Creato da: paperino61to il 15/11/2008
commenti a caldo ...anche a freddo..

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Novembre 2017 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

Citazioni nei Blog Amici: 88
 

Ultime visite al Blog

QuartoProvvisoriog1b9rbx1dglpaperino61toelyravcassetta2nomadi50DoNnA.Sjezabel777zoppeangelogianbrainOPIUMPASSIONEilcorrierediromakipli
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi del 17/11/2017

 

Nebbia di sangue ( Quarto capitolo)

Post n°2293 pubblicato il 17 Novembre 2017 da paperino61to

Riassunto: La morte di un soldato porta il commissario Berardi ad indagare sulla caserma Monte Grappa, anche un apparente suicidio di un sergente ( Gavi) viene dopo un attento esame alla luce che è stato ucciso. Il tutto ruota intorno al capitano Saliero. L'agente Tirdi nel suo pedinamento lo nota parlare con una persona, a cui non riesce dare un nome ma che il suo volto è noto all'agente. Nel frattempo in una camera di pensione viene ucciso uno spagnolo, Fernando Munez professione commesso viaggiatore, ma il commissario ha qualche dubbio in merito a questo.

 

Mi domando se questo omicidio è collegato agli altri due, e se questo spagnolo è veramente ciò che asseriva di essere, ovvero un commesso viaggiatore.

Ordino di fare una chiamata all’ambasciata spagnola qui in città e una alla guardia civile a Madrid per saperne di più.

Purtroppo le telefonate non portano a nulla, sembrerebbe che la professione dichiarata sia vera, anche se il nostro agente ha notato che c’è stato da parte dell’addetto all’ambasciata un attimo di silenzio: “ Come se la notizia della morte dell’uomo lo abbia colpito”.

“ Quindi secondo te ha mentito?”.

“ Commissario, non posso giurarci, ma l’impressione è che … si direi che ha mentito”.

Uscito l’agente dall’ufficio, chiamo il questore e spiego la faccenda, domandando se posso avere un permesso per andare all’ambasciata spagnola a parlare direttamente con l’addetto che ha risposo al mio agente.

“ Proverò a sentire il podestà Berardi, sa che tra il nostro paese e la Spagna c’è oramai non solo un vincolo di amicizia ma anche di sangue, visto che il Duce ha inviato armi, mezzi militari e uomini a combattere in quel paese, appena conosco la risposta la chiamo”:

Come immaginavo la risposta era negativa, non potevo e non dovevo permettermi di mettere in dubbio la parola dell’alleato spagnolo, anche se questo comportava un caso di omicidio.

Decido comunque di recarmi all’ambasciata e di aspettare che esca un loro dipendente, chissà magari, ne trovo uno meno reticente a parlare della vittima.

Un uomo sulla settantina esce dalla sede spagnola di Corso Cairoli, è basso di statura, capelli bianchi, cammina lentamente.  lo seguo senza farmi notare, l’uomo entra in una caffetteria poco distante dall’ambasciata. Entro anche io e mi dirigo al suo tavolo, il mio spagnolo è limitato, ma tanto basta per  farmi presentare. Per fortuna l’uomo parla bene l’italiano, lavora da dieci anni a Torino.

 “ Sono un domestico dell’ambasciatore Ruy, una brava persona”, poi parla di quello che sta succedendo nel suo paese, della guerra civile: “ Assurda, una cosa senza senso, è la povera gente che va di mezzo…poi adesso che voi italiani e tedeschi siete scesi in campo…” non finisce la frase ma riesco a intendere che non vede di buon occhio questa cosa.

“ Senta, lei conosce un certo Fernando Munez di Madrid?”.

L’uomo si alza di scatto dalla sedia e domanda scusa ma deve rientrare al lavoro.

Lo seguo e continuo dicendo che è stato assassinato, e che è mio dovere consegnare alla giustizia l’assassino.

