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Messaggi del 26/03/2015

 

La mano del destino ( Ottavo Capitolo )

Post n°1898 pubblicato il 26 Marzo 2015 da paperino61to

 

Sul  volto della donna si leggeva una nota di preoccupazione .

“ Si segga Rita, non abbia paura. Lo..ti ho fatta chiamare per farti alcune domande, e stavolta non farò finta di abboccare alle tue bugie “.

“ Ma ..io ..no..” la voce ancora una volta era debole, aveva paura.

“ Senti Rita, noi sappiamo chi ha ucciso la Cossutti e la Stecco  oltre ad Oriella, vuoi che  gli assassini fuggano senza pagare   i loro delitti ? “.

Le lacrime stavano arrivando, incominciò a piangere a dirotto accompagnando  parole che a malapena si capivano.

“ Ora calmati Rita…De Luca vai a prendere una tazza di camomilla per la signora ”.

“ Bene, ora basta piangere altrimenti si perde troppo tempo. Tu volevi bene alla tua amica vero ? Vi vedevate nel suo alloggio ..” la domanda era delicata ma avevo bisogno di una conferma per spronare la ragazza a parlare senza più remore.

“ Si, commissario , ci amavamo , ma tu sai che queste cose al giorno d’oggi è meglio non sbandierarle. Andavo da lei una volta alla settimana con la scusante di farle avere gli ordini della De Matteis e i soldi pattuiti per il suo lavoro “.

De Luca arrivò con la tazza della camomilla poi si mise alla sua scrivania ed incominciò a trascrivere le  risposte.

“ Ho cercato di dissuaderla di proseguire con questo gioco, era troppo pericoloso. Mi disse che se volevamo andare via avevamo bisogno di molti soldi. Quel lavoro era pagato bene…disse inoltre che avrebbe  alzato  il prezzo, altrimenti sarebbe andata alla polizia  “.

Come immaginavo un ricatto finito male , molto male.

“ Vai avanti Rita “.

“ Cercai di farle capire che non avrebbero mai accettato una richiesta come la sua, quel Giodini .. è una bestia .. avrebbe messo a repentaglio non solo la sua vita ma anche la mia, ma era decisa ad andare avanti, prese carta e penna e scrisse la sua richiesta, poi mise il foglio in una busta,io dovevo solo consegnarla alla diretta interessata “.

“ In pratica ti lasciava fuori dalle grane , questo intendi dire ? “ feci la domanda anche se sapevo la risposta.

“ Si ! Consegnai la busta alla De Matteis, la vidi sbiancare…poi si allontanò e sentii che chiamava Giodini e pur parlando sottovoce , capii che le stava parlando della richiesta di soldi da parte di Tiziana “.

“ La morte di Oriella cosa c’entra in tutto questo ? “.

Guardò la finestra come se potesse darle un aiuto oppure essere un modo per scappare.

“ Una sera vide il camion che caricava la merce, uno degli uomini alzò la testa e notò un’ombra che li stava spiando. Chiamò il dottor Linsetti e indicò la stanza di Oriella…quel bastardo..non perse tempo a…”

Ora piangeva di nuovo , dicono che le lacrime aiutano a scaricare tutto il dolore che uno ha dentro di sé, chissà se poi è vero .

“ Tu sapevi cosa contenevano queste scatole ?”

“ No, devi credermi anche se immagino  fosse qualcosa che arrivava dall’ospedale “.

“ Capisco, Rita ascoltami ...nel pomeriggio sicuramente avrò l’ulteriore conferma di come e cosa la Stecco e la tua amica facessero uscire dagli ospedali  ed entro domani sera verranno arrestati tutti gli implicati in questa sporca faccenda compreso gli autori degli omicidi…”

La donna mi guardava e la sua domanda  era facile intuirla.

“ Posso darti la possibilità di non tornare in quella casa..basta solo che tu lo voglia , questo dipende da te “.

Ci pensò e poi rispose : “ Grazie commissario, ma una come me cosa volete che faccia nella vita ? “.

Dicendo questo si alzò e uscì dall’ufficio. Non intervenni per fermarla, in fondo al mio cuore sapevo che in parte aveva ragione, in uno stato dove patria e famiglia erano imperativi , una come lei era una reietta, una piaga sociale.

Tirdi arrivò con la corriera del pomeriggio, gli  spiegai di  come si era evoluta l’indagine  gli assicurai che entro domani sera avremmo arrestato i colpevoli.

“ Per questo ti ho fatto chiamare , ho bisogno di te, poi sei libero di tornare a Viù e chissà che non ci venga pure io , quel mio amico è da tempo che mi invita a casa sua “.

La conferma in merito alle mie supposizioni arrivarono quando ero nell’ufficio con il Questore e il Magistrato, con me vi erano  Tirdi e Perino.

