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Messaggi del 05/11/2013

 

Visitare Torino : Palazzo Reale

Post n°1519 pubblicato il 05 Novembre 2013 da paperino61to

               

 

Il Palazzo Reale di Torino è la prima e più importante tra le residenze sabaude in Piemonte, teatro della politica del regno sabaudo per almeno tre secoli.

È collocato nel cuore della città, nella Piazzetta Reale adiacente alla centralissima Piazza Castello, da cui si dipartono le principali arterie del centro storico: via Po, via Roma, via Garibaldi e via Pietro Micca.

Rappresenta il cuore della corte sabauda, simbolo del potere della dinastia e, congiuntamente alle altre dimore reali della cintura torinese, come la reggia di Venaria Reale, la Palazzina di caccia di Stupinigi o il castello del Valentino, è parte

 Il palazzo, destinato a residenza reale, venne progettato tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento da Ascanio Vittozzi. Alla morte di quest'ultimo, i lavori vennero affidati, durante integrante dei beni dichiarati dall'Unesco quali Patrimonio dell'Umanità.

        

Le sale del piano nobile sono decorate dalle immagini allegoriche che celebrano la dinastia reale, realizzate dalle mani di diversi artisti. Alla fine del Seicento Daniel Seiter viene chiamato per affrescare il soffitto della Galleria, che verrà chiamata anche Galleria del Daniel, e Guarino Guarini edifica la Cappella della Sindone per ospitare la preziosa reliquia. Nel Settecento viene chiamato, per alcuni interventi di modifica, l'architetto Filippo Juvarra. Egli realizza per il Palazzo la Scala delle Forbici costituita da doppie rampe e il Gabinetto Cinese decorato dagli affreschi settecenteschi di Claudio Francesco Beaumont, artista di corte durante il regno di Carlo Emanuele III. Nell'Ottocento i lavori di restauro e modifica vengono affidati a Ernesto Melano e Pelagio Palagi che si ispirano all'antichità e alla cultura egizia. Il Palagi realizzò la grande cancellata con le statue di Castore e Polluce, che chiude la piazza antistante il Palazzo. Poco dopo l'Unità d'Italia viene realizzato lo Scalone d'Onore sul progetto di Domenico Ferri. Trasferitasi la capitale a Roma, il Palazzo si trasforma da abitazione a Museo pubblico. Il Giardino venne riprogettato a fine Seicento da André Le Nôtre con vari bacini e suggestivi sentieri ornati da fontane e statue. Il Giardino venne negli anni risistemato e restaurato da diversi architetti.

Al momento di trasferire la sede ducale da Chambéry a Torino, Emanuele Filiberto I di Savoia lo scelse come sua personale dimora

 

     

Con la morte di Carlo Emanuele I di Savoia nel 1630, iniziamo a considerare la vera evoluzione del Palazzo, che al tempo del "Grande Duca" aveva visto ben poche modifiche, Ed è, infatti, per sua volontà che, dopo i disastri provocati dall'assedio del 1640, che danneggiarono sensibilmente l'edificio, vennero ricostruiti gli ambienti, chiamando il grande architetto di corte Carlo di Castellamonte, col figlio Amedeo; essi realizzarono in gran parte la facciata e gli interni

 

L'epoca d'oro, quindi, risale proprio ai grandi fasti successivi alla fine dei lavori di ricostruzione, e che potremo collocare già dal 1656, anno della fine dell'imponente e severa facciata di Amedeo di Castellamonte. Ma, se sotto l'austero regno di Vittorio Amedeo II di Savoia il lusso sembrò svanire dalla corte, ridotta per numero e molto censurata nei costumi e nelle frivolezze, ecco che dal 1722, anno del matrimonio di Carlo Emanuele, erede al trono con la principessa palatina Cristina di Baviera-Sulsbach, il lusso tornò ad imperversare nella dimora, almeno nel secondo piano, dedicato dal re di Sicilia[1], al figlio: i lavori, in questa fase, furono diretti da Filippo Juvarra, e molto ancora venne realizzato in seguito all'abdicazione di Vittorio Amedeo, quando il nuovo sovrano si dedicò con estrema apertura alla vita mondana.

