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Vocazione moglie di Cristo: una strage degli innocenti lunga secoli


  Vocazione moglie di Cristo: una strage degli innocenti lunga secoli - di Simonetta CastellanoFino ad oggi, si è sostenuto che il celibato fosse costitutivo per il sacerdozio. E che, perciò, non potesse esserci ordinazione al sacerdozio ove non vi fosse il dono del celibato. In realtà, come abbiamo visto nell'analisi dei testi normativi della chiesa, la verità è un'altra: esiste la vocazione al sacerdozio senza dono del celibato e l'istituzione ecclesiastica ha scelto di restringere l'accesso all'ordinazione sacerdotale solo a coloro che avessero anche il dono del celibato. Inoltre, abbiamo anche visto nell'analisi dei testi biblici fatta da BXVI che la vocazione divina all'unione con Dio è quella "di un amante con tutta la passione di un vero amore", che attrae con la forza dell'eros e desidera la piena e definitiva unione matrimoniale con l'essere umano.Ciò che è costitutivo per il sacerdozio è un sacramento: il Sacramento dell'Ordinazione sacerdotale. Il dono del celibato è, invece, un carisma particolare, che Dio dà ad alcune persone, con o senza la vocazione al sacerdozio.Ad un certo punto della storia della chiesa, è accaduto che tra vocazione al sacerdozio e dono del celibato è diventata talmente prevalente la considerazione del celibato, che si è pensato potesse essere una scelta legittima per l'istituzione scartare per legge coloro che avessero solo la vocazione al sacerdozio. Ora si deve ammettere, che è veramente sconcertante che i sacerdoti stessi, che sono coloro che insegnano le cose di Dio, abbiano avuto il coraggio di affermare che un carisma, cioè un dono particolare che Dio elargisce liberamente a qualcuno, possa essere costitutivo laddove, come nel sacerdozio, esiste un Sacramento a costituire.Eppure, l'autorità ecclesiastica 'sceglie' di ritenere adatti al servizio religioso solo quelli, che insieme alla vocazione al sacerdozio hanno 'anche' il dono del celibato, cioè come abbiamo letto su L'Osservatore Romano: “con questo legame giuridico la Chiesa d'Occidente, restringeva l'ordinazione sacra a coloro che erano anche chiamati alla castità perfetta per il Regno.” Ossia, un legame giuridico tra sacerdozio e dono del celibato è stato sostituito dall'istituzione all' "intrinseco legame di quell'Amore con la realtà dell'amore umano", che il Papa ha voluto 'precisare' scrivendo l'enciclica “Dio è amore", con dichiarato intento vocazionale. Ma è legittimo che l'istituzione costituisca per la risposta ad una vocazione dell'amore divino un legame giuridico, che si oppone all' "intrinseco legame di quell'Amore con la realtà dell'amore umano"?Perciò, è con sgomento che mi chiedo: l'immensità del valore della vocazione sacerdotale sbiadisce di fronte alla mancanza del dono del celibato? E il fatto che Dio Padre chiami qualcuno al sacerdozio, senza dargli anche il dono del celibato, è così inaccettabile? L'enormità della contraddizione intrinseca di questa scelta dell'istituzione fa pensare ad un grande inganno, in cui si è caduti per rincorrere l'illusione di una somiglianza divina fuori dal corpo. E sembra proprio pensare a questo Benedetto XVI, quando scrive: "L’amore di Dio è anche eros. Il profeta Osea esprime questa passione divina con immagini audaci come quella dell’amore di un uomo per una donna. Purtroppo fin dalle sue origini l’umanità, sedotta dalle menzogne del Maligno, si è chiusa all’amore di Dio, nell’illusione di una impossibile autosufficienza."