“ Ciao Berardi, l’unica cosa che ripete è : non l’ho uccisa io “ rispose il collega.

Presi una sedia e mi sedetti di fronte a  Cacetti : “ Senti non so se ti  rendi conto che sei nei guai a non finire. Meglio se parli , credimi ,lo dico per te “.

Mi guardò  con i suoi occhi spenti, il volto disfatto da quello che era successo.

“ Commissario, mi creda non l’ho uccisa io. Perché non volete credermi , amavo Oriella “.

“ Comincia dall’inizio ,quando vi siete conosciuti e dove ?“ .

( continua )

 

 

 

 

 
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La mano del destino ( primo capitolo )

Post n°1882 pubblicato il 02 Marzo 2015 da paperino61to

 

Antefatto :

Torino 1942

 

La mattina del 21 novembre vede il cielo di Torino riempirsi di fumo degli incendi provocato da intere palazzine sbriciolate sotto i bombardamenti degli aerei inglesi.

Non c’è zona della città che sia stata risparmiata , si conteranno centodiciassette  morti che andranno assommati ai quarantadue uccisi un paio di giorni prima   .

 

“ Gino, dame na man , ai son dei corpi sota ste macerie “. ( Gino , dammi una mano, ci sono dei corpi sotto queste macerie )

L’uomo corre in aiuto dell’amico ,  e sotto altri  detriti vedono spuntare una mano.

“ Povra matota …forza , tiriamola fuori “.

Con fatica riescono a tirarla fuori dalle macerie , ma si accorgono che assieme alla donna   vi è un’altra persona , anche questa donna.

 Mentre adagiano i corpi delle povere sventurate notano  qualcosa che li fa rimanere a bocca spalancata .

“ Va a ciamè la madama, a coste fomne le hanno sparato “.( Va a chiamare la polizia, a queste donne le hanno sparato )

Scendo dalla macchina e vedo il volto della morte, ormai dovrei essermi abituato ma non è così. Qui la morte colpisce gli innocenti , in fondo alla via il terreno è sventrato dalle bombe, da un carro si intravedono le mani penzolanti di chi è morto.

L’agente Perino ci viene incontro , esclamando  : “ Buongiorno commissario Berardi , venga  con me , ci sono  i due corpi in quel angolo “ ed indica il luogo, poi mi dice anche che ha fermato i due uomini che  hanno trovato le povere donne .

Un lenzuolo grande ricopre i corpi, lo scosto e vedo chiaramente i segni delle pallottole  sui loro petti.

“ Bravo , prendi nota di quello che ti diranno i signori, inoltre  voglio anche i loro indirizzi e professione “.

“ Ho fatto anche chiamare il medico legale “.

“ Hai fatto bene Perino, cos’altro puoi dirmi ? “ domandò all’agente .

Scuote la testa ,  mi dice  : “  Non sappiamo manco come si chiamano le sventurate, non hanno documenti, ne borse..le hanno trovate lì sotto ( e indica le macerie ) , unico indizio una cicatrice sul polso destro di una delle due vittime, questo è tutto “.

“ Brutto affare , aspettiamo il dottor Stresi  e sentiamo cosa dice. A vedere i loro corpi sembrano essere state freddate da un mitra o fucile a pallettoni, tu che dici Perino ? “.

“ Concordo  commissario , poi sono state trasportate qui  e le bombe hanno dato una mano all’assassino o assassini per nasconderle sotto le macerie “.

“ Oppure le hanno ammazzate  in questa casa e le bombe l’hanno fatta crollare “ .

Mi allontano , la nausea mi assale, non è il primo bombardamento che subiamo , ma ho come impressione che questa volta sia diverso, più cruento , più efferato.

“ Perino , io torno in ufficio , appena arriva il medico vieni a riferirmi le sue impressioni “.

 

L’ufficio è a malapena riscaldato, oggi la  temperatura è bassa, siamo a meno tre, immagino quando arriveremo a gennaio  ai giorni della merla. Poso  cappotto e cappello sull’appendiabiti  e dopo qualche istante entra Tirdi , guardo il suo volto scavato  sempre più magro.

Non dico nulla, ma capisco che  la sua salute è cagionevole.

“ Buongiorno commissario, scusi il ritardo ma…”

Non finisce la frase, si siede e si mette a piangere. Vado a prendere un bicchiere d’acqua, poi mi siedo anche io accanto a lui.

“ Tieni, bevi che male non ti fa. Tua moglie come sta ? “ domando.

“ Grazie commissario. Ieri ha avuto una crisi di nervi, non smetteva più di urlare. Cercava di coprirsi le orecchie dallo scoppio delle bombe, ma era inutile..capisce inutile “.

“ E’ normale credimi , dove mi trovavo io  parecchie persone urlavano, tremavano e si coprivano le orecchie. Questa è una dannata guerra, e se il popolo italiano non lo capisce ora, non lo capirà più “ risposi mentre andai al telefono che aveva iniziato a squillare.

“ Pronto ? Qui il commissario Berardi …dica ..”

Era Perino , si trovava all’obitorio con il medico legale ,mi riferiva dell’uccisioni delle due donne.

“ Sono morte da almeno trentasei ore, una raffica di mitra ,  età media sui venticinque massimo trent’anni,  non di più. Avrei voluto scattare delle fotografie dei loro volti ma erano quasi del tutto sfigurate, sarebbero servite a nulla “ .

 “ Vedremo il da farsi  Perino, ora torna qui però  “.

Tirdi mi guardava , non sapeva nulla dell’omicidio. Gli spiegai la faccenda, scosse la testa e borbottò qualcosa che non capii.

Il via vai di ambulanze con le loro sirene faceva capire che stavolta Torino era stata colpita violentemente. Socchiusi gli occhi e pensai a mamma Gina e a suo figlio sui sentieri della Grecia.

