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Messaggi di Ottobre 2018

 

Bacheca FCA

Post n°2398 pubblicato il 04 Ottobre 2018 da paperino61to

Diamo notizie dalla più grande fabbrica automobilistica italiana, la FCA. Notizie che raramente vengono date dai mass media, e se vengono date durano qualche secondo o qualche riga.

Sono notizie decisamente allarmanti, ma la Fiom dal lontano 2011 diceva che il piano del Santo Marchionne erano solo parole a vuoto, ma che per motivi " personali" gli altri sindacati avevano deciso di appoggiarlo in toto, con conseguenza di cancellazione dei diritti senza avere la certezza di produrre auto.

Pensate, che ora anche la Uilm per bocca del suo segretario provinciale in un intervista sulle pagine della Repubblica esclama: " Per Mirafiori la situazione è drammatica!!" . Sorge spontanea la domanda: ma fino adesso dov'era questo tizio? Abitava sulla luna?

Avendo finito la cassa integrazione l'azienda si inventa due cose per il calo di vendite, la prima prende giorni di permesso o ferie ( l'altra settimana chiusura di 3 giorni) poi questa, un'intera settimana di corsi nei due turni " pagati". Mai successo! Di solito i corsi duravano uno o due giorni, potevano capitare durante la cig e non erano Mai pagati ( grazie ai soliti firmatari) se lo stabilimento era chiuso e l'orario era il centrale, ovvero dalle 8 alle 17.

Notizie di questi giorni è l'ennesimo calo di produzione del Levante, unico modello prodotto a Mirafiori, si passa da 70 vetture per turno a 59, (e altre voci parlano di un solo turno di lavoro) con conseguenza di postazione di lavoro " tolte". Dovete sapere che l'azienda si fa bella con la parola Qualità, ma se tu togli personale e dai al restante il lavoro che svolgevano gli " esuberi" difficilmente la macchina uscirà perfetta( Non si ha il tempo materiale per farlo!). 

Dove verranno collocati resta per ora un mistero, ma credo che verranno trasferiti nei vari stabilimenti fuori Torino.

Grave crisi anche a Grugliasco dove vi è la produzione della Maserati, li la cassa integrazione l'hanno ancora e utilizzano i contratti di solidarietà. I famosi 1050 operai trasferiti ai primi di giugno da Mirafiori a Grugliasco sono ancora in attesa di lavoro, per molti di loro avendo problemi di salute, sono collocati tutt'ora in aula per i corsi. 

Modelli per il fututo non c'è ne sono, il silenzio dell'azienda è allucinante. Ogni tanto si sparge la voce che arriva questo, quest'altro...ma di concreto nulla. Anche perchè per fare un modello o l'azienda investe per costruire una linea nuova e in quel caso può richiedere la cassa integrazione oppure se la piattaforma del modello è simile al Levante, può passare sulla stessa linea, senza, attenzione, senza risolvere il problema dell'occupazione, perchè è ovvio che gli operai rimangono gli stessi, al massimo potrà esserci qualche postazione aggiunta. 

Cisl, Fismic e Ugl silenzio totale in merito. La sindaca e il Presindete di Regione in un intervista congiunta hanno demandato al Governo, il quale Gigino alias Di Maio per ora sta in disparte, eppure l'incontro con i vertici aziendale c'è stato, la curiosità è sapere di cosa hanno parlato.

Non va meglio negli altri stabilimenti FCA in Italia, dove la cassa integrazione la fa da padrona.

Secondo umile opinione personale faccio due ipotesi: la prima che la FCA aspetti di vedere il piano pensione ( la famosa NON cancellazione della legge Fornero) per sapersi regolare se chiedere l'uscita anticipata degli operai in esubero oppure seconda ipotesi ( non campata in aria) la vendita ai giapponesi.

Solo il futuro svelerà le carte per ora quello che è certo che i diretti " interessati " sia a Mirafiori dormono alla grande senza pensare che il rischo di leggere un domandi un cartello con su scritto CHIUSURA non è poi così scontato!

