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** Romanzo riservato ad un pubblico adulto. ** ** Titolo originale: On floor near the bed** **Si prega di non copiarne i contenuti**

 

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Ciao, io sono la.penna.bianca, lo scrittore eccentrico che scrive questa rubrica, se vuoi seguire la mia storia, inizia dal post n° 1 e non perderti nessuna puntata, se hai qualche consiglio da darmi saranno accettati molto volentieri.

 

 

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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 05 Novembre 2006 da la.penna.bianca
 

Fuori dalla finestra il sole rimbalzava sulla neve fresca. Il vento si era calmato ed il freddo sembrava aver dato un attimo di tregua al calore. Eppure fuori c’era la neve.

Quando Fleur aprì gli occhi vide solamente macchie scure su uno sfondo bianco. Si sentiva bloccata da un peso insopportabile. Aveva tutte le membra intorpidite.

-Come state?

Fleur non rispose, richiuse gli occhi e cercò di mettere a fuoco ciò che aveva intorno. Mosse le mani vicino ai fianchi e toccò qualcosa di morbido e profumato. La vista le stava pian piano tornando normale.

-Non vi preoccupate, è l’effetto del cloroformio.

Non aveva mai sentito quel nome. “Cloroformio”.

-Cos’è?

-E’ un potente anestetico signorina.

Cercò di guardarsi intorno. Era in una piccola stanza piena di letti. I muri erano di un bianco sporco e nella parete di fondo un camino riscaldava la camerata.

Poi si guardò le mani. Anche lei era in un letto, in un letto bianco. Era la prima volta che ci si stendeva sopra. A casa però avevano un materasso che una ricca signora aveva gettato per le strade.

A casa.

Si mise a sedere sul letto di scatto e tutto, intorno, iniziò a girare.

-Che fate signorina? Dovete riposare.

-Devo andare a casa, io.

-Questa è la vostra casa adesso.

-No.

-Signorina, calmatevi. Non risolverete niente in questa maniera. Avete sentito quello che ha detto la signora Adèle?

Nella mente di Fleur comparve una carrozza e sei persone. Lei stesa a terra, sulla pedana in legno. Una giovane ragazza che le parlava ed una vecchia signora dagli occhiali tondi. Non ci giurerei che vostro padre non avesse venduto anche vostra madre, le aveva detto. Non sapeva più a cosa credere ma si impose di non piangere. Una parte di lei si sentiva tradita da quello stesso padre che l’aveva abbandonata sola a casa con quel porco del signor Rossi, mentre l’altra metà si rifiutava di credere che quel padre, che un giorno le regalò perfino un gomitolo di lana per potersi fare una bambola, l’avesse venduta come si vende un ciocco di legno.

-Ma lei mentiva!

-Mia cara, a volte è difficile accettare la realtà. Forse Adèle ha un po’ esagerato, certo, ma non crediate che si sia sbagliata più di tanto.

La voce tradiva la sua determinazione, -E invece io vi dico che si è sbagliata.

-Fate come volete, ma ora alzatevi.

La giovane cameriera prese sottobraccio Fleur e porgendole un paio di pantofole scure le fece appoggiare i piedi a terra. Avevano un ché di materno i suoi gesti.

-Ma perché tutto questo?

-Tutto questo cosa?

-Prima mi avete rapita, poi mi avete portato al caldo in una stanza dove non ci sono passaggi per l’aria, mi avete messo per la prima volta nella mia vita in un letto e mi avete messo delle pantofole ai piedi, cosa che io non ho mai avuto, perché vi divertite tanto a sminuirmi?

La cameriera sorrise maternamente.

-Come vi chiamate?

-Fleur.

-Sapete Fleur? Anche a me è successo tutto ciò. Mio padre mi ha venduto al padrone che, come accadrà a voi, mi ha accudita come una figlia. Mi ha addirittura fatto studiare, ed ora so sia leggere che scrivere.

-Ad una figlia non si mettono le mani in corpo.

Il volto della cameriera si rabbuiò mentre spogliava la piccola Fleur davanti ad una tinozza piena d’acqua dietro una tenda scorrevole. Fleur la guardò e capì immediatamente che lo stesso destino si era appropriato della sua verginità.

-E voi come vi chiamate?

-Alphonsine.

-Scusate Alphonsine se vi ho risvegliato brutti ricordi.

Un sorriso vuoto le ricadde sul viso: -Non vi preoccupate Fleur, ed invece lavatevi. Le nuove vesti sono ripiegate sulla sedia qui a fianco. Io ora vado a cambiarvi le lenzuola. Se avete bisogno del mio aiuto chiamatemi pure.

Nella sua nudità, con le braccia incrociate davanti al seno, Fleur annuì, poi, tirando la tenda bianca infilò un piede nell’acqua tiepida della tinozza in metallo.

Vi si immerse e per la prima volta non si lavò in un fiume.

 
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Un blog di: la.penna.bianca
Data di creazione: 30/10/2006
 

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