Perino arrivò con il referto medico stilato dal dottor Stresi, confermava ciò che l’agente mi aveva detto : erano state uccise con un mitra e lasciate in quella casa abbandonata , sicuramente se non fosse crollata sotto il bombardamento nessuno se ne sarebbe accorto.

“ Tirdi per favore , vai all’ufficio persone scomparse e vedi un po’ se sanno dirti qualcosa di due donne sulla trentina , se per caso nel loro archivio vi è qualche denuncia di scomparsa “.

 

Accompagnai Tirdi a casa, non l’avevo mai visto così sconvolto. Nel tragitto le parole che emetteva erano monosillabi. Il freddo pungente della sera sferzava i nostri volti, per strada pochissima gente, le luci quasi tutte spente per paura di un altro attacco aereo.

“ Vuoi che venga  a parlare con tua moglie “ ? domandai.

 “ No, commissario, la ringrazio , ma credo che serva a ben poco. E’ questa maledetta guerra..quando finirà “ ? rispose singhiozzando.

Non sapevo cosa dirgli, allargai le braccia e risposi : “ Siamo nelle mani di Dio, quello che posso consigliarti è di andare ad abitare fuori città , se vuoi  mi interesso io . Più sarete lontani da Torino meglio è “.

“ Con il lavoro come faccio “ ?.

“ Ti prendi un congedo a tempo illimitato, parlo io con il Questore vedrai che non farà storie. Ho amici a Viù che sarebbero contenti di farmi dei favori . Tu pensaci e poi fammi sapere “.

Tornando indietro passai da Mamma Gina, la vidi dietro il bancone del suo locale. Entrai per un saluto, mi venne incontro abbracciandomi e piangendo perché  da diversi mesi non aveva più notizie di suo figlio.

Lo stomaco mi si bloccò , cosa potevo dire a una persona che era stata come una seconda mamma per me ? Cercai di rincuorarla anche se dentro di me sapevo che il povero ragazzo era una delle migliaia di vittime dell’idiozia umana di certe persone.

La sera intanto aveva avvolto Torino e il silenzio regnava indisturbato per le vie. Ogni tanto si sentiva il rumore di una camionetta , erano le milizie fasciste che facevano la loro ronda quotidiana.

Arrivato a casa  accesi la radio , così , per distrarmi un po’ . Il giornale parlava di battaglie vinte sui fronti con gli alleati tedeschi, decisi di spegnarla , meglio il silenzio che queste balle colossali.

Mi misi a letto e cercai di dormire, ma non era facile, la paura di sentire suonare la sirena anti aerea era tanta..e poi anche la storia di quelle due donne ammazzate mi metteva ansia.

Chi erano , da dove arrivavano , cosa facevano quando erano in vita , tante domande nessuna risposta.

Il ticchettio dell’orologio per fortuna mi fece da ninna nanna e  lentamente sprofondai nel sonno.

 

Il mattino seguente il tempo sembrava migliorare, il freddo era meno pungente e il cielo era sgombro da nuvole. Andai all’edicola ma nessun quotidiano accennava all’omicidio, non ne avevo dubbi  le pagine erano piene di resoconti del bombardamento e di come il Duce ripeteva : “ Non ci piegheremo alla violenza degli alleati, spezzeremo loro le reni “.

Scossi la testa e a passo deciso mi avviai verso la Questura.

“ Buongiorno commissario “.

“ Ciao De Luca ,ci sono novità “ ?

“ Purtroppo no, delle due donne non si sa nulla all’ufficio persone scomparse non ci sono denunce in merito..almeno non qui a Torino “ rispose l’agente.

“ Che intendi dire “ ? domandai.

“ Forse , dico forse, potremmo sentire gli altri commissariati in Piemonte e non solo “.

Ci pensai su , come ipotesi non era tanto campata in aria.

“  Si può provare De Luca , ottima ipotesi , bravo. Ora corri a vedere cosa ti dicono i colleghi degli altri uffici e appena sai qualcosa fammi sapere “.

L’agente si congedò ed io mi mettevo a scaldare  una tazza di caffè. Il freddo si faceva sentire, il riscaldamento veniva razionalizzato con  poche ore di accensione al giorno.

Entrò Tirdi , mi sembrava meno scosso del giorno prima.

“ Ciao Tirdi,ho appena messo su il caffè, vuoi  una tazza  “ ? domandai.

“ Buongiorno commissario, si grazie ne ho bisogno “ .

Dopo un paio di minuti di silenzio mi domandò se l’offerta  per andare via dalla città era ancora valida.

“ Certamente, ora chiamo miei amici e poi andiamo dal questore a..”

“ Io rimango qui , commissario, va solo mia moglie e sua madre “ rispose Tirdi.

“ Ne sei sicuro ? Non preferisci esserle accanto ? Sai che non ci sono problemi “.

“ Stia tranquillo preferisco stare qui a lavorare, poi ieri sera ho saputo che mia moglie aspetta un bambino “ , un sorriso spuntò sul suo volto scavato.

Per poco non feci cadere  la tazzina , lo abbracciai e gli feci gli auguri.

“ Allora fai la cosa giusta a mandarla via da qui, ho come lìimpressione che questa follia continuerà per molto. In ogni caso quando vuoi prenderti dei giorni di congedo  dimmelo  nessun problema , ti firmo io i fogli  “.

“ Grazie  commissario ,lei è una persona splendida , un uomo di cuore..grazie “ sentivo che stava per piangere e decisi di mandarlo in un altro ufficio a prendere delle scartoffie.

Mentre stava uscendo sussurrai : “ Anche tu lo sei caro Tirdi , anche tu “.

 ( continua )

 

 
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