 
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La villa del mistero ( capitolo settimo)

Post n°2397 pubblicato il 03 Ottobre 2018 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi e il collega Perino trovano ospitalità in una villa dopo essere stati sorpresi da una tormenta di neve. Nella villa si è consumata una tragedia: la morte della figlia del proprietario e la scomparsa di una domestica. Il commissario su richiesta anonima di aiuto inizia un'indagine, scoprendo che c'è qualcosa di strano a partire dal suicidio della giovane. Inoltre un altro segreto è celato nella villa, il cognato del domestico Umberto è nascosto in una stanza e curato all'insaputa anche del proprietario. E stato ferito da una mano sconosciuta. Berardi capisce he che è la stessa mano che ha tentato di uccidere lui e Perino. Un ipotesi incomincia a farsi strada nel commissario, che all'interno della bara che deve essere ancora tumulata non vi sia il corpo della figlia Adele ma bensì della domestica Betty. Domanda a Gedina ( proprietario della villa) se ha redatto un testamento, al nominare la domestica quest'ultimo si blocca in un assoluto silenzio. Cosa c'entra la domestica con il testamento si domanda Berardi?.

 

 

“Cosa?...mah…ma commissario si rende conto di quello che mi sta chiedendo?” parla in fretta il domestico, la sua faccia è di un pallore impressionante.

“Senta Umberto, so che non è un compito piacevole, ma so anche che non abbiamo molto tempo, domani se non oggi pomeriggio la bara verrà tumulata. Se vuole scoprire la verità è l’unica cosa che possiamo fare per cancellare ogni nostro dubbio, parlando chiaro, io credo che nella bara non ci sia il corpo della figlia dell’avvocato!”.

“Mio Dio…mio Dio…commissario mi chieda tutto ma…aprire una bara? E se si sbagliasse?”.

“Non ho la verità assoluta, e se può calmarla, mi assumerò io la responsabilità davanti a Dio e ad eventuale giudice”.

Il domestico volge lo sguardo fuori, il manto di neve è sempre più spesso, anche se da un paio di ore la neve scende irregolare.

“Va bene commissario, che Dio mi perdoni, quando vuole procedere?” domanda con voce tremante.

“Direi anche subito, l’avvocato è nella sua stanza, mentre la moglie e il dottore Fasotti non li vedo in giro, e in quanto alla servitù…”.

“Su quella non si preoccupi, la domestica è a pulire le camere, il giardiniere aiuta sua moglie, mentre la mia è da suo fratello a cambiargli la fasciatura”.

Guardo Perino anche lui paonazzo, e non posso dargli torto, nonostante anni e anni di indagine e di efferati crimini, scoprire una bara non è cosa da poco.

Andiamo verso la rimessa dove è stata posta, Umberto ci apre la porta e mentre entriamo osservo se qualcuno dalla villa possa averci notati. Nulla, dalle finestre della dimora non scorgo nessuno.

L’unica luce che filtra è quella del giorno, la bara è posta su dei cavalletti. Con alcuni attrezzi che ha portato Umberto ci mettiamo all’opera. Perino si fa il segno della croce e sento che mormora qualche preghiera, il domestico lo segue a ruota.

Impieghiamo circa dieci minuti poi finalmente l’ultima resistenza del coperchio cede.

“Perino, ora dammi una mano ad alzarlo e metterlo a terra… non fare il pauroso!”.

Pur riluttante il buon Perino mi aiuta, il coperchio viene posto a terra. Umberto è di sentinella alla finestra.

Un corpo di donna giace nella bara, ha un vestito color verde chiaro, un volto molto attraente, i capelli  castani, la corporatura non è affatto esile, tutt’altro.

“Umberto vieni a vedere se è la figlia dell’avvocato…presto, non abbiamo molto tempo”.

Umberto si volta, le mani tremano, i passi sono lenti mentre si avvicina alla bara.

L’uomo osserva il corpo: “ La signorina con il suo vestito preferito” la voce è roca, poi all’improvviso esclama: “Mio Dio….ma questa non è Adele…è Betty…ma come…? Ma…il vestito sono sicuro sia della signorina Adele…com’è possibile?”.

