Creato da: paperino61to il 15/11/2008
commenti a caldo ...anche a freddo..

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Gennaio 2013 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

Citazioni nei Blog Amici: 88
 

Ultime visite al Blog

cassetta2elyravnomadi50paperino61torbx1dglg1b9Dott.FiccagliaQuartoProvvisorioDoNnA.SArianna1921jezabel777zoppeangelogianbrainOPIUMPASSIONE
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi del 22/01/2013

 

Il quadro

Post n°1192 pubblicato il 22 Gennaio 2013 da paperino61to

Non so ancora se tutto il fatto accaduto sia reale, oppure no, sta di fatto che il mio amico François Le Beuf in questo preciso momento è scomparso, non è più tra noi.

 

Non è morto se è quello che volete dire, è dissolto, finito in un altro tempo, spazio o come diavolo volete chiamarlo.

           

Il tutto ha inizio un mese fa, io e lui abbiamo frequentato le Belle Arti di Parigi, io da poeta e lui da pittore.

Dopo gli studi e la conseguente laura ci siamo persi di vista per un qualche anno, io andando a stare in Italia, a Firenze e lui vagando per i paesi britannici alla ricerca di non so cosa.

Ricevetti una sua lettera non più di cinque settimane fa, dove mi chiedeva aiuto in tale modo che non potessi risponderli di no.

              

Presi il primo treno per Glasgow, via Parigi e poi fino a LeHavre, quindi un battello e poi da Londra di nuovo in treno.


Quando lo rividi, rimasi impressionato, era come se fosse diventato più vecchio, tenete conto aveva solo venticinque anni, i capelli erano bianchi, la pelle raggrinzita, le parole le uscivano a fatica.

“ François, ma che ti sta succedendo ? Mon dieu, quale dannazione ti sta capitando? “ .

Mi guardò con occhi spenti, quasi vitrei poi rispose: “ Caro amico, grazie per essere venuto, ho trovato il colore che mi permetterà di fare parte del quadro, capisci,fare parte “ detto ciò rise…una risata che mi gelò il sangue.

“ Come fare parte ? Ma sei impazzito? Chiamo subito il medico, tu hai bisogno di cure “ stavo andando al telefono per chiamarlo, ma lui mi fermò.

“ Non capisci, ora so come fare. Ogni pittore vorrebbe vivere nel suo quadro. Vieni ecco, dove vivrò “. Dicendo così scoprì la tela, ebbi un moto di disgusto, di repulsione vera.

Nel dipinto si vedevano donne senza veli, uomini che le braccavano con la violenza dipinta sui loro volti. Quelle donne che ridevano anziché piangere, e che li sfidavano a prenderli.

        

Lo sfondo era un castello stile gotico avvolto nella notte più oscura , e dall’alto di una torre s’intravedeva un qualcosa, che non era umano, aveva le fattezze di un orribile mostro.

Provai pietà per il mio amico, mi avvicinai e lo abbracciai chiedendo cosa fosse successo. Mi guardò e come un bambino pianse, a fatica colsi delle parole: Rito, colore magico e Iamaliel.

Ovviamente non capì nulla di tutto quel farfugliare, lo accompagnai nel letto e subito dopo chiamai il medico. Arrivò nel tardo pomeriggio, le fece un’iniezione di calmante e mi disse di portarlo via da questa stanza e da quel quadro, meglio distruggerlo.

Risposi che lo avrei fatto, presi in affitto una stanza sopra la sua. Ogni giorno lo passavo con lui, lo portavo a fare lunghe passeggiate e sembrava che si stesse rimettendo. Quel quadro era sempre sotto il telo, nascosto, cercavo di non fare avvicinare François a quella mostruosità.

Decisi di capire cosa volesse dire la parola Iamaliel e ciò che scoprì mi spaventò a morte, era un demone, il demone dell'oscenità.

Dopo qualche settimana mi ero convinto che la cosa si evolveva per il verso giusto, ne ero soddisfatto, avevo proposto al mio amico di tornare a Firenze con me. Aveva accettato ne ero felice, talmente contento che avevo prenotato una cena al Garden Room , un noto locale alla moda.

La sera stava avvolgendo la città, le luci illuminavano la strada e gli edifici, io ero pronto per uscire con François, quando un urlo risuonò nella pensione. Uscì dalla mia stanza di corsa e senza esitazione salì al piano, dove vi era la stanza del mio amico. Dietro di me senti altri passi, non ero solo.

Spalancai la porta e  lui non c’era. Lo chiamai con voce forte, mentre le altre persone che erano accorse guardavano nelle stanze. Nulla  , era sparito, il mio amico volatilizzato.

Guardai giù per strada, sul selciato, nulla di nulla era sparito. Un brivido mi corse lungo la schiena, andai verso il quadro e lo scoprì.

Vorrei poter dimenticare ciò che vidi, ma non posso, né potrò farlo mai. Urlai con quanto fiato avessi in gola e con il dito, indicai il dipinto: François era lì, dentro la tela, mi stava guardando, sorrideva, ma era un sorriso malefico.

Dall’alto della Torre quel mostro, quell’essere di un altro mondo mi fissava con aria di sfida, mentre una litania aleggiava nella stanza.

                  

Svenni senza pudore e al mio risveglio, una puzza di bruciato riempiva le mie narici, il quadro era stato bruciato, e come nel peggiore incubo sentì la voce del mio amico gridare di terrore.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963