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Messaggi del 30/03/2020

 

Fiamme sull'Arizona(1)

Post n°2570 pubblicato il 30 Marzo 2020 da paperino61to

 

                                            

                                            

 

Il cowboy discese il pendio con molta cautela per non fare azzoppare il suo cavallo, pur sapendo che perdeva del tempo prezioso. Alla fine del pendio ricominciò la sua galoppata; dai garretti del cavallo dipendeva la sua salvezza e di quegli uomini che aveva visto dall’alto del pendio.

La pattuglia dei soldati  si era accampata vicino a un rojo, facendo riposare i cavalli.

“Capitano, sta arrivando un uomo!”.

Il capitano si alzò accompagnato dal sergente McGregory, i soldati guardavano con curiosità l’arrivo del cowboy.

“Salve, sono il capitano Murray”.

“Salve capitano, se vuole un consiglio, lei e i suoi uomini risalite a cavallo di corsa; la vedete quella polvere laggiù?”.

L’uomo indicò alle sue spalle una nube di polvere che si stava avvicinando.

Il sergente guardava con attenzione il volto del cowboy, poi impugnò la pistola.

“Sergente…ma è impazzito?” domandò il capitano.

“No, signore, ricordo chi è questa persona, è ricercata. Il suo nome è Billy….”.

“Bravo sergente, ottima memoria, ma non ti servirà a nulla”.

“Come ufficiale ho l’ordine di arrestare i fuorilegge, sergente si faccia consegnare le armi”.

“Capitano, non si rende conto di due cose, la prima che le mie colt sono puntate contro di lei e il suo sergente, e mi creda da qui non posso sbagliare bersaglio manco volendolo, la seconda che quella nuvola che sta arrivando si chiama Apache. Quindi a lei la decisione, o muore per mano mia o per mano degli indiani”.

Il tono della voce non ammetteva repliche, bastava guardare il volto del cowboy per capire che non stava scherzando.

I soldati nel frattempo si erano avvicinati, qualcuno di loro impugnava il fucile.

“Pessima scelta soldato, ancora di più se ti venisse in mente di premere il grilletto”.

“Siete sicuri che sono apache?” domandò il capitano Murray.

“Si! È la banda di Delgado, e sono parecchi e tutti armati di fucili. Quindi se non le spiace io me vado, voi fate come volete. Grazie per la conversazione, adios!”.

“Aspettate un attimo…soldati a cavallo e anche di fretta. Conoscete questa zona?”.

“L’unica è prendere la strada che corre verso il Mogollon Rim, ci sono numerose gole, gli apache perderebbero parecchio tempo nel trovarci”.

Partirono al gran galoppo, ogni tanto qualche soldato si voltava indietro per vedere se gli indiani si stavano avvicinando, ma non vi era ancora nessuno all’orizzonte.

“Inutile che ti guardi indietro soldato, tra poco gli sentirei urlare”

“Ma allora signore…siamo spacciati”.

“No, basta far correre il tuo cavallo e stai con la schiena piegata, hai meno probabilità di beccarti una pallottola nella schiena”.

“Capitano, però andando a cacciarci in quel canyon ci allontaniamo dal forte e anche di parecchio”.

Rispose il cowboy: “Vero sergente, ma mal che vada potremmo scendere fino al Gila River  attraversarlo per poi dirigerci ad ovest verso Forte Hutaca.

“Che ne dice McGregory?” domanda il capitano.

Il sergente ci pensò su un attimo e poi rispose che l’alternativa allo scontro con gli apache era eseguire le indicazione del cowboy.

“Bueno sergente, mi fa piacere che la pensiate come il sottoscritto”.

“Capitano, guardi alle nostre spalle”.

L’uomo non aveva bisogno di voltarsi, sentiva benissimo le urla di guerra degli indiani.

“Corri soldato, il canyon è laggiù…”.

I fucili incominciarono il loro canto di morte, e le pallottole sibilarono molto vicino ai soldati.

Il primo a cadere fu il giovane Rembrick, seguito da Longhtry.

“Sergente, se la sente di mandare all’inferno qualche apache?”.

