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blog dedicato a Sebastiano Di Marco

 
Tutto il materiale presente sul blog è per gentile concessione della famiglia Di Marco. E' severamente vietata la riproduzione anche parziale dei brani proposti.
 

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OMAGGIO A SEBASTIANO DI MARCO

Post n°53 pubblicato il 08 Marzo 2010 da onoskelis

Il Comitato "1988-2008. Iniziative Culturali su Sebastiano Di Marco" costituito da:
Famiglia Di Marco, Circolo del Cinema "Charlie Chaplin", Circolo del Cinema "Cesare Zavattini",
F.I.C.C. - Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, Città del Sole Edizioni

Vi invita a partecipare alle serate
"OMAGGIO A SEBASTIANO DI MARCO"
Venerdì 19 Marzo e Sabato 20 Marzo 2010 alle ore 20.30
presso il Teatro Comunale "Francesco Cilea" di Reggio Calabria


Sarà in vendita presso il Teatro Comunale "F.Cilea" il volume "OPERE" pubblicato dalla Città del Sole Edizioni,
raccolta degli scritti editi e inediti di Sebastiano Di Marco
con le illustrazioni di Reno Ammendolea e il DVD del film "QUELLO CHE RESTA..." di Dario Liotta.
I proventi contribuiranno a sostenere l'iniziativa.

Certi della Vostra presenza, Vi chiediamo di volere dare ulteriore diffusione a questo invito.

 
 
 

Sara

Post n°52 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da onoskelis
 

Scende dal treno
giallo e azzurro
con le vetture tedesche,
lo zaino sulle spalle
e indosso straccetti
un po' scoloriti,
pesti,
poco puliti.
Ci guarda
con occhi stupefatti, stanchi di caldo,
un po' tondi,
ma limpidi e dritti.
Sua madre ed io
ci teniamo per mano.
Non è sola, ma non importa.
Siamo felici.
E ridiamo.

 
 
 

A Rivalta, Natale 1944

Post n°51 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da onoskelis
 

Campagna coperta di neve
filari
di pioppi, strada segnata
dal passo del bue
e del birocciaio.
Da  cani,
che urinano un liquido greve.
Granaio
ingombro di balle di paglia:
due partigiani
  controllano il
viale
che smaglia nel terso orizzonte.
Un sajo
con loro
e un paio di sandali
scuri sui piedi segnati
dal gelo,
dal fango.

Natale '87

 
 
 

Natale

Post n°50 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da onoskelis
 

Tre re d'Oriente
andarono a vedere
un prodigio
portando doni
sotto manti ingemmati:
e li guidava una stella.

Armi portano ora i re d'Oriente
sotto i barracani;
armi
che comprano in
cambio del fuoco greco.
E nella mia città,
la notte di Natale,
si spara alla stella dei prodigi.

 
 
 

pensiero per un amico

Post n°49 pubblicato il 15 Settembre 2008 da onoskelis

Pioggia. Pioggia che diventa sangue in una domenica come le altre. Statale 106, si vede il mare...acqua tanta acqua, come quella che sta venendo giù dopo più di cinque mesi che si nega a questa terra assetata...
Una telefonata di Giulia stamattina mi dice che un amico ha perso il fratello in un incidente stradale. Siamo quasi coetanei. Mi arriva come un pugno nello stomaco e penso a tutti i sogni che si sono infranti come il vetro di quel parabrezza, accartocciati come le lamiere della macchina schiantatasi contro un terrapieno...
Non ha piovuto acqua ieri sera ma sangue e lacrime. Penso alla madre, a quante speranze avesse per questo figlio, a quanto amore ancora da dare, a quanti abbracci e ricordi da non poter più regalare. E penso a William, a quanto possa essere fragile dietro quell'aria serena, sempre col sorriso. Non so cosa si provi a perdere un fratello, so cosa si provi perdere un genitore. E' la stessa cosa, ti alzi al mattino e senti che qualcosa manca, una parte di te è andata via lasciandoti una valigia di ricordi e tutti quegli oggetti che sembravano vivi solo in mano a lui, senza di lui sono solo oggetti inanimati senza grandi perchè...
In queste occasioni non riesco a dire granchè...ma volevo mandare un abbraccio a William e un pensiero a quanti credono che nella vita sia necessario correre per sentisi vivi, correre per recuperare pochi minuti che ti confinano all'eternità rubandoti quella vita in cui credevi...

