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Tutti gli scritti firmati simonjoyce, tutti i video ed i brani musicali col nome Blackfriars e DeWindt fanno parte della mia creazione artistica, letteraria ed intellettuale. L'uso e la diffusione, anche parziale, senza consenso, nonchè l'usurpazione della paternità saranno perseguiti a norma. Qualora le immagini pubblicate, prese dalla rete, violassero un copyright, è sufficiente segnalarmelo e provvederò tempestivamente a rimuverle
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20/02 - Sogno di una domenica mattina di quasi estate;
21/02 - The evil inside me - episodio uno - Ombra;
21/02 - The evil inside me - appendice ad episodio uno - miss Parker;
21/02 - Parigi val bene una messa - parte prima;
28/02 - The evil inside me - episodio due - alpha;
03/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (1a e 2a parte);
04/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (3a parte);
28/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (1a parte);
31/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (2a parte);
11/04 - Parigi val bene una messa - parte seconda;
26/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (3a parte);
29/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (4a parte);
02/06 - Oltre - 1a e 2a parte;
28/06 - Oltre - 3a parte;
04/07 - Oltre - 4a e 5a parte;
24/10 - Oltre - 6a parte;
31/10 - Oltre - 7a parte;
20/02/11 - Oltre - 7a bis parte;
12/06 - Oltre - 8a parte;
10/07 - Oltre 9a parte;
18/07 - everyday can be the last day
18/08 - Oltre - 10a parte.
Post n°274 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da simonjoyce
Doveva esservi qualcosa di realmente importante se lo aveva fatto convocare con la massima urgenza. Così si era espresso il solerte Meschner e non vi era motivo di dubitarne. Lasciò ad un sottotenente la consegna di completare gli ordini di pattuglia per quella giornata e con passo affrettato si avviò per raggiungere l'ufficio del maggiore.I corridoi del comando, illuminati da grandi finestroni, erano pieni della frenetica compostezza dei suoi occupanti, mentre i quadri alle pareti ed i busti i marmo ne testimoniavano un'altra vita. Lontana come quella dei suoi vecchi padroni. Guardava spesso il giardino circostante, pieno di colori, come il suo lasciato in Baviera. Poteva sentirsi un po' a casa.Quando fu da Weidmann, la stanza era piena di fumo già a quell'ora, tanto da apparire meno illuminata di quanto una mattina serena e solare potesse fare.Lo vide che era in piedi, concentrato a studiare una cartina topografica della città, tenuta ferma ai lati da un fermacarte a forma d'aquila ed un posacenere colmo in cui spense un'altra sigaretta. Senza dilungarsi in convenevoli gerarchici, invitò il capitano a prestargli la massima attenzione. Cominciò ad illustrargli come Granischka fosse una cittadina non troppo estesa e divisa in due dal passaggio di un fiume. Il Lech. A tenere insieme le due porzioni urbane vi erano tre ponti in muratura, non particolarmente pregevoli ma funzionali al passaggio di mezzi corazzati. Wailar lo seguiva, sebbene non sentisse nulla di cui non conoscesse già. Quando dall'altra parte della porta udì la voce del sergente chiederle il permesso di entrare, ebbe timore del dissolversi di quella gioia. La guardò sollevato che l'abito fosse di suo gradimento e provò compiacimento per la sua scelta.
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Post n°267 pubblicato il 10 Novembre 2011 da simonjoyce
"Alla sera lungo un serpente di grigio asfalto, immagino il futuro. E vedo il volto di chi mi aspetta; di chi sorriderà con me e talvolta piangerà, con me. E sarà felice, di ritrovarmi, di non lasciarmi andare. Di chi farò ridere, a volte arrabbiare; e le terrò la mano. E guardo fin dove arrivano i fari, finchè i contorni si stemperano nel buio. Rivedo momenti preziosi per costruire un mondo che chiede pazienza laddove per distruggere basta un attimo.
