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Migliaia di ragazzi a Palermo nel ricordo di Capaci. Il 23 maggio di 22 anni fa la strage.

Post n°115 pubblicato il 23 Maggio 2014 da sebastiano.rosa

In 1.500 a bordo della “Nave della legalità”. Gli studenti provenienti da tutta Italia sono partiti da Civitavecchia. Direzione Palermo. Parteciperanno alle commemorazioni per il giudice Giovanni Falcone. La strage di Capaci avveniva il 23 maggio di 22 anni fa. Salpata dopo il saluto del presidente Napolitano, ha trovato al porto palloncini colorati, autorità civili e militari ad attenderla, assieme a circa tremila studenti di scuole elementari, medie e superiori di tutta la Sicilia. Ad accoglierli sono arrivati anche gli otto studenti americani arrivati questa mattina all'aeroporto, dedicato proprio a Falcone e Borsellino. A bordo della nave, fra gli altri, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il presidente Rai Anna Maria Tarantola. Tutti insieme verso l'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo, tutti “insieme per non dimenticare”, come si legge sulle magliette indossate dai ragazzi delle scuole siciliane che hanno partecipato all'iniziativa. Dimenticare è davvero difficile. In questa giornata si celebrano non solo le commemorazioni, ma anche il processo “Capaci bis”, che si apre a Caltanissetta  per giudicare cinque boss accusati di avere svolto un ruolo nella strage del 23 maggio 1992. Alla sbarra i boss Cosimo Lonigro, Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Altri quattro imputati hanno optato invece per il rito abbreviato, tra questi il pentito Gaspare Spatuzza, sulle cui rivelazioni è fondata la nuova tranche del processo Capaci. Sono più di cento i testimoni dei quali la Procura di Caltanissetta chiede la citazione nel processo."La nostra indagine - ha detto il procuratore Sergio Lari illustrando la richiesta alla Corte d'assise - non mette in discussione quanto emerso nei precedenti processi. In questo nuovo troncone, va fatto un distinguo fra il ruolo ricoperto dal boss Salvatore Madonia e gli altri quattro imputati. Bisogna tenere in considerazione le rivelazioni dei collaboratori di giustizia Spatuzza e Tranchina”. “Il nostro obiettivo - ha affermato Lari – è quello di dimostrare che la stagione stragista partì dopo la riunione della commissione provinciale risalente al dicembre del '91. Poco prima si era riunita la commissione regionale. Fu in quell'occasione che Riina dichiarò guerra allo Stato per via della piega che aveva preso il maxi-processo, per l'attivismo di Falcone, per la presenza di nuovi collaboratori di giustizia. In sostanza era finita l'invincibilità di Cosa nostra. Era un'inversione di tendenza da parte di Cosa nostra che fino ad allora aveva tentato sempre di trovare un accordo con pezzi delle istituzioni".

“I ragazzi devono ricordare Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutte le altre vittime della mafia non per la loro morte ma per i loro valori e la loro vita”, ha detto Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci e presidente della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”. Il Capo dello Stato, nel messaggio inviato alla Fondazione ha detto: “L'esempio di dirittura morale e di impegno coraggioso fino all'estremo sacrificio di Giovanni Falcone è stato e continua a essere fondamentale stimolo a resistere alle intimidazioni della mafia e a diffondere una rinnovata fiducia nello stato di diritto".Sono tanti gli altri messaggi arrivati per dare un contributo a questo obiettivo.

Il presidente del Consiglio ha lanciato si twitter l'hashtag #ionondimentico. “#23maggio pensando a Vito, Rocco, Antonio. A Francesca. A lui, Giovanni, che educava noi studenti a combattere la mafia. #ionondimentico", ha scritto Renzi sul social network. La presidente della Camera ha scritto: “Per far prevalere legalità e giustizia sulla sopraffazione e l'intimidazione mafiosa 'è sufficiente, ma allo stesso modo indispensabile, che ciascuno faccia il proprio dovere'. Così Giovanni Falcone pensava che si potesse vincere la criminalità organizzata contro la quale ha lottato fino al 23 maggio di 22 anni fa. Il magistrato simbolo della lotta a Cosa Nostra fece molto di più del suo dovere. Aveva una grande capacità di analisi del fenomeno criminale- aggiunge-, rigore investigativo, integrità morale, estrema dedizione al servizio delle istituzioni, intuizione sulla necessità di aggredire i patrimoni mafiosi unita ad un solido ottimismo, nonostante le tante amarezze vissute. Per fermarlo, quel giorno che tutti ricordiamo, ci vollero centinaia di chili di tritolo. Nella terribile esplosione della strage di Capaci furono orrendamente uccisi anche la moglie, Francesca Morvillo, e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani”.

Il presidente del Senato Pietro Grasso, già procuratore nazionale antimafia, si è detto “assalito dai ricordi”: “ Il sorriso ironico di Giovanni quando mi presentò per la prima volta le 400 mila pagine degli atti del maxi-processo che dovevo studiare, l'affettuoso gesto di Paolo che mi consegnò copia dei suoi utilissimi appunti per districarmi tra quelle carte, mi avvolge l'aria pesante che opprimeva Palermo durante quegli anni, i visi dei mafiosi dietro queste sbarre. Ma mi avvolge anche il pensiero del sostegno che in quel periodo riscuoteva l'operato di Falcone e Borsellino, e che ancora possiamo ritrovare in questa giornata che riecheggia le catene umane, le lenzuola bianche appese ai balconi, le cooperative di Libera sui terreni confiscati, l'impegno dei ragazzi di 'Addiopizzo' e le migliaia di attività quotidiane che per tutto l'anno impegnano la Fondazione Falcone con le scuole su questi temi”.

Esprime amarezza, invece, Alfredo Morvillo, procuratore capo di Termini Imerese e fratello di Francesca, moglie del giudice Giovanni Falcone: “Non è cambiato niente. Oggi come in passato per qualcuno questa è una passerella, qui come in Chiesa”, ha detto entrando nell'aula Bunker di Palermo.

 
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