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La bambina rapita( Prima indagine del commissario Berardi Terzo capitolo)

Post n°2541 pubblicato il 20 Gennaio 2020 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi racconta ai suoi colleghi Perino e Tirdi la sua prima indagine. Una bambina rapita di nome Martina. Ogni ipotesi fatta da lui o dal suo superiore Boscolo viene sconfessata dai fatti. I coniugi Siesi, tornano in commissariato e raccontano che la bambina è stata prelevata a loro insaputa dalla sorella dell'uomo, ovviamente per i due poliziotti è una conferma che sta mentendo, il motivo però non riescono a comprenderlo e sono sempre più convinti che egli sia implicato nel rapimento. 

 

Riferisco questa frase al commissario, il quale immagina già che la Siesi ci avesse rifilato una storiella :”Leggi questo”, mi consegna un foglio. E’ dall’anagrafe, Siesi ha una sorella ma è residente a Caluso e non in zona Vanchiglia a Torino.

“Che facciamo?” domando. La risposta non può altro che essere di continuare l’indagine.

“Metti un agente alle costole di Siesi, ma che lo segua con discrezione”.

“Metterò Repetto, non lo ha mai visto, non era presente quando lui e la moglie sono venuti in ufficio”.

Spiego al collega cosa deve fare e soprattutto mi raccomando di non farsi notare dall’uomo.

L’indomani mattina Repetto riferisce che il Siesi è uscito a metà pomeriggio per fare ritorno in cascina solo verso sera inoltrata.

Domando dove è stato, la risposta è stata :”E’ entrato in un condominio di via Lucento, al numero sette. Non ha suonato nessun campanello, il portone evidentemente gli era già stato aperto prima che arrivasse”.

“Quanti abitano in quella casa?”.

“Ci sono cinque piani, ho preso i cognomi sui campanelli di chi abita in quella casa”.

“Bravo collega, ora vado all’anagrafe e vediamo se salta fuori qualcosa di interessante”.

Il colloquio con il responsabile dell’anagrafe è cordiale, e soprattutto sarà per lui un vantarsi con i famigliari per aver collaborato con la giustizia.

In ufficio leggo attentamente ciò che mi ha rilasciato. Scorro i cognomi di chi abita in quella casa. Solo quattro condomini non sono sposati, una sola una donna tra loro, si chiama Bertolo Lucia.

Il cognome non mi è nuovo ma non riesco a collegarlo a nessuno di mia conoscenza.

Porto il documento al commissario che rimane perplesso a questo cognome:Bertolo.

“Conosciamo un certo Bertolo…Luigi Bertolo, un delinquente di mezza tacca…che sia la sorella?”.

“Convochiamo questo tizio e glielo chiediamo”.

“No, e anche se lo fosse non c’è niente di male”.

“A meno che non c’entri anche lei con il sequestro della bambina o che sappia qualcosa in merito. Chiamo Gianrusso, se non sbaglio ha visto il Bertolo entrare nella cascina di Siesi”.

Gianrusso conferma quello che ho appena detto al commissario.

“Tu sapevi che ha una sorella?” domanda Boscolo al collega.

“Lo sapevo, ma sapevo anche che si era trasferita anni addietro a Barge, non avevo idea che fosse ritornata. Ma perché me lo chiedete?”.

“Perché Siesi è stato visto entrare in quel condominio dove abita questa donna, solo a sera inoltrata è tornato a casa”.

“Secondo me commissario sarebbe interessante fare visita a questa signora Bertolo”.

“Non lo so,  secondo me rischiamo non solo di mettere in allarme la banda ma anche la vita della piccola”.

“Allora ci vuole qualcuno che segua i suoi movimenti di Siesi, anche se credo che, se la signora in questione abbia in consegna la piccola, non esca di sicuro di casa”.

“Però possiamo prendere nota di chi entra, per capire se quello è il nascondiglio dove tengono la bambina”.

“D’accordo Gianrusso, digli a Repetto di venire qui. Tu invece Berardi compila una lista con i turni per tenere d’occhio quella casa”.

Compilati i turni chiamo i colleghi consegnando loro gli orari :”Mi raccomando, l’essenziale è non farsi riconoscere, quindi ci vestiamo con abiti civili. Non so se li intorno, Repetto sicuramente che conosce la zona meglio di me, ci sia una piola, locanda o qualche negozio per appostarci e tenere d’occhio la casa”.

“C’è una piola, il proprietario è un mio amico, si trova all’angolo della via e da li si vede chi entra e chi esce da quella casa”.

“Perfetto!”.

