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Messaggi del 24/01/2022

 

Il visitatore misterioso (10 capitolo)

Post n°2877 pubblicato il 24 Gennaio 2022 da paperino61to

Riassunto: Le indagini che coinvolgono il commissario Berardi sono due: una ufficiale e riguarda la morte di un ladro di appartamenti, e che per ora non vi sono indizi ne testimoni che possano portare indicazioni di chi sia stato l'assassino. L'altra non ufficiale e riguarda, la signora Cattaneo, anziana signora. Il suo alloggio è fatto visita di un misterioso visitatore, entra ed esce a suo piacere non portando via nulla. Il commissario capisce che questa persona sta cercando qualcosa. Una notte però la donna viene aggredita alle spalle. Berardi intuisce che possa esservi un passaggio tra l'alloggio adiacente e quello della donna. La sua ipotesi viene confermata dal geometra che ha disegnato le piante dei due alloggi. Lo stupore di Berardi e del suo collega è grande quando scopre che la chiave  dell'alloggio attiguo in dotazione al portinaio non è quella originale e per entrare hanno bisogno di un fabbro. Berardi scopre la porta che unisce i due alloggi. Tornato in ufficio da ordine di indagare sul marito della vedova: Aldo Borrini e scopre che dei due soci: De Angelis e Cremonte, quest'ultimo si è suicidato per degli investimenti sbagliati. Inoltre Borrini e sua moglie hanno due nipoti sposate. Berardi decide di indagare anche sui mariti delle due nipoti. Siamo ai primi di settembre e Berardi e dentro di sè sente crescere l'angoscia per le sorti del paese, vive un dramma interiore su quello che potrà portare se le voci riportate dal questore diventino realtà, ovvero che il Re e il governo Badoglio decidano di arrenderi agli alleati, con le truppe tedesche presente sul suolo italico. 

 

 

 

 

Con Perino ritorno dalla signora Cattaneo e le domando se conosce come sono andate veramente le cose con il Cremonte. Rimane stupita dal sentire dire che suo marito aveva truffato un suo socio.

“Commissario a le nen possibil…assurdo, chi gli ha riferito questa stupidità?”.

“I nomi di Madia e Torrisi le dicono nulla?”.

La donna mi guarda in silenzio poi ammette che dal marito ha sentito qualche volta parlare di questo Madia, ma che lei non lo ha mai conosciuto.

“Signora suo marito le ha lasciato delle carte in merito all’affare dove Cremonte si è suicidato?”.

“Che io sappia no…ma lei mi sta dicendo che il mio aggressore è venuto per cercarle?”.

“Non lo escludo signora, per ora la lascio in compagnia di un nostro agente”.

In ufficio ordino che si convochi immediatamente sia Madia che Torrisi.

I due si presentano nel primo pomeriggio. Ambedue sono anziani e il primo viene accompagnato dal suo avvocato.

“Buongiorno signori e scusatemi se vi ho convocato, ma avevo urgente bisogno di parlarvi”.

“Di cosa mi si accusa commissario?” a parlare per primo è Madia.

Guardo l’uomo e rispondo:” Di cosa dovrei accusarla, me lo dica lei…”.

“Se mi ha convocato qui…un motivo ci sarà non trova?”.

“Signor Torrisi lei sapeva di avere un conto corrente dove sia il qui presente Madia e lo scomparso Borrini le hanno versato dei soldi?”.

Torrisi è nervoso, capisce a quali soldi mi riferisco e fa finta di non ricordarsi: “Sono passati tanti anni commissario”.

“Capisco, però è strano non ricordarsi che quei soldi erano legati ad una truffa ai danni del povero signor Cremonte! Socio del qui presente Madia”.

A quel nome il Madia si alza di scatto e ordina al suo avvocato di uscire con lui dal mio ufficio.

“Lei non va da nessuna parte fino a quando non finisco di porle le domande. Si segga e lei avvocato cerchi di calmare il suo assistito. Morte causata da una truffa dove sia il  Borrini che lei ne eravate gli artefici, inutile che neghi caro signore, ho le prove di quello che dico”.

Torrisi guarda in faccia Madia e poi esclama: “Sapevo che sarebbe finita male, ma voi nulla, volevate i soldi di quel povero diavolo e ora a distanza di anni ci troviamo nei guai…maledetto me che vi ho dato retta!”.

