La sedia da spostare

di scuola, di vita, e d'altre amenità

 

Secondo me quella sedia lì va spostata.

Anche secondo me quella sedia lì va spostata.

Facile dirlo quando l'han detto gli altri.

Se è per questo sono anni che lo dico e nessuno mi ascolta. 

Da una approfondita analisi storica e sociologica viene fuori chequella sedia pesa dai nove ai dieci chili.

Non sono d'accordo. Dai sondaggi il 2% degli intervistati dice che pesa dai cinque ai sei chili, il 3% dai sei ai sette chili, il 95% non lo so e non me ne frega niente. Basta che la spostiate.

Secondo me per spostarla bisognerebbe prenderla con cautela per la spalliera e metterla da un'altra parte.

Eccesso di garantismo.

(Giorgio Gaber)

 

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Sindacati

Post n°21 pubblicato il 09 Maggio 2012 da Gl3nda

...che ai tavoli delle assemblee dichiarano di essere uniti contro questo governo che sta "distruggendo la scuola" e poi...

domani 10 maggio sciopero COBAS

lunedì 14 maggio sciopero CGIL

...Totale scioperanti nella mia scuola: se va bene, due.

Ma riuscite a mettervi d'accordo per fare UNO sciopero insieme, se è vero che i fini sono comuni?

 
 
 

Tre metri sotto la decenza

Post n°20 pubblicato il 12 Aprile 2012 da Gl3nda

Non ho scritto nulla il giorno che ho saputo della morte di Tabucchi, scrittore che amo tanto, che quest'anno mi ha fatto vedere Lisbona non solo attraverso i miei occhi, e che ha scritto uno dei primi libri che io abbia letto per mio desiderio e non perché me lo imponeva la scuola.

Non sapevo bene cosa dire, e lui di cose belle ne ha dette tante.

Mi fa tristezza che invece oggi senta di avere tante cose da dire su un libro in cui di bello non sono riuscita a trovare niente...Ma trovo *doveroso* dirle, perché questo libro mi ha fatto pensare quanto la letteratura possa essere dannosa e diseducativa, e quanto una persona che scrive per adolescenti dovrebbe sapersi assumere delle responsabilità ed avere coscienza.

Sì, sto parlando di quella cagata pazzesca che è "Tre metri sopra il cielo".

Penso che quando fai l'insegnante, sia in qualche modo un dovere leggere i libri che i tuoi alunni dimostrano di apprezzare, anche se ne hai sentito dire peste e corna, anche se non ami il genere, anche se sai che sarà uno strazio mandarli giù.

Così prima ho affrontato Twilight, e, credendo che un limite al brutto da qualche parte ci dovesse pur essere, ho cominciato Moccia.

Mi sono ricreduta presto: al brutto non c'è limite, o, se questo limite c'è, probabilmente lo ha segnato "Tre metri sopra il cielo".

Ma non è la bruttura della trama, dei personaggi, di tutto quanto che mi hanno fatto venire voglia di scriverne qui, quanto la rabbia che ho provato nel rendermi conto dei messaggi fuorvianti e distorti che questo romanzo manda agli adolescenti che lo leggono.

Andiamo nel dettaglio.

Il protagonista maschile, Stefano Mancini -"dieci e lode" per i muscoli - detto Step. Violento impunito, ladro, che pratica corse clandestine, ammazza di botte la gente per gusto o solo per essere stato contraddetto, non fa un cazzo tutto il giorno, disprezza la gente che lavora, ma vive da viziato sulle spalle del padre e del fratello. L'autore ci descrive le sue peggiori bravate, senza ombra di giudizio, anzi, è evidente che sta dalla sua parte, che lui stesso lo trova "un figo" e che la protagonista femminile è ritenuta troppo orgogliosa quando non lo caga, e assume connotati positivi solo quando se ne innamora e gli perdona tutto.

Quest'ultima, pazza d'amore, non testimonia contro di lui (che ha spaccato il naso ad un uomo *senza nessunissimo motivo*) e fa una scenata alla madre dicendo cose tipo: "Step è innocente. Che ne sapete voi di cosa ha passato? [...] E' vero, è un violento, ma forse lo è perchè non si sa spiegare tante cose, perché gli hanno detto tante bugie".

Bene.

Vediamo dunque i gravi e insormontabili problemi che hanno reso lo sventurato Step il violento che è.

Il primo. Un giorno dei bulli lo hanno pesato. Umiliato a morte si è iscritto in palestra, si è pompato i muscoli d'acciaio e poi ha ammazzato di botte quelli che lo avevano picchiato.

