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Messaggi del 03/10/2018

 

La villa del mistero ( capitolo settimo)

Post n°2397 pubblicato il 03 Ottobre 2018 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi e il collega Perino trovano ospitalità in una villa dopo essere stati sorpresi da una tormenta di neve. Nella villa si è consumata una tragedia: la morte della figlia del proprietario e la scomparsa di una domestica. Il commissario su richiesta anonima di aiuto inizia un'indagine, scoprendo che c'è qualcosa di strano a partire dal suicidio della giovane. Inoltre un altro segreto è celato nella villa, il cognato del domestico Umberto è nascosto in una stanza e curato all'insaputa anche del proprietario. E stato ferito da una mano sconosciuta. Berardi capisce he che è la stessa mano che ha tentato di uccidere lui e Perino. Un ipotesi incomincia a farsi strada nel commissario, che all'interno della bara che deve essere ancora tumulata non vi sia il corpo della figlia Adele ma bensì della domestica Betty. Domanda a Gedina ( proprietario della villa) se ha redatto un testamento, al nominare la domestica quest'ultimo si blocca in un assoluto silenzio. Cosa c'entra la domestica con il testamento si domanda Berardi?.

 

 

“Cosa?...mah…ma commissario si rende conto di quello che mi sta chiedendo?” parla in fretta il domestico, la sua faccia è di un pallore impressionante.

“Senta Umberto, so che non è un compito piacevole, ma so anche che non abbiamo molto tempo, domani se non oggi pomeriggio la bara verrà tumulata. Se vuole scoprire la verità è l’unica cosa che possiamo fare per cancellare ogni nostro dubbio, parlando chiaro, io credo che nella bara non ci sia il corpo della figlia dell’avvocato!”.

“Mio Dio…mio Dio…commissario mi chieda tutto ma…aprire una bara? E se si sbagliasse?”.

“Non ho la verità assoluta, e se può calmarla, mi assumerò io la responsabilità davanti a Dio e ad eventuale giudice”.

Il domestico volge lo sguardo fuori, il manto di neve è sempre più spesso, anche se da un paio di ore la neve scende irregolare.

“Va bene commissario, che Dio mi perdoni, quando vuole procedere?” domanda con voce tremante.

“Direi anche subito, l’avvocato è nella sua stanza, mentre la moglie e il dottore Fasotti non li vedo in giro, e in quanto alla servitù…”.

“Su quella non si preoccupi, la domestica è a pulire le camere, il giardiniere aiuta sua moglie, mentre la mia è da suo fratello a cambiargli la fasciatura”.

Guardo Perino anche lui paonazzo, e non posso dargli torto, nonostante anni e anni di indagine e di efferati crimini, scoprire una bara non è cosa da poco.

Andiamo verso la rimessa dove è stata posta, Umberto ci apre la porta e mentre entriamo osservo se qualcuno dalla villa possa averci notati. Nulla, dalle finestre della dimora non scorgo nessuno.

L’unica luce che filtra è quella del giorno, la bara è posta su dei cavalletti. Con alcuni attrezzi che ha portato Umberto ci mettiamo all’opera. Perino si fa il segno della croce e sento che mormora qualche preghiera, il domestico lo segue a ruota.

Impieghiamo circa dieci minuti poi finalmente l’ultima resistenza del coperchio cede.

“Perino, ora dammi una mano ad alzarlo e metterlo a terra… non fare il pauroso!”.

Pur riluttante il buon Perino mi aiuta, il coperchio viene posto a terra. Umberto è di sentinella alla finestra.

Un corpo di donna giace nella bara, ha un vestito color verde chiaro, un volto molto attraente, i capelli  castani, la corporatura non è affatto esile, tutt’altro.

“Umberto vieni a vedere se è la figlia dell’avvocato…presto, non abbiamo molto tempo”.

Umberto si volta, le mani tremano, i passi sono lenti mentre si avvicina alla bara.

