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** Romanzo riservato ad un pubblico adulto. ** ** Titolo originale: On floor near the bed** **Si prega di non copiarne i contenuti**

 

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Ciao, io sono la.penna.bianca, lo scrittore eccentrico che scrive questa rubrica, se vuoi seguire la mia storia, inizia dal post n° 1 e non perderti nessuna puntata, se hai qualche consiglio da darmi saranno accettati molto volentieri.

 

 

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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 07 Novembre 2006 da la.penna.bianca
 

Quando Alphonsine aprì la tenda vide Fleur in piedi a rigirarsi le dita all’altezza del bacino. Piangeva in silenzio dentro quell’abito di linea semplice dal corsetto aderente e la gonna a vita alta a ruota che le arrivava alle caviglie. Era tutta nera, con dei pizzi bianchi che le uscivano da sotto la gonna, dalle maniche scampanate a tre quarti e dal girocollo. Si dondolava dentro le scarpette nere, nuove.

-Che avete fatto Fleur? Siete bellissima.

Continuava a lacrimare con la testa bassa rivelando un copricapo bianco che le nascondeva i capelli mal tagliati.

-Perché non parlate?

-Perché non vi capisco

Tirò un lungo sospiro singhiozzando prima di continuare a testa bassa: -Guardate che belle queste vesti che mi avete donato. Perché?

-Perché il signor Rossi vuole il meglio per la sua servitù. Sapete piccola, oggi giorno per un nobile la servitù è come un biglietto da visita.

-Ed io sarei paragonabile ad un foglietto di carta?

-Perché rendete tutto così difficile mia cara? Vedetevi come una ragazza fortunata che ora ha l’occasione di crescere in un luogo sano, di studiare e mangiare pane caldo ogni giorno.

-Io non mi ritengo affatto fortunata-, iniziò a urlare Fleur, -e non ubbidirò mai a quel vecchio porco!

-Signorina, calmatevi e vedete bene di stare agli ordini del padrone. Ora venite dobbiamo pulire l‘intero palazzo prima dell‘arrivo del signor Rossi. Ora è a casa del suo collega Antonin Bernard. Dovete sapere che il padrone è un biologo, studia la natura, le acque più precisamente. Il signor Bernard, qui in Francia, sta cercando di creare un mare dentro un recipiente di vetro. Il signor Rossi lo chiama acquario e sembra che il suo collega stia per ricevere il primo pesce tropicale da allevare in questo Paese. Antonin Bernard ha invitato il padrone qui a Cognac a festeggiare l’ultimo giorno dell’anno ed ha colto l’occasione per farsi aiutare nell’impresa dell‘acquario-, disse Alphonsine scostando una tenda biancastra per guardare fuori dalla finestra.

Fleur non aveva capito niente di ciò che quella ragazza le aveva detto: un mare dentro delle pareti di vetro. Ma che idiozie erano? Forse anche lei la stava prendendo in giro. Forse tutti si stavano divertendo a schernirla per la sua sfortuna ad oltranza. Ma Alphonsine non sembrava volerle male. Era così dolce ed amichevole con lei. Sembrava così sincera. Non poteva essere complice anche lei di un complotto finalizzato a deriderla.

Fleur strinse un pugno e si sfregò via le lacrime. Poi alzò la testa e si mise in cammino dietro alla giovane cameriera.

Uscirono da una porta bassa in fondo alla camerata che portava in un lungo e stretto corridoio glabro di ogni decorazione. Arrivarono a metà corridoio circa e si fermarono davanti a due fessure verticali ed una orizzontale all‘altezza del soffitto. Non c’erano maniglie, sembrava che il muro fosse tagliato di proposito, ma senza alcun senso. Vicino a questo c’era uno sportellino in ottone che Alphonsine aprì, scoprendo due fori ovali. Portò gli occhi vicino a questi e quando ne riemerse guardò Fleur che aveva un’aria alquanto incuriosita.