“Certo che si giovanotto”.

“Bueno capitano, arrivati alla biforcazione dei sentieri nel Gran Canyon prenda quello di sinistra, io e il sergente vedremo di rallentare gli apache.. Quando ci vedrà arrivare di corsa, ripartiremo alla svelta. ”.

“ Ho capito cosa volete fare, ma è un suicidio quello che volete fare, non ve lo posso permettere”.

“Stia tranquillo glielo riporto sano e salvo il suo sergente” e dicendo così il cowboy e il sergente rallentarono la corsa dei loro cavalli. Il cowboy spiegò il suo piano al soldato poi tornò indietro e con il lazo prese un cacuts, e lo trascinò con sè. Si fermò all’ingresso del canyon aspettando l’arrivo degli indiani. Non tardò tanto nel vederli arrivare, sembravano una muta di sciacalli pronti a contendersi il pasto.

Iniziò a correre dentro la gola, il cactus sempre legato al lazo continuava ad alzare la polvere,  gli apache avrebbero avuto difficoltà a vedere che si trattava di un solo uomo.

“Bene sergente, ora tiri la corda e la leghi a quel masso, poi mettiamoci dietro a quelle rocce laggiù.

 “Che dio ce la mandi buona”, disse il sergente facendosi il segno della croce.

Sia i cavalli che chi li montava non si accorsero della corda tesa e parecchi di loro caddero per terra, travolti da chi arrivava dietro di loro a gran carriera. La polvere alzata dal cowboy era servita a limitare la loro visuale.

“Allegro soldato, si muore una volta sola”, rispose il cowboy poi incominciò a sparare.

Il fuoco preciso e micidiale dei due uomini, causò cadute a non finire tra gli indiani. Soltanto una trentina di apache riuscirono ad uscirne indenni da quel groviglio di cavalli e corpi caduti.

 Questi vedendo i loro compagni morti riversi nella polvere decisero di uscire dalla gola del Gran Canyon.

“Visto com’è facile? Vamos, ora andiamo a trovare il tuo capitano”.

“Stanno arrivando, il sergente è ancora in sella” urlò un soldato.

“Son contento di rivedervi sano McGregory e anche voi ragazzo. In sella ragazzi”.

All’ennesima biforcazione del sentiero preso, il cowboy scese da cavallo, sciolse la sua coperta legata alla sella, ed incominciò a cancellare le tracce del loro passaggio.

“Ha bisogno di un altro uomo per questo lavoro?” domandò il capitano.

“Per ora no, voi andate avanti io arriverò tra poco…guardi…segnali di fumo”.

“Apache?”.

“Senza ombra di dubbio, chiedono rinforzi…alla banda di Cane Rosso”.

“Ma non era in Messico?”.

“Questo coyote varca il confine a suo piacimento, in questo momento non è molto lontano da noi, e se non ci sbrighiamo ad arrivare al Gila River saranno guai seri per noi”.

I soldati procedevano a passo spedito dentro la gola del canyon.

“Crede che riuscirà a rallentarli cancellando le nostre tracce?”.

“Spero possa rallentarli, ma si ricordi capitano che un indiano per quanto le tracce sia nascoste siano ben nascoste le troverà sempre  ”.

“Ecco, ci siamo quasi…dovrebbe esserci…eccola…”.

Il cowboy scese da cavallo e si avvicinò a degli arbusti, li scostò, rivelando ai soldati una grotta.

“Presto tutti dentro, un paio di soldati mi aiutino a cancellare le tracce degli zoccoli e a coprire per bene l’entrata della grotta”.

McGregory prese un fascio di erbacce e le accese a mo’ di torcia illuminando la grotta, era stretta ma alta, ma soprattutto non si vedeva la fine.

 

“Presto, ragazzi, a breve i nostri simpatici amici saranno qui, forza, copriamo per bene l’entrata…ecco mettiamo anche questi massi, anche se troveranno le nostre tracce dovranno perdere del tempo per spostarli”.

Il cowboy e i soldati raggiungessero il resto della truppa.

