sicilia nel mondoper tutti i siciliani sparsi nel mondo (tour di sicilia attraverso le immaggini) |
FACCI UNA VISITINA
AREA PERSONALE
MENU
FOTO CATANIA
TAG
CARRETTI SICILIANI
I MIEI BLOG AMICI
- ARTIGIANATOSICILIANO
- IL FANTASTICO MONDO DIDDL
- MITICA FERRARI
- ilpartitodellagnocca
- m&dintorni
- Magna Magna
- amore stupendo
- BLOG DI NATALE
- DREAM LAND
- PORTOBELLO
- MY LOVE
- BLOG 2007
- blu-art-monako
- Time of my life
- L'AMICIZIA
- FUMETTOPOLI
- JDiablo
- FEEL GOOD
- ehmm bohh non so
- SCAMBIO VISITE
- Blog Magazine
- parlottando
- Neverland
- amore e coraggio
- KRISTAL
- MONDO NOSTRUM
- womens work
- TOP100 BLOG
- SAN REMO
- La palude
- IL PRESEPE PIU BELLO
- sesto senso
- oOo_MOCCIOSETTA_oOo
- Lady Pensieri
- Io ballo da sola
- La vita e in me
- IO..DOLCE e OSCURA
- BlackDestiny
- gramignone
GOCCE
PER RIDERE UN PO
LE EMOTICON DI SICILIANELMONDO
« tantissimi proverbi sici... | razziuneddi ovverro preg... » |
attimi di vita quotidiana nelle " vanedde" sicilianeIl vicinato aveva un'enorme importanza. Le case spessissimo erano molto piccole, addossate le une alle altre. Era pressocchè impossibile riuscire a proteggersi dalla curiosità dei vicini, garantirsi un minimo di privacy. Prima o poi, anche i fatti più personali e privati di ognuno finivano nel calderone delle chiacchiere della vanedda, vero centro della vita quotidiana. Se i rapporti erano buoni, allora erano ancora più intimi che tra i parenti. Simu miegghi de parienti, si usava dire, infatti. Ci si scambiava e ci si imprestava tutto, da ugghia 'nsinu o itali. Ma se erano cattivi, la vita poteva diventare veramente un inferno. Cu avi a mala vicina, avi a mala sira e a mala matina. Si diceva i mura nun anu aricchi e sentinu oppure di tutti ti pò ammucciari, da to vicina no, ed era vero. La vanedda era un microcosmo dove confluivano i problemi di tutti. Nella vanedda si creavano alleanze e rivalità, nascevano gelosie per un nonnulla e si fomentavano rancori, spesso causati più dall'insofferenza per la quotidiana convivenza che da un torto subito. La vanedda era il regno della maldicenza. In un baleno una notizia, amplificata, spesso stravolta, faceva il giro delle orecchie e delle bocche di tutte le comari. C'erano comari all'arte per queste cose, protagoniste ante litteram delle moderne telenovelas. Con la più futile delle scuse, entravano e uscivano da tutte le case del vicinato per portare e prendere l'ultima notizia. Erano capaci d'imbastire storie infinite sui rapporti quotidiani di suocere prepotenti e di nuore linguacciute; si trovavano in mezzo, apparentemente col ruolo di paciere, ma in realtà per fomentarle, a tutte le storie di sgarbi e di ripicche, di malocchi e di maarìe; di ogni nuovo zitaggiu e di ogni matrimonio conoscevano anche i minimi dettagli; chissà come e chissà perchè, si trovavano sempre ad avere una parte nelle liti furibonde che scoppiavano tra parenti quando c'era da spartirsi un'eredità di quattro stracci... -Mi raccomando, però- concludevano ogni volta, con un piede fuori e uno ancora dentro la porta- guarda che questa cosa la sai solo tu; non farne parola con nessuno, per carità; se proprio si deve sapere, non voglio che si sappia giusto da me...- E intanto già bussavano alla porta accanto. I telefoni ancora non c'erano... Come si dice? I cani l'ossa d'intra i portinu fori. Guai, in un contesto così rigidamente chiuso e rigorosamente "controllato", a tentare di uscire dal gruppo e cercare di fare un passo più avanti degli altri. Si finiva inevitabilmente nel terribile tritatutto della maldicenza più cattiva, del sarcasmo più astioso, del sospetto. Come accade anche oggi, d'altronde. Il mondo è sempre identico a se stesso. Qualcuno si mostrava più riservato e non dava eccessiva confidenza ai vicini? Ebbene, diventava uno ca s'innavia acchianatu supra o castieddu da munnizza, oppure gli si faceva capire che ccà tutti ccò 'ncrivu cirnimu. Un miglioramento delle condizioni di vita, un piccolo arricchimento, erano sempre accompagnati dal sospetto. Tu nun fili, nun cusi e nu 'ncanni, d'unni ti vinna stu gghiòmmiru ranni? Qualcuno nicchiava quando doveva saldare i suoi debiti? Al suo passaggio il creditore, il più delle volte un povero artigiano costretto a pazientare all'infinito per vedersi saldato un lavoro, non perdeva l'occasione per mettere alla gogna il debitore canticchiandogli dietro sommessamente, ma non tanto che gli altri non sentissero, cu a tingiri, cu a tingiri, ca passa u tingituri... Un malu paatùri, infatti, con un gioco di parole, veniva paragonato sarcasticamente ad un imbianchino, tingituri appunto, uno che cancella i suoi debiti con un colpo di pennello... e molta faccia tosta. Ma il verbo tingiri si usava, e si usa ancora oggi, anche per indicare il dolore che procura un colpo di verga o uno schiaffo. Le metafore, poi, si caricavano di autentico disprezzo se il neo ricco, e ancor più la neo ricca, ostentavano senza pudore i simboli della nuova condizione. Sentite questa. Ca cchi sì tu, buffa, ca canti? E' u margiu ca ti tena! Come dire, è inutile che ti dai tante arie, che ostenti tanta arroganza, e sbatti in faccia a tutti la tua alterigia, perchè non è merito tuo; se fosse stato per te, sempre buffa saresti rimasta, cioè un rospo. Margiu letteralmente significa margine, confine di terreni, e, per estensione, acquitrino, pantano. Credo che la metafora non abbia bisogno di ulteriori spiegazioni, tanta è la carica di invidia e di odio viscerale che vi serpeggia. La risposta del tipo "non ti curar di lor ma guarda e passa", invece, veniva quasi sempre affidata ad un debole miegghiu mmidia ca pietà. Ma nella vanedda si sviluppava al massimo anche la più nobile delle virtù sociali, la solidarietà. Non c'era problema di uno che non diventasse problema di tutti. Ed era solidarietà autentica, quella del povero che si preoccupa di chi è ancora più povero. Una malattia, una disgrazia, un lutto, diventavano motivo di sincera preoccupazione per tutto il vicinato.
|
Inviato da: emilytorn82
il 28/12/2016 alle 14:50
Inviato da: melina_ma
il 01/05/2011 alle 15:29
Inviato da: belladentros
il 22/12/2010 alle 17:45
Inviato da: belladentros
il 26/04/2010 alle 19:17
Inviato da: belladentros
il 16/04/2010 alle 19:10