 
 
 

Agustu

Post n°48 pubblicato il 08 Settembre 2008 da onoskelis
 

“Faci luci, sì, comu a ‘na vota,

esti randi, sì,

e certi voti esti virdi, e rrussa nt’Agustu.

Rrussa, comu a ‘na vota;

e jetta mustu

supa all’acqua du mari.

Ma pe’ mia

non esti a stessa.

Non cridia, ma pe’ mia

moriu ‘a luna”.

 
 
 

Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 22 Agosto 2008 da giulia_dimarco1

 
 
 

Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 20 Agosto 2008 da onoskelis

Dormi gioiuzza mia ch’ai ‘u ti riposi,

ortu di gigghi e sipala di rosi.

Dormi ca a ttia ti canta a mamma toi,

cara ti teni chiu’ di l’occhi soi.

Dormi ca a ttia ti canta mammarella,

catina d’oru meu,fatta ad anella.

Dormi gioiuzza mia,oh dormi dormi,

ca l’uri su passati di li sonni.

Mazzu di chjuri meu,mazzu d’amenta,

mamma ti canta a ttia mu t’addurmenta.

(Raccolta a Tropea 1968)

 

 
 
 

Post N° 45

Post n°45 pubblicato il 16 Agosto 2008 da onoskelis

L'associazione "EIKONPHONE', centro di cultura Sebastiano Di Marco", è stata costituita nel maggio del 1988.

Il Centro, che non ha fini di lucro, fin dalla sua fondazione ha svolto un intenso e qualificato programma di attività di sperimentazione e ricerca di nuovi linguaggi espressivi, nonché di elaborazione di nuove metodologie per l'uso degli strumenti della comunicazione audiovisiva nella scuola.

Questa esigenza, nata dalla constatazione che nella società contemporanea la scuola ha perso, a favore di altre "agenzie informative", il primato nella formazione dei cittadini, ha spinto l'associazione "EIKONPHONE'” a provare un indirizzo che tentasse di collegare e far interagire, consapevolmente, l'azione svolta dall'istituzione scolastica con quella, altrettanto influente, portata avanti, spesso in maniera indipendente e quasi incontrollabile da altri potenti e persuasivi soggetti comunicativi. Se è vero, infatti, che la scuola oggi "governa" o cerca di governare un processo educativo basato sulla monomedialità della scrittura, è altrettanto innegabile che essa ha ancora delle difficoltà a svolgere tale compito per tutti quei processi che basano la propria azione su strumenti multimediali.

L'associazione, infatti, nel corso degli anni è diventata un punto di riferimento culturale per le scuole della città e della provincia, fornendo informazioni, schede e consigli ai docenti che adoperano materiale audiovisivo nelle loro insegnamento, ha inoltre organizzato corsi di aggiornamento che hanno come obiettivo fondamentale l'uso degli audiovisivi nella pratica didattica.

www.circolochaplin.it

 
 
 

suggerimento

Post n°43 pubblicato il 12 Agosto 2008 da onoskelis
Foto di onoskelis

In una delle tante conversazioni fiume fatte,  Giulia mi raccontò come il padre obligasse lei e le sorelle a vedere 'La rosa tatuata',  di Mann, con la superba Anna Magnani. Non so perchè mi sia tornato in mente oggi... direi che la pellicola merita una gita da Blockbuster...Buona visione

 
 
 

Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 11 Agosto 2008 da onoskelis