L’uomo osserva il corpo: “ La signorina con il suo vestito preferito” la voce è roca, poi all’improvviso esclama: “Mio Dio….ma questa non è Adele…è Betty…ma come…? Ma…il vestito sono sicuro sia della signorina Adele…com’è possibile?”.

“Inutile porsi questa domanda, ci penseremo dopo. La mia ipotesi è quindi giusta, nella bara  c’è il corpo della domestica scomparsa. Osservo meglio il corpo della donna e vedo una macchia scura all’altezza del cuore, c’è un foro: “Guarda Perino, vedi anche tu quello che vedo io?”.

Perino accenna di si: “ E’ stata uccisa e scommetto che la pistola è la stessa che ha ferito il suo ragazzo”.

“Lo credo pure io, ora chiudiamo la bara, prima che qualcuno si accorga della nostra presenza”.

Torniamo nella villa, Umberto va dritto in cucina e prende dalla credenza una bottiglia di brandy: ne beviamo un paio di bicchieri. Osservo Perino che è tremante e con gli occhi bassi. Stavolta l’ho sottoposto a una dura prova e me ne vergogno, ma non potevo fare diversamente.

Dopo una decina di minuti dove il silenzio regna, Umberto mi domanda scusa e chiede il mio perdono. Non capisco cosa voglia dire mentre mi riempio un altro bicchiere di brandy. Questa prova ha scosso anche me.

“Vede signore, io l’ho subito riconosciuta quando è arrivato alla villa in cerca di aiuto per la sua auto ancora prima che mi dicesse chi era, ed ho pensato che solo lei poteva risolvere questo giallo…ecco non so come dirglielo signore…”.

“Per Dio Umberto, non aver paura parla chiaro!”.

“Vede signore, il fatto è che…la linea telefonica è stata ripristinata da ieri mattina…”.

“E tu per paura che io e il mio collega chiamassimo la questura di Mondovì per farci venire a prendere hai preferito non dire nulla e continuare a mentire sulla linea interrotta, immagino che manco i tuoi padroni sappiano di questa cosa?”.

“No signore” mentre dice questa frase abbassa la testa in segno di scusa.

“Vabbè non tutto il male viene per nuocere, abbiamo scoperto che la domestica è stata uccisa e che la giovane Adele potrebbe essere ancora viva. Ora però devi dirmi se sai il nome del notaio di Gedina, devo parlargli assolutamente”.

“Farò di più commissario, vi darò il numero dello studio, il notaio si chiama Barnabei e ha lo studio a Mondovì”.

Un paio di minuti dopo rientra in cucina con un foglietto.

“Da dove posso telefonare senza che nessuno se ne accorga della linea ripristinata?”.

“Qui abbiamo un telefono a muro, è dietro quella piglia”.

Compongo il numero dato e dopo un paio di squilli mi risponde il notaio in persona.

  “Buongiorno signor Barnabei, sono il commissario Berardi della questura di Torino…come dice? Se è successo qualcosa a sua figlia che si trova in città da noi? Veramente la chiamo per un altro motivo”.

Le domande che pongo vertono sul testamento del signor Gedina, è riluttante a rispondere al telefono, poi dopo una vaga minaccia di complicità in un delitto, si decide a lasciare da parte il giuramento professionale.

 “Si commissario, è venuto l’avvocato ieri mattina ha consegnarmi il nuovo testamento. Come dice? No…io non l’ho visto e manco la mia segretaria, ha lasciato la busta in portineria”.

“Strano perché il signor Gedina è a letto, in questi giorni è molto provato da quello che è successo, poi con la caduta della neve è difficile arrivare fin da lei”.

“Ho trovato anche io strana la cosa, anche perché con l’avvocato siamo amici di vecchia data, e quando viene da me, ci prendiamo qualcosa da bere al bar di fronte allo studio. Proverò a domandare in portineria, se può darmi una descrizione di quella persona…d’accordo commissario, mi chiama lei fra una ventina di minuti!”.

 ( Continua)

 

 
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