La sedia da spostaredi scuola, di vita, e d'altre amenità |
Secondo me quella sedia lì va spostata.
Anche secondo me quella sedia lì va spostata.
Facile dirlo quando l'han detto gli altri.
Se è per questo sono anni che lo dico e nessuno mi ascolta.
Da una approfondita analisi storica e sociologica viene fuori chequella sedia pesa dai nove ai dieci chili.
Non sono d'accordo. Dai sondaggi il 2% degli intervistati dice che pesa dai cinque ai sei chili, il 3% dai sei ai sette chili, il 95% non lo so e non me ne frega niente. Basta che la spostiate.
Secondo me per spostarla bisognerebbe prenderla con cautela per la spalliera e metterla da un'altra parte.
Eccesso di garantismo.
(Giorgio Gaber)
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"Non esiste pietà per gli storpi di spirito" (Pessoa, Il libro dell'inquietudine).
L'ho sentita una frase veramente mia, ed ho pensato a quante volte mi sono trovata di fronte alla svalutazione del mio disturbo d'ansia, alla svalutazione della depressione di un amico, alla svalutazione del dolore di un mio alunno che tutte le mattine ha mal di stomaco e non riesce a venire a scuola. Andare da uno psicoterapeuta è considerata una cosa da "non dire", perchè sembra una vergogna. Chi poi va da uno psichiatra perchè ha bisogno di una medicina per evitare che il cuore gli vada a cento battiti al minuto, deve tenerlo supersegreto, perchè "lo psichiatra è il dottore dei pazzi". Così chi soffre di una "malattia dello spirito" viene considerato da meno di chi soffre di una malattia del corpo. No, anzi, è peggio: deve cercare di mascherarla, di superarla di nascosto, solo con l'appoggio della famiglia (nemmeno sempre) e di veri amici (quando ci sono).
Mi piacerebbe vivere in una società che riconosce che soffrire d'ansia è come soffrire di pressione alta: è un male nato più recentemente, da condizioni di vita che cento anni fa non esistevano, ma non per questo non deve essere considerato degno di cure appropriate: bisognerebbe anzi cercare i rimendi, esattamente come si fa con un nuovo tipo di influenza.
Ciò non vuol dire che vorrei, come Pessoa, che ci fosse "pietà" per gli storpi di spirito, bensì che ci fosse "riconoscimento" del loro star male, e del loro diritto a star male senza vergogna.
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