Creato da sentierodisole il 01/10/2007
blog di letteratura asiatica e non solo...

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 8
 

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

levin.frvettori.cristiancrazy_21_1945andrea_muccellicarniagommesaslogenursesynadema58yalda.mAMerolatizzi_tweetygianluigi57nicolascognaV_A_G_A_B_O_N_D_Orenata.renata
 

Ultimi commenti

6 un'ora di corsa continua a ritmo libero b 80 minuti...
Inviato da: kizi
il 06/09/2014 alle 05:26
 
grandi codardi che ti possono ferire il più...
Inviato da: chat
il 06/09/2014 alle 03:56
 
thanks.
Inviato da: plaket
il 11/08/2014 alle 23:12
 
Very rightly said "Only love can be the cure for...
Inviato da: nitin
il 28/07/2014 alle 13:54
 
Appreciate it, I am really impressed with your writing...
Inviato da: adam
il 24/07/2014 alle 13:35
 
 

Chi può scrivere sul blog

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

Siti interessanti

Post n°13 pubblicato il 24 Febbraio 2008 da sentierodisole

Due siti interessanti: uno sul pensiero cinese (con la possibilità di consultare i ching ed anche i trentasei stratagemmi) e l'altro sulla "dolce medicina" (sweet medicine) degli animali.

http://www.afpc.asso.fr/wengu/wg/wengu.php?l=36ji&no=9

http://www.animalspirits.com/index1.html

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Foto Giapponesi

Post n°12 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da sentierodisole
 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La casa delle belle addormentate

Post n°11 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da sentierodisole
 

Il vecchio Eguchi pensava che non sarebbe mai più tornato nella casa delle « belle addormentate ». Per lo meno, la prima volta che vi aveva passato la notte, non credeva di avere alcuna voglia di tornare. E lo stesso era accaduto al mattino, quando se n'era andato.

Circa quindici giorni dopo, Eguchi ricevette una telefonata e una voce gli chiese se non desiderasse ritornare alla casa, quella sera stessa. Sembrava la voce di quella donna sulla quarantina, che per telefono suonava ancora più fredda e bisbigliante, come proveniente da un luogo segreto.

« Se usciste adesso, verso che ora ritenete di poter giungere? ».

« Poco dopo le nove, penso ».

« Troppo presto, ci troveremmo in difficoltà. La vostra compagna non c'è, e quand'anche ci fosse, non dormirebbe ancora... ».

Il vecchio rimase senza parole.

« Faremo in modo che dorma per le undici. Verso quell'ora, saremo ad attendervi ».

Il modo di parlare della donna era lento, ma il cuore del vecchio si fece più rapido.

« Dunque a quell'ora» disse con voce secca.

Eguchi avrebbe voluto rispondere, non proprio sul serio, celiando un poco, che non era necessario che la ragazza dormisse, che avrebbe avuto piacere di vederla sveglia l'avrebbe voluto dire, ma le parole gli s'incepparono in fondo alla gola. Si sarebbe, " Scontrato con la regola segreta di quella casa. Quanto più strana era la regola, tanto più rigorosamente la si doveva osservare. Se la si fosse infranta una sola volta, la casa sarebbe diventata uno degli innumerevoli postriboli. La triste preghiera dei vecchi e i sogni tentatori sarebbero scomparsi. Quando gli era stato detto per telefono che alle nove era troppo presto e che avrebbero fatto dormire la ragazza per le undici, il cuore di Eguchi aveva improvvisamente avuto un brivido di ardente tentazione, qualcosa che lui stesso non avrebbe mai immaginato. Era forse lo stupore di venir strappato alla realtà quotidiana? O forse dipendeva dalle ragazze dormienti, dal sonno senza fine.

