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Messaggi del 16/06/2016

 

Corri Lapointe, corri

Post n°2113 pubblicato il 16 Giugno 2016 da paperino61to

 

 

            

 

L’uomo vedeva la foresta innanzi a sé e capiva che la salvezza era nell’arrivare alla foresta prima di quei dannati mohawk.

Sono giorni che questi musi rossi gli stavano dando la caccia. L’unico errore suo, se così si può dire era di aver attraversato il loro territorio. “ Un trapper deve essere libero di andare dove vuole senza rischiare lo scalpo, parbleu”.

“ Muoviti Lapointe, la vita è nelle tue gambe!” esclamò mentre si inerpicava per il sentiero che portava nella foresta delle sequoie.


      Dietro a lui giungevano le grida degli indiani, che non avrebbero mollato la presa facilmente. Volevano catturarlo per poi divertirsi a torturarlo e infine ucciderlo per mettere il suo scalpo su qualche fottuta lancia innanzi ai loro tepee.




                


Lepointe, correva tra gli alberi guardandosi intorno alla ricerca di un rifugio sicuro.



Vide un intreccio di rovi alla sua destra e decise di entrare, prima però diede un’occhiata dietro a lui. Vide un indiano qualche centinaio di metri indietro; avrebbe potuto abbatterlo con una pallottola ma il resto della tribù avrebbe sentito lo sparo. Gettò il fucile  per terra a qualche metro dai rovi, sarebbe stata la sua esca. Sicuramente l’inseguitore si sarebbe fermato cercando di capire dove si fosse nascosto, bastava un attimo e lui lo avrebbe ucciso.


              

Pensando a questo tirò fuori dalla cintura il coltello e si nascose tra i rovi cercando di non lasciare troppo tracce dietro di sé. Il mohawk arrivò sul posto e notò il fucile.

 

Si guardò intorno cercando di scrutare nella penombra della foresta. L’errore fatale fu quando alzò lo sguardo verso i rami degli alberi credendo che il bianco si fosse arrampicato lassù. Lapointe uscì dai rovi e la lama del suo coltello entrò decisa nella schiena dell’indiano, che morì senza emettere un grido. Il trapper prese con sé l’arco e la faretra contenente le frecce, raccolse il suo fucile, e ricominciò a correre. Non aveva tempo a nascondere il corpo nei rovi.

Il sudore scendeva copioso sul suo volto e sulla schiena; le grida dei mohawk gli fecero capire che avevano trovato il corpo. Senza rendersene conto mise il piede in fallo e ruzzolò lungo un pendio per diversi metri.

A fatica si rimise in piedi, con la caviglia che gli doleva. Una freccia sibilò vicino alla sua testa, aveva un indiano alle spalle, Lapointe corse a zig zag per mettere in difficoltà chi lo voleva morto.

Giunto nei pressi di un albero si buttò a terra e prese la mira con l’arco, la freccia venne scoccata e portò con sé il suo carico di morto. Sorrise : “ Uno in meno!” e sputò per terra, poi riprese a correre anche se con difficoltà per via della caviglia.

            


Notò un torrente, con poca acqua ma decise lo stesso di camminarci dentro, avrebbe nascosto le orme del suo passaggio. Gli indiani sono esperti nel trovare le orme, meglio ancora dei trapper, su questo non aveva nessuno dubbio.

Risalì il torrente per poi ritornare sui suoi passi di un paio di metri. Alcune rocce erano poste ai lati del fiumiciattolo, potevano essere scalate senza che chi lo inseguisse potesse accorgersene, o almeno, non nell’immediato. Anche solo una decina di minuti facevano la differenza tra la vita e la morte e così si arrampicò con non poca fatica.  Scalò i massi e poi decise, senza perdere tempo, di andare verso destra, conosceva la zona, e sapeva che arrivando al fiume San Lorenzo sarebbe stato salvo, Odiava l’acqua,  ma se si fosse gettato nel fiume, la corrente l’avrebbe portato fino a Fort Henry. Certamente c’era il rischio di annegare ma sempre meglio che finire nelle grinfie dei mohawk.


           


Gli inseguitori rimasero sconcertati nel non trovare le orme del bianco; parlottarono tra loro diversi minuti poi uno di essi indicò le rocce, si arrampicò su di esse, e vide le impronte del fuggitivo sul sentiero: la caccia riprese.

Lapointe era stremato, i rami degli alberi più piccoli sferzavano il corpo al suo passaggio, brandelli della casacca rimanevano appesi ad essi, ma non aveva tempo per eliminarli. Alcuni colpi di fucili gli fecero capire che gli indiani non erano lontani. Un paio di mohawk erano terribilmente vicini e allora decise di fermarsi, puntò la sua carabina, prese la mira e sparò.


                      

Uno dei due cadde a terra morto, l’altro per la rabbia sparò ma lo mancò completamente. Lapointe  cercò di ricaricare alla svelta il fucile ma non vi riuscì, l’indiano si lanciò addosso a lui; in una mano aveva il tomahawk.

Rotolarono insieme, la mano del bianco corse al coltello mentre il mohawk cercava di impedirlo.Lapointe sapeva che doveva ammazzarlo immediatamente, non aveva tempo da perdere. Sferrò un pugno al volto dell’indiano, questi mollò la presa sull’uomo dandogli il tempo di sfilare il coltello dalla fondina. La lama spaccò il cuore del guerriero.

“ Bien, “ disse Lapointe e si alzò immediatamente per riprendere a correre, la caviglia era gonfia come un melone, ma questo era l’ultimo dei suoi problemi. Alle sue orecchie giunse l’ordine di ucciderlo, doveva pagare per quello che aveva fatto.

Non molto distante poteva sentire lo scorrere del fiume, il San Lorenzo era a un centinaio di metri o forse meno da lui. Emise un gemito, una pallottola l’aveva ferito alla spalla.

“ Merde!” il sangue scendeva ora copioso mischiandosi alle ferite inferte dai rami.

Poteva sentire l’alito di quei maledetti sul suo collo, bastava si fermasse un attimo. Arrivò fino alla fine di quel tratto di terreno, lo strapiombo era innanzi a sé,  sotto il fiume, la salvezza. Si voltò, prese la mira con calma e sparò.

                      


Un urlo echeggiò sovrastando il rumore dello stesso fiume. L’uomo sorrise e con aria di sfida disse: “ Mes amis, ora dovrete cercarvi un altro capo, il vostro è andato a trovare messer Diable! “.

Gli indiani si bloccarono senza sapere cosa fare. Qualsiasi tribù alla morte del loro  capo, non sanno cosa decidere, bisogna eleggerne uno nuovo, ma non lo fanno mai immediatamente ma solo dopo un concilio.

               

Questa fu la fortuna dell’uomo,  prese la rincorsa per buttarsi nel fiume e mentre si lasciava cadere nel vuoto urlò: “ Arrevoir !”. Gli indiani si destarono dall’indecisione e corsero fino allo strapiombo, spararono e scagliarono frecce contro quella piccola sagoma che si faceva trasportare dal fiume.

Fu così che Lapointe si salvò, ma quando l’uomo arrivò a Fort Henry nel suo racconto si parlò di numerosi indiani uccisi, di come avesse percorso miglia e miglia per salvarsi dai mohawk. Nei campi dei trapper quando veniva invitato a raccontare le sue avventure tra una pinta di rhum e l’altra, gli indiani uccisi erano diventati un centinaio e le miglia percorse di corsa furono triplicate.

 

 
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