Analisi del testo: bisogna tener presente due cose: 1) la differenza tra significato e significante 2) chi scrive racconta sempre un pò di se almeno se ci mette un pò di anima e non scrive di roba uso e consumo come marmellata per mosche. Per decenza, astenersi da fare interpretazioni o filmini, o quegli odiosi spettegolamenti ed intrecci se scrivo per qualcuno o meno. Se le mie parole vi toccano il cuore o la mente, ok. Ma da persona libera me ne sb...o di tutto il resto. Cordialmente Simon
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Post n°264 pubblicato il 26 Ottobre 2011 da simonjoyce
Tempo fa a seguito del mio post "Settembre due volte fine ed un inizio" mi fu mandato un messaggio col quale mi si intimava di non aver alcun contatto con una persona. Il tutto condito dalla solita educata ipocrisia. In quel post ringraziavo qualcuno per avermi dato la cognizione su di un'altra persona. Il mio ringraziamento era puramente ironico, ma l'ironia non appartiene a chi si prende troppo sul serio. Quel messaggio cadde nell'indifferenza; poichè è l'unica cosa che si può dare a taluni personaggi. Indifferenza verso la persona, verso l'esistenza stessa della persona e di ogni altra sua manifestazione. Ma dato che non vorrei essere frainteso dico grazie per avermi disvelato, SECONDO le tue rivelazioni abilmente orchestrate, l'immagine di una persona vile, insensibile, calcolatrice e bugiarda, non meritevole di alcunchè. Questo è stato il prezzo che hai fatto pagare ad altri per raggiungere il tuo scopo. Non ci trovo alcunchè di cui essere orgogliosi; ne di cui vantarsi. Hai avuto le tue trenta monete. Per quanto mi riguarda me ne "fotto" dell'intimidazioni qui e fuori di qui, delle lamentele, ecc. Parlo con chi voglio. Io faccio ciò che mi sento e voglio. E questo vale in generale verso chiunque. Fortuna che al di là delle trame che tessono; vien fuori la parte migliore di se e ciò che realmente si sente anche per quella persona che hai finito per descrivere, involontariamente, malamente. |
Post n°263 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da simonjoyce
"Fratelli miei, ateniesi, spiriti della più nobile delle città di Grecia. Che su di un piedistallo abbiam posto perchè fosse faro di questa terra. Ascoltatemi. Mi è stato fatto notare che talvolta ciò che scrivo non è di facile comprensione; non mi va di fare l'analisi del testo ogni volta, specie perchè uso la metafora (talvolta a torto). Per la lettura del brano di cui sopra si rendono necessarie due cose: un minimo di conoscenza della storia della Grecia classica e soprattutto un profondo esame di coscienza. I concetti qui espressi sono molteplici e meriterebbero ciascuno un serio approfondimento. Non è la sede opportuna. Cordialmente, Simon |
Post n°262 pubblicato il 23 Ottobre 2011 da simonjoyce
Ci sono giorni obliqui
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Post n°251 pubblicato il 29 Agosto 2011 da simonjoyce
Quando l’indomani riaprì gli occhi, vide che lui non c’era già più. Dalla finestra la luce, di un ennesimo giorno da vivere, accompagnata dall’ovattato ed incomprensibile cinguettare degli uccelli. La vita si sa non conosce e per questo supera ogni umana vicissitudine. Guardò fuori desiderando di poter volare,non aveva molta importanza dove, forse all’orizzonte. E si strinse nell’abbracciar se stessa ed i suoi sogni come a trattenerli. Ma durò poco quella sensazione e torno con lo spirito in quella camera, dove su di una sedia vi era poggiata una giacca della sua divisa. Tutto tornò reale e lei si strinse ancor di più. Sistematasi per la giornata, scese di sotto dove erano Hans ed il suo fido sergente che parlavano sommessamente tra loro. Le si avvicinò la