Fa caldo, quel caldo umido e pensieroso dei romanzi di Márquez e Pessoa. Mi approprio di questo post, forse indebitamente, come se facessi un uso privato di un mezzo o di un bene pubblico. Ogni tanto capitano momenti come questo in cui non riesco a mettere in ordine tra i pensieri,  le scartoffie di lavoro che si accumula e la paura che blocca pensieri e scartoffie. Paura di rischiare. In casi come questo apro a caso Quello che resta... e leggo una poesia alla ricerca di qualche risposta. Solitamente è la Bibbia a cui ci si rivolge per avere risposte, io mi affido ad un libro di poesie. Vivo con le parole, di parole e per le parole dette e non dette e proprio mentre ne avrei più bisogno ne resto orfana. Penso ad un abbraccio, a chi mi abbraccerebbe senza chiedermi prima perchè, solo per affetto, solo per la voglia di consolarmi e vedo Giulia. Penso al suo ufficio refugium peccatorum e alla settimana piena per cui non riuscirò a trovare pace almeno fino a mercoledì prossimo...sempre che non mi scoppino le coronarie prima e chiuda il contratto che non ho con un 'è stato bello' che Sebastiano apprezzerebbe!

 
 
 

estratto da 'Il Signor Laganà'

Post n°41 pubblicato il 02 Agosto 2008 da onoskelis
 

 

“Un rapace di passo

sorvola la città

e dice:

su questo mare

mi sento immortale.

Un passero grasso

e impolverato

gli risponde:

chi si sente immortale

qui finisce impagliato.”

 
 
 

Post N° 40

Post n°40 pubblicato il 29 Luglio 2008 da onoskelis
 
Tag: Psulla

Non si dovrebbe far divertire nessuno senza insegnargli qualcosa

 
 
 

Qui non esplodono i razzi

Post n°39 pubblicato il 16 Luglio 2008 da onoskelis
 

“e non cadono bombe
come a Kabul e in Libia
Non ci sono i Curdi
e la gente
non muore di fame e di sete
come nell’Alto Volta.
Non brucia qui
la centrale dell’atomo
come a Chernobyl
e non scoppia 
 la furia razziale
 come a Brixton
o a  Notting Hill.
I Greci non si accoltellano 
 con i Turchi,qui
come a Queensway.
 Ed è forse da noi
che la gente è scomparsa
negli stadi e nelle prigioni?
Abbiamo forse noi 
 niños desaparecidos ?
 No,
in Cile questo è successo,
e in Argentina; non qui. "

 
 
 

