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Messaggi del 18/09/2018

 

La villa del mistero ( capitolo uno)

Post n°2388 pubblicato il 18 Settembre 2018 da paperino61to

La tormenta di neve ci ha sorpresi al ritorno da Ceva, non si vede a un palmo dal nostro naso ed i tergicristalli sono inutili. Sento Perino imprecare perchè l’automobile  arranca sotto il manto nevoso: “ Ho l’impressione che a breve ci fermeremo commissario”.

 “D’accordo con te, se vediamo una locanda ci fermiamo…dove siamo? Ho perso l’orientamento”.

“Credo che abbiamo passato Vicoforte se non sbaglio…non vedo nulla con questa dannata neve”.

La macchina prosegue qualche centinaia di metri poi si arrende, le gomme slittano. Non c’è verso di farla ripartire. Scendiamo, la spingiamo a lato della strada, in lontananza  vediamo una costruzione.

 “Proviamo ad andare verso quella casa, lasciando l’auto qui” , e così iniziamo ad incamminarci sotto i fiocchi di neve. La costruzione intravista è una villa, percorriamo il viottolo che porta all’ingresso e suoniamo il campanello. Un tizio in livrea apre la porta e domanda cosa vogliamo.

“ Buonasera, sono il commissario Berardi della questura di Torino, questo è il mio collega Perino. La neve ci ha sorpresi mentre tornavamo in città, la nostra auto è ferma sul ciglio della strada. Chiediamo gentilmente  ai padroni di casa se possiamo entrare per fare una telefonata”.

Il maggiordomo ci scruta e risponde che va a domandare ai signori.

Sentiamo parlare ad alta voce.

“ Umberto, dovevi fare entrare i signori. Vi prego di scusarlo…entrate”.

L’uomo sicuramente è il proprietario della villa. E’ sulla sessantina , capelli grigi, un paio di lenti e una pipa in mano, noto anche che ha il viso emaciato, sofferente e si sorregge su una stampella.

“ Prego, seguitemi…io sono Carlo Gedina proprietario di questa villa. Sono, anzi ero, un ex avvocato, ho smesso per problemi di salute  piuttosto seri… ed ora questa tragedia…”.

Le ultime parole sono appena pronunciate come se l’uomo stesse per piangere.

“ Grazie di averci fatto entrare signor Gedina, lei è molto gentile. Speriamo di non recarle disturbo. Purtroppo la nostra auto si è impantanata nella neve e non riusciamo a farla ripartire . Vogliamo solo fare una telefonata a Mondovì per farci venire a prendere, non siamo pratici della zona altrimenti non l’avremmo disturbata”.

“Purtroppo la linea telefonica non funziona, più avanti c’è’ stata una frana ed ha travolto il palo e non solo, il ponte è crollato. Mi spiace…ma venite dentro”.

“ E avreste fatto bene a non disturbare! “ a usare questa frase e’ una donna. Sta scendendo le scale, indossa un abito di colore rosso che  fascia il suo corpo procace, alta con i capelli corti e un bocchino tra le labbra. Il suo sguardo vaga da me a Perino e viceversa.

“ Carlo, spero che tu non voglia ospitarli stanotte!...Lo sai …oh, sei sempre il solito. Vado a scambiare quattro chiacchere con Davide”.

Detto ciò la donna si avvia verso una stanza e sbatte la porta richiudendola dietro di sé.

“ Senta, signor Gedina, non voglio essere la causa di litigio tra lei e la sua signora, quindi io e il mio collega andiamo via…”.

“ Non si preoccupi…è…siamo in un momento di sconforto…di tristezza e lei sfoga così la sua rabbia”.

“ Possiamo esserle utili in qualche modo?”.

Scuote la testa e poi : “ Se avete il dono di riportare in vita una figlia…allora si che sareste utili”.

Rimango colpito da queste sue parole, Perino mi precede facendogli le condoglianze.

“ Grazie…aveva solo 25 anni…troppo giovane per morire…poi in quel modo e poi anche…Dio mio perché?”.

Domando in che modo è morta sua figlia.

“ Suicida…Davide…il signor Davide Fasotti è il medico curante della famiglia. E’ lui che ha trovato il corpo”.

“ Cosa l’ha spinta a fare questo gesto?”.