“Inutile porsi questa domanda, ci penseremo dopo. La mia ipotesi è quindi giusta, nella bara  c’è il corpo della domestica scomparsa. Osservo meglio il corpo della donna e vedo una macchia scura all’altezza del cuore, c’è un foro: “Guarda Perino, vedi anche tu quello che vedo io?”.

Perino accenna di si: “ E’ stata uccisa e scommetto che la pistola è la stessa che ha ferito il suo ragazzo”.

“Lo credo pure io, ora chiudiamo la bara, prima che qualcuno si accorga della nostra presenza”.

Torniamo nella villa, Umberto va dritto in cucina e prende dalla credenza una bottiglia di brandy: ne beviamo un paio di bicchieri. Osservo Perino che è tremante e con gli occhi bassi. Stavolta l’ho sottoposto a una dura prova e me ne vergogno, ma non potevo fare diversamente.

Dopo una decina di minuti dove il silenzio regna, Umberto mi domanda scusa e chiede il mio perdono. Non capisco cosa voglia dire mentre mi riempio un altro bicchiere di brandy. Questa prova ha scosso anche me.

“Vede signore, io l’ho subito riconosciuta quando è arrivato alla villa in cerca di aiuto per la sua auto ancora prima che mi dicesse chi era, ed ho pensato che solo lei poteva risolvere questo giallo…ecco non so come dirglielo signore…”.

“Per Dio Umberto, non aver paura parla chiaro!”.

“Vede signore, il fatto è che…la linea telefonica è stata ripristinata da ieri mattina…”.

“E tu per paura che io e il mio collega chiamassimo la questura di Mondovì per farci venire a prendere hai preferito non dire nulla e continuare a mentire sulla linea interrotta, immagino che manco i tuoi padroni sappiano di questa cosa?”.

“No signore” mentre dice questa frase abbassa la testa in segno di scusa.

“Vabbè non tutto il male viene per nuocere, abbiamo scoperto che la domestica è stata uccisa e che la giovane Adele potrebbe essere ancora viva. Ora però devi dirmi se sai il nome del notaio di Gedina, devo parlargli assolutamente”.

“Farò di più commissario, vi darò il numero dello studio, il notaio si chiama Barnabei e ha lo studio a Mondovì”.

Un paio di minuti dopo rientra in cucina con un foglietto.

“Da dove posso telefonare senza che nessuno se ne accorga della linea ripristinata?”.

“Qui abbiamo un telefono a muro, è dietro quella piglia”.

Compongo il numero dato e dopo un paio di squilli mi risponde il notaio in persona.

  “Buongiorno signor Barnabei, sono il commissario Berardi della questura di Torino…come dice? Se è successo qualcosa a sua figlia che si trova in città da noi? Veramente la chiamo per un altro motivo”.

Le domande che pongo vertono sul testamento del signor Gedina, è riluttante a rispondere al telefono, poi dopo una vaga minaccia di complicità in un delitto, si decide a lasciare da parte il giuramento professionale.

 “Si commissario, è venuto l’avvocato ieri mattina ha consegnarmi il nuovo testamento. Come dice? No…io non l’ho visto e manco la mia segretaria, ha lasciato la busta in portineria”.

“Strano perché il signor Gedina è a letto, in questi giorni è molto provato da quello che è successo, poi con la caduta della neve è difficile arrivare fin da lei”.

“Ho trovato anche io strana la cosa, anche perché con l’avvocato siamo amici di vecchia data, e quando viene da me, ci prendiamo qualcosa da bere al bar di fronte allo studio. Proverò a domandare in portineria, se può darmi una descrizione di quella persona…d’accordo commissario, mi chiama lei fra una ventina di minuti!”.