Il secondo. Ha scoperto che la madre tradiva il pardre, e per questo ha preso l'amante di lei e lo ha quasi ucciso.

Ora, se tutte le persone che una volta nella vita hanno preso un cazzotto o hanno due genitori che non si amano più e si tradiscono, dovessero andare in giro a tirar mazzate alla gente e a far corse clandestine in moto, probabilmente vivremmo già nella post apocalisse. E la cosa più triste è che l'autore stesso trova queste motivazioni più che valide per far si che Step sia quel che è. E' desolante. Il messaggio che se ne riceve è che l'aver affrontato delle sofferenze o dei problemi ti dà il permesso di essere uno stronzo totale, e che nessuno può condannarti per questo. Peggio. L'essere questo ti rende *dieci e lode*, l'idolo delle donne, quello a cui si aprono tutte le porte...e non perché piaci ma perchè altrimenti quelle porte le butti giù a calci. Personaggio più negativo era difficile crearlo...e non mi si dica che "cambia per lei", perché piuttosto fa qualche sacrificio per farla contenta, continuando a pensare che era più figo ciò che faceva prima, e che la vita senza spaccare facce e rubare alle feste non ha lo stesso sapore. Non a caso di fronte alla tragica morte dell'amico nelle corse clandestine, non viene mai sfiorato dall'idea che Pollo abbia fatto una cazzata: anzi, continua a ripetere che "lui era un grande", anche nell'andarsi ad ammazzare in quel modo.

Cultura della sicurezza pari a zero.

E poi ci stupiamo che i lettori di roba come questa trovino alla moda non mettere il casco?

Veniamo alla protagonista femminile, Babi. Ragazza che sembra avere un minimo di carattere all'inizio, ma che poi ci mostra un concetto di innamoramento assolutamente vomitevole, ovvero che "innamorarsi" vuol dire "arrendersi al corteggiamento" e perdere ogni personalità per scomparire dietro la *figosità* del proprio uomo. Nel momento in cui decide di cedere alle avences di Step, Babi non si pone molti problemi ad entrare illegalmente in casa altrui, a uscire senza pagare da un ristorante, a malmenare la rivale in amore che l'ha aggredita...e ovviamente non prova *mai*, se non con timidi piagnistei, a far mettere a Step la testa a posto, anzi, alla fine lo idolatra a tal punto da assecondarlo: bella forma di amore.

C'è poi un'altra chicca: l'amica del cuore, Pallina.

Vede un gruppo di teppisti imbucati ad una festa ed uno di loro sta rubando nelle borse delle sue amiche. Non si scompone nemmeno un po'...il massimo che fa è vergognoarsi perché ha aperto la sua borsa e ci ha trovato un assorbente! Infine, non solo non lo denuncia e lo lascia scappare col malloppo, ma pochi giorni dopo ci si mette insieme.

Bell'amica di merda per tutte le ragazze che sono state svaligiate: questo libro insegna pure l'omertà!

La scuola: l'apoteosi degli stereotipi! La ragazza che non passa le versioni: una stronza egoista che gode dei votacci altrui. Le professoresse: vecchie senza una vita che si sfogano torturando gli studenti. Le amiche: tutte puttane.

Infine la cosa che mi ha fatto venire più di tutte i brividi sulla schiena: il giudizio dello scrittore sul fratello del protagonista (un colletto bianco un po' noioso) e su tutta la gente come lui. Cito: "Sono già stati puniti dalla vita. Tristi, grigi, con dei fisici da poeti". Ovvio, se non hai addominali scolpiti e non vinci gare di flessioni non sei *giovane*, non sei vivo, sei grigio e triste. Giudizio impietoso dato alla gente che cerca di fare una vita normale, che lavora, che non passa le giornate in moto a fare atti vandalici e spaccare macchine...Giudizio, del resto, molto semplicisticamente esteso a tutta la componente genitoriale presente in questo romanzo. Possibile che non ci sia un genitore - uno - che secondo Moccia ha cura dei propri figli e non è un cupo adulto ingrigito?

A questo punto, Oscar Wilde mi obietterebbe che non si deve giudicare un libro dal suo contenuto, perché non esistono "libri belli o brutti" esistono "libri scritti bene e libri scritti male".

Per la sfortuna di Moccia, nemmeno la citazione dotta può venirgli in soccorso, perché "Tre metri sopra il cielo" è anche scritto fottutamente male.