L'aver deciso dopo un mezzo mese di tornare in quella casa in cui aveva pensato di non metter più piede, troppo presto o troppo tardi che fosse per il vecchio Eguchi, dimostrava comunque che non per forza di volontà aveva fino ad allora resistito alla tentazione. Piuttosto, non aveva voluto cercare nuovamente quel triste piacere senile, lui che non era vecchio quanto gli altri frequentatori della casa. Tuttavia quella prima notte non gli aveva lasciato un brutto ricordo. Pur essendo stata evidentemente una debolezza, doveva riconoscere che nei suoi sessantasette anni di vita non aveva mai trascorso con una donna una notte altrettanto innocente. La stessa cosa era accaduta al mattino, al momento del risveglio. Il sonnifero doveva aver fatto il suo effetto, e si era alzato alle otto, più tardi del solito. Il vecchio non aveva minimamente toccato la ragazza. Nel giovane calore e nel delicato odore di lei, il suo era stato un dolce risveglio di fanciullo.

La ragazza dormiva voltata dalla sua parte, con il capo leggermente reclinato in avanti: sul collo morbido e sottile si delineava così una ruga, quasi impercettibile. I lunghi capelli erano sparsi sul cuscino. Il vecchio Eguchi aveva levato gli occhi sul volto della ragazza, dalle labbra alle ciglia e alle sopracciglia di lei, e non ebbe dubbi che si trattasse di una vergine. Le ciglia e le sopracciglia erano troppo vicine agli occhi presbiti di Eguchi perché potesse distinguerle filo per filo. La carnagione di lei, sulla quale non scorgeva alcuna peluria sottile, era soffusa di splendore. Sul viso e sul collo non c'era traccia di nei. Il vecchio, dimenticando l'incubo e il resto,

si sentì irresistibilmente spinto ad amare la ragazza e nella sua mente affiorò l'illusione che anche lei lo amasse. Appoggiò una mano sul suo seno e lo racchiuse delicatamente nel palmo. Gli balenò la sensazione che fosse il seno della madre prima di essere incinta di lui. Il vecchio ritrasse la mano, ma quella sensazione gli attraversò il braccio, fino alla spalla.

Altro brano di Banana Yoshimoto

L'amico di prima, che era stato il suo ultimo ragazzo, mi aveva chiesto se Shiori era morta 'per colpa del lavoro'. Avevo risposto che non lo sapevo, ma nello stesso tempo in fondo al cuore avevo pensato che forse, sebbene in modo indiretto, era dvvero così.

Shiori era stata completamente assorbita, posseduta, da quel lavoro. Era perfino arrivata a lasciare questo appartamento. Era un lavoro che nessun altro avrebbe potuto fare come lei: in un certo senso si potrebbe dire che avesse una vera vocazione. Aveva cominciato, grazie alla presentazione di un amico, come intrattenitrice in un locale, e lì era stata 'scoperta' da un cliente. Era un sistema di incontri clandestini, o per meglio dire un' attività di prostituzione un po' eccentrica. Il suo lavoro consisteva nel semplice dormire accanto a un cliente. Quando me ne parlò la prima volta rimasi di stucco.

Nello stesso edificio dove era il suo appartamento, al piano di sotto ne aveva un altro per il lavoro, fornitole dal suo capo, e come ho già spiegato in questo appartamento c'era un grandissimo letto matrimoniale, ideale per conciliare il sonno. Una volta ebbi anch'io modo di vederlo. Sembrava di stare in un albergo, o meglio ancora all'estero. Era una vera stanza da letto all' occidentàle, come ne avevo viste solo al cinema. Era lì che alcune volte alla settimana Shiori dormiva con i clienti fino al mattino.

"Cosa? Non fai l'amore con loro?" chiesi.

Fu la notte in cui Shiori, che era sempre più presa dal suo lavoro, mi annunciò che avrebbe lasciato l'appartamento per prenderne uno nello stesso edificio dove lavorava.

"Ma no, scherzi? Le persone che vogliono fare quello vanno nei posti adatti," rispose semplicemente, sorridendo.

"Certo che ce ne sono di lavori strani... Il che significa che c'è richiesta, immagino," dissi.

Non riuscii a convincerla a restare, e in più cominciai a rendermi conto, seppure confusamente, che Shiori stava diventando schiava di quello strano lavoro.