“ Commissario Berardi, lei è un ingenuo se crede di riuscirci. In questo delitto ci sono forze che è meglio lasciarle perdere, glielo dico in tutta sincerita…nada de nada…non potrà fare nulla”.

“ Lei è un brav’uomo, risponda solo a questa domanda, Munez non era un commesso viaggiatore vero?”.

“ No, non lo era! Ora se mi scusa devo rientrare, meglio che non ci vedano assieme…senta io conosco le sue gesta e i suoi successi nell’indagini che ha svolto, ma qui la storia riguarda i servizi segreti del mio paese e non solo quelli dell’esercito ma anche di quelli chiamati ribelli…capisce ora in cosa va a cacciarsi se decide di indagare?”.

Sul mio volto compare la risposta: “ Bene commissario, vedrò di aiutarla nel limite possibile senza compromettermi. Munez era un agente segreto dell’esercito, è venuto qui per scoprire chi fornisce armi ai ribelli”.

“ Sa dirmi altro?”.

“ Per ora no, ma vista la notizia della morte, stia tranquillo che da Madrid invieranno un altro agente. Evidentemente Munez aveva scoperto chi era il fornitore”. Detto questo l’uomo si allontana per la sua strada.

Torno in questura riflettendo sulle sue parole, una parola è in comune tra i tre delitti: esercito.

Chiamo Tirdi e Perino e riferisco loro della chiacchierata avuta con lo spagnolo.

“ Direi che è un bel casino” esclama Perino.

“ Già, penso che dovrò riferire al questore il mio incontro con …”.

“ Non è meglio aspettare?” dice Tirdi.

“ Si, forse hai ragione, meglio aspettare un paio di giorni e vediamo l’evolversi”.

“ Crede che siano gli antifascisti ad aver ammazzato lo spagnolo?”.

“ Tutto fa presupporre di si… a meno che quest’ultimo non facesse il doppio gioco”.

Mentre sto tornando dalla questura noto il capitano Saliero vicino al portone di casa mia, ammetto di essere stupito nel vederlo.

“ Buongiorno commissario…dovrei parlarle…è urgente!!”.

“ Bene, capitano, andiamo nel mio appartamento, staremo più tranquilli”.

Stiamo per entrare nel portone quando un automobile passando a grande velocità, ci spara contro una raffica di mitra.

Io ne esco quasi illeso ma Saliero purtroppo no.

“ Capitano…cerchi di resistere, chiamo immediatamente un’ambulanza”.

L’uomo mi prende la mano, è cosciente che per lui è la fine.

“ Io…pago le mie colpe...non volevo si arrivasse a questo, ma lui ( colpo di tosse) …e…dica a Maria di perdonare il male che le ho fatto…io…” queste furono le sue ultime parole.

L’ambulanza arriva chiamata da qualche passante che ha assistito alla scena e immediatamente a seguire una camionetta della polizia.

Il medico guarda la ferita, sono stato fortunato a uscirne illeso : “ Per un paio di giorni non usi il braccio, lo tenga a riposo”.

Arriva anche Tirdi con Perino, hanno saputo della notizia dell’attentato.

“ Sto bene ragazzi…ma credo che la vera vittima era Saliero”.

Si guardano stupiti, sono increduli a questa notizia, il maggior indiziato è morto.

Riferisco le sue ultime parole e di come sia stato sorpreso nel trovarlo sotto casa.

“ A questo punto direi che il capitano abbia fatto il doppio gioco”.

“ Ipotesi plausibile Tirdi oppure voleva dirmi chi aveva ucciso Berti e Gavi per liberarsi la coscienza”.

“ E se le due vittime fossero implicate nel fornire armi agli anarchici?”.

“ Tutto può essere, ma allora perché eliminarli?” risponde Perino.

“ La cosa certa è che la lista dei cadaveri si è allungata e noi non abbiamo nulla in pugno…solo congetture “.

