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Messaggi del 13/11/2017

 

Nebbia di sangue ( Secondo capitolo)

Post n°2291 pubblicato il 13 Novembre 2017 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi indaga sulla morte di Ferruccio Berti, un soldato appartenente alla Caserma Monte Grappa. I suoi sospetti vanno da subito sul capitano Saliero, molto reticente a rispondere a banali domande. La vittima ha una sorella: Maria, la quale dopo aver riconosciuto il fratello, torna a Mondovì per il funerale. Berardi ordina a Perino di seguirla a debita distanza. Grande è la sua sorpresa nel rivedere Maria assieme a Perino,mentre va a cena nella locanda da Mamma Gina. Perino spiega al commissario che ha preferito riportarla a Torino per la sua sicurezza.

 

La serata trascorre piacevolmente, Mamma Gina prepara la camera per la Berti accanto alla sua.

“ Commissario, immagino che domani mattina…” la voce si interrompe dal pianto.

“ Purtroppo, ne vorrei fare a meno ma è la prassi. Dovrà dare la conferma se la vittima è suo fratello Ferruccio”.

“ Capisco…mi scusi…le sarò sembrata una sciocca”.

“ No, affatto…passo a prenderla verso le nove, le va bene?”.

Fa un cenno di si con la testa.

“ Ora vado e cerchi di riposare, le farò preparare una tisana rilassante”.

Mi prende la mano e con un filo di voce mi ringrazia.

L’aria pungente della sera mi fa scendere dal castello di sogni, la nebbia persiste ancora. Non c’è anima viva per strada solo i miei passi rimbombano per la via.

Dopo alcuni minuti sento in lontananza il rumore di un auto che sta arrivando a grande velocità ed ho come l’impressione che si diriga verso di me. In un attimo mi nascondo dietro a un pilone mentre estraggo la pistola dal cappotto.

L’auto rallenta subito dove avermi superato, sento voci concitate ma non riesco a capire cosa dicono. Un paio di minuti e poi la macchina riparte in direzione di Piazza Castello. Esco allo scoperto e a gran passi mi dirigo verso la prima traversa che incrocia la piazza. Risento la macchina tornare indietro, stavolta va piano, sembra quasi ferma.

Non ho più dubbi, mi stanno cercando e non certo per darmi la buonanotte.

“ Di là !” urla forte una voce.

Mi acquatto dietro a una rientranza di un portone.

La macchina invece va dritto verso la piazza per svoltare poi a sinistra. Ringrazio la nebbia per avermi dato una mano a nascondermi. Mi alzo e ritorno verso casa pensando chi possano essere queste persone.

Con questo pensiero arrivo a casa e mi distendo sul letto, penso a Maria, lo ammetto, questa povera ragazza in pochi mesi ha perso genitori e fratello…e Saliero, quel capitano…cosa c’entra con la ragazza ?.

L’indomani la donna riconosce il fratello, in cuor suo sperava che ci fossimo sbagliati.

“Commissario, chi è stato ad ucciderlo?” domanda mentre si asciuga le lacrime.

“ Vorrei saperlo, ma creda faremo di tutto per assicurare l’assassino di suo fratello alla giustizia”.

“ Lei è una brava persona commissario, ma ho parecchi dubbi…vede l’esercito…una volta Ferruccio mi disse che vigeva una sorta di omertà. Quando domandai cosa voleva dire, non rispose”.

“ Capisco, in effetti ora che ci penso trovo strano che i vertici della caserma non mi abbiamo ancora chiamato. Grazie Maria, questo è un indizio molto importante”.

“ Crede che quel…quel capitano…”.

“ Non lo so, ma non escludo che possa sapere qualcosa. In questi giorni lo convocherò nel mio ufficio”.

“ Bene, commissario, la ringrazio di tutto. Ora devo sbrigare le pratiche per portare il feretro a Mondovì, lo farò seppellire accanto ai nostri genitori”.

“ Se ha bisogno di una mano, lo dica…io…”.

“ Chissà, potrei averne bisogno…se può mi aggiorni nella sua indagine, voglio vedere in faccia quel maledetto assassino”.

Così dicendo la donna si allontana mentre io rifletto sulla parola omertà. Decido di farmi accompagnare da Tirdi alla caserma Montegrappa.

Un soldato ci fa accomodare dal maggiore Brusin.

“ Buongiorno signori, a cosa devo la loro visita? So che siete della polizia, me lo ha riferito il mio attendente”. La cadenza della voce indica chiaramente che è di origine venete.