In effetti la piola è poco distante dalla casa che dobbiamo tenere sotto osservazione. Il proprietario non fa storie quando gli spiego il motivo del perché un nostro agente deve rimanere dentro il suo locale.

A metà pomeriggio una chiamata in ufficio mi dice che Siesi e un altro uomo sono entrati per uscire entrambi verso le otto di sera, a distanza di pochi minuti uno dall’altro. Nel frattempo nel commissario c’è una novità, un’altra lettera è stata spedita dai rapitori della bambina.

 “La madre l’ha subito portata, leggila”.

Prendo la lettera, anche questa è  scritta a macchina. Ovviamente i genitori non dovevano far trapelare nulla alla polizia, si chiedeva, e qui rimasi stupefatto, che il Siesi doveva andare via cedendo la cascina a un persona che si sarebbe presentata a lui. Il cognome l’avrebbe saputo nel momento in cui accettava le condizioni. I rapitori si sarebbero fatti di nuovo vivi entro pochi giorni, se rifiutava non avrebbe rivisto più la bambina.

“Come richiesta mi sembra assurda, non trova commissario?”.

Boscolo risponde di si, anche per lui qualcosa non quadra.

“Di solito chiedono soldi, non cascine o aziende”.

“Cosa dice la moglie di Siesi?”.

“E’ rimasta stupita, ha chiesto lumi al marito, ma l’uomo si è trincerato dietro il silenzio”.

“Secondo me dovremmo convocarlo e giocare a carte scoperte, se vuole salvare la bambina non può sottostare a questo ricatto”.

“Si deve fidare Berardi, è l’unica cosa che può fare. Ora dimmi, ci sono novità per quella Bertolo?”.

“Per ora sappiamo che un paio di persone, compreso il Siesi, sono entrate in quella casa”.

“La prossima volta li seguite ed entrate con loro, voglio vederci chiaro”.

“D’accordo, e con Siesi come mi comporto?”.

“Se ne farà una ragione, anche a me non piace quell’uomo, sono sicuro che mente”.

Qualche giorno dopo questa conversazione, il Siesi si stava di nuovo recando in quella casa. Io e Gianrusso lo seguiamo appena varca la soglia del portone. Rimane stupito nel vederci entrare con lui.

“Buonasera signor Siesi, anche lei qui? Vuol vedere che abbiamo in comune gli stessi amici?”.

Dopo un attimo di sbalordimento riprende il controllo di sé, non dice nulla salvo ritornare verso l’uscita.

Gianrusso lo ferma.

“Mi lasci andare, non avete il diritto di…”.

“Certo che lo abbiamo caro signore, sua figlia è stata rapita. Sappiamo anche della richiesta, vuole continuare a fare finta di nulla? Oppure, dobbiamo credere che lei sia complice in questo rapimento?”.

“Come si permette? Ma io le …”.

“Si calmi, mi dia retta. Allora , vuole dirmi cosa fa in questa casa?”.

Siesi si sedette su un gradino, le mani nei capelli e dopo un paio di minuti si alza.

“Ha ragione, scusatemi per il comportamento, seguitemi, ma ho solo una richiesta da farvi, non dite nulla…a mia moglie”.

Saliamo al terzo piano, l’uomo apre la porta. Una persona ci viene incontro è Bertolo, il mio collega l’ho riconosce immediatamente.

“Ma cosa…” .

Siesi lo stoppa, lo prende per un braccio e le parla sottovoce, Bertolo scuote la testa ma non dice nulla.

“Prego, signori accomodatevi…solo un attimo, non abbiate timore non scappo”.

Lo vedo aprire una porta e una voce femminile lo saluta.

“Vi devo delle spiegazioni, avete ragione. Non ho un’amante se è questo che pensate. La donna dall’altra parte si chiama Alda Bertolo… è la sorella del qui presente Beppe ed è anche mia sorella, o meglio entrambi sono sorellastra e fratellastro. Mio padre dopo esser rimasto vedovo si è risposato con la loro mamma. Alda purtroppo soffre di una grave forma di depressione, è tornata da Barge perché non potevamo lasciarla sola, non esce più di casa da mesi. Io vengo a farle compagnia, cercando di convincerla a farsi visitare da un medico specialista”.

“Sua moglie perché non lo deve sapere?” .

“Perché conosce Beppe, sa che è un poco di buono. Diverse volte l’ho aiutato a togliersi da guai seri”.

Guardo Bertolo, non può che ammettere questa cosa.

