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UN INNO ALLA GIOIA

Post n°92 pubblicato il 16 Marzo 2012 da seratastorta

proviamo a non essere retorici…

e vabbè, ci proviamo.

tutti sanno che l’inno ufficiale dell’unione europea è l’inno alla gioia di beethoven, ma forse non tutti sanno che quel brano, che fa parte della IX sinfonia in re minore, è stato composto quando il suo autore e già sordo come una campana.

non so se mi spiego…

un uomo che ama la musica più di qualsiasi altra cosa al mondo è stato derubato del piacere di ascoltarla, perdendo la propria gioia più grande, ma (come se nulla fosse) per la sua ultima opera decide di usare parte di un’ode di schiller intitolata appunto an die freude per comporti proprio quel superbo inno alla gioia.

niente meno.

una perdita che avrebbe potuto ucciderlo, ma non è che beethoven si sia messo lì nel suo squallido cantuccio a scrivere un inno alla sfiga o un inno al fanculo-perenne e neppure ha scelto di smettere di comporre. no. non si è arreso sigillandosi nello stomaco un vaso di vetro in cui comprimere tutta la propria voglia di esprimersi, il talento, la gioia di partecipare alla vita, dal momento che sapeva perfettamente che quella compressione di sentimenti avrebbe finito per ucciderlo da dentro, più della sua sordità. è andato oltre e ha continuato a fare ciò che più amava: scrivere musica, nonostante non avrebbe mai più avuto la possibilità di sentirla.

un grande gesto d’amore verso il mondo, un segno di fiducia verso gli altri, verso chi avrebbe comunque potuto ascoltare e godere della bellezza della sua arte.

ogni volta che ascolto quel brano mi emoziono, un po’ per la storia che c’è dietro e che lo rende un dono speciale, un po’ per la sua bellezza maestosa, un po’ per la sensazione di fare parte di qualcosa di più grande, dell’unione.

ma un’altra cosa che forse non tutti sanno è che, oltre a un inno, l’unione ha anche un motto, che in italiano suona così: unita nella diversità.

lingue, tratti somatici, gusti, storie…

siamo diversi eppure possiamo riuscire a trovare punti di contatto che ci facciano superare quella diversità non nel segno dell’omologazione, bensì nella voglia di mantenere saldamente il ricordo delle proprie origini per sfruttare questa ricchezza al meglio.

il video che mi ha condotto lungo questo periplo e che mi ha fatto pensare al concetto di voglia di vivere, gioia, condivisione e divisione, differenza eppure unione, lo posto qui di seguito.

certo, sono ben consapevole che non si tratta della nona di beethoven e che la sua musica non fa di certo parte di quelle che definirei il mio genere preferito, ma chissenefrega, ogni tanto anche a me piace dimenticare di essere tanto schizzinoso per godermi la semplicità di un gesto che ci unisce tutti: il sorriso…

la musica ti fa piangere, soffrire, amare e anche sorridere e ballare e il ballo è una lingua universale che va oltre le distinzioni, le separazioni e i rancori contrapposti. supera il passato e ci proietta in un futuro migliore. se balli non hai tempo di litigare, se balli puoi toccare l’altro, abbracciarlo, condividere. puoi ridere delle sue mosse e far ridere con le tue, puoi essere sensuale e innamorarti e far innamorare (anche solo per un istante…) puoi esprimere la tua energia e buttare fuori tutto e magari, anche se non sei beethoven, aprire quel vaso che hai sigillato nello stomaco e lasciare uscire la tua gioia. senza paura di sbagliare.

mi piacerebbe che chi passa di qui avesse il coraggio di andare oltre il minuto 2:40, perché la sorpresa in cui ci si trova immersi è davvero un’esplosione di vita, di unione, di siamo-tutti-su-questa-terra-per-un-tempo-troppo-breve e farci del male è davvero stupido.

e per i più pignoli… lo so che non ci sono solamente nazioni dell’unione in questo video, ma a me non importa, anche l’unione è un dato precario e io ho un concetto di cittadinanza del mondo ben più ampio.

due dispiaceri: non aver visto rappresentata l’italia e, data la presenza di israele, constatare l’assenza della palestina e sarebbe bello vedere anche quella nazione, un giorno, invitata a partecipare.

ps questo video, lei lo sa, è il mio regalo a una persona che vorrebbe sigillarsi nello stomaco il vaso di vetro… ma non ce la farà, è troppo pieno di vita e di bellezza perché non le esploda fuori (volente o nolente… oltre il buio della terra nuova e sconosciuta). un bacio, ti adoro.

 
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