La notizia che sono scampato all’attentato arriva immediatamente al questore, il quale viene a trovarmi.  Riferisco come sono andate le cose.

“ Berardi, lei sta camminando su un terreno minato…se posso darle un consiglio, seppure a malincuore…”.

“ Non lo metterei in pratica signor questore…a questo punto è ovvio che si tratta di una banda senza scrupoli ”.

“ Non avevo dubbi, faccia attenzione, ho messo un paio di agenti davanti a casa sua, per precauzione, arrivederci commissario e stia attento, è gente molto pericolosa”.

 

I giorni seguenti nonostante i nostri sforzi non  riusciamo a trovare nessun indizio che possa permetterci di seguire una pista per gli omicidi avvenuti. L’uomo dell’ambasciata non si è fatto più vivo, evidentemente ha paura di esporsi troppo.

Telefono ai miei amici di Viù e parlo con  Maria, a sentire la sua voce mi tranquillizzo, mi racconta di come passa le giornate: “ Marco, mi piace questo posto è stupendo…vorrei poterci vivere”.

“ Una volta finita questa storia, potresti prendere anche questa decisione…sarebbe meraviglioso”.

Mi domanda di come sta andando l’indagine e rispondo che è a un punto morto, non accenno alla morte del capitano, preferisco parlarle di persona, ne tantomeno le riferisco che mi hanno sparato ferendomi a un braccio. Non le prometto di riuscire ad andarla a  trovarla, sarebbe troppo rischioso se qualcuno mi seguisse.

Finit la telefonata il mio cuore è triste, avrei voluto dirle che mi manca.

Ho bisogno di uscire, decido di fare una passeggiata per riflettere, Tirdi vuole accompagnarmi a tutti i costi, teme per la mia incolumità e non c’è verso di farlo desistere.

Svoltiamo in via Mazzini quando Tirdi mi prende per un braccio e indica una persona: “ Ecco è lui, quel tizio che parlava con Saliero in quella piola”.

Domando se ne è sicuro, mi risponde di si.

“ Vieni, andiamo a parlargli”.

L’uomo è sulla quarantina, altezza media, indossa un cappotto e un cappello color marrone scuro. Il suo viso è piacevole, un filo di barba lo incornicia, i suoi occhi sono nascosti dietro a un paio di lenti.

“ Buongiorno, sono il commissario Berardi, vorrei porgli delle domande in merito a un suo amico…il capitano Saliero”.

L’uomo ha un sussulto nel sentire questo nome, ma fa finta di nulla e dice di non conoscerlo.

“ Venga, andiamo in quel bar e ne parliamo con calma”.

In quel momento passa una camionetta delle camice nere, lo vedo sbiancare si guarda attorno con aria di paura, sembra voglia scappare.

“ Venga presto…si fidi di noi” e dicendo questo lo prendo per un braccio e lo porto via a forza.

La camionetta rallenta e un miliziano urla: “ Berardi, ne ha arrestato un altro? Guardi che poi noi ci annoiamo“ e ride di buon gusto alla sua battuta.

Entriamo in un bar, l’uomo sembra più calmo, ci guarda sorpresi per non averlo denunciato ai fascisti.

“ Ora, se vuole dirci il suo nome”.

“ Mi chiamo Vittorio Vidali”.

“ Il politico?” domanda Tirdi.

“ Si, sono io”.

Ricordo quel nome, e domando che ci fa a Torino visto che è stato condannato in contumacia per attività contro il fascismo. Vidali preferisce non rispondere e consuma lentamente la sua tazza di thè.

“ Voglio parlare chiaro con lei, ci sono stati quattro omicidi in questa città, e tutto ruota intorno all’asse Italia- Spagna, e soprattutto intorno alla caserma Monte Grappa.  Immagino che lei ne sappia qualcosa sa di questa storia?”.

