body landscape** Romanzo riservato ad un pubblico adulto. ** ** Titolo originale: On floor near the bed** **Si prega di non copiarne i contenuti** |
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L’ufficio del signor Rossi era una stanza tutta decorata in tonalità chiare con un lampadario con gocce di diamante che pendevano. Due lunghe tende nascondevano una portafinestra che dava su un piccolo terrazzino e dietro la scrivania scura, all’altro lato della stanza, un enorme quadro ricopriva mezza parete. La sedia dietro la scrivania era vuota. Due poltrone prendevano posto in un angolo dell‘ufficio, con in mezzo un tavolino basso, davanti ad un camino acceso. Un grande mappamondo facevano bella vista su di una parete. Alphonsine chiuse la porta dietro le spalle di Fleur salutandola con gli occhi. La stanza era vuota. La ragazza restò lì, ad analizzare ogni millimetro di quella stanza e pensando alla gente che moriva di fame nel resto delle strade della Francia. Si avvicinò al camino sfiorando con un dito quelle poltrone basse. Si girò velocemente facendo roteare la gonna nera. Andò davanti alla finestra accarezzando le tende damascate. Fuori notò un piccolo giardino ricoperto di neve. Non l’aveva visto dall’esterno, non era lo stesso che si vedeva dall‘atrio principale. Poi sentì dei passi dietro alla porta che aveva da poco chiuso Alphonsine. Tornò al centro della stanza, lasciandosi il portone alle spalle che si aprì quasi immediatamente. Il signor Rossi entrò nella stanza con la pelliccia di zibellino ancora addosso e si andò a sedere nella sedia al lato opposto della scrivania. -Avvicinati. Fleur mosse qualche passo nella sua direzione cercando di non pensare a niente. -Allora, avrai capito che d’ora in poi sei al mio servizio. E ti avranno anche detto che oggigiorno la servitù è un fattore di fondamentale importanza per capire la persona che ti sta dinnanzi. Proprio per questo io tengo così fortemente all’educazione ed alle buone maniere di tutti voi. Per questa sera lascerò la frusta al suo posto, sono troppo stanco per alzarmi, ma che non accada mai più. -Certo, signor Rossi. -Così va meglio. Ora, che ne sai tu di galateo? Il signor Rossi si tolse la parrucca mostrando una testa pelata con un riporto in bella vista. Fleur scosse la testa negativamente non sapendo di ciò che parlasse quel mostro pelato. -Non ne dubitavo. E di letteratura? Arte? Musica? Fleur continuava a scuotere il capo: - Però so scrivere la prima lettera del mio nome! Il signor Rossi si portò le mani al volto sbuffando: -Va bene, va bene. Da domani seguirai le lezioni dalla signora Adèle. La conosci di già? Fleur ripensò alla vecchia con gli occhiali tondi che la guardava divertita: -Sì, signor Rossi. -Bene, glielo farò presente io domani mattina. Ora ti puoi ritirare. Fleur si inchinò e senza una parola in più si diresse verso il portone. Fece in tempo ad appoggiare una mano sulla maniglia quando la pesante voce del vecchio la richiamò. -Aspetta. Non si girò, ma sentì i passi del signor Rossi che le si avvicinavano. Girò lo sguardo verso il camino, verso il frustino tra i due fioretti incrociati. Un braccio le cinse la vita. Si immobilizzò, proprio com’era successo la sera prima. Sentì di nuovo quell’alito caldo sul suo collo. Rivide i graffi, i morsi, il sangue. Sentì improvvisamente freddo mentre un bacio caldo le schioccò dietro l’orecchio. Aprì la porta e fuggì di corsa per il corridoio senza mai voltarsi indietro, con le risate del vecchio maniaco che le rimbombavano alle spalle.
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