Ripetitivo, banale, zuccheroso...un mio alunno con un po' di impegno saprebbe descrivere l'amore in modo assai più autentico.

Un breve assaggio che li vale tutti:"Più lontano tra la sabbia mossa da baci innocenti c'è un piccolo cuore. L'ha disegnato lei di nascosto, con quell'indice che a lui è piaciuto tanto [...] La moto continua la sua corsa innamorata sparendo lontano nella notte. Un'onda più determinata cancella del tutto quel cuore. Ma nessuno potrà mai cancellare quel momento nei loro ricordi".

AIUTOOOOOOO! Se dessimo questo materiale a Gigi d'Alessio per scriverci una canzone, si disgusterebbe perfino lui!

Leggere Moccia è stata una tortura. In assoluto è il peggior libro che si possa dare in mano ad un adolescente, e la cosa più triste è che ci fa pensare che gli adolescenti siano una mandria di decerebrati senza carattere.

Certo, alcuni ce ne sono.

Ma ci sono anche tanti giovani brillanti, intelligenti e di buon senso. E per fortuna non leggono Moccia.

 
 
 

Lucio Dalla

Post n°19 pubblicato il 01 Marzo 2012 da Gl3nda
Foto di Gl3nda

Ci sono artisti che per qualche ragione ti restano nel cuore, o segnano una stagione della tua vita. Dalla lo ha fatto con questa canzone.E' una canzone che mi fa pensare a "noi della razza che rimane a terra", ma con un dolore dolce, addomesticato. L'ho sentita tanto mia, e a volte lo sento ancora, quando riconosco la sensazione potente e dolorosa del sentirsi cretina nel cercare di fermare le lacrime ridendo.

 

Cosa ho davanti, non riesco più a parlare
dimmi cosa ti piace, non riesco a capire, dove vorresti andare
vuoi andare a dormire.
Quanti capelli che hai, non si riesce a contare
sposta la bottiglia e lasciami guardare
se di tanti capelli, ci si può fidare.

Conosco un posto nel mio cuore

dove tira sempre il vento
per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
non c'è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare.
Perché ho scritto una canzone per ogni pentimento
e debbo stare attento a non cadere nel vino
o finir dentro ai tuoi occhi, se mi vieni più vicino.........

La notte ha il suo profumo e puoi cascarci dentro

che non ti vede nessuno
ma per uno come me, poveretto, che voleva prenderti per mano
e cascare dentro un letto.....
che pena...che nostalgia
non guardarti negli occhi e dirti un'altra bugia
A..Almeno non ti avessi incontrato
io che qui sto morendo e tu che mangi il gelato.

Tu corri dietro al vento e sembri una farfalla

e con quanto sentimento ti blocchi e guardi la mia spalla
se hai paura a andar lontano, puoi volarmi nella mano
ma so già cosa pensi, tu vorresti partire
come se andare lontano fosse uguale a morire
e non c'e' niente di strano ma non posso venire

Così come una farfalla ti sei alzata per scappare

ma ricorda che a quel muro ti avrei potuta inchiodare
se non fossi uscito fuori per provare anch'io a volare
e la notte cominciava a gelare la mia pelle
una notte madre che cercava di contare le sue stelle
io li sotto ero uno sputo e ho detto "OLE'" sono perduto.

La notte sta morendo

ed e' cretino cercare di fermare le lacrime ridendo
ma per uno come me l' ho gia detto
che voleva prenderti per mano e volare sopra un tetto.

Lontano si ferma un treno

ma che bella mattina, il cielo e' sereno
Buonanotte, anima mia
adesso spengo la luce e così sia

 
 
 

In coda alla posta...

Post n°18 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da Gl3nda

...per circa un'ora. Tempo sufficiente per guardarsi in giro e accorgersi che gli sportelli adibiti a servizi realmente postali sono DUE su SETTE: gli altri si occupano dei correntisti. Quindi per tutto ciò che non ha a che fare col conto banco posta (ovvero: spedizioni, bollettini da pagare, posta da ritirare, raccomandate, vaglia eccetera eccetera) si fa la fila a due soli sportelli, uno dei quali NON FA SERVIZIO AL PUBBLICO perchè l'impiegata si sta occupando di varia burocrazia.

In fila incontro M., un mio ex alunno cinese, che aspetta con la madre (alla quale fa da interprete) per qualcosa riguardante i permessi di soggiorno. Appena chiamano il suo numero tira un sospiro di sollievo (perchè, tra parentesi, la famiglia di M. si ammazza di lavoro e non è che abbia tempo da buttar via) e l'impiegata della posta gli dice che...NON C'E' COLLEGAMENTO E DEVONO PROVARE DOMANI?!?!?