domestica che con una maschera di cortesia le chiese se desiderava far colazione. Ciò richiamò l’attenzione dei due uomini ed in particolare del maggiore. Appena congedò il sottoufficiale con sottointesa complicità le si avvicinò per salutarla col consueto distacco. In realtà nascondeva un imbarazzo per lui inusuale. - Stasera, alle ventuno vi sarà una cena. E’ gentilmente offerta dal sindaco come segno di benvenuto alle truppe germaniche. Ci saranno alcuni dei miei ufficiali e vorrei che mi accompagnassi. Le sue parole cariche d’ironia riflettevano la coscienza che quel gesto amichevole del primo cittadino fosse solo di facciata e forse intriso di pericolo. Ma aveva pensato anche a questo. Quella cittadina era sua con o senza il beneplacito dei suoi abitanti. Ma verso Katia, no, non vi era alcun sottinteso pensiero. Ne desiderava davvero la presenza e la compagnia, sebbene non sapesse spiegarsene appieno la ragione. O forse la conosceva ma voleva ancora tenerla lontana. Lei rimase attonita ma intimamente contenta. Avrebbe potuto uscire da quelle mura di conforto e prigione. Avrebbe potuto vedere altra gente. Già, la gente. Cosa avrebbe pensato di ancor peggio, di quanto circolasse sul conto. Quell’uomo che le offriva uno sprazzo di vita, era un tedesco. Un uomo, diverso da Bauermann, indecifrabile ancora, ma al di là di tutto rimaneva un tedesco. Non senza una punta di malizia gli chiese se le fosse stato rivolto un ordine. - No, nessun ordine. Solo un invito. Accettò nonostante le sue resistenze e prima di poter aggiungere qualcos’altro, il maggiore ne interruppe ogni riordinar d’idee. - Bene. Il sergente Friederick ti accompagnerà ed aiuterà in tutto ciò di cui avrai bisogno per stasera. Ho già dato disposizioni. E’ uno fidato. Si volto per andar via, perché già tardi, e prima di uscire le si rivolse ancora. A lei, muta e sopraffatta da un insieme di emozioni che sopite nel tempo le erano esplose nell’animo stordendola. - Di sopra troverai un pacco. Dentro c’è il vestito per stasera. E’ tuo. Sii puntuale. Nient’altro.
- Hai sentito la novità del giorno? - No, quale? - Pare che il sergente porterà la puledra del capo a fare un giro. - Che schifo, le cose belle toccano sempre ad altri. E noi? A far di sentinella. Passami una sigaretta, va… Friederick li ascoltò ignari della sua presenza e quando questi ebbero finito, si rivelò inatteso: - Fareste bene a tenere a freno la lingua voi due. Riavutosi dalla spiacevole sorpresa cercarono in due di cincischiare un’interpretazione più pulita dei loro pensieri e parole. Ma senza esito apprezzabile. - Il maggiore non è così tenero come me. Capito? Poterono soltanto essere d’accordo nel modo più plateale possibile. - Lui darebbe la vita per ognuno di voi. “Darebbe la vita per ognuno di voi, come fece con me. In un giorno di accecante aridità in un punto sperduto dell’immenso deserto libico.”
- Andate via di qua, salite sui blindati e via. O ci faranno a pezzi. - Agli ordini her major.
“Serviva dell’acqua. Mi ero allontanato dalla colonna per raggiungere un pozzo non troppo lontano. Sollievo per le rare carovane di arabi di passaggio, fonte di vita per uomini ed animali. Quella volta serva a noi. Per sopravvivere. Non so dire da dove, ma un reparto inglese ci aveva colto di sorpresa. Ben presto l’aria si saturò di proiettili d’ambo le parti ed io colpito ad una gamba rimasi a terra. Il mio sangue si mescolava alla sabbia rovente. Potevo solo strisciare con grande fatica. Come a tirar una pesante catena, che attimo dopo attimo, mi rubava le forze.”
- Dov’è il sergente? Dov’è Friederick? - Credo ad un pozzo, maggiore. A prendere dell’acqua. - Stupido. Tu vai e chiedi la copertura aerea. Capito? Subito!