“ Buongiorno maggiore, sono il commissario Berardi. Stiamo indagando sulla morte di un vostro soldato: Ferruccio Berti”.

Il maggiore rimane sorpreso a questa notizia, se finge devo ammettere che è un ottimo attore.

“ Non so nulla della morte di un mio soldato, aspetti che chiamo l’attendente”.

Dopo un paio di minuti arriva e anche lui usa le stesse parole del maggiore.

“ Berardi, ne è sicuro?”.

“ Più che sicuro, aveva indosso non solo la divisa militare, ma anche il documento di identificazione” , tiro fuori dalla tasca il documento della vittima e lo poso sulla scrivania.

“ Mi chiami il capitano Saliero…immediatamente! “.

Il capitano entra nell’ufficio e rimane stupito nel vedermi. Alle domande del maggiore, risponde che non ha fatto in tempo ad avvisarlo poichè impegnato in preparativi per le esercitazioni che si effettueranno in questi giorni.

“ Deplorevole dimenticanza, capitano. Dovrei segnalare la cosa al comando a Roma…ma visto il suo curriculum lascerò perdere”.

“ Grazie, maggiore!”.

“Capitano Saliero, ovviamente questo non è l’ufficio della questura, quindi la pregherei di  trovare un attimo di tempo per venire a trovarmi. Ho qualche domanda da porle…sempre che non si dimentichi, sia chiaro”.

Lo sguardo dell’uomo mi fulmina.

“ Certo commissario, se mi libero verrò oggi pomeriggio stesso…se il maggiore permette, ora devo andare”.

Prima che la porta si chiuda alle spalle del capitano, domando se per caso ieri sera era dalle parti di Piazza Vittorio.

“ No…ero in caserma…se vuole può controllare, ho testimoni che possono confermare”.

“ Evidentemente con questa nebbia mi sono sbagliato, la prego di scusarmi”.

Usciamo dalla caserma e ci rechiamo alla piola dove l’operaio ci ha telefonato per avvisarci del cadavere.

L’oste sulla sessantina, era intento a servire alcuni clienti. Ci sediamo a un tavolo dove ci viene offerto un bicchiere di vino.

 “ Prego commissario domandi pure, se posso essere di aiuto…”.

“ Ha mai visto quest’uomo? “ e porgo la fotografia del Berti.

L’oste la scruta , poi risponde che non è sicuro, e chiama la moglie. La donna, dopo alcuni minuti di riflessione, risponde che l’uomo era venuto un paio di volte : “ L’altra settimana per esattezza, ma era in abiti civili”.

“ Era in compagnia?” domando.

“ All’arrivo era solo, ha bevuto un paio di bicchieri di vino…e…”.

“ Continui…tutto quello che ricorda può essere importante ai fini dell’indagine”.

“ Ricordo che un cliente è entrato subito dopo questo signore e si è messo al tavolino a fianco e lo fissava, senza dire una parola”.

“ Ha notato altro?”.

“ Non ci giurerei…ma ho avuto impressione che nell’uscire l’uomo nella fotografia abbia fatto un cenno…come fosse un segnale…infatti il cliente seduto al tavolo è uscito subito dopo”.

“ Ha mai visto quel cliente?”.

“ No…me ne ricorderei, aveva uno sguardo truce…aveva una cicatrice sulla guancia…quello che posso dirle è che non vorrei trovarmi da sola in una via di notte con quella persona”.

 

Il nuovo giorno non porta via la nebbia come molti di noi speravamo, ma anzi avvolge ancora di più la città con il suo manto. Mi reco alla stazione per salutare Maria e rinnovarle le condoglianze. Nell’andare mi faccio accompagnare da Perino e gli spiego che dovrebbe recarsi a Mondovì con la donna, ma senza che essa se ne accorga.

“ Dovrò essere il suo angelo custode in incognita?”.

“ Esatto, Perino…non vorrei ci fosse qualcuno che la segua…ho questa sensazione. Ora entro da solo in stazione, tu aspetta un paio di minuti poi vai direttamente al treno”.

La donna quando mi vede  mi viene incontro abbracciandomi.

“ Commissario…mi scusi…se può mi perdoni…ma sono così contenta di vederla, in cuor mio ci speravo di rivederla”.

Sorrido e le dico che non sarei mancato per nulla al mondo, poi domando se il feretro è già sul treno. Mi risponde di si e asciugandosi le lacrime mi saluta: “ Grazie di tutto e…”.

Rispondo che non è il caso di ringraziarmi e se ha bisogno di chiamarmi, così dicendo le lascio il mio numero dell’ufficio e di casa, aggiungendo: “ Prometto che verrò a trovarla al più presto”

Un bacio mi sfiora la guancia poi lei sale sul treno.

