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L'Agenda 21L ovvero LA MACCHINA DI ANTICITERA

Post n°8 pubblicato il 31 Marzo 2008 da lasignoramarisa
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relazione alla Giunta Municipale Rm XI

Siamo prossimi all’avvio dei programmi indicati dal Comune di Roma e in particolare dal Quadro Cittadino di Sostegno.

Certo è che se non si analizzano gli aspetti propedeutici e i presupposti di base su cui dovranno svilupparsi si rischia di percorrere un processo sterile, assolutamente inadeguato   ad obiettivi strategici nel tempo, che tutti, vorrebbero poter auspicare.

L’agenda 21 Locale si configura come un processo continuo, che deve prevedere procedure permanenti di monitoraggio e valutazione dell’efficacia del piano medesimo e anche una verifica della capacità, dello stesso processo di A21 locale, di auto-riprodurre azioni positive virtuose, quantificandone  il grado di condivisione tra i portatori di interessi presenti sul territorio e la popolazione stessa.

Il risultato atteso è l’avvio di un percorso /processo consapevole, di miglioramento della qualità e dello sviluppo dell’ambiente naturale e sociale,  dove azioni promosse e direttamente attivate dall’autorità locale, si affiancano ad azioni e programmi avviati su base volontaria da attori sociali ed economici, secondo principi di cooperazione e di integrazione.

L’agenda 21 locale è di per sé,  uno strumento difficilmente codificabile, in considerazione della diversa natura dei problemi affrontati e delle differenti priorità che contraddistinguono le autorità locali nella loro articolazione gerarchica e nella loro distribuzione territoriale. 

Nel passare dalla teoria all'azione del coinvolgimento della comunità locale, il limite più evidente è rappresentato da un lato dalla difficoltà di condurre processi partecipati, capaci di definire una "visione" condivisa sul futuro della comunità locale, dall’altro l’impossibilità di riassumere, a seguito delle diverse priorità, punti di incontro fra le gerarchie  amministrative e le istanze orizzontali del  territorio, vanificando  o entrando in conflitto fra loro, impedendo di tradurre ed ottimizzare risorse e competenze in programmi di intervento strategico di medio e lungo termine.

Agire in favore della sostenibilità dello sviluppo significa infatti realizzare interventi settoriali, dinamici, che richiedono spiccate capacità di disegno strategico, che partono inizialmente con risultati a breve e medio termine, ma orientati   al lungo periodo.

Per ridurre la conflittualità e agevolare l'attuazione degli interventi, devono quindi maturare obiettivi condivisi, tanto sociali quanto politici, capaci di accrescere il livello di consapevolezza, per favorire una esplicita assunzione di responsabilità e per assicurare un'efficace azione collettiva. Il coinvolgimento della comunità locale - in altri termini - è necessario, al conseguimento di obiettivi rilevanti in materia di sostenibilità.

Non a caso, la  partecipazione è, sottolineiamo, uno degli obiettivi di Aalborg, perché si ribadisce l’importanza di  un processo di partnership attraverso il quale gli Enti Locali operano in collaborazione con tutti i settori della comunità locale per definire piani di azione per perseguire la sostenibilità a livello locale.

L’evoluzione normativa e le spinte al cambiamento in atto nella Pubblica Amministrazione, tese ad una sempre maggiore ricerca di efficienza ed efficacia dell’azione politica, costringono le Amministrazioni ad un monitoraggio continuo dei ritorni a fronte delle decisioni politiche prese.

Altri elementi, come il controllo della spesa pubblica e/o la sempre minore disponibilità di risorse finanziarie per gli investimenti, fanno si che le Amministrazioni debbano dotarsi di strumenti in grado di ottimizzare al massimo le disponibilità finanziarie, sfruttando nel contempo tutte le fonti di finanziamento disponibili tenendo sempre presente la necessità di fornire ai cittadini/utenti livelli accettabili di servizi e di condizioni di vita.

Per questi motivi, in tutte le fasi decisionali ed operative, occorrono delle competenze specifiche a supporto delle strutture decisionali. La complessità del contesto normativo interno ed esterno all’Italia, compreso quello internazionale, la sempre maggiore stretta relazione tra politica in termini di azioni ed il territorio, costringono i responsabili ad una sempre più attenta analisi dei percorsi scelti

La distribuzione delle competenze e dei ruoli all’interno di un sistema sovraordinato di poteri, il livello di possibile incidenza sulle diverse tematiche a seconda del tipo e delle quantità di potestà effettivamente esercitabile, le interrelazioni fra i diversi soggetti e livelli istituzionali: tutto ciò, calato in un contesto di consolidate quanto difformi tradizioni ed abitudini, con livelli e tipi di problematicità di marcatissime differenze,  e dislivelli , possono rendere vano ogni buon proposito e pratica di intervento,   senza la stretta e puntuale considerazione di questi fattori.