“Bene, e ora presumo sempre dritto!”.

“Presume bene capitano, mi segua con i suoi uomini e mi raccomando silenzio assoluto, qui dentro qualsiasi rumore viene amplificato, avessimo tempo vi direi di fasciare gli zoccoli dei cavalli, ma non ne abbiamo purtroppo”:

 

                                             

Il sentiero si dipanava dentro la grotta a volte con curve strette e a gomito altre in lunghezza infinita. Gli uomini tenevano il fiato e limitavano le parole, sempre sottovoce.

“Manca molto all’uscita?”.

“Credo manchi poco…fermi…tutti zitti”.

In lontananza alle loro spalle si sentiva il vociare degli apache. Il cowboy capì che stavano discutendo se entrare o meno, erano in dubbio se i “wasichu” si fossero infilati in questa grotta  che loro credevano senza uscita.

Sorrise, poi con la mano fece il gesto di riprendere il cammino.

Una tenue luce era comparsa davanti ai loro occhi, stava ad indicare l’uscita.

“Bene signori, eccoci fuori”.

Un coro di soddisfazione echeggiò dalle bocche dei soldati.

“Se non sbaglio il Gila River è da quella parte vero?”.

“Si sergente, esatto. Prima ci arriviamo meglio è…da come la vedo io i nostri cari apache manderanno una pattuglia per vedere se siamo passati di qui”.

“Soldati, a cavallo e al gran galoppo anche !”.

“Non abbiamo tempo per qualche scherzetto?” domandò McGregory.

“No caro sergente, meglio filare e alla svelta”.

Arrivarono alle rive del fiume dopo un’ora abbondante di cavalcata. Il sole stava tramontando e alle loro spalle per ora non si vedeva nessun apache.

“Forza, un ultimo sforzo, camminiamo in mezzo al fiume poi risaliremo subito dopo quell’ansa e potremmo riposarci in mezzo a un boschetto che vedete laggiù in lontananza”.

Il boschetto era composto di una trentina di piante di pino non lontane dalla riva del fiume.

Era un ottimo riparo in caso di attacco, i soldati erano stremati come lo erano i cavalli.

“Nessun fuoco ragazzi mi raccomando, una mezz’ora di riposo e poi ripartiamo”.

Il cowboy scrutava l’ansa del fiume, sapeva che a breve avrebbe visto spuntare gli apache. Non si faceva illusione sul fatto che avessero perso le loro tracce.

“Mi dica, come sapeva dell’entrata di quella grotta?”. Domandò il capitano.

“Ha sentito parlare della banda Reno?”.

“Si! Ne faceva parte?”.

“No, però ero sulle loro tracce…un giorno seguendoli mi sono accorto che erano scomparsi dentro il  Gran canyon, non potevano esser svaniti. Impiegai un paio di ore a capire come avevano fatto, ed ora quel tempo perso è servito”.

“Ha trovato la banda?”.

“Mi interessava solo Reno…si l’ho trovato!” il cowboy sorrise a questa frase.

“Scusi capitano, ho sentito di cosa parlavate…giovanotto…Reno è stato ucciso in un duello a Mesa da un tizio che poi si è volatilizzato, ho come l’impressione che siate  voi”.

“Sergente, lo sapete che la curiosità è solo prerogativa delle donne? Poi come ho detto al capitano nel west meno cose si vogliono sapere, meglio è per la salute. Ora vamos, in sella!”.

Il sole era definitivamente tramontato, il cielo dell’Arizona era stellato, e questo era un male pensò il capitano. Erano visibili a diverse miglia di distanza.

L’umore dei soldati non era certo al massimo, una pasto veloce e per di più freddo, stanchezza e sonnolenza si facevano sentire. Per non stancare i cavalli, percossero alcune miglia a piedi.

“Cane Rosso si sarà unito a Delgado?” domandò il sergente al cowboy.

“Puoi scommetterci la tua paga soldato! Quando sentono profumo di scalpi li fermi solo a fucilate”.

L’uomo lo guardava, poi disse: ”Mi ricordi mio nipote, un bravo ragazzo ma che si trovava sempre in mezzo ai guai e l’ultimo gli fu fatale”.