 ( Continua)

 

 
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La villa del mistero( capitolo sesto)

Post n°2396 pubblicato il 01 Ottobre 2018 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi e il collega Perino sorpresi da una tormenta di neve trovano ospitalità in una villa fuori Mondovì. Una tragedia ha però colpito la famiglia Gedina, proprietaria della dimora: il suicidio della figlia Adele e la scomparsa della domestica Betty. Berardi viene coinvolto seppur a suo malgrado in un indagine tramite un biglietto anonimo in cui si chiede il suo aiuto. Indagando scopre che la domestica scomparsa era in cinta, e che Adele non può essersi suicidata per un'unica pasticca di barbiturici. Inoltre Umberto( domestico di vecchia data di Gedina) ha un segreto. In una perlustrazione in un capanno non lontano dalla villa, il commissario e Perino subiscono un attentato senza conseguenza. Il fucile usato dall'attentatore è di proprietà di Gedina. Berardi al rientro in villa segue Umberto e scopre il suo segreto. 

 

Una fiaccola illumina uno stanzino dove c’è una brandina, con disteso un uomo.

“E’ mio cognato! L’abbiamo trovato poco distante dal capanno e assieme al giardiniere l’abbiamo portato qui, è ferito”.

“Ha detto chi lo ha colpito?”.

“No, da allora non ha ripreso conoscenza del tutto, ogni tanto farfuglia qualche parola, ma nulla di comprensibile”.

Mi avvicino all’uomo. Ha una fasciatura sul torace, sicuramente è stato colpito con un’arma da fuoco.

“Avete chiamato un medico? Magari il dottor Fasotti”.

“No commissario…non mi fido di quell’uomo…non so dirle il perché. Quando ho visto che il proiettile è uscito, non ho ritenuto opportuno chiamare un medico. Io o mia moglie a turno gli cambiamo la fasciatura, per la febbre abbiamo il chinino”,

“Secondo lei cosa gli è successo?” domando al domestico.

“Deve sapere che Alfio è il fidanzato della Betty. Non so dire il motivo che lo ha portato fino al capanno, forse la sua ragazza gli ha detto di venire...”.

“ Potrebbe essere, ha trovato una lettera in tasca a lui?”.

“No! A meno che…”.

Il domestico ha c’entrato l’ipotesi più probabile, se aveva una lettera è stata fatta sparire dal suo assalitore.

“ Ha capito da quale arma è stato ferito?”.

“Secondo il giardiniere da una pistola, ma non ha saputo dirmi di quale calibro”.

“Quindi è stato colpito a bruciapelo. Può farmi vedere la ferita?”.

Il foro del proiettile è piccolo, ne deduco che è una pistola di piccolo calibro, sicuramente una pistola da donna, inoltre chi ha sparato ha mirato ad uccidere, un assassino freddo e determinato.

“Umberto sa se la moglie di Gedina ha una pistola?”.

“Non so commissario, posso domandare alla ragazza che si occupa delle stanze, lei crede…”.

“Io non credo nulla, ma qui nella villa qualcosa di molto grave è successo, e penso che chi abbia commesso questo fatto è uno dei presenti che vive qui”.

“Non sospetterà spero della servitù?”.

“ In un’indagine tutti sono sospettati !”.

“Un’ultima cosa, perché ha mentito quando ho chiesto se Betty ha avuto un ragazzo?”.

“Non mi fido del medico, come gli ho già detto e neanche della signora, e davanti a loro ho preferito mentire”.

Lasciamo Umberto a prendersi cura del ferito ed usciamo dallo stanzino segreto, Umberto mi prega di non parlare all’avvocato di questo nascondiglio, non lo sa, lui lo ha scoperto per puro caso.

Mentre io e Perino andiamo nel salone, vediamo la signora Gedina parlare con il dottore. Non capisco cosa stiano dicendo ma dai loro volti  deduco che la conversazione non è  piacevole. Appena ci notano la donna si defila mentre il dottore ci viene incontro sorridente.

“Buongiorno signori come va? Anche oggi neve, tanto per cambiare…gradite un brandy? E’ di ottima marca sapete?”.

Dopo alcune frasi di circostanze domando se nella villa ha mai visto aggirarsi estranei.

Risponde che ieri pomeriggio gli è sembrato di vedere un’ombra sul sentiero che porta al capanno.

 “Può essere che qualche vagabondo entri nella villa scavalcando il muro, magari vanno a dormire al capanno stanno al caldo, c’è pure una brandina”.

