Creato da simonjoyce il 14/02/2010

LUDWIG

I love somenthing, I hate somenthing, I need somenthing

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Tutti gli scritti firmati simonjoyce, tutti i video ed i brani musicali col nome Blackfriars e DeWindt fanno parte della mia creazione artistica, letteraria ed intellettuale. L'uso e la diffusione, anche parziale, senza consenso, nonchè l'usurpazione della paternità saranno perseguiti a norma. Qualora le immagini pubblicate, prese dalla rete, violassero un copyright, è sufficiente segnalarmelo e provvederò tempestivamente a rimuverle

 

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20/02 - Sogno di una domenica mattina di quasi estate;
21/02 - The evil inside me - episodio uno - Ombra;
21/02 - The evil inside me - appendice ad episodio uno - miss Parker;
21/02 - Parigi val bene una messa - parte prima;
28/02 - The evil inside me - episodio due - alpha;
03/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (1a e 2a parte);
04/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (3a parte);
28/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (1a parte);
31/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (2a parte);
11/04 - Parigi val bene una messa - parte seconda;
26/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (3a parte);
29/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (4a parte);
02/06 - Oltre - 1a e 2a parte;
28/06 - Oltre - 3a parte;
04/07 - Oltre - 4a e 5a parte;
24/10 - Oltre - 6a parte;
31/10 - Oltre - 7a parte;
20/02/11 - Oltre - 7a bis parte;
12/06 - Oltre - 8a parte;
10/07 - Oltre 9a parte;
18/07 - everyday can be the last day
18/08 - Oltre - 10a parte.

 

 

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everyday can be the last day (di Simon Joyce)

Post n°238 pubblicato il 18 Luglio 2011 da simonjoyce

I passi affrettati e sicuri, risuonanti nel grigio corridoio, s'ammutolirono dinnanzi alla porta. Esitò come aveva fatto altre volte prima di arrivare fin lì. Un profondo respiro, una sistemata all'abito e decise di arrivare fino in fondo. Stava per bussare quando la porta le fu' aperta da una giovane donna che le sorrise accogliente. Come se la conoscesse già.
- Ti aspettava. Vieni dentro.
Entrò, dall'altro lato della stanza vi era una finestra opaca ma luminosa e su ogni lato una porta. La giovane che l'aveva invitata ad entrare le fece cenno di entrare nella camera di sinistra. L'arredamento era semplice, ma curato con amore. Tanta luce, tanti colori di fiori. Si avvertiva serenità.
- Vieni pure. Non aver paura.
Seguì la voce, in una cucina piena di buon odore. C'era una signora , non più giovane contenta e maternamente sorridente. Salutò con filo di voce e si sentì smarrita.
- Io mi chiamo Cleo e tu sei...
- Mi chiamo...
- Oh ma certo. So chi sei. Fatti guardare.
Non sapeva se era più forte l'imbarazzo o la fretta.
- Sei proprio carina come dice. Ora capisco il perchè.
- Il perchè di cosa?
- Aspettava solo te.
- Aspettarmi? Ma, non sa che sono qui.
- Scusami, devo togliere i biscotti dal forno. Biscotti fatti in casa. Sono per i miei bambini. Ne vanno matti. Anche lui. Ma lo sai meglio di me che è goloso, vero?
- Dov'è?
- Un pò di pazienza. Prendine uno anche tu. Ti sentirai subito meglio.
Ne mangiò uno ed ebbe la senzazione di non aver mai mangiato nulla di meglio.
- Parla spesso di te, lo sai? Ha sempre buoni pensieri per te.
Non se lo aspettava ed i suoi occhi si gonfiarono di lacrime a stento trattenute. Ma la voce fattasi ancor più flebile e tremante, la tradiva:
- Pensavo mi odiasse.
- Oh no. No, tutto il contrario. E' qui per te.
- Per me?
- Capirai. Vedo dai tuoi occhi che hai molto di buono, ma anche qualcosa di irrisolto.  Come se cercassi fuori, qualcosa che hai dentro.
- Ci siamo fatti tanto male, tante volte.
- Ma vi siete ritrovati.
- Fino a tre anni fa'.
- Oggi vi ritroverete di nuovo. Vieni con me.
Uscirono per attraversare insieme la porta destra. Dava su di un cortile, con degli alberi verdi e lucenti. Vi erano dei bambini ed un'uomo intenti a giocare a nascondino.
- Non vale, tu sei più grande e ci scopri subito.
- Ma che dici? Allora, ok, conterò più lentamente. Va bene.
Cleo richiamò l'attenzione del gruppetto e loro si videro.
- Su bambini, andiamo, ci sono i biscotti.
- Si arriviamo. Tu non vieni con noi?
- Ma sei scemo? Adesso giocherà con lei.
Il maschietto si rattristò:
- Adesso non giocherà più.

- Ciao.
- Ciao. Ero certo che saresti venuta. Vero Cleo?
- Ora vi lascio soli, avete da dirvi molte cose. E tu, non affaticarti troppo, intesi?

- Vieni, facciamo due passi, che siano due e non chilometri.
- Te ne ricordi?
- Certo per starti dietro, tornavo a casa con i piedi fumanti.
Risero entrambi.
- Scusa.
- No, per me era bello starti vicino. Vedo che non hai fede al dito.
- No, non ci sono riuscita.
- Lo dicevo che dovevamo provare a stare insieme. Poteva andar bene.
- Chissà... Ma tu, come stai? Hai provato a...
La zittì subito.
- Ho una sola via. Tutto qui, non preoccuparti. E tu?
- Tutto bene, tutto nella norma. Avresti dovuto dirmelo però, sarei venuta prima, avrei...
- Ti ho sempre detto molto di me. Come quella volta che ti scrissi una lettera per Natale e mi rispondesti a Marzo. Non importa.
- Hai ragione, son stata spesso egoista. Non ho detto mai molto.
- Avei potuto comprendere ugualmente. Non l'ho fatto, colpa mia.
- Mi guardi e mi sorridi? Sembro una scema?
- Ti guardo e sorrido perchè son contento di vederti. Non l'hai ancora capito, dopo tutto questo tempo?
Accese una sigaretta, un gesto familiare.
- Non dovresti fumare. Ti fa male.
- E' l'ultimo dei miei pensieri, te lo assicuro.
Si sedettero su di una panchina; intorno a loro e dentro di loro c'era pace.
- Qui sto bene, con i bambini, giochiamo. Guardiamo la vita da un'altro punto di vista. I bambini sono come quaderni tutti da scrivere... Perchè sorridi?
- E' come se non fosse passato neanche un giorno, dall'ultima volta. Con te sono a mio agio. Come sempre.
Smise di fumare.
- Mi abbracci un pò?
Lo abbracciò lasciando che il capo si posasse sul suo cuore a sentirne i battiti. Lui si strinse forte a lei.
- Ho aspettato tanto questo momento. Ora sono felice.
La mano le scivolò dai fianchi, senza forza e lei capì. Lo strinse forte a se come a trattenerlo con dolce tenerezza, bagnadolo con le lacrime che rigavano il viso.
Cleo le mise una mano sulla spalla a darle coraggio:
- Non essere triste, ti ha aspettato proprio per questo. Per essere felice con te.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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