Wait...hai un cazzo di sportello UNICO che ha una fila di un kilometro: nella fila ci sono delle famiglie cinesi...non ti viene in mente di appendere un cartello con scritto: "per i permessi di soggiorno il collegamento non è disponibile"? Ma il tempo della gente non ha veramente nessun valore?

Desolata da questa visione attendo il mio turno (no, non dovevo rinnovere permessi...) e finalmente arrivo all'ambito traguardo della spedizione di un pacco.

Impeigata: "no, pacco troppo piccolo per il pacco ordinario...troppo grande per la raccomandata...non è che potrebbe imbottirlo e metterlo in una scaltola più grande? Certo che poi dovrà pagare per la grandezza del pacco, oltre che per il peso..."

Insomma: alla fine spedisco una posta celere (per un pacco che per me poteva arrivare anche fra un mese) e pago 15 euro per un oggetto che ne valeva dieci...

Conclusione: ma se spedire un pacco costa quanto un biglietto del treno, non mi conveniva andare a portarlo di persona? =_=

 

 

 
 
 

Lucio Magri: un silenzio doveroso

Post n°17 pubblicato il 29 Novembre 2011 da Gl3nda

A fatti come la scelta di Lucio Magri si dovrebbe solo rispondere osservando un rispettoso silenzio. Invece si scatenano polemiche sul giusto-non giusto, sul legittimo-non legittimo, e roba così. Forse perché una persona, con la sua decisione così assoluta e definitiva, ci toglie, di fatto, proprio la possibilità di polemizzare?

E' desolante sentire i servizi al telegiornale, così tristemente pieni di frasi fatte sulla morte e sulla vita. Nessuno può sapere cosa porti una persona a scegliere di morire: si può essere d'accordo o meno, ma non si ha diritto di giudicare.

Io non conoscevo Magri nemmeno per sentito dire, anche se Il Manifesto è stato un po' il "mio" quotidiano... Ma di fronte a quel che ho sentito di lui (e, purtroppo, sulla sua decisione, oggi) non posso non pensare che mi dispiace.

 
 
 

...basta poco...

Post n°16 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da Gl3nda
Foto di Gl3nda

Questo post è dedicato a mia cugina Daniela,

che lavora in un supermercato.

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Oggi è stata una pessima giornata per mille ragioni, una di quelle giornate in cui tutto ti va storto e pensi a quanto i ritmi di vita che abbiamo ci tolgano il tempo e la possibilità di sedersi e rilassarsi un istante pensando che tutto sommato arrivare a fare sempre tutto e bene non è indispensabile...e non migliora la qualità della nostra esistenza.

Facevo la spesa: alle casse solita fila...poca voglia di essere lì, poca voglia anche di andare a casa a preparami la cena. 

E la cassiera del supermercato, alle otto di sera, dopo un pomeriggio a strisciare codici a barre, stava cantando.

Non era nemmeno intonata, per dirla tutta...ma sorrideva a ciascuno dei clienti, era briosa, molto gentile e solare, e questo suo atteggiamento mi ha migliorato la serata.

Mi sono trovata a esserle grata, e a pensare quanto si dovrebbe essere riconoscenti a quelle persone che, anche facendo un lavoro alienante e poco gratificante, hanno *cura della gente che incontrano*. E quanto invece sono biasimabili coloro che, con stipendi molto superiori e lavori che gli piacciono e si sono scelti, non riescono ad accorgersi di quanto un po' di luminosità e di gentilezza facciano la differenza.

Spero di riuscire a portare quel sorriso e quell'attenzione agli altri nel mio lavoro tutti i giorni: anche in giornate pessime come queste. A volte basta proprio poco...

 
 
 

Andrea Zanzotto

Post n°15 pubblicato il 19 Ottobre 2011 da Gl3nda
Foto di Gl3nda

ADDIO POETA TANTO AMATO...Mi sono emozionata sui tuoi versi, ho battuto la testa su quelli che non capivo, ho fantasticato con te animali azzurri e dalie abbagliate di rosso..."Che sarà della neve, che sarà di noi? Una curva sul ghiaccio, e poi, e poi..."
GRAZIE ANDREA ZANZOTTO!