Percorro via Roma immerso nei miei pensieri immaginando Maria come mia moglie. Questo pensiero si dilegua quasi subito perché in lontananza vedo il capitano Saliero in abiti civili e con lui un paio di uomini.

Non mi ha notato e osservo la scena, sembrano piuttosto nervosi, riesco solo a comprendere qualche frase.

“ Siete degli incapaci, degli inetti!” esclama Saliero.

“ Come potevamo vederlo con questa nebbia?”.

“ Vi avevo detto…come avete fatto a perderlo? Idioti!”.

“ Dobbiamo solo aspettare che esca dal suo ufficio e poi…”.

“Quel dannato deve sparire, …avete capito…non mi importa come …ma deve sparire”.

Non so perché ma ho come impressione che stiano parlando di me, se così fosse ( e non credo di sbagliarmi) questo mi conferma che Saliero è implicato nell’omicidio di Berti.

“ Buongiorno a lor signori, tutto bene capitano? “.

I tre uomini sobbalzano al sentire la mia voce. Uno di loro cerca di infilare la mano nella tasca del cappotto.

“ Pessima idea signore, mi creda”.

L’uomo osserva il capitano, poi desiste dal suo intento.

“ Bene capitano, immagino che voglia venire a farmi visita in ufficio”.

“ Buongiorno commissario, sono qui con degli amici,  non so di cosa stia parlando e sinceramente non vedo perché dovrei perdere tempo a venire da lei, ho da fare dei …”.

“ Si, lo so, i famosi preparativi per le sue truppe…conosco la solfa, ma vede capitano, se lei viene di sua volontà sarebbe meglio, altrimenti sarò costretto ad andare dal questore il quale a sua volta richiederà l’intervento del ministero dell’esercito…insomma una trafila antipatica, la quale lei non potrà poi sottrarsi per nulla al mondo…e il ministero si chiederà il perché di tanta reticenza nel venirmi a trovarmi”.

Il volto dell’uomo si contrae in una smorfia, sa che questo comporterebbe un’indagine  anche da parte dell’esercito.

“ Va bene, vengo con lei! Voi andate, ci vediamo al solito posto”.

Osservo gli uomini, uno dei due ha una cicatrice in volto. Domando se è un ricordo di guerra, accenna di si a denti stretti. La moglie dell’oste non aveva tutti i torti a dire che era un brutto ceffo.

“ Bene capitano Saliero, si accomodi”.

“ Lei conosce già il motivo per cui è stato convocato qui, la morte del suo soldato Berti”.

“ Ripeto anche a lei quello che ho detto al maggiore, non so nulla della sua morte. La sera prima di essere ucciso non sapevo manco che fosse uscito. Io non ho firmato il permesso per la libera uscita”.

“  Oltre a lei chi firma anche la libera uscita dei soldati?”.

Risponde che è il sergente Gavi. Prendo nota del nome, poi domando che tipo era il Berti.

“ Era un soldato taciturno, non parlava molto…non so chi frequentasse”.

“ Aveva amici? Parenti qui in città?”.

“ Non so dirle, mi creda, non lo so davvero”.

“ Capisco, quindi lei non sa se ha fratelli o sorelle?”.

Si accende una sigaretta e risponde che non ne ha la più pallida idea.

Rispondo che non credo a una parola di quello che sta affermando, ma di non preoccuparsi:” Riuscirò a scoprire il perché lei è così reticente a dirmi la verità”.

Come fosse morso da uno scorpione si alza sulla sedia, inveendo contro di me e minacciando di parlarne al maggiore Brusin riguardo al mio comportamento, e se non dovesse bastare, andare personalmente dal Duce.

“ Nessun problema, è un suo diritto…ma credo che non lo farà e lei sa il perché. Un consiglio…stia alla larga da una certa ragazza”.

Il rossore di collera divampa sul suo volto, non riesce a dire nulla ma capisce che sto parlando di Maria Berti.

Esce dall’ufficio sbattendo la porta e allora chiamo Tirdi: “ Segui quella persona, ma non farti scoprire, è molto pericoloso”.

Ora più che mai sono convinto che è implicato nell’omicidio del Berti, prendo il telefono e chiamo il maggiore Brusin, domando se posso parlare con il sergente Gavi.

“ Lo faccio venire direttamente da lei commissario.  Mi dia solo Il tempo di cercarlo”.

Dopo un’ora mi richiama dicendo di correre in caserma: “ Abbiamo trovato il sergente…morto!”.

( continua)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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