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Messaggi del 12/09/2016

 

La vendetta non ha fretta ( sesto capitolo)

Post n°2140 pubblicato il 12 Settembre 2016 da paperino61to

 

 


“ Perfetto Perino, ci mancava anche la scomparsa di una ragazza…”.
“ Già commissario, come non avessimo abbastanza guai con questi due omicidi”.
Mentre siamo intenti a cercare di fare ipotesi, il telefono squilla. E' la Ferraris:” Commissario, scusi se la disturbo, ho ricevuto una notifica del notaio della Felsi, mi convoca per domani alle dieci nel suo ufficio. Lei potrebbe accompagnarmi?”.
Rimango perplesso a questa richiesta,ma acconsento nella speranza che la defunta Felsi, abbia lasciato qualche indizio sul suo assassino.
L’ufficio del notaio è in via Mazzini 6 e la signora Ferraris arriva puntuale.
“ Grazie commissario, le sarò debitrice per questo favore…non so perché, ma ho la sensazione che il testamento della mia amica riserverà brutte sorprese”.
Il volto è tirato, gli occhi spenti, come se non avesse dormito per nulla.
“ Di nulla, ma è sicura di sentirsi bene? La vedo…come posso dire…”.
“ Non brillante? Vero, non ho dormito per nulla…avevo la sensazione che qualcuno mi spiasse…che fosse accanto a me…pronto per…mio dio…”.
 Devo sorreggerla, per non vederla svenire sul marciapiede. Ci avviamo verso un bar e ordino un bicchiere di brandy.
“ Coraggio signora Ferraris…”.
“ Mi chiami Gilda commissario, non abbia timore…non mordo..”.
“ Adesso si che la riconosco…Gilda…beva con calma e stia tranquilla”.
“ Lei è un bravo ragazzo…strano  che non sia ancora sposato…certo non ci sono più le donne come me…è la sua fortuna mi creda” e ride a crepapelle a questa battuta.
Il notaio ci apre il portone, l’ufficio è al primo piano di una palazzina vecchio stile.
“ Prego signori accomodatevi. Ho chiamato la signora Ferraris perché la defunta Felsi ha lasciato un lascito per lei, il contenuto è in questa busta”.
La Ferraris mi guarda stupita, dice che non ne era a conoscenza.
Una mano tremante prende la busta…il suo viso mi guarda… spaventato a morte.



La donna apre la busta e ne trae fuori un foglio che legge nel più assoluto silenzio, poi mi passa il foglio.
“ Cara Gilda, se leggerai questa mia lettera vorrà dire che è avvenuta la mia dipartita da questa vita terrena. Non che me importi molto, finalmente sarò ancora accanto al mio Augusto, so che disapprovi la cosa amica mia, ma l’amore non è forse cieco?. Sono anni che vivo con un rimorso che mi ha consumato e che mi ha indotto a ritirarmi in casa, uscendo solo in rarissime occasioni. Ringrazio te e le poche amiche che venivano a trovarmi ( ora ci sei rimasta solo tu, visto che Alda e Bettina si sono allontanate da Torino).
Anche tu sei a conoscenza del rimorso a cui alludo, o almeno ,sicuramente, ne avrai avuto sentore, e in un alcune occasioni te ne ho parlato, anche se non in modo diretto e tu da persona intelligente quale sei, avrai capito a cosa mi sto riferendo. Credimi Gilda, non potevo fare nulla per quel povero ragazzo, tu sai che ero affezionata a quella famiglia e soprattutto alla piccola Carla.
Ho cercato in qualche modo di rimediare alla BESTIALITA’( era scritto in maiuscolo stampatello questa parola) di mio marito, ma non è bastato, ho fallito!.
Dopo anni di ricerca inutile, la piccola Carla è ricomparsa. Puoi immaginare la mia gioia, ma anche la mia angoscia nel sentire proferire parole di astio e di condanna contro la mia persona.
Come darle torto? La poverina ha patito troppo, la sua famiglia ha patito. L’unica cosa che mi ha detto è  che avrei pagato con la mia vita. Non posso che darle ragione, anche io sono stata complice di quella mattanza iniziata con la morte del povero Riccardo.
Perdono Carla, ma chiedo perdono a Dio di non avere fatto tutto il possibile per salvare il fratello, e perdono anche Augusto per la sua scellerata scelta di condannarlo a morte e di tutte le cose di cui ho patito fin dal primo  giorno di matrimonio.
Non so quando arriverà la mia ora nè il giorno esatto, ma lei è qui pronta ad eseguire la condanna. Non ha molta strada da fare nel raggiungermi , anzi le basta poco, un paio di scalini.
Perdonala Gilda, me lo devi promettere! Addio amica mia, mi mancheranno le nostre chiacchierate”.