"Mi mancherai," aggiunsi.

"Il mio è un appartamento come tutti gli altri. Vieni a trovarmi," disse Shiori.

Dato che non aveva ancora cominciato a preparare la sua roba, non riuscivo bene a rendermi conto che lei, che per me faceva ormai parte della casa, sarebbe andata via. Sedute come sempre sul pavimento, restammo sveglie fino a tardi a guardare un po' distrattamente dei video-clip musicali, commentando le canzoni che ci piacevano e criticando i 'look'. Quando ero con Shiori avevo sempre la sensazione che la percezione del tempo fosse sottilmente alterata. Forse perché in quel viso dai lineamenti delicati, gli occhi sottili come due pallidi spicchi di luna apparivano sempre un po' sfocati.

Quando spegnevamo la luce, il braccio bianco di Shiori, che sporgeva dal futon steso sul pavimento accanto al mio letto, risaltava nitido alla luce della luna. Anche al buio le nostre chiacchiere andavano avanti all'infinito. Se ricordo bene era una cosa che capitava spesso. Quella notte Shiori mi parlò del suo lavoro molto più del solito. Ascoltavo la sua voce sottile scorrere nel buio come una musica.

"Sai, devo restare sveglia tutta la notte. Metti che a un certo punto l'uomo che dorme accanto a me dovesse aprire gli occhi, e io fossi lì che dormo come un sasso il mio lavoro non avrebbe più significato. Non sarebbe un comportamento da professionista, capisci? L'altra persona non deve nel modo più assoluto sentirsi sola. Quelli che vengono da me, naturalmente presentati da qualcuno, sono sempre persone di una certa posizione, ma tutte particolarmente sensibili, con qualche ferita dentro. Persone talmente stressate da non riuscire nemmeno ad accorgersi di esserlo. Perciò, quasi senza eccezioni, durante la notte si svegliano. E in quel momento è importante che nella penombra io sia pronta a offrire un sorriso, e magari un bicchiere di acqua fredda. Se invece vogliono un caffè, vado subito in cucina a prepararlo e glielo porto a letto. E allora di solito si rilassano e riprendono a dormire tranquillamente. Penso che tutte le persone desiderino solo dormire accanto a qualcuno. Tra i clienti ci sono anche donne, e stranieri. Purtroppo però io non sono abbastanza brava, quindi a volte mi capita di addormentarmi. E sai, a dormire accanto a delle persone così stressate, regolando il mio respiro su quello del loro sonno, forse finisco con l'assorbire tutto il buio che hanno dentro. A volte, mentre mi dico che non mi devo addormentare, mi capita di appisolarmi leggermente e di fare dei sogni paurosi, surreali. Sogno di essere a bordo di una nave che sta affondando, di perdere delle monete che avevo raccolto, o sogno il buio che entra dalla finestra e mi soffoca... Mi sveglio col cuore in gola, spaventata. Sì, ho proprio paura. E guardando la persona che dorme accanto a me, penso: Ma certo, quello che ho appena visto è il suo paesaggio mentale. E se penso a che visione desolata, dolorosa, brutale, quella persona porta dentro... ho paura."

Nel chiarore lunare Shiori guardava verso l'alto. Il bianco degli occhi brillava leggermente. "Questo è il paesaggio della mente di Shiori," pensai, ma non so perché non riuscii a dirlo. Però ne ero certa. Tanto certa da aver voglia di piangere.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Mono no aware e periodo Heian

Post n°10 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da sentierodisole
 

Quanto segue e’ una lunga citazione da un saggio critico del 1964 di Ivan Morris, Il mondo del Principe Splendente, Adelphi 1984).