dal Capitolo 1 di Cent'anni di solitudine_G.García Márquez

Post n°38 pubblicato il 11 Luglio 2008 da onoskelis

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. Tutti gli anni, verso il mese di marzo, una famiglia di zingari cenciosi piantava la tenda vicino al villaggio, e con grande frastuono di zufoli e tamburi faceva conoscere le nuove invenzioni. Prima portarono la calamita. Uno zingaro corpulento, con barba arruffata e mani di passero, che si presentò col nome di Melquíades, diede una truculenta manifestazione pubblica di quella che egli stesso chiamava l’ottava meraviglia dei savi alchimisti della Macedonia. Andò di casa in casa trascinando due lingotti metallici, e tutti sbigottirono vedendo che i paioli, le padelle, le molle del focolare e i treppiedi cadevano dal loro posto, e i legni scricchiolavano per la disperazione dei chiodi e delle viti che cercavano di schiavarsi, e perfino gli oggetti perduti da molto tempo ricomparivano dove pur erano stati lungamente cercati, e si trascinavano in turbolenta sbrancata dietro ai ferri magici di Melquíades. “Le cose hanno vita propria,” proclamava lo zingaro con aspro accento, “si tratta soltanto di risvegliargli l’anima.” José Arcadio Buendía, la cui smisurata immaginazione andava sempre più lontano dell’ingegno della natura, e ancora più in là del miracolo e della magia, pensò che era possibile servirsi di quella invenzione inutile per sviscerare l’oro della terra. Melquíades, che era un uomo onesto, lo prevenne: “Per quello non serve”. Ma a quel tempo José Arcadio Buendía non credeva nell’onestà degli zingari, e così barattò il suo mulo e una partita di capri coi due lingotti calamitati. Ursula Iguarán, sua moglie, che faceva conto su quegli animali per rimpinguare il deteriorato patrimonio domestico, non riuscì a dissuaderlo. “Molto presto ci avanzerà tanto oro da lastricarne la casa,” ribatté suo marito. Per parecchi mesi si ostinò a dimostrare la veracità delle sue congetture. Esplorò la regione palmo a palmo, compreso il fondo del fiume, trascinando i due lingotti di ferro e recitando ad alta voce l’esorcismo di Melquíades. L’unica cosa che riuscì a dissotterrare fu una armatura del Quindicesimo secolo con tutte le sue parti saldate da una crostaccia di ruggine, la cui cavità aveva la risonanza vacua di un’enorme zucca piena di sassi. Quando José Arcadio Buendía e i quattro uomini della sua spedizione riuscirono a disarticolare l’armatura, vi trovarono dentro uno scheletro calcificato che portava appeso al collo un reliquiario di rame con un ricciolo di donna.
A marzo tornarono gli zingari. Questa volta traevano un cannocchiale e una lente grande come un tamburo, che esibirono come l’ultima scoperta degli ebrei di Amsterdam. Misero a sedere una zingara a un’estremità del villaggio e collocarono il cannocchiale sull’entrata della tenda. Per cinque reales, la gente poteva chinarsi sul cannocchiale e vedere la zingara a portata di mano. “La scienza ha eliminato le distanze,” proclamava Melquíades. “Tra poco, l’uomo potrà vedere quello che succede in qualsiasi luogo della Terra, senza muoversi da casa sua.” In un mezzogiorno ardente fecero una mirabile dimostrazione con la lente gigantesca: misero un mucchio di erba secca in mezzo alla strada e le appiccarono il fuoco mediante la concentrazione dei raggi solari. José Arcadio Buendía, che ancora non era riuscito a consolarsi dell’insuccesso delle sue calamite, concepì l’idea di utilizzare quell’invenzione come arma di guerra. Melquíades, di nuovo, cercò di dissuaderlo. Ma finì per accettare i due lingotti calamitati e tre pezzi di denaro coloniale in cambio della lente. Ursula pianse di costernazione. Quel denaro faceva parte di un cofano di monete d’oro che suo padre aveva accumulato in tutta una vita di privazioni, e che lei aveva seppellito sotto il letto in attesa di una buona occasione per investirle. José Arcadio Buendía non cercò nemmeno di consolarla, completamente assorto nei suoi esperimenti tattici con l’abnegazione di uno scienziato e perfino a rischio della propria vita. Mentre cercava di dimostrare gli effetti della lente sulla truppa nemica, espose se stesso alla concentrazione dei raggi solari e patì scottature che si trasformarono in ulcere e guarirono solo dopo parecchio tempo. Nonostante le proteste di sua moglie, messa in apprensione da un’invenzione così pericolosa, poco mancò non incendiasse la casa. Passava lunghe ore nella sua stanza, facendo calcoli sulle possibilità strategiche di quella sua arma inusitata, finché riuscì a comporre un manuale di una stupenda chiarezza didattica e di un irresistibile potere di convinzione. Lo spedì alle autorità, allegandovi numerose testimonianze sulle sue esperienze e vari fascicoli di disegni illustrativi, affidandolo a un messaggero che attraversò la sierra, si perse tra pantani smisurati, risalì fiumi impetuosi e fu sul punto di perire sotto il flagello delle belve, del paludismo e della disperazione, prima di riuscire a raggiungere una strada di allacciamento con le mule della posta. Nonostante il viaggio alla capitale fosse in quei tempi poco meno che impossibile, José Arcadio Buendía si riprometteva di intraprenderlo non appena il governo glielo avesse ordinato, allo scopo di dare dimostrazioni pratiche della sua invenzione alle autorità militari, e addestrarle personalmente nelle arti complicate della guerra solare. Per molti anni attese una risposta. Alla fine, stanco di aspettare, si lamentò con Melquíades del fallimento della sua iniziativa, e lo zingaro diede allora una prova convincente di onestà: gli restituì i dobloni in cambio della lente, e gli lasciò inoltre delle mappe portoghesi e diversi strumenti di navigazione. Scrisse di suo pugno una succinta sintesi degli studi del monaco Hermann, che lasciò a sua disposizione perché potesse servirsi dell’astrolabio, della bussola e del sestante. José Arcadio Buendía trascorse i lunghi mesi di pioggia chiuso in uno stanzino che aveva costruito in fondo alla casa perché nessuno turbasse i suoi esperimenti. Tralasciò completamente i propri doveri domestici, rimase nel patio per notti intere a sorvegliare il corso degli astri, e fu sul punto di contrarre un’insolazione mentre cercava di stabilire un metodo esatto per trovare il mezzogiorno. Quando fu esperto nell’uso e nel maneggio dei suoi strumenti, ebbe una nozione dello spazio che gli permise di navigare per mari incogniti, di visitare territori disabitati e di allacciare rapporti con esseri splendidi, senza bisogno di lasciare il suo laboratorio. Fu in quel periodo che prese l’abitudine di parlare da solo, vagando per la casa senza badare a nessuno, mentre Ursula e i bambini si rompevano la schiena nell’orto per coltivare il banano e la malanga, la manioca e l’igname, la ahuyama e la melanzana. Improvvisamente, senza alcun preavviso, la sua febbrile attività si interruppe e fu sostituita da una specie di allucinazione. Rimase come stregato per parecchi giorni, continuando a ripetere a se stesso a bassa voce una filza di sorprendenti congetture, incapace egli stesso di dar credito al proprio raziocinio. Alla fine, un martedì di dicembre, verso l’ora di pranzo, esplose in un colpo solo tutta la carica del suo tormento. I bambini avrebbero ricordato per il resto della loro vita l’augusta solennità con la quale il padre si sedette a capotavola, tremante di febbre, consunto dalla veglia prolungata e dal fermento della sua immaginazione, e rivelò la sua scoperta:
“La Terra è rotonda come un’arancia”. […]