“Stremato dall’arsura e dallo scoramento, mi fermai. In quel momento non volli altro che tirar fuori da un taschino una foto della mia famiglia. Sollievo e rimpianto, perché non l’avrei più rivista. Così pensavo. Mi abbandonai a quei pensieri appena turbati dal sibilo dei colpi intorno a me, quando sentì strattonarmi ed una voce familiare mi chiese se ero ferito gravemente. Alzai gli occhi per riconoscerlo ed indicai la gamba sanguinante. Stava basso per evitare i colpi nemici, ma quando capì che non vi era altro modo di portarmi via di lì, se non trascinandomi, si alzò in piedi con sprezzo di qualsiasi fucile puntatogli contro. - Se non ci riescono loro, sergente, la ucciderò con queste mie mani. Fu allora che un colpo vagante gli perforò la mano sinistra. Cadde in ginocchio, strozzando in gola un urlo atroce. Raccolse le forze nell’altro braccio e mi portò via. Non so dire per quanto, il tempo sembrava dilatato; ma non ero solo. Non bisognerebbe essere soli in certi momenti. Mi sentì ugualmente egoista, ma ne ero contento. Quando due nostri caccia apparvero in cielo mitragliando, costringendo gli aggressori alla fuga. Fummo in salvo aiutati dai nostri che c’avevano raggiunti. - Vecchio pazzo, ce l’abbiamo fatta. E voi raccogliete comunque i nostri morti, non lasciamoli agli sciacalli, uomini o bestie che siano. - Maggiore… vuole ancora uccidermi? Mi sorrise nonostante il dolore. No, non lo voleva.”
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Post n°250 pubblicato il 19 Agosto 2011 da simonjoyce
Nell’estate del 1944 una colonna di camion pieni di soldati della Wermacht con alla testa una mercedes attraversa le polverose strade di campagna che portano a Graniscka, una cittadina polacca. A bordo della grossa auto, tra gli altri, il maggiore Hans Wiedmann. Reduce dall’avventura dell’Afrikacorps, ha l’incarico di prendere il comando delle truppe cittadine, sostituendo il colonnello Bauermann. Giunto in anticipo in città, Hans e l’alto ufficiale si ritrovano dopo molto tempo. Pur non rinnegando l’antica amicizia, scoprono quanto la guerra abbia accentuato le loro diversità. Tanto Bauermann si è abbandonato alla viziosità senz’animo, lasciando da parte ogni impalcatura morale; quanto Wiedmann ha visto accentuarsi la sua introversione e l’attaccamento al dovere come rimedio alla disillusione della vita e dei piaceri.L’incontro tra i due segnerà, la redenzione del colonnello che di lì a poco sarà portato via dalle SS, per essere processato e condannato in quanto coinvolto nell’”affare” Von Stauffenberg; allo stesso tempo chiederà ad Hans di prendersi cura di Katia. Una giovane polacca, che Baurmann a fronte di un inganno teneva con se per soddisfare i sui piaceri. Weidmann acconsentirà più per principio che per interesse verso la vita della donna. Quando i due saranno soli, sentendo di poter cedere all’”uso” della donna, in un moto di orgoglio, il maggiore riaffermerà la sua diversità da Bauermann. Pur schiacciato dalla solitudine perseguirà i suoi principi. La guerra però non svanisce e la difficile situazione militare spingerà il maggiore a chiedere aiuto ad un certo Steiner, amico di vecchia data. Pezzi di ricambio e materiale a fronte della promessa di rivedersi a conflitto finito. Intanto Katia, pian piano comincerà a capire quali moti dell’animo si nascondono al di sotto della fredda e grigia divisa del maggiore. Per entrambi sarà l’inizio di un viaggio. Un viaggio che andrà oltre… |
Post n°249 pubblicato il 18 Agosto 2011 da simonjoyce