L’epoca Heian, al tempo di Murasaki (secoli X – XI), fece ben poco per il progresso intellettuale della societa’ e ancor meno per quello delle tecniche di governo e di organizzazione sociale; ma sara’ sempre ricordata per aver perseguito quel culto della bellezza, nell’arte e nella natura, che ebbe tanta parte nella storia culturale del Giappone e che costituisce probabilmente il suo piu’ grande contributo al mondo intero. Nella capitale (Heian Kyô, oggi Kyôto), la “legge del buon gusto” non si applicava solo alle arti vere e proprie ma a tutto lo stile di vita delle classi superiori. Era un concetto dominante del buddismo Heian, in quanto faceva della religione un’arte e dell’arte una religione. Nelle relazioni amorose essa prescriveva non solo in quale modo gli amanti dovevano scrivere le loro poesie e scambiarsi le lettere, ma perfino le modalita’ precise che l’uomo doveva osservare nel lasciare il letto dell’amante la mattina e nel prendere congedo. Lo “sfrenato estetismo” del tempo si estendeva anche alle normali attivita’ della burocrazia: faceva parte dei doveri dei funzionari l’esecuzione di danze convenzionali, si sceglieva l’Intendente della Polizia imperiale non solo per le sue relazioni familiari ma anche per il suo bell’aspetto.
L’enorme disponibilita’ di tempo libero consentiva ai membri delle classi superiori di dedicarsi a una puntigliosa e continua ricerca del bello. I loro raffinati codici estetici si applicavano ai dettagli piu’ insignificanti, come l’esatta sfumatura di colore del fiore al quale unire una lettera o la precisa gradazione di profumo da usare in una certa occasione. Il gusto dei colori era molto sviluppato e la letteratura del tempo e’ piena di notazioni al riguardo: la neve che cade sulla casacca scarlatta di un messaggero, i pantaloni color prugna di un gentiluomo sullo sfondo verde scuro dei pini. L’arte di accostare i colori negli abiti maschili e femminili era tenuta in gran conto; quando una scrittrice come Murasaki si dilunga sui dettagli dei vestiti indossati dai suoi personaggi (dettagli abbastanza noiosi per il lettore d’oggi) in realta’ vuole indicarci la loro sensibilita’ artistica.
La legge del buon gusto non solo regolava ogni manifestazione della vita fino ai piu’ piccoli dettagli, ma aveva assoluta priorita’ su tutto il resto (salvo la nascita). La sensibilita’ artistica era molto piu’ apprezzata delle qualita’ morali. Nonostante la grande influenza del buddismo, la societa’ Heian nel suo insieme era dominata piu’ dallo stile che dai principi morali; il bell’aspetto contava piu’ della virtu’. L’aggettivo yoki (“buono”) si riferiva anzitutto alla nascita di una persona, ma si applicava anche alla sua bellezza e al suo gusto; non aveva invece alcun riferimento alla sua rettitudine morale. Con tutto il loro discorrere di “cuore” e di “sentimenti”, ci sono momenti in cui questa sopravalutazione del gusto del bello e la virtuale esclusione di ogni interesse per la carita’ velano di un’ombra gelida la gente del mondo di Genji.
La sensibilita’ aveva il sopravvento anche sulla profondita’ di pensiero, visto che l’esperienza estetica era sempre piu’ apprezzata della speculazione astratta. Abbiamo gia’ notato la diffusa mancanza d’interesse per il ragionamento e per gli studi impegnati; i professori confuciani, con tutta la loro erudizione, sono considerati personaggi assurdi e stravaganti perche’ difettano di buon gusto. Il preminente interesse delle classi superiori per il lato estetico della vita permise alla cultura Heian grandi progressi in certe direzioni, ma la fece rimanere incredibilmente arretrata in altre.
Insomma, la “gente buona”, ossia le persone di qualita’, esprimevano le loro emozioni, e addirittura le provavano, solo in termini estetici. La sensibilita’ emotiva era, si’, cio’ che distingueva il vero gentiluomo, purche’ fosse contenuta entro i limiti del codice estetico accettato; raramente degenerava in passione o sentimentalismo incontrollato. I personaggi di Murasaki, anche quando sprofondano nel piu’ straziante dolore per la morte di una persona cara, esprimono i loro sentimenti in eleganti poesie di trentuno sillabe, imperniate su immagini (come la rugiada, i sogni) del piu’ trito vocabolario estetico.
Il tipo di sensibilita’ che al tempo di Murasaki fu tanto rispettato e apprezzato, si riassume nel termine aware, una delle tante parole intraducibili usate per definire l’estetismo giapponese. Nella sua accezione piu’ diffusa era un’interiezione o un aggettivo che si riferiva alla qualita’ emotiva insita negli oggetti, nella gente, nella natura o nell’arte e, per estensione, anche nella reazione interiore di una persona agli aspetti emotivi del mondo esterno. L’uso che se ne fa nella letteratura Heian e’ grandissimo. La parola ricorre nel Genji Monogatari (Storia di Genji) ben 1018 volte, e ha dato luogo a innumerevoli ed erudite disquisizioni sulle varie sfumature del suo significato.