Un grande ostacolo all’avvio di A21L risiede nella scarsità di informazioni e conoscenze in merito alle caratteristiche del processo, per cui un‘Amministrazione ivi compreso il suo personale, vittima due volte, come operatore della P.A. e come cittadino, mostra insicurezza e titubanza nell‘intraprendere un percorso che, per la sua naturale complessità, si prospetta piuttosto lungo e oneroso da gestire e rispetto al quale non si hanno garanzie di successo.

Ad un  Ente, come il Municipio,  ad esempio, è corretto commisurare il grado e l’appropriatezza dell’adesione ai postulati di Agenda 21 non tanto rispetto alla quantità di lampadine a bassa incandescenza installate nei propri uffici, quanto piuttosto all’introduzione di criteri prioritari di  valutazione degli effetti sull’eco – ambiente delle materie sulle quali tale Ente è chiamato ad esprimere il proprio parere, ed in particolare su quelle per le quali tali pareri sono vincolanti.

Queste diverse cause sono comunque riconducibili, sebbene a livelli e in modi diversi, ad una radice comune, ovvero le difficoltà di gestione e controllo di un processo particolarmente complesso e articolato, che coinvolge una molteplicità di attori con ruoli e obiettivi diversi e si sovrappone a procedure amministrative consolidate e con finalità e tempistica definite.

Se non si considera l’Agenda 21 come una filosofia della Governance nel suo insieme, ispiratrice di direttive ed indicazioni precise, quello che dovrebbe essere il punto di forza dell’A21L, ovvero la flessibilità di uno strumento ad adesione volontaria capace di adattarsi alle peculiarità specifiche del tessuto amministrativo e territoriale in cui viene applicato, finisce per diventarne il principale punto di debolezza.

Infatti, come già evidenziato, la mancanza di norme, procedure e schemi gestionali cogenti e ben definiti inducono a mettere sistematicamente in secondo piano i problemi e le necessità dell’A21L rispetto ad altri più pressanti problemi di politica sociale, sanitaria, economica e occupazionale che le Amministrazioni Locali devono quotidianamente affrontare.

Il problema, a questo punto, è quello di capire se  sia possibile adottare degli strumenti che permettano di mantenere un adeguato livello di controllo sul processo al fine di gestirlo in modo efficiente - ovvero senza spreco di risorse - ed efficace - raggiungendo cioè gli obiettivi prefissati nei tempi previsti e con le risorse (umane, finanziare e scientifiche e tecnologiche) a disposizione.

In questo senso, si deve focalizzare l’ attenzione non sugli indicatori di sostenibilità né sulle azioni per migliorare le prestazioni ambientali (questo è di per sé uno degli obiettivi dell‘A21L), ma sugli strumenti e i criteri per favorire e assicurare la migliore qualità dei processi di A21L, assumendo così implicitamente che un’A21L ben gestita sarà anche in grado di sortire effetti positivi sull’ambiente

Riassumendo le linee guida delle nuove politiche di sviluppo dovrebbero poggiare su 4  principi fondamentali:

il principio di condivisione delle responsabilità,  dei livelli decisionali ed operativi delle amministrazioni   

il principio di integrazione, secondo il quale gli obiettivi di tutela ambientale vanno perseguiti non più in maniera autonoma bensì come aspetti complementari agli obiettivi di sviluppo;

·  il principio di sussidiarietà, secondo il quale occorre delegare le decisioni relative alle politiche ambientali al livello amministrativo più basso al fine di rendere le medesime più vicine alle realtà locali e quindi più rispondenti alle reali esigenze di ogni diversa collettività.

·  il principio della Partecipazione secondo il quale è necessario rendere partecipi alle politiche ambientali tutte le forze sociali ed economiche; e tutti gli operatori che responsabilmente vi operano   a partire da una  consapevolezza della propria individualità nella comunità territoriale.

 

Quanto fin qui espresso spiega l’allusione iniziale alla macchina di Anticitera, un meccanismo inventato dai Greci nell’87 a. c. , , un  meccanismo astronomico in grado di calcolare il moto dei cieli,   mosso da vari ingranaggi a ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi e i giorni della settimana, calendario perpetuo, che permetteva di calcolare le fasi della Luna, passate e future.

Una filosofia di vita sempre valida.

Questo deve essere l’Agenda 21, e noi nel nostro piccolo uno dei suoi ingranaggi.

 
 
 
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