Alla sera lo attese seduto al suo tavola da lavoro, immerso in pensieri che non lo lasciavano andar via. Col peso sul cuore di aver messo a rischio la vita del suo amico, a fargli compagnia. Come se i rapporti sempre più allarmanti provenienti dal fronte non fossero di per se bastevoli. Studiava la cartina della città cercando di conciliarla al meglio col materiale umano e non che aveva di cui disponeva. Un rebus senza soluzioni ottimali. Una coperta che gli sembrava sempre troppo corta per l’inverno russo alle porte. Quando il sergente bussò per entrare si senti sollevato, come riportato indietro da un tunnel. Friederik gli mostrò il risultato della missione speciale affidatagli. - E’ davvero bello; è stato bravo sergente. Quella parentesi di frivolezza, retaggio di vita distante dall’animo e dalla memoria, lì porto a guardarsi negli occhi, sorridendo entrambi. - Vedrà ne sarà contenta. - Lo spero; è molto bello. A cena, lui e lei si sedettero senza aver motivo di dirsi nulla. Gertrud, nonostante fosse incuriosita dal pacco poggiato dal maggiore su di una mensola, memore dell’asprezza di lui, si limitò a svolgere il suo compito con distaccata cortesia. Questa volta rivolta ad entrambi i commensali. Hans cercava di guardarla con discrezione, la ragazza aveva bei modi ma tristi. - Sei stata trattata bene? Non ricordava più da quanto tempo qualcuno si fosse preoccupato di come stesse. Con voce flebile ed arrossita rispose di si. - Bene. E’ importante che sia così. Quante cose erano importanti in quei giorni per quell’uomo freddo e senza sfumature: i rifornimenti, i carri, i pezzi di ricambio, le disposizioni, i rapporti. Ed era importante che lei stesse bene. Katia non capiva ma quello sprazzo di umanità le aveva donato un breve sorriso; un calore tenue fatto di poche parole che aveva allontanato da se da tempo. Saliti di sopra per la notte, la ragazza temette il teatrino della sera prima, ma non successe nulla. Il maggiore si mise allo scrittoio con alla luce di una timida lampada. Non le riusciva di abbandonarsi al sonno, ugualmente incuriosita e spaventata. Confusa ed indifesa strinse forte alla sua pelle le lenzuola. Nel silenzio notturno, si sentiva solo una penna su carta. “Mia cara madre, perdona il ritardo di questa mia. Spero che a casa, la nostra, stiate bene. Penso spesso a te e ad Hanna. Qui sto bene e non manco di nulla; la buona stagione ha colorato tutto quanto è intorno a me. Il morale è alto come la fiducia nei propositi. Mi mancano le tue focacce e persino le lezioni di piano della mia sorellina. Quante cose si rimpiangono se lontane. Ma mi conforta il pensiero che presto saremo di nuovo insieme nella nostra bella terra. Faremo festa. Nell’attesa di riabbracciarvi, tuo Hans” Finì per addormentarsi cosciente di aver mentito sui colori, sul morale ed ancor peggio sul suo ritorno. Così si lasciò ad un sonno senza sogni. Quando la notte fu alta e la lampada non fu spenta, una figura furtiva gli si avvicinò. Lesse e pensò alla sua famiglia, con le lacrime che le rigavano il viso, salate dei ricordi e delle incertezze. Furono pochi istanti prima di piombare nel terrore di una nna di pistola puntata nei suoi occhi. - Non farlo mai più. Secondi di paura e silenzio. - Se hai bisogno di qualcosa, chiedi. Hai capito? Portò le braccia tremanti a proteggere il petto, che a stento ne racchiudeva il cuore. - Si. - Bene, torna a dormire. Quella sera entrambi si eran scoperti nell’animo. Katia tornò a stringere forte le lenzuola. Quel tedesco aveva qualcosa di umano e con quel pensiero si addormentò.