“Io non cerco guai, sono loro che trovano me…come se la cavò suo nipote con quel fatale guaio?”.

“Non poté evitarlo, dovette sposarsi!!”  ambedue risero a crepapelle.

Il capitano fece fermare la colonna: “ Dieci minuti di pausa ragazzi”.

Il cowboy  montò in sella e salì verso un crinale, da li avrebbe visto se qualcuno li seguiva. In lontananza non vi era nessuno, ma per esperienza sapeva benissimo che gli indiani sono maestri nel non farsi vedere.

C’era troppo silenzio in quel posto, accarezzò il cavallo.

“Capitano, faccia risalire i ragazzi in sella!”.

Pur con mille imprecazioni i soldati salirono in sella e ripartirono alla svelta.

“Li ha visti?”.

“No, ma il mio sesto senso mi dice che non sono lontani, e di solito non sbaglia mai. Poi anche il mio cavallo era inquieto,  ed ho imparato ad ascoltarlo”.

“Quanti saranno a darci la caccia?”.

“Parecchi, so che Cane Rosso ha almeno un centinaio di uomini se non di più al suo seguito”.

Un fischio uscì dalla bocca del sergente: “Se ci beccano addio capigliatura!”.

Alle loro spalle si sentivano gli ululati, qualche soldato maledisse i coyote.

“Crede che ci attaccheranno di notte? “.

“Non lo escludo, anche se credo che vorranno prima sincerarsi di quanti siamo”.

L’alba che sorgeva vedeva i soldati trascinarsi stancamente sui loro cavalli. Nessuno aveva voglia di parlare, gli occhi si chiudevano per la stanchezza, ma fermarsi equivaleva a morte sicura.

“Cosa sono quei ruderi?”.

“Una vecchia missione di frati spagnoli, è abbandonata da anni. Gli apache  avevano compiuto un massacro, solo in pochi si salvarono, giungendo fino al forte”.

“Maledetti apache!” .

“Non so se tutta la colpa è loro capitano, i messicani sono decenni che li uccidono, non fanno distinzione tra donne, bambini  e uomini. I cacciatori di scalpi, anche loro non vanno tanto per il sottile.  Mercanti di armi e whisky fanno la loro sporca parte e il governo vuole le loro terre per espandersi senza mantenere i patti scritti, e voi soldati combattete senza riflettere se un ordine è giusto o sbagliato ”.

Il capitano voleva ribattere ma preferì stare zitto, in fondo al suo cuore sapeva che le cose stavano esattamente così. Vivere in pace con gli indiani era un’utopia, con qualche tribù si era riusciti, ma con costi altissime di vite umane e facendo in maniera che i nativi rinnegassero le loro usanze per prendere quelli dei bianchi.

Gli apache non potranno mai essere agricoltori in una terra dimenticata dallo stesso Dio che l’aveva creata. I Kiowa erano guerrieri, e così ogni tribù aveva un loro ben preciso modo di vivere. Unico destino per loro era quello di scomparire da queste terre.

“Riposiamoci dentro le mura della missione. Capitano, mettete delle sentinelle e che stiano all’erta”.

Sulle mura della missione si arrampicavano le erbacce, all’interno della chiesa impolverata, una croce era stata tolta dalla parete e scaraventata a terra. Le panche di legno distrutte.

Le ossa dei cadaveri erano disseminati all’interno della missione. Una scala pericolante portava al campanile, da li la veduta era ottima. Le sentinelle cercarono una posizione comoda per scrutare l’arrivo degli apache.

“Deve esser stato orribile per queste persone morire senza un perché”.

“Come dite voi soldati? La guerra è guerra, non fa distinzione per nessuno”.

“Ma noi non siamo macellai per Dio…!”.

“Ne siete proprio sicuro capitano?”.

Murray si allontanò a grandi passi.

 

Passarono un paio di ore quando le sentinelle urlarono: “Arrivano…stanno arrivando gli apache!”.

 

 

   (continua)                                         

 

 
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