Domando come mai ci sia una brandina: “Un po’ insolito, non trova?”.

“Non so dirle il perché…forse alle ragazze serviva per stare per conto loro…sa le chiacchiere che fanno di solito le ragazze giovine”.

“ O forse serviva per qualche incontro…e non solo per le ragazze”.

Il dottore resta interdetto e bruscamente mi domanda il perché di questa affermazione.

“Nulla di che dottore, noi commissari cerchiamo di fare più ipotesi di quanto ci servano”.

“Capisco…lei pensa che in qualche modo possa essere un’alcova per amanti?”.

“Potrebbe dottore, chi lo sa, io mi limito a mettere insieme i vari pezzi del puzzle, compresa la scomparsa della domestica e la morte della signorina Adele”.

A quest’ultima frase il dottore rovescia il contenuto del bicchiere, chiedendo scusa per la sua goffezza, poi con qualche frase di circostanza si allontana.

“Perino che ne pensi? Sembra che a nominare la figlia dell’avvocato al medico sia venuto un mancamento”.

“ Direi di si commissario, sembra piuttosto turbato…non capisco perché non gli dice del ritrovamento della confezione di barbiturici!”.

“Perché ho come l’impressione che il dottore sappia qualcosa sulla morte della signorina…funzionasse il telefono chiamerei Mondovì per farmi arrivare la scientifica…e poi Stresi, il caro dottore Stresi, per dare un occhiata alla defunta”.

“Aprire una bara? …Ma…lei crede…”.

“So che ti sembra strano, ma immagina per un attimo che la domestica scomparsa sia la vittima, dopo averla uccisa quale nascondiglio migliore di una bara?”.

“Se così’ fosse dove è finita la figlia di Gedina?”.

“Questo è il punto morto, dov’è  finita? E se non è stata uccisa perché rapirla? Riscatto?...Non credo, l’avvocato non ha parlato di riscatto…e se…”.

“Non capisco commissario”.

“E se riguardasse il testamento? L’avvocato sa di essere malato, lo ha detto lui stesso, magari teme l’aggravamento delle sue condizioni, quindi è normale che ne rediga uno, ma chi erediterebbe il tutto?”.

“Però c’è anche la moglie”.

“La seconda moglie ricordiamolo…il tutto andrebbe alla figlia. C’è solo una cosa da fare, andare a chiederlo all’avvocato”.

Lo troviamo nella sua stanza, è nel letto e si scusa per il suo stato di salute: “ Oggi non mi sento di farvi compagnia commissario, mi deve scusare”.

“Non si deve scusare signor Gedina, in questa villa sono avvenuti dei fatti tragici e sinceramente crediamo che l’intervento della polizia sia indispensabile. No la prego, mi faccia finire, prima cosa pensiamo che la domestica scomparsa sia stata uccisa, non crediamo affatto alla sua improvvisa fuga. Mentre per sua figlia, per una mia ipotesi personale, credo che sia ancora viva”.

A queste parole l’avvocato sembra scuotersi, mentre balbetta qualcosa.

“Mi dica solo questo, lei ha redatto un testamento visto la sua situazione non brillante di salute?”.

“Certo che si, visto  l’aggravarsi della mia salute ogni giorno. Ho stilato il testamento lasciando il dividendo alle…, ma non ha importanza tutto questo oramai, con la morte di mia figlia devo cambiarlo e la scomparsa…”.

“Cosa c’entra la domestica con il testamento?”.

Qui l’uomo si chiude in se stesso. Ringrazio l’avvocato e lo lasciamo che riposi. Chiedo solo di non fare parola con nessuno, manco con sua moglie della nostra chiacchierata.

Usciamo dalla stanza con la convinzione che la scomparsa della figlia sia legata a questo testamento.

“Commissario, quindi la moglie c’entra in pieno con questa scomparsa?” .

“Credo di si Perino, e credo anche che abbia un complice per poter attuare questo suo piano”.

“ Il dottore?”.

“Probabile, ma ora abbiamo un compito ingrato e non piacevole, rintracciamo Umberto perché abbiamo bisogno del suo aiuto”.

 ( Continua) 

 
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