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Post n°244 pubblicato il 30 Luglio 2011 da simonjoyce
"Sai molto spesso ripenso al periodo militare e non mi sembra affatto vero che sia passato già più di un anno dal congedo. Mi ricordo ancora i primi giorni (dal 25/01/01) quelle attese insopportabili davanti agli uffici, le prime notti passate all'85° Rav, al freddo, a quando ho conosciuto te, alla prima e sospirata licenza, ai nostri lunghi e stressanti viaggi tra attese e ritardi, al giuramento, alle briosches, ai fine settimana passati lì. Insomma ricordo tutto di quei dieci mesi. Pensa che ho tutto conservato e nella mia stanza ho la candela che mi hai regalato, e poi ho conosciuto te che sei stata la persona più importante, quasi un fratello per me e ti dico grazie di tutto [...] Spero di poterti incontrare in un futuro prossimo, non ti scordare di me. PS: ma adesso hai incontrato l'anima gemella? che ormai hai una certa età e se si quanti figli hai a carico?" Nicola, 22/12/02 1SKA2001 Non ho dimenticato nulla di quel periodo, per certi versi il più importante e bello della mia vita. Le agognate licenze, le domeniche da caporale di giornata, la mia unica sbronza, le passeggiate alle due del pomeriggio in piazza Bra, le coppette di gelato che non ti facevo mancare, le briosches di cui ti riempivi la mimetica, Lisa, i viaggi con l'espresso, le azzurrine, le cene al Break anzicché al Mac, i videogames al 386, le risate, le battute e tanto tanto altro. No niente anima gemella al momento. Mi mancano quelle giornate vissute insieme a te che eri, sei e sarai sempre mio fratello. Con orgoglio, Cap. E. A., 1SKA2001 |
Post n°242 pubblicato il 25 Luglio 2011 da simonjoyce
Perplessità da community;
MAH la difesa: "su internet si trova tanta brutta gente"... ok, vogliamo gettare il bambino con l'acqua sporca, e perchè fuori non può succedere??; "ma devi scrivere qualcosa che colpisca..." nemmeno dici due parole su di te... che ti scrivo??? "qua tutti vogliono una cosa sola" se è così che ci stai a fare?? "sto solo per chi conosco": ma se uno ti conosce ti telefona, ti vede....
PS: oggi Simon è un pò al vetriolo
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Post n°241 pubblicato il 22 Luglio 2011 da simonjoyce
A cinque anni da "Drum" (2006) e dopo quattro album si sente l'esigenza di guardare da dove si è partiti e fare il punto della situazione. E' passato un lustro per i Blackfriars ed è tempo di un riassunto, appunto "blackVSfriars": quindici brani, di cui due inediti. Il primo è "I still waiting" (che sarà ascoltabile quando sarà possibile caricare dei video). Per "I still waiting" è stato recuperato il sequencer usato ai tempi di "Drum"; il brano è tipicamente Blackfriars: un crossover tra elettro-dance e chitarre rock. Dopo il secondo inedito ci si concentrerà sui DeWindt e l'album "Studio01" di cui diversi brani sono in fase avanzata di lavorazione. |
Post n°238 pubblicato il 18 Luglio 2011 da simonjoyce
I passi affrettati e sicuri, risuonanti nel grigio corridoio, s'ammutolirono dinnanzi alla porta. Esitò come aveva fatto altre volte prima di arrivare fin lì. Un profondo respiro, una sistemata all'abito e decise di arrivare fino in fondo. Stava per bussare quando la porta le fu' aperta da una giovane donna che le sorrise accogliente. Come se la conoscesse già. - Ciao. - Vieni, facciamo due passi, che siano due e non chilometri.
