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Autobiografia del papero ( 29 parte)

Post n°964 pubblicato il 02 Agosto 2012 da paperino61to

Alla fine dell’anno scolastico della terza  media se  avevamo  un ‘ ottima votazione non esistevano problemi ,  lo  poteva diventare  se la nuova scuola   reputava che questo fosse  basso.

Una volta , ora non so e spero che non sia affatto così, in certe scuole non bastava la media del sette per garantirti il posto.

I miei che a parlare di farmi diventare archeologo le veniva l’orticaria, pensarono bene di iscrivermi a Perito elettrotecnico. In quegli anni 70’ , andava di moda scegliere quegli studi assieme a ragioneria, anche perché non è come ora che compriamo   elettrodomestici e  quando sono  rotti li  buttiamo via, allora si aggiustavano.

Ecco che  mio padre andò alla scuola Peano  in corso Venezia, la segretaria le disse che la media dei voti non bastava, avrebbe dovuto iscrivermi alla succursale.

Qui iniziano le noti dolenti.

Già a partire dal nome della scuola, per carità ognuno nasce già  con un cognome , ma quando amici e amiche ti domandavano dove vai alle superiori , e tu cerchi di glissare, ma alla fine esclami : “ vado a una scuola dove se metti una A al posto della O, potrei diventare concorrente delle signorine buonasera, quelle  che battono all’angolo della strada per intenderci“.

E da li partivano le risate e le illazioni a tutto andare, battute da caserma e da piole di paese.

Il nome della scuola è un sinonimo  di Escort ( in questi anni si usa questo nome, ma prima era putt..o  baldr..…) al maschile visto che finiva con la O.

Uno dice pazienza, ma mica finiva li, macchè. La scuola , per i primi tre anni era uguale per tutti,poi chi voleva proseguiva diventando perito conciario altrimenti  andavamo alla sede ( Peano ) o da un'altra parte.

Quindi da  futuro perito elettrotecnico andavo in una scuola per periti conciari, non esattamente la stessa cosa.

Tutto qui ? Manco  per sogno, nei primi tre anni , della famosa arte conciaria manco l’ombra ,  in compenso si effettuava lezione di Officina. In breve il professore ti dava un pezzo di metallo e tu con la lima lo dovevi mettere in piano.


 

Ricordo che domandai al professore se dentro al tubo catodico c’erano pezzi da limare visto che non mi sembrava esattamente composto così un televisore, come risposta mi beccai una nota e non musicale.

Inoltre per tre anni divenni esperto nel disegno tecnico, proiezioni di pezzi meccanici, anche qui non ho mai trovato la risposta a cosa servisse fare questa materia, visto che nè da perito nè da conciario , si prende in mano righello , squadra e compasso.

       

Altra cosa che mi fece storcere il naso e prendere in odio il tutto quanto era anche la struttura, era un ex caserma militare, per esattezza un armeria al tempo della 2 guerra mondiale.

                  

Si trova in corso Ciriè traversa di corso Principe Oddone ( sempre per chi conosce Torino).  Al pianterreno ci sono le sbarre alle finestre stile carcere.

Dopo fu trasformata poi in un ospedale e in seguito a scuola. Insomma  entravi dentro e ti sembrava di stare in prigione.

Il primo impatto con i professori fu abbastanza piacevole, a parte la prof. di chimica.

Ammetto che con questa materia ci litigo tutt’ora , non ho mai capito un acca. Zero assoluto, penso che il voto più alto che abbia preso sia un tre o due , non ricordo bene.

 Certo  la professoressa ci ha messo anche  del suo per rendersi antipatica .

Era la prima volta che la vedevano ,  da poco era iniziato l’intervallo , lei se ne fregò bellamente ed entrò in aula, strillando come un ossessa. A posto , mi son detto ,questa è scappata dal manicomio.

Infatti la prima cosa che disse fu : “ Tutti seduti veloci. Chi deve andare in bagno se la tenga, ora inizia la lezione “. Ci guardammo in faccia e da poveri primini non osammo ribattere, ma se aveste visto sotto i banchi le gambe incrociate muoversi,   avreste capito che  la maggior parte di noi eravamo  impegnati a non farsela addosso.

Insomma l’impatto di tutte queste cose produsse in me la voglia di scappare via, frustrazione e depressione. Non andò meglio con gli anni a seguire, anche perché non vi fu come alle medie una vera amicizia con gli altri compagni.

Con alcuni di essi erano scontri non solo verbali, i soliti bulletti che prendevano di mira i più indifesi , e dato che queste cose non le reggevo già allora, finiva ogni tanto a scazzottate.

Poi erano i tempi i cui gli schieramenti di sinistra e destra non perdevano un  momento per randellarsi. Io avevo il compagno che era fascista e ogni volta che faceva il saluto romano, io distinto il saluto comunista. Che coppia facevamo, però nonostante tutto qualcosa in comune l’avevamo : la musica. Anche lui adorava il rock stile Deep Purple, anche se il suo idolo era Battisti.

Per farla breve furono tre anni di inferno, e fu li che incominciai a scrivere delle poesie, per la verità non molto ottimistiche ne rosee, ma sullo stile punk dell’epoca.

 
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