 
 
 

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 04 Luglio 2008 da onoskelis
Foto di onoskelis

 
 
 

Pioggia

Post n°35 pubblicato il 04 Luglio 2008 da onoskelis
 

 Toglimi di dosso

la polvere sporca

 di questa vita:

riportami

nella pace antica

 dell’amnios;

fammi rinascere,

puliscimi, porto prezioso

 di misteriose nubi;

non solo il corpo.

Ma la mente,

che divenga utile

 e finalmente,

 con gli altri,

giusta”

 
 
 

Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 30 Giugno 2008 da onoskelis

L'immagine è tratta da http://www.flickr.com/photos/steno80rc/262847710/
mare

 
 
 

Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 30 Giugno 2008 da onoskelis

Messaggio speciale oggi... da Sebastiano ho imparato che non ci si deve arrendere davanti a nulla, non ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente, ma per circa un anno ho tentato di farlo, ho cercato ogni virgola del suo pensiero, ogni sguardo che potesse dirmi qualcosa di lui. Oggiè una giornata strana, di quelle che ogni tanto capitano, di quelle in cui dico: 'Grazie Seba per le tue parole...'

LO SCIROCCO

Venti dello stretto
incoerenti,
che portano umori diversi
e dispersi,
raccolgono
i doni,
che ancora è possibile
usare
per rendere forti
risorse amare.

Scirocco abbruciante,
che mette tra i denti
la sabbia
planante,
su un mare di mosto,
tra due continenti;
che copre di rosso
e spinge a ridosso,
nel turbine acceso,
del muro, dell'albero scosso,
il tremito,
il peso di polvere e carta.

(...)

Il sole, asciugando,
farà scomparire
i segni.
svaniscono polveri.
Da venti più freschi,
sottili,
andranno sospinte,
più tardi, a condire,
nei bar,  nei caffè
ormai disserrati
e aperti, assolati,
granite, gelati
e frutti canditi.

 
 
 

Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 26 Giugno 2008 da onoskelis
 
Tag: Psulla

ricordi... quelli importanti ormai incisi nella memoria; quelli meno importanti, disposti ad emergere solo in parte, sommersi com'erano nei solchi più profondi, accavallati nel groviglio inestricabile della foresta del tempo.

 
 
 
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INFO


Un blog di: onoskelis
Data di creazione: 18/04/2008
 

RICORDO

Andito della memoria
sempre più scuro
dove sperduto
arde
un lume fioco.
E lo alimenta un soffio;
da lontano:
amore.

 

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