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Post n°234 pubblicato il 10 Luglio 2011 da simonjoyce
Era passato poco più di un anno dall’ultima volta in cui avevano avuto modo di parlarsi. Un anno di guerra è molto più lungo di ogni altro; il tempo si dilata quando la morte è pronta a prenderti, inventandosi nuovi motivi ed occasioni. Ogni giorno, ogni istante. Ma l’amicizia un po’ cameratesca e molto personale era intatta nonostante il logorio di nervi, del tempo, delle vicissitudini. Ne testimoniava l’umanità di entrambi, celata al di sotto delle divise. Gorge Steiner e Hans Weidmann eran stati sconosciuti l’uno all’altro fino all’invasione di settembre, fino all’inizio della loro seconda vita. Divisi poi dall’avventura dell’Afrika Korps, quel giorno si ritrovarono, anche solo attraverso una spesso incerta linea telefonica. Qualche battuta, poi la fraternità scherzosa lasciò il posto alla gravità della situazione. - Ho bisogno di te, amico mio. Quelle poche parole e a Steiner fu subito chiaro che le cose fossero davvero serie. Quando Hans arrivava a chiedere qualcosa era perché davvero non aveva altra via d’uscita. - Motori per Panther e Tiger, ricambi…? Accidenti Hans, vuoi un miracolo. Si, serviva un miracolo. - Da chi altri potrei volerlo? Sapevano entrambi che le fabbriche che sfornavano carri, cominciavano ad essere sottoposte ad una notevole pressione. La produzione era difficoltosa, i rifornimenti sempre più incerti. - George, come sta tua moglie? - Aspetta un attimo, non vorrai mica…? Andiamo, Hans non vorrai tirar fuori la solita storia? Vuoi ricattarmi? - Lo farei? - Per dei motori e dei pezzi di ricambio? Si, credo di si. No, non l’avrebbe fatto, Steiner lo sapeva, lo conosceva. Lo avrebbe aiutato ad ogni costo, in qualche modo: ortodosso o meno. - Fammi avere un elenco, cercherò di farti avere quanto ti serve nel più breve tempo possibile. Due massimo quattro giorni. Dovrò correre dei rischi, amico mio. Ma so che tu faresti altrettanto. Il maggiore lo ringraziò con sincerità, consapevole che la posizione dell’amico non era affatto semplice. Rischiava grosso, la corte marziale, forse persino un plotone d’esecuzione. - Hans, quando tutta questa roba sarà finita, andremo a bere del buon vino nella mia casa in collina. Promettimelo. - Lo prometto. Era il loro modo, di dirsi addio. |
Post n°228 pubblicato il 12 Giugno 2011 da simonjoyce
Quando venne l'alba le lasciò sul cuscino un biglietto e con inusuale delicatezza le tirò su le lenzuola che durante il sonno erano scivolate fino a lasciarle scoperto il seno. Chiuse silenziosamente la porta e scese di sotto. Qui ad attenderlo con un sorriso di plastica vi era la domestica, che portava con se il vassoio pronto per la colazione. Come chi è troppo sicuro di aver capito chi ha di fronte, la solerte signora accennò: "Quando sarai sveglia, voglio che ti senta mia ospite. Darò disposizioni che nessuno ti faccia dei torti. Mi spiace solo che tu non possa uscire. Non per il momento almeno. Finchè ci sarò io non dovrai temere nulla. Buona giornata."