(Cfr.BXVI, Enciclica 'Dio è amore')Avere la vocazione al sacerdozio senza il dono del celibato significa avere la vocazione al sacerdozio con la vocazione matrimoniale. E, dunque, oltre a queste vocazioni al sacerdozio scartate, c'è ancora un'altra vocazione, in cui Dio viene rifiutato e offeso: la vocazione di quelle donne, che sono chiamate a sposare quei sacerdoti. Vocazione moglie di Cristo nel matrimonio con il sacerdote. Se esistono uomini chiamati al sacerdozio senza il dono del celibato, che per legge vengono esclusi dall'ordinazione, esistono anche donne, che hanno la vocazione a sposare quel sacerdote, alle quali viene negata la propria famiglia e la propria vita. E non è distruzione da poco. Per i singoli, per la società e per la chiesa. Ed è una strage: donne senza identità interiore, senza possibilità di seguire la propria strada, di costruire la propria famiglia e il proprio lavoro. Donne svuotate, che cercano di sopravvivere, inventando ogni giorno qualcosa che sia meglio di niente.L'attuale legislazione, che restringe l'accesso al sacerdozio ai soli celibi priva il popolo di Dio di sacerdoti, di vocazioni femminili al matrimonio sacerdotale e di famiglie consacrate al servizio di Dio e degli uomini. Ciò crea nella società diminuzione delle vocazioni agli stati di vita cristiana, unioni matrimoniali instabili, disordine e debolezza nel sacerdozio e nella vita religiosa.Il disordine universale. Se, infatti, la legge ecclesiastica si oppone a quelle vocazioni sacre, in cui l'amore di Dio si manifesta nel suo "intrinseco legame con l'amore umano" dichiarandole fuori legge, le coscienze vengono formate nell'errore e gettate nella confusione. Quanti uomini non hanno potuto riconoscere la loro vocazione al sacerdozio, perché avevano la certezza di voler formare una famiglia? Quanti uomini non hanno potuto riconoscere la loro vocazione al matrimonio, perché avevano la certezza di essere chiamati al sacerdozio? Quante donne con la certezza di essere chiamate al matrimonio si sono sposate senza potersi rendere conto di chi fosse realmente la loro metà? Quante donne con la certezza di essere chiamate a unirsi allo sposo divino hanno creduto di essere chiamate a rinunciare al matrimonio? Vocazioni instabili e unioni viziate dall'impossibilità per la donna di riconoscere di essere chiamata a sposare un sacerdote e per l'impossibilità per l'uomo di riconoscere di essere chiamato sia al sacerdozio, sia al matrimonio. E il risultato è che all'appello della società che la chiesa d'occidente pasce mancano famiglie e figli. E sacerdoti. Mentre, crescono i fallimenti matrimoniali e pastorali.  _________________ Benedetto XVI ha iniziato il suo pontificato scrivendo l'enciclica “Dio è amore”, con dichiarato intento vocazionale, circa la risposta umana da dare a quella chiamata di Dio, che ci attrae a sé "con tutta la passione di un vero amore” e "in questo modo l'eros è nobilitato al massimo, ma contemporaneamente così purificato da fondersi con l'agape", per una unione piena e definitiva, che è eros e matrimonio. Ha scritto: "Vorrei precisare — all'inizio del mio Pontificato — alcuni dati essenziali sull'amore che Dio offre all'uomo, insieme all'intrinseco legame di quell'Amore con la realtà dell'amore umano. È mio desiderio insistere su alcuni elementi fondamentali, così da suscitare nel mondo un rinnovato impegno nella risposta umana all'amore divino." Il Papa ha inteso avviare la riforma di purificazione della chiesa, ponendo nella sua prima enciclica le basi cristologiche, teologico-sacramentali delle due grandi vocazioni nascoste nel nostro tempo: la vocazione moglie di Cristo e la vocazione matrimoniale del sacerdote. SANA TRADITIO E LEGITIMA PROGRESSIO
Famiglia. Per confermarvi nella fede dei Padri. BXVI alle chiese del Nord-Est: "Abbiate cura di mettere al centro della vostra attenzione la famiglia, culla dell’amore e della vita, cellula fondamentale della società e della comunità ecclesiale; questo impegno pastorale è reso più urgente dalla crisi sempre più diffusa della vita coniugale e dal crollo della natalità. Oggi sono in mezzo a voi per ammirare questa ricca e antica tradizione, ma soprattutto per confermarvi nella fede profonda dei vostri Padri." (7.5.2011)Sana tradizio e legitima progressio il programma di riforma conciliare. BXVI: "Sana traditio e legitima progressio. Con questi due termini, i Padri conciliari hanno voluto consegnare il loro programma di riforma, in equilibrio con la grande tradizione liturgica del passato e il futuro. Non poche volte si contrappone in modo maldestro tradizione e progresso. In realtà, i due concetti si integrano." (6.5.2011)