E, se per gli allestimenti dell'erede Carlo Emanuele venne chiamato a corte Filippo Juvarra, anche per i successivi matrimoni i sovrani non lesinarono sulla committenza: per le nozze di Vittorio Amedeo III con Maria Antonietta di Borbone-Spagna, venne assunto Benedetto Alfieri, che già era rinomato in Piemonte come grande architetto. Poi, quando il secondogenito di Vittorio Amedeo III, Vittorio Emanuele, duca d'Aosta ottenne un'ala della residenza, furono Carlo Randoni e Giuseppe Battista Piacenza a ridisegnare le sale che oggi prendono il nome di Appartamenti del Duca D'Aosta.

Anche Carlo Alberto commissionò dei rifacimenti, per le nozze, questa volta, di Vittorio Emanuele II: l'architetto, molto amato da Carlo Alberto, fu Pelagio Palagi, già autore della grande cancellata, del 1835, visibile innanzi al Palazzo.

  


Tra il 1799 e il 1815 la residenza ufficiale della famiglia reale e della corte, in esilio da Torino per via dell'occupazione napoleonica, passò temporaneamente al Palazzo Reale di Cagliari.

Con l'Unità d'Italia il Palazzo rimane sede della monarchia fino al 1865: di questi anni, e precisamente nel 1862, è il grande Scalone d'Onore, su progetto di Domenico Ferri, voluto da Vittorio Emanuele II per celebrare la nascita della nuova nazione  

in questo ampio ambiente, grandi tele e statue illustrano momenti e personaggi della storia sabauda.
Con un ingente numero di arredi e di effetti personali, i Savoia si trasferirono quindi a

. Palazzo Pitti, a Firenze, lasciando la loro prima dimora a semplice alloggio per le loro visite a Torino.

Ulteriori lavori vennero eseguiti per le nozze di Umberto II di Savoia, nel 1930: la caduta della monarchia nel 1946 destinò questi ambienti all'oblio, tant'è che molte ali dovettero essere restaurate pesantemente, come quelle dei Duchi di Aosta al Secondo Piano.

 Definito generalmente Primo Piano Nobile, esso è dominato da uno stile aulico, teso a sottolineare l'importanza della dinastia; particolare pregio rivestono alcuni ambienti, tra essi il Salotto Cinese, opera in buona parte del Beaumont, già attivo in quel periodo alla Grande Galleria, che poi prese il suo nome, all'Armeria Reale, l'imponente Galleria del Daniel, secentesca, affrescata dal viennese Daniel Seiter, la cui magnificenza rivaleggiava con la Galleria degli Specchi di Versailles, alla quale si ispirava prima di venir trasformata, sotto il regno di Carlo Alberto, in una quadreria.
Di grande pregio anche l'Appartamento d'Inverno del Re e la Sala del Trono

Secondo Piano

Si accede al Secondo Piano grazie ad uno dei massimi capolavori dell'architetto Filippo Juvarra: la scala detta "delle Forbici": una imponente gradinata in marmo, che sembra librarsi verso l'alto con una voluta leggera e sinuosa. Lo Juvarra mantiene, in questo caso, le grandi finestre che si affacciano sul cortile retrostante al palazzo, in modo da dotare l'ambiente, per altro poco spazioso, di una fonte di illuminazione esterna efficace.

Appartamenti del Principe

Il secondo Piano reca forte l'impronta, dovuta ai continui lavori commissionati dai sovrani per i loro primogeniti[3], il che accosta, in molte sale, stili e mode differenti a seconda delle epoche. Questi lavori di riallestimento, dovuti al gusto del momento, spesso danneggiavano, come già osservato, le opere preesistenti (emblematici, i soffitti, o gli affreschi); nel 1660 il pittore Giovanni Andrea Casella collaborò all'esecuzione del fregio della sala delle Virtù (detta poi degli Staffieri). L'ornamentazione a stucco dei vari locali si deve a Pietro Somazzi.

Per i matrimoni del 1722, 1750 e del 1775 furono realizzati, quindi, riallestimenti che toccarono tutto il piano, prima che esso venisse condiviso con le stanze del Duca di Aosta. In particolar modo, si ricordano la grande Sala da Ballo, di tipica impronta alfieriana: la sala, decorata con grandi arazzi raffiguranti Storie di Don Chisciotte, è poi collegata con l'altrettanto fascinosa Piccola Galleria del Beaumont, che svolgeva la funzione di tramite con le ale di Vittorio Emanuele I.