“ Commissario , abbiamo il verbale dei due Direttori degli ospedali, confermano ciò che già sapevamo, la morfina presa veniva sostituita con altre medicine o addirittura con giornali “.

“ Possibile che i direttori non si accorgessero di nulla ? “ domandò il magistrato.

“ Si fidavano ciecamente dei loro impiegati i quali a loro volta non avevano dubbi sull’onestà degli addetti ai magazzini ..questa è stata la loro risposta “.

“Continui , la prego “ disse il Questore all’agente.

De Luca continuò dicendo che la merce veniva messa in altre scatole e portata al di  fuori degli ospedali senza che nessuno se ne accorgesse. Sulle scatole contenti la droga  compariva la scritta : prodotti scaduti  o altre diciture fasulle.

“ Di conseguenza , in ospedale rimaneva la merce fasulla e quella buona usciva per essere immessa al mercato nero …in sintesi è questo che le vostre indagini hanno appurato ? “ a parlare era il Magistrato.

Rispondemmo di si, portammo anche le prove delle varie persone implicate. De Luca ci aggiornò dicendo che alcuni operai addetti ai magazzini erano  stati arrestati ed di loro  uno aveva  già confessato .

“ Bene, Berardi , le farò avere il mandato di…”

Non finì la frase perché il telefono squillò. Il Questore rispose  e poi mi passò la chiamata , era la Malforti mi diceva che domani sera sarebbe arrivato il camion con la morfina : “ E’ il momento buono perché possiate arrestarli tutti..”.

Riferii ciò che mi aveva detto la donna, ovviamente mi chiesero se mi fidavo di questa persona , risposi di si senza tentennamenti.

“ Bene , allora le farò avere immediatamente l’ordine di arresto per questi delinquenti. Mi raccomando Berardi, se è possibile totale incolumità per lei e per i suoi uomini “.

“ Stia tranquillo signor Questore , è la mia priorità  “.

Uscimmo dall’ufficio e decidemmo subito un piano di azione, gli agenti dovranno essere in borghese, solo a cose fatte faremmo arrivare i nostri colleghi con le camionette in rinforzo .

Per non essere notati ogni gruppo sarebbe stato composta al  massimo da due o tre agenti e al segnale convenuto entreremo nella casa e  bloccheremo per un paio di isolati il tratto di strada  di via Bava, in modo che nessuno possa scappare.

 

Verso le otto e un quarto  di sera eravamo dislocati intorno alla casa d’appuntamento e  mezz’ora prima era arrivato il camion con la merce. Decidemmo di aspettare ancora una decina di minuti prima di entrare in azione.

“ Commissario , spero che ci paghino lo straordinario, visto che oggi è Festa “ esclamò uno degli agenti.

Sorrisi e risposi : “ Tranquillo, faremo in fretta e poi tutti a casa a festeggiare l’Immacolata “ .

 Guardai l’ora  :“  Ragazzi forza andiamo “ dissi a Perino e a Tirdi.

Stavamo avviandoci verso la casa quando De Luca disse : “ A voi non sembrano rombi di aerei  ? “ e guardò il cielo.

Ci fermammo in assoluto silenzio ,  i nostri occhi scrutavano verso  l’alto.

Il silenzio fu interrotto dalla sirena, gli alleati stavano bombardano.

“ Presto via di qui…dentro la chiesa ,  il portone è aperto.

 La gente entrava di corsa, andando a trovare rifugio nello scantinato.

“ Forza ,diamo una mano al parroco  ,  altrimenti qui si calpestano .”

Perino aveva ragione, diedi ordine di accompagnare gli anziani e bambini. Io e Tirdi rimanemmo fuori dal portone per aiutare la gente ad entrare .

Le prime bombe caddero con un fragore assordante, il carico di morte stava scendendo sulla città in tutta la sua brutalità, fumi  e incendi si alzavano in tutte le direzioni .

“ Devo andare a tirare fuori la Malforti …” dissi ad alta voce .

“ Commissario non faccia scemenze…dove vuole….” non finì la frase che una bomba centrò in pieno la casa, sventrandola come una lama che taglia il burro.

Urlai con quanto fiato avessi..mi liberai della stretta di Tirdi, ma un’altra bomba cadde a una cinquantina di metri dalle povere ragazze, le macerie si rovesciarono su quei pochi resti che rimanevano del bordello .

Mi accasciai sugli scalini della chiesa  piangendo come un bambino, avrei potuto salvare sicuramente la Malforti , bastava un mio ordine di arresto. Tirdi immaginò cosa pensassi e inginocchiandosi disse queste parole : “ E’ la mano del destino…contro quella non c’è nulla da fare “.

Non sopravvisse nessuno al numero 26 di via Bava né innocenti né colpevoli  e

il giorno dopo  Torino contò ben 212 morti.

       

                            Fine

                                              

 

 
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