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Post n°225 pubblicato il 28 Maggio 2011 da simonjoyce
Così hai deciso di andar via, facendo di testa tua. Lasciandoci con un palmo di naso. Ti sei portata via le barzellette, le storielle e quel senso di vita semplice e sicuramente più vera. Quella dei tempi passati ovvero "ti li tiempi ti prima". Ma dico, non potevi scegliere un giorno feriale, almeno? Però lì dove sarai, starai meglio, senza acciacchi, potrai camminare libera ed andare in gita in posti che nessuno immagina. Ritroverai il tuo amore e sarete di nuovo insieme. Sarai felice, sono sicuro. |
Post n°217 pubblicato il 15 Aprile 2011 da simonjoyce
"In una fredda giornata d'inverno una comunità di porcospini si stringevano vicinissimi, per difendersi dal freddo con il reciproco calore. Ma ben presto si sentirono pungere dalle spine degli altri, e questo li fece di nuovo allontanare. Quando poi il bi...sogno di scaldarsi li indusse ancora a riavvicinarsi, si ripeté l'altro inconveniente; vennero così sballottati più volte fra i due mali, finché scoprirono una distanza intermedia a cui si trovavano bene". Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno uno con l'altro. Ciò viene dall'idea che i porcospini possiedano aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero tra loro, i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l'altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi. Il bisogno di compagnia, che nasce dal vuoto e dalla monotonia del proprio intimo, avvicina gli uomini tra loro; ma le loro numerose qualità sgradevoli e i difetti insopportabili li separano nuovamente. La distanza intermedia a cui è possibile stare assieme, che infine trovano, è la cortesia, la finezza di costumi. In virtù di esse il bisogno di riscaldarsi a vicenda viene soddisfatto in modo incompleto, è vero, però in compenso non si sente la puntura delle spine. Ma chi possiede calore interiore in abbondanza preferisce starsene lontano dalla società, per non dare né ricevere disturbo" |
Post n°216 pubblicato il 13 Aprile 2011 da simonjoyce
L'amicizia è una strada che scompare nella sabbia, se non la si rifà senza posa |
Post n°214 pubblicato il 11 Aprile 2011 da simonjoyce
Già proprio come un pendolo. Che oscilla giorno per giorno, solo per forza d'inerzia. Devo essere onesto con me stesso, e con chi (poca gente lo fa sul serio) mi sta' intorno; qualcosa si è spezzato. L'entusiasmo, la spontaneità persino un certo modo di essere simpatico, non mi riesce più. Si magari può capitare di sorridere, ma è solo di riflesso e certe volte neppure. Fortuna c'è il lavoro, i suoi ritmi, le scadenze ed allora il tempo passa comunque. E mi rendo conto che questo mio atteggiamento finisce col ferire chi vorrebbe, con sincerità, starmi vicino (mi dispiace davvero piccola P.) Ma non posso farci niente. Passerò da persona pesante per sovraprezzo, non fa nulla, non m'importa molto. Peccato perchè ero tornato a credere in qualcosa, nelle persone... ora non più o almeno non molto. O comunque non riesco a discernere. Mi viene in mente una frase: pazienza, costanza e volontà di esserci; la pazienza si esaurisce, la costanza può sfociare nell'invadenza e la volontà di esserci può essere solo la tua. Quindi mantieni le distanze, il distacco nel valutare atteggiamenti; di tante parole, il tempo renderà giustizia, lo fa sempre. Ma il colmo è che una persona molto lontana, passa da qui e capisce il tuo malessere e si prende la briga di scriverti qualcosa. Un'altra ti tiene due ore al telefono per parlare di tutto, per aiutarsi a vicenda; un'altra ti chiede di fare due passi, solo per vederti, perchè ne avrebbe piacere e per tirarti su. Che differenza.... |
Post n°209 pubblicato il 07 Aprile 2011 da simonjoyce
E SARA' SOLO PACE, NON QUELLA TORBIDA DEI VINTI CHE SI PREPARANO A VINCERE. SARA' QUELLA CHE CONSENTE DI GUARDARE NEL PROFONDO, DI ASCOLTARE OGNI FRUSCIO NELL'ANIMA, DI GUSTARE OGNI DONO.
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Post n°208 pubblicato il 06 Aprile 2011 da simonjoyce
Questa sera voglio scrivere per te, non l'ho fatto mai, non ti ho mai detto nulla. Non un gesto d'affetto che fosse tale; perchè per me è stato sempre difficile aprirmi. Che buffo non trovi? Che lo faccia adesso, che non sai più chi sono; che non mi riconosceresti comunque. E che lo faccia qui; dove non leggerai mai. Eppure ti voglio bene, a modo mio. E sai che a parole non son bravo. Allora scrivo. Ti voglio bene
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il 18/10/2013 alle 17:13
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il 20/09/2013 alle 17:28
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il 20/09/2013 alle 15:49