 

Impronta tipicamente palagiana hanno invece le Tre Anticamere (Sala della Guardia del Corpo, Sala degli Staffieri, sala dei Paggi), e le sale adibite, nel novecento, come stanze private della Principessa Maria José: soffitti e pavimenti, portando ancora traccia dei disegni dell'architetto preferito da Carlo Alberto di Savoia.

 

Appartamenti del Duca d'Aosta

Dominati dall'impronta del Piacenza e del Randoni, oltre che dalla sapiente manifattura del Bonzanigo, gli appartamenti ducali sono destinati a Vittorio Emanuele, duca di Aosta, e alla consorte Maria Teresa d'Asburgo. La loro dislocazione, nella pianta dell'edificio, li colloca nell'area a ridosso del palazzo dell'Armeria Reale.

Di rilevanza, in queste sale, è il piccolo Gabinetto Cinese, un crogiuolo di stucchi e di lacche orientali, sapientemente lavorate dal Bonzanigo e dalla sua équipe per ricreare immagini tipiche del favoloso Oriente.

Gli stili caratterizzanti il palazzo sono tre: barocco, rococò e neoclassico.

Gli esterni del palazzo, in Piazza Castello, si affacciano sulla maestosa scenografia della piazza disegnata dal Vittozzi, collegandosi agli altri edifici che, complessivamente, formano il grande corpo della reggia.

 

 
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Vergogna Italica...Grazie Silvio !!

Post n°1518 pubblicato il 05 Novembre 2013 da paperino61to

Ora ci si mette anche l’Europa ad accusare il Governo sugli sprechi e infiltrazioni mafiose sul post sisma dell’Aquila.

Immagino già la difesa del  Pregiudicato ( ricordiamolo sempre ) presidente del consiglio di allora: “ cribbio , la colpa è dei comunisti si sono infiltrati sotto mentite spoglie ( mafiosi). Io ho donato le case ai terremotati e a quelli che non le hanno avute gli ho invitati nelle mie ville, ma essi hanno rifiutato, volevano che alla sera proiettassi filmati con Togliatti e Berlinguer.

Non ci voleva l’Europa a farci capire che dove ci sono eventi tragici come un sisma la Mafia collusa con il Governo ci mangia, ricordiamoci l’Irpinia, un  ex DC doc ha aperto addirittura una Banca con i soldi stanziati per la ricostruzione , quindi non stupisce più di tanto.

Sarebbe interessante far aprire per l’ennesima volta gli occhi a chi venera come un Dio questo questo signore : “ entro un ‘anno l’Aquila sarà ricostruita “ , andate a farvi un giro e vedrete che di ricostruzione vi è NULLA !!

Conti gonfiati a dismisura , nessun controllo di chi doveva vigilare , 185 edifici realizzati su un totale di 4449, PIU’ 158% il costo degli appartamenti rispetto ai prezzi di mercato, 21,8 % in PIU’ l’aumento del costo dei pilastri rispetto al progetto iniziale, 4 MILIONI l’aumento del costo del calcestruzzo rispetto ai preventivi.

Poi parliamo di come hanno costruito quelle case splendide che il Pregiudicato con al seguito le televisioni si Vantava di avere costruito : “ una Milano tre “ esclamava sorridendo, facendo le feste ai bambini.

A distanza di pochi anni queste case stanno facendo acqua da tutte le parti : infiltrazioni d’acqua, isolatori sismici fallati, riscaldamento rotto , cedimenti di intonaco , Nessun servizio né pubblico né privato nei d’intorni.

Lo STATO ( NOI cittadini sia di destra che di sinistra e centro ) ha Pagato 900 Milioni di euro senza seguire il Codice degli appalti ma con affidamenti di emergenza a 16 ditte nazionali.

Inoltre lo Stato , quindi NOI cittadini rischiamo anche di restituire all’Europa circa 350 Milioni di euro su un totale ricevuto di 493 milioni.

Forse sarebbe ora che chi Venera il Pregiudicato si Svegliasse, perché questa dell’Aquila è l’ennesima Vergogna Italica !

 
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