Dicevano, a Padova, "anch'io"
gli amici "l'ho conosciuto".
... E c'era il romorio d'un acqua sporca
prossima, e d'una sporca fabbrica:
stupende nel silenzio.
Perché era notte. "Anch'io
l'ho conosciuto".
Vitalmente ho pensato
a te che ora
non sei né soggetto né oggetto
né lingua usuale né gergo
né quiete né movimento
neppure il né che negava
e che per quanto s'affondino
gli occhi miei dentro la sua cruna
mai ti nega abbastanza.
E così sia: ma io
credo con altrettanta
forza in tutto il mio nulla,
perciò non ti ho perduto
o, più ti perdo e più ti perdi,
più mi sei simile, più m'avvicini.

 
 
 

ASSURDITA' DISARMANTE...

Post n°14 pubblicato il 07 Settembre 2011 da Gl3nda

...che per ottenere un CERTIFICATO DI INVALIDITA' ci voglia la FIRMA ORIGINALE DELL'INVALIDO.

Della serie: considerare che magari - proprio perchè invalida - la persona NON SIA IN GRADO DI SCRIVERE, no eh???

Sono SENZA PAROLE.

Anzi, me ne è rimasta una: VAFFANCULO.

 
 
 

La "frase celebre" del primo collegio dell'anno

Post n°13 pubblicato il 04 Settembre 2011 da Gl3nda

Dirigente: "Dobbiamo capire che prima dei singoli ragazzi conta la nostra offerta formativa".

Dixit.

Ed io pensavo al dirigente d'azienda che dice: "prima del singolo operaio conta la produttività dell'azienda", o ai nostri politici, per cui prima delle pensioni dei loro cittadini conta essere all'altezza di stare in Europa...e via dicendo.

Avrei voluto alzare la mano e dire che se un nostro alunno esce dalla nostra scuola con una scarsa preparazione in matematica avrà la possibilità di recuperare quella lacuna, oppure la scelta di seguire un percorso di vita che non includa la matematica...ma se un nostro alunno esce dalla nostra scuola con l'idea di aver passato tre anni di merda, quegli anni lì non glieli restiuirà nessuno.

Mi si dirà che siamo insegnanti, e che rendere felice la gente non è il nostro ruolo: nostro ruolo è insegnare.

Io non lo accetterò mai.

Un insegnante, un medico, e chiunque scelga di svolgere un mestiere che ha a che fare prima di tutto con le persone, ha come primo dovere, al di sopra del proprio specifico ruolo, quello di curare il benessere della persona...quello di pensare che non è la mia materia, la mia sapienza, la mia medicina ad essere al primo posto: al primo posto c'è la persona che ci sta davanti.

Solo così credo di poter lavorare.

Voglio essere costruttrice di ricordi belli.

 
 
 

Gli "storpi di spirito"

Post n°12 pubblicato il 22 Agosto 2011 da Gl3nda
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"Non esiste pietà per gli storpi di spirito" (Pessoa, Il libro dell'inquietudine).

L'ho sentita una frase veramente mia, ed ho pensato a quante volte mi sono trovata di fronte alla svalutazione del mio disturbo d'ansia, alla svalutazione della depressione di un amico, alla svalutazione del dolore di un mio alunno che tutte le mattine ha mal di stomaco e non riesce a venire a scuola. Andare da uno psicoterapeuta è considerata una cosa da "non dire", perchè sembra una vergogna. Chi poi va da uno psichiatra perchè ha bisogno di una medicina per evitare che il cuore gli vada a cento battiti al minuto, deve tenerlo supersegreto, perchè "lo psichiatra è il dottore dei pazzi".  Così chi soffre di una "malattia dello spirito" viene considerato da meno di chi soffre di una malattia del corpo. No, anzi, è peggio: deve cercare di mascherarla, di superarla di nascosto, solo con l'appoggio della famiglia (nemmeno sempre) e di veri amici (quando ci sono).

Mi piacerebbe vivere in una società che riconosce che soffrire d'ansia è come soffrire di pressione alta: è un male nato più recentemente, da condizioni di vita che cento anni fa non esistevano, ma non per questo non deve essere considerato degno di cure appropriate: bisognerebbe anzi cercare i rimendi, esattamente come si fa con un nuovo tipo di influenza.

Ciò non vuol dire che vorrei, come Pessoa, che ci fosse "pietà" per gli storpi di spirito, bensì che ci fosse "riconoscimento" del loro star male, e del loro diritto a star male senza vergogna.

 
 
 
 
 

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Un blog di: Gl3nda
Data di creazione: 25/03/2011
 

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