Nella Storia di Genji la parola viene usata normalmente per esprimere il pathos insito nella bellezza del mondo esterno, bellezza ineluttabilmente destinata a svanire insieme a chi la osserva. Le dottrine buddiste sulla evanescenza di tutto cio’ che e’ materia influirono sicuramente su questo particolare significato, ma aware tende a esprimere piu’ l’esperienza emozionale diretta che non il concetto religioso. Aware, in definitiva, non perse mai il suo semplice e originario valore interiettivo di “Ah!”.
La parola appare spesso nella locuzione mono no aware, che corrisponde approssimativamente a lacrimae rerum, il pathos delle cose. Se si percepisce la relazione tra bellezza e tristezza del mondo, allora piu’ acutamente si sente il mono no aware. Lo spettatore sensibile si commuove fino alle lacrime di fronte alla bellezza della natura o al suo materializzarsi nell’arte, non solo perche’ ne subisce tutto l’impeto, ma perche’ essa gli fa prendere piu’ che mai coscienza della effimera durata di ogni cosa vivente in questo mondo. Ogni episodio della Storia di Genji raggiunge il suo culmine emotivo in questo intreccio tra godimento estetico e sofferenza. E cosi’, quando Genji va di notte a trovare in convento l’ex imperatore Reizei, e i due gentiluomini seduti nella veranda discorrono nostalgicamente dei vecchi tempi e delle persone ormai da tempo scomparse mentre un cortigiano suona il flauto accompagnato dai grilli fra i pini e la scena e’ illuminata dalla luna, il senso del mono no aware e’ quasi intollerabile.
Tuttavia questa sensibilita’, per acuta che fosse, era sempre tenuta, come gia’ detto, nei limiti di un preciso codice estetico. Non si trattava di emozione tormentosa e romantica che avrebbe potuto degenerare in incontrollate espressioni di malinconia o di dolore; era piuttosto una sensibilita’ sottile e contenuta, una calma rassegnazione, come si addiceva a un nobile, cosciente della bellezza del mondo ma anche del suo inevitabile destino.
La capacita’ di provare un tal genere di emozione estetica, equivalente a cio’ che in altre societa’ e’ la virtu’ morale, era appannaggio esclusivo delle “persone di qualita’”; chi apparteneva alla classe provinciale o a quella lavoratrice mai avrebbe potuto sperare di possederla (si dubitava che contadini, braccianti, artigiani facessero parte del genere umano). Nondimeno, non era un diritto automatico di chiunque fosse di nobile nascita; molti personaggi della letteratura del tempo, pur di ottima estrazione, vengono inesorabilmente bollati dalla constatazione di non “conoscere” il mono no aware. Queste persone sono “cattive”, indipendentemente dalla loro nascita e perfino dal loro perfetto comportamento formale. Sono compresi in questa categoria coloro che presumono di capire il mono no aware senza realmente sentirlo. Questa falsa sensibilita’ si manifestava come una sorta di mondana “stanchezza di vivere” e divenne molto comune nei secoli successivi, mano a mano che le espressioni di aware si facevano piu’ formalistiche. Il culto della bellezza contribui’ a creare una societa’ affascinante e squisita che, pur con tutte le sue lacune e la sua fatale debolezza, occupera’ sempre un posto importante nella storia della cultura universale. Mentre in gran parte dell’Occidente la vita era a un livello di incredibile rozzezza, in Giappone si fissavano norme di vita, collettiva e individuale, estremamente raffinate; solo con il Rinascimento l’Europa avrebbe conosciuto qualcosa di simile. Genji e Niou, come il Cortegiano del Castiglione, con la loro acuta sensibilita’, la vasta conoscenza delle arti e la loro personale capacita’ di praticarle, le loro maniere squisite e senza affettazione, rappresentarono gli ideali di una classe e di un’epoca. (La possibilita’ per ogni uomo di diventare un gentiluomo e l’importanza attribuita al coraggio e ad altre virtu’ cavalleresche erano pero’ due aspetti del nostro Rinascimento sconosciuti al mondo Heian.) Naturalmente, gli uomini del tempo di Murasaki (compresi molti che vivevano nei Nove Recinti del palazzo imperiale) avevano in realta’ anche abitudini volgari e si abbandonavano spesso a piaceri grossolani, senza tenere in alcun conto le eleganze estetiche ed emotive che stavano, invece, tanto a cuore agli eroi di Murasaki. Tuttavia la raffinatezza e la sensibilita’ che troviamo nel Genji Monogatari (Storia di Genji) di Murasaki Shikibu e nel Makura no soshi (Note del Guanciale) di Sei Shônagon erano valori indiscussi anche per coloro che non erano in grado di raggiungere il livello ideale.