“Stai zitto stupido, non vedi che non nulla in mano, è un tranello di questo poliziotto!”.

“Ne è così sicuro caro Madia? E’ vero che non posso incriminarvi per un suicidio anche se istigato da voi, ma posso mandarvi a processo per truffa”.

“Falla finita Madia, sono anni che la mia coscienza si rimorde. Commissario mi creda non immaginavo che Cremonte si suicidasse, non avrei accettato di aprire un conto corrente per quei soldi sporchi di sangue”.

L’uomo è un fiume in piena, racconta tutto mentre Madia tenta in tutti i modi di bloccarlo. Pure il suo avvocato minaccia ritorsioni contro l’uomo e il sottoscritto.

“Tirdi hai finito di scrivere la deposizione del signore? Falla firmare e poi portala dal questore”.

“Bene signor Torrisi lei ha fatto la scelta giusta, non posso prometterle che non andrà a processo, ma se così fosse farò in modo di intercedere per lei. Mentre per il caro Madia le cose si mettono male, molto male. E spiego anche il perché…vede caro signore dei miei stivali, in giro c’è una persona che cerca un documento comprovante la sua complicità nella truffa del suicidio di Cremonte. Cosa crede farà quando finalmente avrà la prova certa che lei faceva parte di questa truffa? Vuole che glielo dica io o se lo fa dire dal suo avvocato?”.

Il volto di Madia passa dal rosso fuoco al bianco lenzuolo ed inizia a tremare: “Dovete proteggermi commissario, è vostro dovere, capisce, è vostro dovere!!”.

“Non si preoccupi di quale sia il mio dovere, piuttosto inizi a raccontare tutto ciò che sa, a partire dal ruolo di Borrini per arrivare al suo!”.

L’uomo capisce che non ha più scampo, è intimorito dal misterioso aggressore della Cattaneo. Ovviamente non ho fatto nessun cenno a cosa è accaduto in queste settimane alla povera donna e del mio sospetto di chi sia questo misterioso personaggio.

“Bene caro collega ora possiamo andare a casa, dobbiamo solo trovare quel documento ammesso che esista e che la donna non ci abbia mentito, anche se non credo ne sia capace”.

“Dice che il nostro amico farà una nuova visita alla Cattaneo?”.

“Non lo so, se è furbo lascerebbe calmare le acque.

Chiamo la Cattaneo chiedendogli di poterle parlare.

“Signora è fuori di ogni dubbio che quella persona cerca un documento e che questo si trovi in casa sua. Ora non credo che lei menta dicendo di non sapere nulla, ma se per caso fosse così ne va della sua incolumità lo capisce vero?”.

La donna non parla più, la sento singhiozzare poi mi dice di andare da lei immediatamente.

“Prego, signori entrate pure, la signora mi ha avvisato che venivate, seguitemi”.

La Cattaneo è seduta su una sedia, davanti a lei una tazzina di caffè, ha gli occhi lucidi.

“Commissario, mi creda non le ho mentito, non so cosa abbia fatto mio marito a Cremonte, mi sembra impossibile, era un uomo per bene. Lei ha parlato di un documento, venga le faccio vedere tutto quello che mi ha lasciato”.

La domestica la aiuta a posare sul tavolo un grosso faldone, i fogli all’interno sono alla rinfusa come se qualcuno gli avesse sfogliati.

“Ci ha pensato il nostro amico ha guardarlo”.

“Direi di sì Tirdi!”.

“Signora suo marito aveva un posto particolare dove metteva i documenti importanti?”.

“Mi faccia pensare…una volta lo vidi aprire e richiudere in fretta il pendolo, ero venuta a chiamarlo perché c’era un cliente che voleva parlare con lui, non mi chiesi il perché della sua agitazione quando mi vide, ma il suo volto era piuttosto contrariato nell’averlo visto vicino al pendolo”.

“Dove si trova questo pendolo?”.

“Non mi è mai piaciuto, mi dava fastidio il suonare delle ore e quando Aldo è mancato ho deciso di spostarlo. Non me la sentivo di buttarlo, è sul balconcino che dà sul cortile. Adele prendi la chiave e accompagna questi signori”.

La portina è situata sul pianerottolo dello stesso alloggio, Adele spiega che non viene mai aperta, salvo metterci della roba che la signora non ha il coraggio di disfarsene.

(Continua)

 
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