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Messaggi del 24/04/2014

 

Aprile 1944

Post n°1668 pubblicato il 24 Aprile 2014 da paperino61to

Aprile 1944, Torino

Madonna di campagna , quartiere della città piemontese.

Un gruppetto di uomini, armati con fucili si aggira silenziosamente per la strada. La luna è semi coperta dalle nuvole.

“ Domani mi sa che pioverà “ . A dirlo è Beppe il capo del gruppetto, capo solamente perché è il più anziano : Trent’anni  anni compiuti da poco.

“ As rason, Beppe, ho il ginoj che fa mal da forca “ risponde Carlo.

“ Carlo, boia faus , parlà nen di forca per piasì “ esclamò Marco.

Una risata sommessa uscii dai tre uomini, solo Vincenzo detto “ Censo “ rimase serio.  Era il più piccolo del gruppetto, appena quindici  anni.

“ Hai paura Censò ? “ domandò  Marco.

“ Io ? Non ho paura di nulla io ! “  rispose il ragazzino, ma i suoi occhi dicevano il contrario.

“ Ciao bale..abbiamo tutti paura masnà, credimi io per prima “ disse Beppe.

Nessuno disse il contrario, sapevano che la loro vita era appesa a un filo. I fascisti stavano dando loro la caccia, l’ordine era di prenderli : vivi o morti  faceva poco differenza.

Un dispaccio arrivato al comando generale parlava chiaro, ogni partigiano o sostenitore di questi “ traditori “ andava spazzato via senza remore.

L’ordine veniva seguito scrupolosamente, ogni muro della città era buono per fucilare chi veniva sospettato di convivenza con il nemico. Non passava giorno che non si sentissero i colpi dell'esecuzioni.

“ Zitti, sento un rumore “. Nel silenzio della notte, il rombo di un motore non lo si può confondere con altro.

“ I fascisti ! “ esclamò Marco sputando per terra. Tolse la sicura al fucile, stessa cosa fecero gli altri componenti.

Beppe era teso, sapeva che non avevano un’altra occasione, o riuscivano nell’attentato dileguandosi subito dopo oppure avrebbero fallito , mettendo a rischio la loro stessa vita.

Il camion si stava avvicinando. L’autista andava piano, mentre il  camerata a fianco di lui guardava fuori dal finestrino se vedeva qualche movimento sospetto . Nel retro del camion, seduti sulle cassepanche , c’erano altri sei fascisti. Nessuno di loro parlava, solo le dita nervose la dicevano lunga sullo stato d’animo. La morte fa paura a tutti.

“ Al’ dil lè pront per sparè,  Beppe , dimmi te quando “ domandava Carlo .

“ Aspetta che si avvicinano ancora un po’ “ rispose Beppe

“ Guarda , che le ghigne dei fasci a mi piasù nen, se aspetuma  ancora guarduma le loro palle degli occhi“.

Beppe sorrise, mai una volta che Marco riuscisse a non fare il buffone.

“ Calma, calma, questione di poco e poi potrai divertirti “ a parlare era Censò.

“ Va a caghè , Censò, il divertimento è andare con la fumla del podestà “ .

La camionetta svoltò l’angolo, era quasi ferma, mentre all’interno gli occhi scrutavano ogni angolo nascosto, sapevano che un errore poteva costare caro.

“ Che facciamo, scendiamo ? “ domandò al suo superiore.

“ Si,ma fermati vicino al porticato. Dovessero spararci ci ripariamo dietro le colonne. “ rispose il capitano.

“ Ammesso che ci diano il tempo “ .

“ Già , anche questo è vero “.

La camionetta percorse pochi metri, poi il suo motore si spense. Il silenzio avvolgeva totalmente la strada. I fascisti scesero dal camion. Fucili spianati e pallottola in canna. Si guardavano intorno, gocce di sudore scendevano dai loro volti.

“ Vedi nulla camerata ? “ domandò uno di loro .

“ Non vedo nulla, ma sti bastardi di partigiani saranno a nascondersi nel loro letamaio “.

Percossero qualche metro , camminando a distanza l’un dall’altro.

“ Capitano nulla di nulla, la segnalazione era falsa. Che facciamo ? “ .

Il capitano si accese una sigaretta, aspirò lentamente  e guardando la luna che era quasi del tutto ricoperta dalle nuvole disse : “Torniamo al comando. Forza tutti al camion “.

“ Beppe, che si fa ? Ora o mai più “ esclamò Carlo.

Beppe fece segno con la testa di tenersi pronti.