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

L'assassinio di Asanuma Inejiro

Post n°9 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da sentierodisole
 
Foto di sentierodisole

Il 12 ottobre del 1960 un attivista di destra, di diciasette anni, Otoya Yamaguchi, uccise con un Wakizaki (pugnale giapponese) il capo del partito socialista Asanuma Inejiro mentre stava tenendo una conferenza alla Hibiya public Hall.
Un mese dopo Otoya si tolse la vita impiccandosi in cella.
La fotografia di Yasahui Nagao vinse il premio Pulitzer.
Il romanzo di Oe Kenzaburo "Il figlio dell'imperatore" racconta gli ultimi anni di vita di Otoya Yamaguchi e l'autore ha svolto un intenso lavoro di ricerca prima di scrivere il romanzo.
Questo romanzo di divide in due parti: nella prima parte si narra di come il diciasettenne Otoya decise di aderire al movimento di estrema destra Kodoha.
Nella seconda parte si parla invece dell'assassinio del leader Asanuma. La pubblicazione di questa seconda parte è stata per molti anni vietata in Giappone.

Chi era Asanuma Inejiro? Nakamura TAkafusa, uno dei più grandi economisti e storici del Giappone lo definisce così:
"Asanuma was very much a man of the people. He had lived frugally for many years with his wife in a one-room apartment in the working-class Tokyo district of Fukugawa, and he would invite newspaper reporters home to share sakè and Kusaya (a pungent snack of dried fish) from his home island of Miyake. As a pubblic speaker, he had the ability to fire up the masses with his loud and gravelly voice, and he was valued as a capable mediator by his fellow politicians. A good-hearted man, he was also prone to errors of judgement from time to time, such as the occasion during a visit to China in 1959 when he agreed to a joint statement describing "U.S. imperialism" as "the enemy of Sino-Japanese cooperation". But whatever his strenghts and weakness, he was the pubblic face of the JSP (Japanese socialist Party), and he was sorely missed.
Dunque Asanuma era un uomo del popolo, una persona che aveva vissuto per molti anni, insieme alla moglie in un appartamento di una sola stanza nel quartiere della working class del distretto Fukugawa di Tokyo.
Nel suo appartamento invitata spesso i giornalisti e offriva loro del sake e del Kusaya (uno snack a base di pesce e dal sapore forte) che proveniva da Miyake, l'isola dove era nato.

