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Autobiografia del papero ( 28 parte )

Post n°956 pubblicato il 26 Luglio 2012 da paperino61to

A volte essere generosi non sempre conviene, anche se si è poi apprezzati e come  dicono ti puoi meritare  un bonus per il paradiso.

Io l’ho scoperto sulla mia pelle. Ero con i miei genitori in montagna, al Pian della Mussa, non lontano da Torino, se qualcuno ha l’occasione di andarci ci vada ,merita veramente la pena.

Era una giornata calda di agosto, e quell’anno   non andavamo in ferie , allora mio padre decise di fare la cosiddetta gita della domenica.

Cesto di panini, bibite , l’acqua la si prendevamo , perché è più buona , ancora adesso ho dei colleghi che partano con taniche vuote e vanno fin lassù a riempirle.

Arriviamo con la solita 500 L color rosso, ci sistemiamo sul plaid, insomma le solite cose che fanno i turisti. Poi piano piano il posto si riempie di gente :  chi prende il sole, chi legge,chi gioca a pallone.

Ecco chi gioca a pallone ;  niente di male direte voi , giusto. Il problema diventa quando ci si gioca  non a debita distanza da un fiume , perché quando uno svirgola il pallone uno svirgola il pallone, ovvio che questo fili dritto nell’acqua.

 

              

Ebbene,  uno di questi “ piedi buoni “ lo svirgola talmente tanto, che la palla sta andando a finire dritta nel fiume. Io come un imbecille , non proprio,diciamo come il cavaliere errante nel mio impeto di generosità, scatto in piedi e corro per recuperarla prima che avvenga il fattaccio.

Ora son convinto che incominciate a capire come sia finita la faccenda . Il pallone è troppo veloce perché riesca a fare lo stop,cioè fermarlo , e nel tentativo di farlo ,mica mi son accorto che ero già sul greto del fiume ….e SPLASHhhhhhhhhh.


Un bel volo  degno del miglior Cagnotto ( atleta torinese di tuffi), il guaio che lui li faceva con costume e nell’acqua non “ gelata “  mentre  io ero vestito con  canottiera,pantaloni corti e calzini con scarpe, insomma non mi mancava nulla, ah si il cappello, ma quello era rimasto vicino al plaid, ed il fiume era stra gelato non solo gelato.

Ripescato come una trota da mio padre, sentii solo le risate dei bischeri, e manco un grazie per il tentativo di agguantare la palla. Ero sprofondato dalla vergogna , anche se colpa non ne avevo, tranne quella di non essermi fatto gli affari miei.

Mia madre strillò come pochi, e così ,per non lasciarmi fradicio marcio fino a sera, tornammo a casa, io ignudo come un poppante nel sedile posteriore, sperando insieme ai miei genitori di non incontrare nessun posto di blocco.

             


La fortuna ci aiutò ed arrivammo senza nessun problema a casa , e io da quella volta quando capitava che una  palla stava per finire   nel fiume , la salutavo con le manine.

 
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