-Regola numero uno: quando vi trovate in questo corridoio, massimo silenzio. Regola numero due: prima di uscire da qui, guardate sempre da questi due fori ed accertatevi che non ci sia nessuno a passeggio per il corridoio al di là della parete, non vorremmo avere ospiti indesiderati durante la notte.

Fleur portò gli occhi al muro e ne scorse un corridoio dalle tinte dorate.

-Guardate dritto a voi, in alto. Ci sono due cherubini con uno scudo ciascuno tra le mani. Se fate attenzione noterete che sono due specchi, uno rivolto in una direzione ed uno nell’altra. Controllate che il corridoio sia deserto prima di uscire.

Fleur annuì levando gli occhi dai fori. Richiuse lo sportellino ed analizzò i tagli nella parete.

-Ma come usciamo di qui?

-Regola numero tre: aspettate prima di fare domande-, fece Alphonsine sorridendo.

-Scusate.

Alphonsine poggiò una mano ad un lato del taglio verticale lungo la parete ed applicando una piccola pressione, fece ruotare il muro nel suo centro.

Mentre Alphonsine entrava correndo nel corridoio principale, Fleur restò dall’altro lato con la bocca aperta.

-Regola numero quattro: Fleur muovetevi, che se ora passasse qualcuno troverebbe l’entrata al dormitorio femminile della servitù!

Fleur si affrettò a chiudere la bocca ed attraversò la parete girevole alzandosi la gonna. Alphonsine si preoccupò di rimettere il muro al suo posto prima di raggiungere Fleur che ora stava ammirando la bellezza di quel nobile corridoio. Non aveva mai visto tanto sfarzo e ricercatezza.

La parete girevole era impercettibile anche a lei che ci era appena passata, nascosta da un grande dipinto che da terra toccava il soffitto.

-Lui è Giovanni Rossi, bisnonno del nostro signor Giuseppe Rossi. E’ lui che fece costruire questo palazzo qui a Cognac.

Il resto del corridoio, formato da una serie di volte a vela, era un insieme di grazia e leggerezza, un capriccio di linee, cornici, festoni, stucchi, volute intrecciate e curvature esasperate. Un gran lavoro d’oro e panna. Poi in alto quei cherubini con gli specchi in mano che emettevano una luce celestiale; tutto il corridoio ne era adorno. Dall’alto delle volte, sopra la sua testa, degli affreschi angelici la guardavano.

-Seguitemi Fleur, non vorrete restare tutta la giornata a fissare un corridoio?

Fleur portò lo sguardo all’altezza della cameriera che si stava dirigendo verso un arco ellittico che si apriva in un grande salone. Si tirò su la gonna ed iniziò a correrle dietro con i tacchetti che tamburellavano sul pavimento lucido.

-Alphonsine aspettatemi!

Attraversarono quasi cinque stanze prima di arrivare sul ballatoio che grazie ad una magnifica scalinata sfociava nell’atrio che a sua volta dava su una terrazza in marmo.

-Iniziamo da qui?

Fleur annuì guardando quella scalinata bianca che si diramava in due, con ai piedi quattro cariatidi nude che sembravano sorreggere senza sforzo l’enorme volta a crociera.

-Allora, gli stracci e l’acqua li ho già preparati laggiù in fondo. Tu pulisci il ballatoio e le vetrate lì dietro, io mi occupo del salone infondo, delle vetrate che danno verso l’esterno e delle scale, va bene?

Fleur annuì di nuovo con la testa alta. Scese le scale in religioso silenzio come fosse diventata anche lei una cariatide. Prese una scopa, gli stracci ed un secchio pieno d’acqua chiara. Tornò sul ballatoio e strizzando lo straccio nel secchio, iniziò a pulire le vetrate trifore intervallate da nicchie con santi cattolici.

Strofinando lo straccio bagnato si guardò di nuovo intorno e, dimenticandosi un momento della sua sventura, si disse che non era mai così tanto male per essere un incubo.

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Un blog di: la.penna.bianca
Data di creazione: 30/10/2006
 

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