“ Al mio tre, si fa fuoco d’accordo ? Prendete bene la mira,  non abbiamo tempo per tentare una seconda azione, ci sarebbero addosso tutte le camionette che sono in zona. “

Gli uomini fecero un segno di assenso con il capo.

“ Uno…due….treeeeeee..” . I fucili emisero il loro verdetto di morte. Il capitano fu il primo a cadere, senza rendersene conto. Altri due fascisti caddero emettendo appena un gemito. Un paio si buttarono a terra urlando “ i partigiani “ e spararono a loro volta. I restanti corsero a ripararsi dietro le colonne, ma solo uno riuscì a raggiungerle, gli altri rimasero per terra, chi ferito chi morto.

“ Andumà , matot, via di corsa “ a dirlo era Marco mentre il suo fucile continuava a sparare.

“ Via…via , porca miseria via di qua “ urlò Beppe.

Gli uomini corsero zigzagando per  le strade del borgo ,mentre le grida dei fascisti superstiti facevano accorrere in loro aiuto altri camerati.

Senza fiato , riuscirono ad arrivare alle sponde della Dora , si buttarono nei canneti e stettero in silenzio, cercando di riprendersi dalla corsa.

“ Ci siamo tutti ? “ domandò Carlo.

Beppe , fece veloce la conta, mancava il ragazzino. “ Manca Censò, dù a lù? .

“ Non ho fatto caso , vicino a me non c’era “ rispose Carlo, “ e te Marco , lo hai visto ? “.

“ No, con me non c’era quando siamo scappati . Cristo , mica sarà rimasto là ? “.  La voce tremava nel dire questo.

“ Forza torniamo indietro “ .

“ Sei pazzo Beppe, là sarà pieno di fasci “ .

“ Allora che facciamo lo lasciamo nelle loro mani ? “. Il volto di Beppe non ammetteva repliche. Silenziosamente gli uomini tornarano indietro. La camionetta con i fascisti era sparita, nella via solo il sangue sparso faceva capire cosa era successo.

Ma del ragazzo non si vedeva l’ombra . “ Gnente, Beppe , a lè sparì “ disse sottovoce Carlo.

Un portone si aprì piano, un sussurro fece voltare il gruppetto.

“ Vojàutri, cercate il matot ? “ domandò la voce.

“ Si,l’avete visto ? “ .

“  A lè drinta la mia stanza, fate presto ad entrare “.

Entrarono di corsa nel portone, che si richiuse silenziosamente. Salirono al primo piano.

Una luce tenue illuminava la stanza. Sull’unico letto che c’era, il corpo del ragazzo era adagiato sopra. Il respiro era irregolare. Beppe si avvicinò al letto, inginocchiandosi chiese cosa era successo, ma la risposta era data dal sangue che usciva dallo stomaco.

Le lacrime scesero dai volti dei partigiani, sapevano che Censò non avrebbe visto l’alba.

“ Son sceso a prenderlo, prima che lo facessero i fascisti. Non sono medico ma credo che per lui non ci sia nulla da fare “ disse l’anziano .

“ Grassie, bon òm, senta non abbiamo molti sòld…” Marco non fini la frase.

“ Non voglio nulla, solo che cacciate via i fascisti, l'han massà el mè' fij “ rispose l’anziano eocnitnuò dicendo : " Le darò sepoltura ant la cort darera d'là cà ".  .

Un abbraccio suggellò la promessa tra il gruppetto e chi ha avuto pietà del ragazzino. Uno ad uno si avvicinarono al letto, baciarono il ragazzino e si fecero il segno della croce, anche se non ne erano molti convinti in questo gesto, visto che Dio aveva permesso che i fascisti prendessero in mano il paese portandolo alla distruzione.

Il sole stava sorgendo quando i superstiti camminavano sulle stradine di campagna, tornando al loro rifugio, nessuno di loro aveva voglia di parlare. Un'altra vita era morta in sacrificio della democrazia e libertà che sarebbe venuta.

 

Nota : I nomi sono di fantasia, i personaggi no. Gente che ha sacrificato la loro vita per degli ideali, come libertà e democrazia. In questi ultimi anni è sorta in me sempre la stessa domanda:  Ne è valsa la pena ? Cosa Festeggiamo ?

Un  Paese di Corrotti, Corruttori, Mafiosi, Gente che si Vende al miglior offerente, Diritti Cancellati con una semplice firma, Costituzione Stralciata che vale meno di un foglio di carta igienica...Per questo sono morti ?


 

 
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