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** Romanzo riservato ad un pubblico adulto. ** ** Titolo originale: On floor near the bed** **Si prega di non copiarne i contenuti**

 

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Ciao, io sono la.penna.bianca, lo scrittore eccentrico che scrive questa rubrica, se vuoi seguire la mia storia, inizia dal post n° 1 e non perderti nessuna puntata, se hai qualche consiglio da darmi saranno accettati molto volentieri.

 

 

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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 02 Novembre 2006 da la.penna.bianca
 

Erano le sette del mattino quando Fleur riprese i sensi svegliata dal rimbalzare della carrozza su cui si trovava. La luce fredda entrava dai vetri appannati le cui tendine erano aperte. Cercò di rialzarsi, ma il dolore alla testa le si fece lancinante.

Sentiva degli zoccoli battere su una strada sterrata. Aprì lentamente gli occhi vedendo solo nebbia davanti a se. Gli riaprì e li richiuse per una mezza dozzina di volte prima di riuscire a mettere a fuoco ciò che aveva intorno.

Era stesa a terra su ciò che sembrava una ricca diligenza. L’interno era tutto ricoperto di ricchi tessuti celesti. Sei persone erano sedute nelle panche ai due lati della pedana dove lei era stesa.

Nessuno sembrava guardarla. Tutti avevano gli occhi puntati davanti a se e nessuno proferiva parola.

Fleur cercò di alzarsi per la seconda volta, ma una mano la respinse. Era una giovane ragazza, sui quattordici anni. Era vestita di nero, con una parananza che le ricadeva sulle ginocchia.

-Non ti muovere. Sei ferita. Tra poco siamo arrivati.

-Dove? Dove sono?

-Sei su una delle diligenze del signor Giuseppe Rossi.

-Chi è?

-Uno dei principi della nostra adorata Torino. L’avete incontrato questa mattina prima del cantar del gallo, non rimembrate?

Confusi ricordi si fecero appresso alla mente della giovane Fleur che quasi iniziò a piangere. Sentiva i graffi, i morsi. Sentiva le sue gambe che si aprivano. Sentiva le sue stesse grida che non riuscivano ad uscire. Si toccò la testa. Era fasciata.

-Non preoccupatevi, vi sistemeremo prima del nostro arrivo.

-Dove dobbiamo arrivare?

Mentre Fleur continuava a fare domande il nocchiere fermò la diligenza. Cercò di rialzarsi e con una manica della veste lurida spannò il vetro. Alzò lo sguardo davanti a sé. C’erano altre due diligenze davanti a quella nella quale si trovava, entrambe con due bei lipizzani bianchi con le balzane alto calzate color morello. Dalla prima uscì il signor Rossi con aria compiaciuta. Si limitò a sussurrare qualcosa nell’orecchio ad un uomo della servitù che annuì guardando la diligenza di Fleur.

Lei ripiegò lo sguardo sui piedi ancora scalzi.

Poi il signor Rossi ripartì e lei si ristese a terra.

-Perché? Dove mi portate?

-Stiamo andando nella residenza del padrone, non vi preoccupate. Lui intanto è andato da un suo collega biologo qui a Cognac. Presto arriverà anche lui per riposarsi.

-Ed io che ci faccio qui?-

Anche la loro diligenza ripartì, prendendo una strada diversa dalla prima.

-Come che ci fate qui? Voi siete stata scelta dal padrone come nuova cameriera. Sapete, nella residenza di Torino il padrone ha lasciato la signora Maria che è malata, è una delle cameriere più anziane tra di noi e non credo che vivrà ancora a lungo. Ora vi porteremo a casa e vi faremo diventare bellissima, non vi preoccupate.

Dall’altro lato del carro una signora rinsecchita con due occhialini tondi sul naso sbuffò con aria scettica.

Fleur non sapeva che dire, si sentiva in una prigione senza muri, anzi, con stoffe celesti e ben ricamate, si sentiva in uno squallido sogno che aveva tutte le prerogative per essere reale. Voleva piangere ma non ce la faceva. Era la prima volta che si trovava lontana di casa, senza suo padre ed i suoi nove fratelli.

-Dov’è mio padre?

-Vostro padre è al lavoro. Non vi preoccupate, il nostro padrone a pensato a tutto. Gli ha lasciato una lettera sul pavimento in cui gli spiega ogni cosa. Ah, dimenticavo. Gli ha anche lasciato dei soldi per ringraziarlo.

Fleur iniziò a piangere: -Mio padre non sa leggere, nessuno dei miei fratelli sa leggere. Nessuno in Francia sa leggere. E non gliene importerà un bel niente dei soldi. Mio padre vuole me, mio padre non mi scambierebbe per niente al mondo! Perché? Perché continuate a prendermi in giro? Lasciatemi uscire da questo incubo!

La signora che prima aveva sbuffato ora si girò con gli occhi sgranati e disse:-Ah, sì? Vostro padre vuole voi? Ed allora perché vi ha venduta?

-Lui non mi ha venduta. Quel mostro del vostro padrone mi ha rapita!

La signora iniziò a ridere acidamente:-Oh, certo! E voi ci credete? Ditemi, quand’è l’ultima volta che avete mangiato?

Seguì un attimo di silenzio in cui Fleur parve riflettere.

-Ricordate: una donna non lavora e quindi non porta soldi a casa. Niente soldi, niente pane. Ed una giovane donna come voi costa anche cara immagino. Non ci giurerei che vostro padre non ha venduto anche vostra madre. Per il vostro bene, si capisce.

Quelle parole fecero spaccare il cuore di Fleur in centinaia di pezzi, forse anche più. Si sentì improvvisamente sola. Improvvisamente triste. Improvvisamente lurida. Improvvisamente. Tutto così maledettamente all’improvviso. Scoppiò a piangere in silenzio con la testa bassa. Le lacrime che gocciolavano sulla pedana della diligenza.

-Voi, voi siete una bugiarda-, ebbe la forza di dire.

La servitù intorno a lei fece una faccia quasi scandalizzata ma subito sui loro volti tornò l’indifferenza verso ciò che li circondava.

-Fate come volete. Volevate la verità ed io ve l’ho data.

La giovane ragazza che l‘aveva aiutata la prima volta le si rifece vicina:-Non datele ascolto. Comunque sia, ora vi porteremo a casa, non vi preoccupate.

Fleur iniziò a urlare piangendo con la tempia che le pulsava e la ferita che minacciava una riapertura: -Io non voglio andare a casa di quel porco. Io voglio andare a casa mia. Da mio padre, dai miei fratelli. Perché non lo capite?

Nessuno parve ascoltarla.

La giovane ragazza della servitù si limitò ad appoggiarle una mano sulla fasciatura che portava in testa.

-Non vi preoccupate, prima o poi capirete tutto e forse vi farete una ragione di tutto questo, piccola. Ma ci vuole del tempo.

Tirò fuori dalla borsa una boccetta di vetro e ne versò un po’ di liquido aranciato su di un tovagliolo mentre il resto dei passeggeri si mise un fazzoletto sul naso. L’odore di cloroformio invase la diligenza. Richiuse il contenitore e portò il tovagliolo davanti al naso di Fleur che non reagì minimamente. Passarono poche decine di secondi prima che svenisse di nuovo.

-Eh, piccola mia. Viviamo in un brutto mondo oggi. Proprio brutto questo mondo, piccola.

 
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Un blog di: la.penna.bianca
Data di creazione: 30/10/2006
 

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