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« EDWARD MANI DI FORBICEEUFRASIO BURZI - LA TERR... »

LA SIGNORINA KIM BOGS

Post n°332 pubblicato il 03 Luglio 2012 da senor11

 

 

 

Oh Edward, Edward mio caro

ti prego, non pensare male di me.

In tutti questi anni, estate o inverno

non v’è stato un solo attimo, un solo giorno

che io non abbia pensato a te.

Dicono che il tuo corpo sia sepolto

sotto qualche anonimo lembo di terra  

ma io lo sento, so che sei ancora vivo

e mi sembra quasi di vederti

in quel tuo vecchio, enorme castello

immenso come la tua solitudine

alle prese con le tue stupende sculture!

Perché se le tue grandi mani di forbice

erano così goffe e buffe nella normalità

le tue opere sapevano accarezzarti l’anima

con estrema dolcezza, delicata tenerezza!

Quando ti strapparono dal tuo castello

per trasformarti in un fenomeno da baraccone

ancora non conoscevi la cattiveria umana.

Eri così ingenuo, così puro e pulito

che certo non potevi immaginare

quanta ipocrisia, quanta falsità,

quale ferocia, travestita da perbenismo

albergasse nella mente della gente!

Oh Edward, amore mio caro

che brividi sapevano regalarmi

quei tuoi occhi innocenti e tristi

quel tuo sguardo profondo e taciturno.

Vi fu un solo un timido bacio tra noi

ma delle tue labbra conservo ancora

il loro dolce e malinconico sapore.

Stretta  fra le tue braccia, abbandonata a te

sentivo sciogliermi al calore del tuo corpo!

Quale donna non amerebbe un uomo così?

Ho lasciato credere a tutti che fossi morto

perché ritornassi a vivere nel tuo castello

perché quella era la tua casa, il tuo mondo.

Fuori ti avrebbero sbranato, ridotto a pezzi

ed io questo non lo potevo permettere!

Quante volte ho pensato di venire da te

Oh, amore mio, tu non sai quante!

Ma non l’ho mai fatto e non lo farò adesso

che sono vecchia e malferma sulla gambe

ora che della mia antica bellezza nulla è restato!

Forse non mi riconosceresti nemmeno

Forse ti farei persino pena oppure orrore!

Perché io so con assoluta certezza

che tu sei rimasto quello di allora

L’arte è come un bambino che non invecchia mai,

sopravvive a sé stessa e al tempo che muore.

Arriverà un altro Natale e la tua neve verrà giù

quasi danzando, come tanti bianchi petali di rosa.

Ed io, come allora, vorrei volteggiare leggera

tra meraviglia e fiabesco stupore

sul pavimento del tuo folle, grande amore…

ma non ne ho più la forza né l’agilità!

Perdonami Edward, amore mio amaro!

 

Eufrasio Burzi

 
 
 
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