Consegno la lettera alla Ferraris, colpito dalle parole scritte dalla vittima. La Felsi sapeva che era condannata eppure non ha cercato protezione, ha espiato una colpa non certo sua. L’assurdo è che l’assassina abitava nel suo stesso palazzo.
Usciamo dal notaio con tante domande senza risposta ,mentre Gilda non parla,  senza forze dopo la lettura, le  lacrime bagnano il suo viso mentre ci avviamo verso casa sua.
“ Senta, lei deve avere una protezione, lo capisce vero? Non posso mettere la mano sul fuoco, ma sono quasi sicuro che lei un’idea di chi sia l’assassina se la sia fatta”.
“ Diciamo che ho una mia idea…ma dovrei  averne la prova ma se lei mi mette un’agente come faccio a trovarla? “.
“ Non dica sciocchezze per favore…il compito aspetta alla polizia. Ho già deciso, metterò un mio agente…Perino è un ottimo poliziotto e anche un brav’uomo…vedrà, si troverà bene”.
“ Inutile che discuta quindi? “ e sorride.
“ Si!! Non solo con voi donne non si può discutere sa? Anche con i commissari è inutile provare”.
Entriamo in un bar, e telefo in Questura.
“ Perino si troverà tra venti minuti sotto casa sua, abbiamo il tempo di un caffè se le va?”.
“ Meglio un brandy, mi creda, sono ancora scossa…anzi facciamo pure doppio ”.


Spiego a Perino il contenuto della lettera, e perchè ho deciso di far proteggere la Ferraris da un’eventuale visita dell’assassina.
“ Gilda, aveva avuto sentore di cosa potesse accadere alla sua amica?”.
La signora mi guarda con occhi che denotano stanchezza ,ancora pieni di lacrime pronte a sgorgare.
“ Avevo intuito che il marito avesse commesso una…porcata, ma quello era nato porco! Commissario mi creda,  non immaginavo che l’unica superstite di quella famiglia disgraziata cercasse di ucciderla, altrimenti non l’avrei permesso”.
“ Si è fatta un’idea di chi possa essere? In quello stabile sono due le donne che vi abitano”.
“ Come idea non è sicura, posso dire che in un paio di occasioni ho incrociato una donna,  assieme ad un uomo, aveva come posso dire uno sguardo sfuggente, non mi chieda il perché ,ma ho sentito un certo brivido corrermi su per la schiena”.
Guardo Perino e all’unisono  facciamo il nome dei Ramella.
“ Chiama in questura e fai accompagnare i coniugi in ufficio”.
Mi congedo dalla signora Ferraris e corro in ufficio ,pronto a interrogare i coniugi. Orami siamo alla stretta finale dell’indagine.
 “ Buongiorno, vi ho convocati, perché alcuni indizi hanno preso una direzione ben precisa, e questa direzione va verso sua moglie Alice”.
Si guardano e accennano a una risata: “ Commissario, scusate se ridiamo ma sicuramente avete preso un grosso abbaglio”.
“ Lo lasci decidere a me, può anche darsi, ma per il momento sua moglie rimane indiziata per gli omicidi della Felsi e di suo marito”.
 Spiego  loro alcuni indizi che sono  contro la signora; i coniugi , dopo aver ascoltato, rispondono: “ Controlli e vedrà che mia moglie  nella villa di Biella non ci ha mai messo piedi. In quel periodo lei era a Courmayeur in veste di maestra elementare!”.
( Continua)

 

 
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