“ Non lo sappiamo, mi creda commissario…e come non bastasse anche la domestica se ne è andata, era molto legata a mia figlia, erano come… due sorelle…si come due sorelle, per noi era come una seconda figlia,  sparita di punto in bianco senza dare spiegazioni”.

Veniamo accompagnati in una camera, non è molto grande ma ha un poltrona e un letto e un tavolino in legno di tek con una sedia.

“ La stanza è un po’ piccola, ma darò ordine al domestico di prepararne una più grande, avete cenato signori? Vi aspetto tra una ventina di minuti in sala da pranzo”.

Alla cena si presenta anche il dottore Fasotti, un bell’uomo, sulla quarantina, capelli impomatati. Perino sottovoce dice che gli ricorda l’attore americano Gary Cooper.

La signora Elsa è di poche parole, ritengo sia traumatizzata dalla scomparsa della figlia, però noto che le poche parole le spende per il dottore.

“ Lei e il suo collega arrivate da Ceva se ho capito bene?”.

“ Da Ormezzano precisamente, siamo andati a trovare un collega che è in pensione e avendo delle ferie arretrate ne abbiamo approfittato”.

“Bella zona quella, ci sono stato una volta, ottimo cibo e lo stesso si può dire del vino”.

La cena continua parlando del più e del meno, poi ci trasferiamo in salotto. Ne approfitto per domandare al medico cosa ne pensa del suicidio della ragazza.

 “Adele soffriva di depressione, sembra a causa di un amore non corrisposto; ma queste sono voci di paese, niente di ufficiale. Ho provato a curarla ma evidentemente ho fallito. Ha ingurgitato dei barbiturici, parecchi, il barattolo era semi vuoto quando l’ho trovato, tra l’altro è ancora nella stanza o almeno credo. Il padre non ha visto il corpo disteso sul letto, ho preferito rimanesse fuori dalla stanza per via del suo cuore debole, solo io ed Elsa…scusate la moglie di Carlo, siamo entrati nella stanza”.

“Capisco, e quando si terranno i funerali? Mi sembra di avere capito che non si sono ancora svolti”.

“No, con questo tempaccio abbiamo rimandato, la bara è nel capanno al posto dell’auto del signor Gedina”.

“ E della cameriera scomparsa che mi dice?”.

Noto un’esitazione nel rispondere, o forse è solo una mia impressione.

“Cosa vuole che le dica, Betty è sempre stata un po’ strana, sono rimasto sorpreso pure io dalla sua scomparsa. Non so il motivo…si vede che si era stufata a lavorare qui”.

“Un’ultima cosa, il signor Gedina mi ha detto che Betty era molto legata a sua figlia…”.

“Si è vero, per questo trovo strano che sia andata via senza aspettare almeno il funerale, probabilmente era scioccata dall’accaduto oppure, come ho detto, si era scocciata di lavorare qui”.

 “ Lei abita qui ?”.

“ Si, come medico di famiglia ho una stanza dall’altra parte della villa”.

Veniamo accompagnati dal domestico nella nostra stanza. Troviamo un biglietto sul tavolo, reca la scritta: Aiutatemi!

Guardo Perino: “ Qualcuno lo ha messo…ma chi?”. Esco dalla stanza e vedo ancora il domestico sul piano, lo chiamo e domando se chi ha preparato la stanza ha lasciato un biglietto ma risponde di no: “ Che io sappia il personale era tutto al piano inferiore signore, e la stanza era già pronta per eventuali ospiti dei signori Gedina”.

Di fronte alla nostra stanza c’è una porta, il domestico risponde che era della povera signorina Adele.

 “Umberto, se chiedessi un favore me lo farebbe?”.

“ Dica signore!”.

“ Sarebbe possibile vederla?”.

Perino mi guarda stupefatto. Il domestico scuote la testa, poi guarda se dalla scala sale qualcuno e con un gesto mi indica di seguirlo.

“ Signore, io le apro e gli lascio la chiave, appena ha finito me la ridia senza che il padrone se ne accorga o io passo dei guai”.

“ Grazie Umberto”.

Entriamo nella stanza immersa nel buio e Perino tira fuori dalla sua tasca la sua torcia portatile.

( Continua)

 
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