Un pensiero nuovo è iniziato da queste parole e finisce per tornare sulle stesse, il cerchio della rivelazione si chiude, percepisco una voce gentile, dolce e splendida,

nell'esaltazione della felicità suprema: «A rischio della vita tu ammazzerai quanti avvelenano il Giappone, questa è lealtà, lealtà priva di egoismo, ti sei sbarazzato

dell' egoismo e del tuo corpo, ti sei dedicato alla vera lealtà conquistando la suprema felicità, l'unione con gli dei.» Soddisfatto e tranquillo mi addormento...

Arrivati a Tokyo ci affrettiamo verso il quartiere generale, devo parlare della rivelazione ad Anzai Shigeru, ma mentre eravamo a Hiroshima ha lasciato il partito. Sakakibara ha tenuto un discorso speciale nella palestra, per aiutare i ragazzi a superare lo shock. Non ha parlato direttamente delle dimissioni di Anzai, il discorso era incentrato sul suicidio collettivo di quattordici giovani cadetti di destra che il mattino del 25 agosto dell' anno 20 dell'era Showa (1) avevano compiuto harakiri seguendo il rituale tradizionale.

Di fronte alla sconfitta i patrioti prostrati dal dolore si scusarono davanti all'Imperatore e tra la ribellione e la morte scelsero di uccidersi tutti insieme, uno di loro durante l'ultimo banchetto recitò i versi di Matsumoto

Keido, uno dei fondatori del Gruppo di Lealtà all'Imperatore (2): «Vento tra i pini della vetta continua a narrare al mondo che mi sono dato la morte per l'Imperatore», poi tutti insieme firmarono un'ultima lettera: «Puri e con lo spirito consacrato all'Imperatore noi quindici sudditi giuriamo di proteggere per l'eternità il Palazzo imperiale», all' alba si uccisero in un angolo della piazza d'armi di Yoyogi accanto al luogo noto come il boschetto dei diciannove olmi, nessuno sopravvisse, secondo la lettera dopo le abluzioni rituali si sedettero in cerchio sul prato dov'era spuntata la prima erba d'autunno, si denudarono la spalla e avvolsero la spada in un telo bianco:

«Il Maestro

"Ormai la decisione è stata presa, avete altro da dire?"

gli altri insieme

"Ancora una preghiera, Maestro"

il Maestro

"Nel giorno in cui le anime dei morti si palesano, gli spiriti giovani si riuniscono e si recano al tempio per pregare affinché la discendenza Imperiale goda di lunga vita e prosperità "

gli altri insieme

"Lunga vita e prosperità"

il Maestro

"Bene"

Compiremo tutti insieme seppuku e la testa ci verrà tagliata solo dopo che ci saremo squarciati il ventre.»

E proprio come avevano lasciato scritto si diedero la morte con il suicidio rituale e divennero spiriti patrioti, dopo l'autopsia un procuratore dichiarò: «Un suicidio collettivo tanto dignitoso non s'era mai visto, né prima né dopo la guerra, e credo che resterà anche l'unico.» Il luogo del suicidio e la piazza d'armi di Yoyogi sono diventati il quartiere degli alloggi chiamati Washington Heights destinati agli ufficiali dell'esercito di occupazione, lì dove hanno compiuto seppuku sono state sepolte in profondità pietre di più di cento chili in attesa di giorni più propizi.

«È stato un vero e proprio suicidio rituale, all'inizio dovevano essere in quindici, ma uno di loro era uno sporco vigliacco» dice Sakakibara con le pupille sgranate. Poi grida su tutte le furie: «Proprio quello del gruppo a cui era stato affidato il compito di tagliare le teste, proprio lui ha rinunciato all'ultimo momento senza dire niente prima, quattordici eroi puri come l'acqua, privi di ogni minima emozione o esitazione. Quel bastardo schifoso topo di fogna sarà in qualche angolo del Giappone, tremante per l'infamia, se ne starà nascosto a osservare e voi, anche voi volete diventare dei topi di fogna come lui? Dei quattordici cadetti il più giovane aveva diciassette anni, era un seventeen come te.»

