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Messaggi del 20/01/2013
Post n°1188 pubblicato il 20 Gennaio 2013 da paperino61to
Il doo-wop fu una delle forme più popolari di rock and roll degli anni cinquanta, caratterizzato da armonie vocali sincopate e cori utilizzati più come imitazione degli strumenti d'accompagnamento che come voci vere e proprie, e inoltre da testi senza senso (da cui il genere poi prende il nome). Le sue origini si possono individuare nei gruppi vocali afroamericani degli anni trenta e quaranta, come The Ink Spots e i Mills Brothers.Questi vennero seguiti da band r'n'b degli anni quaranta quali The Orioles, The Ravens, The Clovers, che iniettarono notevoli elementi di gospel tradizionale e del Jump blues. Nonostante l'esplosione degli album doo-wop alla fine degli anni cinquanta, molti dei maggiori artisti non entrarono in classifica; tra le eccezioni si possono annoverare The Platters, con canzoni come The Great Pretender (1955) e The Coasters con Yakety Yak (1958), entrambi considerati tra i musicisti rock 'n' roll di maggior successo Verso la fine del decennio, si ebbe un numero crescente di cantanti bianchi, in particolare italo-americani, che ripresero il doo-wop, creando gruppi "bianchi" come The Mystics e Dion and the Belmonts o "misti" come The Del-Vikings e The Impalas. Il Doo-wop è uno stile di musica vocale derivato dal rhythm and blues e dal rock and roll, affermatosi negli Stati Uniti verso la seconda metà degli anni cinquanta. Il doo-wop consiste nel rinforzare il canto solista con armonie vocali sincopate e cori utilizzati più come imitazione degli strumenti d'accompagnamento che come voci vere e proprie. Prendendo a modello le armonie dei gruppi vocali più famosi negli anni quaranta quali i Mills Brothers e gli Ink Spots, i giovani afro-americani che si radunavano agli angoli delle strade delle grandi città davano vita, per lo più senza strumenti musicali, a melodie di grande semplicità, ma al tempo stesso grande raffinatezza. I testi erano romantici e spesso sdolcinati, parlavano di amori reali o immaginari, eterni o già finiti, di baci appassionati, di sogni e di lune piene, il tutto accompagnato da voci onomatopeiche che dovevano sostituire, imitandolo, il suono degli strumenti musicali: rama-lama-ding-dong per le chitarre, eh dum bop-dum bop-dum bop-tu ru per il basso, doo-doo-wop per i fiati e così via. Non senza difficoltà il doo-wop riuscì ad inserirsi in una società americana il cui contesto sociale non prevedeva, né ammetteva, alcun tipo di integrazione rimescolando, così, vecchi e lontani dissapori razziali. Il Doo-wop creò una vera e propria "moda musicale", che si trascinò fino ai primi anni sessanta, quando ormai numerose band facevano fortuna. Ancora oggi, alcuni di questi artisti partecipano ai festival Doo-wop in giro per il mondo. Lo spirito dell'epoca d'oro del doo-wop è stato fatto rivivere in film come American Graffiti e Grease. ArtistiSi distinsero fra gli altri:
Il paragrafo ordina cronologicamente quelli che sono convenzionalmente considerati dei classici del doo-wop degli anni cinquanta e anni sessanta:
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