“Mia moglie non capirebbe, non vuole saperne di essere imparentata con una depressa cronica e un …ecco il motivo per cui sto zitto con lei. So che crede abbia un’amante, poco importa oramai, quello che ci unisce è nostra figlia…povera Martina, vi prego signori, salvatela”.

“Della lettera che mi dice?”.

“Vogliono che ceda la fattoria, non ho idea chi ci sia dietro a questa richiesta…pensavo volessero solo soldi…”.

“Di solito dovrebbe essere così, i suoi dipendenti giorni addietro mi hanno detto che se parlano del rapimento rischiano grosso, come mai? Di cosa hanno paura?”.

“Di me! Nel giorno della scomparsa Martina, alcuni braccianti stavano entrando nel cortile della fattoria e hanno notato un foglio appeso alla porta della stalla, era dei rapitori. Me lo hanno portato immediatamente, la prima reazione che ho avuto è stata di fargli promettere di non parlare con nessuno di questa faccenda, ho dovuto minacciarli…e mi creda mi sono pentito di questo gesto, sono brave persone”.

“Se accetta le condizioni dei rapitori, come farebbe ad avvisarli?”.

“Si fanno vivi loro, non so in che modo, se con un’altra lettera o telefonata”.

 “Ci porti in commissariato le lettere che ha ricevuto, tutte quante, vediamo se riusciamo a risalire al modello di macchina le hanno da scrivere”.

Usciamo dalla casa, il mio castello con tanto di amante coinvolta in un rapimento è naufragato.

“Ora che facciamo?” domanda Gianrusso.

Rispondo che si torna in ufficio e vado direttamente dal commissario raccontandogli i nuovi sviluppi.

Non è solo in ufficio, c’è una persona è seduta con un taccuino e una biro in mano. Capisco  che è un giornalista.

Boscolo lo congeda senza tante cerimonie, chiedendogli di aspettare ventiquattrore  prima di andare in stampa con l’articolo del rapimento.

“Non potevo mentire, questo giornalista  sapeva di Martina…Berardi…sapeva della sua sparizione”.

“Qualcuno ha avvertito la stampa quindi?”.

“Esatto, ma chi è stato? Potessi averlo tra le mani…ma dimmi, come è andata con Siesi e la sua amante?”.

“Nessuna amante commissario” e racconto della chiacchierata avuta con l’uomo.

Dalle espressioni del volto di Boscolo capisco che anche lui è stato spiazzato da questo nuovo avvenimento.

“Secondo te riusciamo a risalire alla macchina usata per le lettere?”.

“Non lo so, se siamo fortunati si…ora che ci penso, non ho chiesto se  il Siesi ha una macchina da scrivere . Chiamo subito”.

Risponde la moglie, alla mia domanda rimane per qualche secondo in silenzio poi risponde con un secco no e riattacca.

Tirdi e Perino sono sempre più coinvolti in questo racconto, si scordano persino di finire di mangiare e del caffè oramai  freddo. Dalla finestra osservo che le prime ombre della sera stanno facendo capolino, inutile che provi a rimandare il proseguo del racconto al giorno dopo.

“Prendo una pausa o devo andare avanti? Dai vostri volti immagino che non abbiate pietà del vostro narratore”.

Infatti non ne hanno, mi alzo dalla sedia cercando di sgranchirmi le gambe e poi riprendo il racconto.

“Berardi venga, c’è un uomo che la cerca!” è un dipendente della cascina, ricordo di averlo visto in piola.

“Scusi se la disturbo, ma ho sulla bici una cosa che potrebbe interessarle. Sappiamo di Martina e vogliamo in qualche modo dare una mano per ritrovarla, il nostro padrone si è scusato con noi, e ci ha detto di collaborare con la madama”.

Esco dall’ufficio e dentro al suo carrettino, c’è una macchina da scrivere. Dice di averla trovata non distante dalla stradina dietro la cascina.

“Era nascosta  nel fossato,. L’ho presa pensando di rivenderla, poi ho sentito delle lettere arrivate al padrone scritte a macchina, e mi sono detto che forse potrebbero averle scritte con questa!”.

“Ha fatto benissimo,  la porti dentro e poi venga con me a prendere un bicchiere di buon vino, se lo merita!”.

Tra un sorso e l’altro vengo a sapere che c’è un’altra uscita dalla cascina oltre a quella principale.

“C’è una porticina che si trova al fondo della stalla, non la usiamo mai e che io sappia è chiusa da anni. Questa porticina si affaccia sulla stradina dove io ho trovato la macchina da scrivere”.

“Quindi una persona potrebbe uscire da li senza esser vista?”.

“Si!”.

( continua)

 
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