Nell'ultima parte del discorso Sakakibara si è rivolto esclusivamente a me, perché tutti mi sapevano molto amico di Anzai. Non credevo che Anzai fosse scappato per la paura come quel topo di fogna, ma mi aveva molto impressionato il suicidio rituale di quel diciassettenne di destra. Ero stato raggiunto da una seconda rivelazione, avevo gli occhi pieni di lacrime.

Sakakibara ha intuito i miei sentimenti e senza badare agli altri mi fissa con severità, mi insegue sulla scala della commozione e mi spinge all'apice: «Ho visto l'ultimo scritto che il seventeen patriota ha tracciato con l'inchiostro su un rotolo, lo portava in tasca, era tutto macchiato di sangue e mi si è spezzato il cuore, sono scoppiato a piangere, che ragazzo straordinario, soffocavo dalle lacrime, me lo ricordo ancora, cominciava così: Mi rivolgo a voi Amaterasu Omikami, per l'imbarazzo e la vergogna sono sull' orlo delle lacrime, guardando il Palazzo dove si trova l'Imperatore non riesco a frenare il pianto, non ci sono parole che un giovane come me possa pronunciare in questo momento, non posso che guardare Sua Altezza e piangere, splendido vero? Un seventeen, un genio, un vero genio, il genio della destra, i sudditi traditori che disprezzano gli dei, che hanno dimenticato lesegue un passo in cui si raccomanda a noi patrioti ancora vivi con tutta l'innocenza di un ragazzo: Credo fermamente che un giorno si arriverà alla restaurazione del potere imperiale, facendo scorrere il mio sangue con modestia e rispetto, prego per la prosperità di Sua Maestà !'Imperatore, e ancora nella poesia scritta in punto di morte: Cancellando il mio corpo vorrei diventare uno spirito protettore dell'Imperatore;

la firma recita Un filo d'erba che sta a significare persona umile, se fosse vissuto più a lungo sarebbe diventato almeno ministro. Nella confusione del dopoguerra c'è di che vacillare, ma allora come mai un seventeen riesce a dire «credo fermamente»? Perché è un giovane patriota che sta per compiere il suicidio rituale a gridare queste parole, perché è stato sostenuto dalla fede negli dei. Ancora un verso della sua poesia: Mi isolo nell'afflizione, doloroso è per me guardare il Palazzo imperiale immerso nel verde.

Non resisto più, grido e singhiozzo, non ho capito niente di quest'ultima splendida lettera zeppa di termini cinesi, ma comincio a sentire la voce della pura disperazione giovanile che come un fragile filo d'erba di un pallido verde acqua spunta tra rocce imponenti; sono triste da morire, quasi dovessi ululare spalanco la gola e piango, poi ai guaiti subentra l'entusiasmo, ripenso tutto dal punto di vista del dolore eroico: «Sì, quel seventeen aveva il privilegio della fede, grazie al suo valoroso suicidio ne ha dato prova, la fede era la sua missione, ecco perché si è ucciso. Anch'io sono un seventeen come lui, anch'io posso costruire da solo il tempio della destra ove si preghi per me e la fortezza della destra per proteggermi, la fede, l'azione, il suicidio, sono un giovane che ha in sé il vero spirito della destra, posso diventare anch'io un altro figlio dell'Imperatore!» Mi lascio trasportare dalle lacrime e dall' onda della rivelazione, l'onda della felicità suprema...

1 - 25 agosto 1945, a dieci giorni di distanza dal discorso dell'Imperatore trasmesso via radio su diffusione nazionale. Hirohito comunicava ai suoi sudditi la resa del Giappone e negava la dimensione sacrale e divina della famiglia imperiale.

2 - Tenchiigumi, gruppo fondato da Yoshimura Torataro e da Matsumoto Keido. Alla fine del periodo Edo si adoperava per destituire lo shogunato Tokugawa in favore della restaurazione del potere imperiale.

 

preghiere dei veri sudditi dell'Imperatore, tutto questo giorno dopo giorno ha offeso Sua Maestà, ecco la ragione di quel Suo discorso drammatico e sconvolgente, a questo punto resta altro da aggiungere?;

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963