“ Va bene commissario, vi devo delle spiegazioni, anche perché devo la mia salvezza a lei , se i fascisti mi avessero riconosciuto per me sarebbe stata la fine”.

Poi inizia la sua storia partendo dalla sua fuga da Torino verso la Spagna, una volta arrivato si è affiliato agli anarchici del Fai.

“ Abbiamo bisogno di armi per combattere le forze fasciste del generale Franco, io ho vari contatti in questa città, così sono ritornato sotto falso nome”.

Faccio segno di continuare a raccontare.

 “ Arrivato in città mi metto in contatto con degli anti fascisti e spiego loro di cosa ho bisogno. Loro mi mettono in contatto  con una persona. Di questa persona posso dire ben poco, è sempre rimasta nella penombra e sempre a una certa distanza da  me”.

“ Può descriverla almeno fisicamente?”.

“ Posso dire che è tarchiato, alto, atteggiamento altezzoso… quasi da militare  almeno è la mia impressione,  la sua voce era in qualche modo contraffatta, ma mi ha dato impressione che fosse uno del nord…nord est…”.

Io e Tirdi ci guardiamo perplessi, poi domando del capitano Saliero e degli altri due soldati, risponde che non sa chi siano: “ Mai avuto a che fare, perché mi domanda di queste persone?”.

“ Sono tre vittime, tutti assassinati dalla stessa mano, evidentemente se non vendevano armi a lei, avevano capito chi era la persona che lo faceva, poi nomino Fernando Munez”.

“ Lo conosco e spero di averlo tra le mani, ha ucciso parecchi dei nostri…torturandoli per il solo divertimento…sa dove si trova?”.

Da questa frase deduco che non sa che è stato ucciso, glisso la sua domanda e chiedo come fa a contrabbandare le armi.

“ Ci pensa quella persona, io porto solo i soldi, al resto pensa lui”.

“ Può dirci dove vi incontrate?”.

“ Dove ci incontravamo, io devo ripartire, qui ho finito il lavoro per cui sono stato mandato a Torino…ci vedevamo all’interno del parco della Tesoriera, c’è un capanno abbandonato, l’appuntamento era sempre verso le due di notte”.

“ Ora rimane una domanda sola, cosa ne faccio di lei? “.

Vidali rimane sorpreso a questa domanda, ma non dice nulla, le sue mani tremanti parlano per lui.

“ Voglio fidarmi di lei, di solito non sbaglio, la lascio libero a patto che mi firmi un foglio con una sua deposizione firmata, ovviamente non userà il suo nome vero e manco immagino quello attuale”.

“ Non mi chieda di tradire chi ci vende le armi, ne tantomeno chi siano gli intermediari non potrei farlo…stiamo combattendo per la democrazia in Spagna”.

“ Io so che questa vostra democrazia è costata la vita a quattro persone, ed una era soltanto un ragazzo di diciannove anni! Deve prendere contatto con quel tizio, al resto penseremo noi”.

L’uomo ci riflette, poi risponde con un diniego: “ Non tradisco!”.

“ Bene Vidali, questo mi conferma che lei non è l’assassino, vada pure, è libero”.

“ Ma…commissario…” .

“ Tranquillo Tirdi, credo di avere capito chi è il nostro fornitore di armi e quindi di conseguenza il nostro assassino”.

Vidali rimane sorpreso a queste mie affermazioni, si alza incredulo e senza dire una parola esce dal bar.

“ Commissario lei è veramente convinto che quell’uomo non c’entri nulla con gli omicidi?”.

“ Si Tirdi, ne sono convinto è uno onesto, combatte ma lealmente. Poi non avrebbe potuto dirci di più neanche sotto la tortura dei fascisti, e sicuramente non avrebbe tradito i suoi compagni”.

“ Dove le prenderà queste armi?”.

“ Tu dove le prenderesti?” .

“ In caserma se fossi un milita…”.

“ Esatto caro Tirdi, in una caserma”.

( Continua)

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963