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Messaggi del 27/01/2016

 

Il delitto va in scena al lunedì ( Settimo capitolo )

Post n°2041 pubblicato il 27 Gennaio 2016 da paperino61to

 

 

Nel proseguo della giornata riuscii a mettermi in contatto con Adele, la domestica della moglie del marchese e fissammo un appuntamento.

“ Buonasera Adele, mi scuso se al telefono sono stato parco di parole, ma non volevo che De Savio potesse intercettare ciò che sto per dirle”.

“ Ha fatto bene commissario, se posso essere di aiuto per la signora Luisella lo faccio più che volentieri, è una sorella per me, non una padrona”.

“ Perfetto, allora lei ha saputo che l’autista del marchese è stato ucciso?”.

“ Si, ho sentito e ammetto che non mi spiace, era un tipo rozzo e violento come il suo padrone”.

“ Lei sa se De Savio tiene delle armi in casa? La vittima è stata uccisa con una pistola”.

“ So che il marchese ha delle armi…alcuni fucili da caccia…pistole però non ne ho mai viste.  I fucili sono in una sala dentro a un mobile”.

“ La signora ne sarebbe a conoscenza di queste eventuali pistole? Le dico in tutta sincerità che il marchese è coinvolto in questo omicidio…non sto a spiegarle il perché, segreto istruttorio, ma creda a quello che dico”.

La donna rimase stupita da questa mia affermazione. Che lei detestasse il marchese era lampante e chiaro, nel discorso ma che addirittura fosse implicato in un assassinio questo non lo poteva immaginare.

“ Commissario, non ho motivo per non crederle, la mia padrona si fida di lei e quindi pure io. Mi dica solo cosa devo fare!”.

“ Bene, manderò dei miei colleghi, lei e la signora dovreste fare visitare le stanze della villa. Altra cosa, se il marchese effettua un altro viaggio a Lugano, avvisatemi immediatamente…è molto importante. Inoltre se il viaggio dovesse essere effettuato un paio di giorni dopo aver fatto una festa per raccogliere  soldi per il partito, mi chiami subito. Qui c’è scritto il numero dell’ufficio e quello di casa mia…mi raccomando Adele, è molto importante”.

La domestica prese il biglietto e si avviò verso l’uscita, io aspettati ancora una decina di minuti prima di uscire anche io dal locale. La sera era calata su  Torino, in lontananza al Dancing in riva al fiume si sentivano le note dell’orchestrina. Le finestre delle case erano spalancate alla ricerca di un po’ di fresco.  L’indomani mattina il quotidiano apriva  con la solita notizia sul Duce, quello che mi colpì era la notizia che il partito fascista torinese dava una festa in onore al camerata Petrucelli proveniente da Napoli.

“ Sicuramente i cari e ricchi signori verseranno fuori dei bei soldoni come fedeltà al partito”.

 

In tarda mattinata telefonò la moglie del marchese.

“ Commissario, Adele mi ha riferito del vostro incontro. Mio marito aveva una pistola nel suo comodino, ma è sparita”.

 “ Quindi potrebbe averla con sé…”.

“ Oppure nascosta in un altro posto, se è vero che lei sospetta di mio marito per l’uccisione del Sarasso”.

“ Sicuramente suo marito è coinvolto più di quanto non voglia far credere”.

“ Se può esserle di aiuto commissario, domani è lunedì’, come sempre Ezio va a Novara o Albenga...”.

“ Perfetto, come ho detto alla sua domestica, le mando alcuni agenti, per le otto va bene? …Un’altra cosa, ho letto sul giornale di una festa in onore di Petrucelli, un pezzo grosso fascista che arriva da Napoli, ne sa qualcosa in merito?”.

“ Si commissario, mio marito ha voluto organizzare questa festa. Inoltre come sempre, ci sarà una gara a chi offrirà più soldi al partito per garantirsi privilegi…sa a cosa mi riferisco vero?”.

“ Purtroppo si, ripeto anche a lei come alla sua domestica, se il marchese dopo la festa progetta un viaggio a Lugano, mi faccia avvertire immediatamente…è molto importante”.

Chiamai Tirdi dicendogli che il mattino seguente di recarsi alla villa del marchese portando  un paio di agenti con sé: “ Provate a cercare la pistola, sono sicuro che è quella che ha ucciso l’autista”.

La giornata trascorse tranquilla, ricevetti una chiamata da De Bono, ma continuai a restare sul vago in merito alle indagini e non menzionai della relazione tra i due omicidi.

L’indomani era uno di quei giorni dove  si giocava una partita decisiva. Durante il giorno diventai intrattabile man mano che passavano le ore, nessuna telefonata di Tirdi dalla villa. Rientrai a casa senza perdere tempo, dopo un pasto frugale solo  verso l’una decisi di andare a  dormire, oramai avevo perso la speranza. La mia convinzione che l’arma fosse alla villa era fallita, avevo sbagliato.

Il mattino seguente di buon’ora ero già in ufficio e anche Tirdi arrivò prestissimo. Purtroppo della pistola non c’era presenza nella villa e neanche nel capanno degli attrezzi dei giardinieri. In compenso aveva trovato un foglio, dove si era chiaro che il marchese stava tentando di ricopiare una firma.

“ Come vede commissario, la firma copiata è stata ripetuta varie volte…evidentemente doveva risultare perfetta all’originale”.

Notai la cosa, era palese, il caro De Savio falsificava una firma.

“ La moglie sa di questo foglietto?”.

“ No, commissario, mi è venuto d’istinto metterlo in tasca senza dire nulla”:

“ Quindi il marchese emetteva assegni falsi a carico di un’altra persona o…incassava soldi spacciando assegni non suoi”.

“ Io propendo per la seconda ipotesi, non mi convincono i viaggi a Lugano…sa le banche svizzere”.

“ Non hai torto caro Tirdi. Prendi i numeri di telefono delle banche luganesi  e proviamo a domandare se conoscono De Savio, nel frattempo io sento la polizia locale, chissà, alla frontiera sicuramente sapranno dirmi se il marchese transitava dalle loro parti”.

 

  Prima di effettuare la telefonata andai dal questore, riferii tutto ciò che avevamo scoperto e i miei sospetti sul marchese. Quando lasciai il suo ufficio, avevo la certezza che  era dalla mia parte .  Nell’uscire dal suo ufficio lo sentii che era al telefono voleva parlare direttamente con Oviglio( portafogli della Giustizia).

Tirdi era già impegnato nel chiamare le banche luganesi, in tutto erano solo sette. Io  chiamai la polizia locale. Gli agenti al confine, non conoscevano nessuno con il nome De Savio, ma avevano un registro in cui segnavano chi passava la frontiera, non so perché mi venne in mente di domandare se una certa persona era transitata.

“ Aspetti un attimo…si commissario. Questa persona è passata diverse volte e sempre da sola”.

“ Grazie collega, mi è stato molto utile… mi dica solamente una cosa, quando è passato l’ultima volta?”.

Mi segnai la data su un foglio. Tirdi nel frattempo non aveva scoperto nulla, i direttori di banca non conoscevano il De Savio.

“ Non mi stupisco affatto, evidentemente dava generalità false”.

 ( Continua)

 

 

 

 

 
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