body landscape** Romanzo riservato ad un pubblico adulto. ** ** Titolo originale: On floor near the bed** **Si prega di non copiarne i contenuti** |
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Era caldo sotto quelle coperte, si stava bene. Quando aprì gli occhi il sole non era ancora sorto, ma molti dei letti nella stanza erano già vuoti. Appoggiò una mano sul materasso per tirarsi su a sedere e rimase lì per un po’ prima di capire dove si trovasse e perché si trovasse proprio lì. Guardò i letti intorno lei, le donne che dormivano ed i letti vuoti già ben fatti. Guardò fuori dalla finestra la neve che continuava a cadere. Appena riuscì a mettere a fuoco la situazione non riuscì più a mettere a fuoco le sue emozioni, sapeva solo che lì si trovava bene e prima no. Certo, le mancava il padre, le mancavano i fratelli, ma sapeva anche che la sera prima aveva mangiato un buon piatto di zuppa calda e che quella stessa notte aveva dormito su un letto tutto per lei, su un letto che non doveva dividere con nove fratelli ed il padre. Ricordava Alphonsine che le diceva “vedetevi come una ragazza fortunata che ora ha l’occasione di crescere in un luogo sano, di studiare e mangiare pane caldo ogni giorno”. Ricordava. Ma ricordava anche le mani del signor Rossi sul suo seno, il bacio ardente che le aveva dato la sera prima sul collo. Ricordava ed odiava. Qualcuno aprì la porta e si diresse verso il suo letto. -Buongiorno, credevo che stavate ancora dormendo. Era Alphonsine, già vestita e già con quel suo bel sorriso in faccia. Fleur sorrise e scendendo dal letto si infilò le pantofole. -Vi vedo già più felice questa mattina, brava. Fleur sorrise di nuovo spogliandosi per mettere gli abiti che la sera prima aveva adagiato sulla sedia. -Ci ho pensato. -A cosa? -A quello che mi avete detto ieri. Alphonsine la fece proseguire rimanendo in silenzio. -Avevate ragione: a casa mia non avrei mai potuto avere tutto questo. E poi, forse è vero, mio padre l’ha fatto solo perché mi vuole bene. Certo, sarà difficile convivere con quel… con il signor Rossi, ma ho la pelle dura io. Tutte due iniziarono a ridere stringendosi in un forte abbraccio mentre una cameriera che ancora stava dormendo le intimò di uscire ed alla svelta. Una volta fuori dalla porta ripresero a ridere con le spalle attaccate al muro, non sapevano neanche loro per cosa, ma ridevano lo stesso, come due amiche che si conoscono da sempre. -Sapete Alphonsine, non ho mai riso così tanto. -Neanch’io Fleur, ve lo garantisco. Prese la piccola per mano e continuando a ridere se la trascinò dietro. Attraversarono la porta girevole e scesero giù alle cucine dove aveva cenato la sera prima, due piani sotto i dormitori. Fleur si sedette su una panca mentre Alphonsine andò verso i fornelli. Erano sole in quello stanzone enorme adornato solo da pentole, paioli, bollitori e tanti altri utensili da cucina, oltre a quel lungo tavolo in legno circondato da panche. Alphonsine, quando tornò con un vassoio pieno, si sedette davanti a Fleur. -Allora, cosa dovete fare questa mattina? -Credo di dover prendere delle lezioni dalla signora Adèle. -Uh, dovete sapere che è una delle più anziane qui-, disse Alphonsine versandosi una tazza di latte dal bollitore, -già sua nonna era al servizio di questa famiglia e… per questo si sente così legata al signor Rossi. -Non ha figli? -No, da giovane aveva un marito ma è morto di un brutto male. -Sarebbe? -Fate troppe domande Fleur, quante volte ve lo devo dire? Comunque dietro quel suo sguardo burbero si nasconde un caldo cuore di donna, basta riuscire a prenderla nel verso giusto. -Ed io ce la farò, ve lo prometto-, fece Fleur inzuppando un biscottino nel latte con il sorriso in volto. Alphonsine parlò per tutta la colazione di ciò che di solito si faceva a palazzo, e soprattutto ciò che si usava fare durante i viaggi, come questo, del signor Rossi. Parlò a Fleur del palazzo principale, quello di Torino, e della sua enorme mole e bellezza. Le raccontò dei viaggi che aveva già fatto e di tante altre cose. Fleur ascoltava affascinata mentre continuava a mangiare biscottini caldi, quasi dimenticandosi di tutto ciò che era stata la sua vita prima di allora, finché arrivò una cameriera sui venticinque anni che interruppe l’orazione di Alphonsine. -Scusatemi Alphonsine se vi disturbo. Siete voi Fleur, vero? -Sì.-, fece la piccola alzandosi in piedi ed allungando una mano ancora sporca di latte verso la cameriera che fece finta di non vedere. -Buongiorno, io sono Anna, vi ho visto ieri durante il saluto al signore e dormo nella vostra stessa stanza. Fleur sorrise ritirando la mano e pulendosela nella gonna nera. Anna era veramente carina. Aveva dei capelli biondi alla paggio e le gote leggermente arrossate. Sembrava essere molto dolce anche se la voce le dava un’aria fredda e distaccata. -Comunque sia, ora vi devo portare dalla signora Adèle: vi sta aspettando. -Certo. Fleur fece per raccogliere tutte le sue stoviglie quando Alphonsine afferrandole il polso le fece: -Andate pure, ci penso io. Le sorrise dolcemente mentre Fleur seguendo Anna le fece l’occhiolino.
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