Creato da simonjoyce il 14/02/2010

LUDWIG

I love somenthing, I hate somenthing, I need somenthing

AVVERTENZE

Tutti gli scritti firmati simonjoyce, tutti i video ed i brani musicali col nome Blackfriars e DeWindt fanno parte della mia creazione artistica, letteraria ed intellettuale. L'uso e la diffusione, anche parziale, senza consenso, nonchè l'usurpazione della paternità saranno perseguiti a norma. Qualora le immagini pubblicate, prese dalla rete, violassero un copyright, è sufficiente segnalarmelo e provvederò tempestivamente a rimuverle

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 5
 

ELENCO GIORNI PUBBLICAZIONI

20/02 - Sogno di una domenica mattina di quasi estate;
21/02 - The evil inside me - episodio uno - Ombra;
21/02 - The evil inside me - appendice ad episodio uno - miss Parker;
21/02 - Parigi val bene una messa - parte prima;
28/02 - The evil inside me - episodio due - alpha;
03/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (1a e 2a parte);
04/03 - The evil inside me - episodio tre - una notizia (3a parte);
28/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (1a parte);
31/03 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (2a parte);
11/04 - Parigi val bene una messa - parte seconda;
26/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (3a parte);
29/04 - The evil inside me - episodio quattro - lunga è la notte (4a parte);
02/06 - Oltre - 1a e 2a parte;
28/06 - Oltre - 3a parte;
04/07 - Oltre - 4a e 5a parte;
24/10 - Oltre - 6a parte;
31/10 - Oltre - 7a parte;
20/02/11 - Oltre - 7a bis parte;
12/06 - Oltre - 8a parte;
10/07 - Oltre 9a parte;
18/07 - everyday can be the last day
18/08 - Oltre - 10a parte.

 

 

Oltre (di Simon Joyce) - 12a parte

Post n°274 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da simonjoyce

Doveva esservi qualcosa di realmente importante se lo aveva fatto convocare con la massima urgenza. Così si era espresso il solerte Meschner e non vi era motivo di dubitarne. Lasciò ad un sottotenente la consegna di completare gli ordini di pattuglia per quella giornata e con passo affrettato si avviò per raggiungere l'ufficio del maggiore.I corridoi del comando, illuminati da grandi finestroni, erano pieni della frenetica compostezza dei suoi occupanti, mentre i quadri alle pareti ed i busti i marmo ne testimoniavano un'altra vita. Lontana come quella dei suoi vecchi padroni. Guardava spesso il giardino circostante, pieno di colori, come il suo lasciato in Baviera. Poteva sentirsi un po' a casa.Quando fu da Weidmann, la stanza era piena di fumo già a quell'ora, tanto da apparire meno illuminata di quanto una mattina serena e solare potesse fare.Lo vide che era in piedi, concentrato a studiare una cartina topografica della città, tenuta ferma ai lati da un fermacarte a forma d'aquila ed un posacenere colmo in cui spense un'altra sigaretta. Senza dilungarsi in convenevoli gerarchici, invitò il capitano a prestargli la massima attenzione. Cominciò ad illustrargli come Granischka fosse una cittadina non troppo estesa e divisa in due dal passaggio di un fiume. Il Lech. A tenere insieme le due porzioni urbane vi erano tre ponti in muratura, non particolarmente pregevoli ma funzionali al passaggio di mezzi corazzati. Wailar lo seguiva, sebbene non sentisse nulla di cui non conoscesse già.
- Come sa, molti degli edifici per noi importanti sono qui, ad ovest. E questa, per noi è una fortuna.
- Cosa intende fare?
La volontà di Hans era quella di spostare, quanto importante. Sapeva di chiedere uno sforzo non indifferente ai suoi. Ma aveva buone ragioni che non ammettevano repliche contrarie.
Per quanto fiducioso Wailar chiese il motivo di quella progettata fatica. Il maggiore parve sorprendersi, tanto sembrava chiaro ai suoi occhi, il suo intento. Accese ancora una sigaretta e con un ghigno tronfio di soddisfazione:
- Mineremo i ponti. Tutti.
Sebbene interdetto, al capitano fu finalmente chiaro, il disegno. Le forze andavano concentrate nella parte meno esposta ad una direttrice d'attacco. Ridotto il perimetro da difendere, la resistenza sarebbe stata più efficace. Senza i ponti ogni aggressore avrebbe dovuto trovare un'altra via per entrare in città.
- Il fiume non presenta guadi attraversabili da carri. Per questo, ho mandato Brawm a fare un giretto. Niente per un centinaio di chilometri a nord ne a sud. Non si poteva sperare di meglio. Wailar dovette ammettere la bontà dei ragionamenti del maggiore ma...
- E se dovessimo contrattaccare?
Parve guardarlo paternamente:
- Mio caro Wailar, si renda conto che siamo destinati a cadere. Possiamo ritardarne il giorno. E lo faremo con ogni mezzo e sforzo. Ma non evitarla. Contrattaccare? E come? A parolacce?
Si sedette sotto il peso di quella consapevole realtà. Il fumo saliva lontano come ogni illusione.
- Siamo destinati alla sconfitta, allora.
- Possiamo scegliere il modo di perdere, però. Ricorda Ettore a Troia? Vuole un bicchiere di vino?
Bevvero insieme del buon rosso, eredità di Bauermann.
- Li facciamo saltare subito?
- No, quando sarà il momento, tuttavia facciamoci trovare pronti. Una volta minati, saranno sorvegliati e nessuno, ripeto nessuno potrà attraversarli o avvicinarcisi senza essere perquisito preventivamente. Organizzi quanto necessario.
A quel punto il capitano aveva i suoi ordini ed il suo bel da fare. E quando fu sul punto di lasciare l'ufficio del maggiore:
- Ah Wailar, un'ultima cosa. Ai trasgressori dovrà essere sparato a morte. E' necessario.
- Capisco.
- Maggiore, se ci martellano con l'artiglieria?
Hans lo guardò sconsolato, mandando giù l'ultimo sorso:
- Non si può avere tutto dalla vita, non crede? Alla nostra salute
- Ha ragione, lo avevo dimenticato. Alla sua, her major.

Quando dall'altra parte della porta udì la voce del sergente chiederle il permesso di entrare, ebbe timore del dissolversi di quella gioia. La guardò sollevato che l'abito fosse di suo gradimento e provò compiacimento per la sua scelta.
- Signorina, quando sarà pronta; l'accompagnerò per delle commissioni. L'aspetto di sotto insieme con l'autista. L'abito lo lasci qui, nessuno glielo toccherà.
Era turro vero. Come aveva detto Hans. Rispose di essere pronta per andare. Stolz attendeva vicino all'auto come un bravo chauffeur.
- E' mai stata a bordo di una Mercedes, signorina?
Le arrossirono le guance.
- No, mai.
- La vita riserva sorprese. Prego l'aiuto a salire.

 

 
 
 

Torno a casa (di Simon Joyce)

Post n°267 pubblicato il 10 Novembre 2011 da simonjoyce

"Alla sera lungo un serpente di grigio asfalto, immagino il futuro. E vedo il volto di chi mi aspetta; di chi sorriderà con me e talvolta piangerà, con me. E sarà felice, di ritrovarmi, di non lasciarmi andare. Di chi farò ridere, a volte arrabbiare; e le terrò la mano. E guardo fin dove arrivano i fari, finchè i contorni si stemperano nel buio. Rivedo momenti preziosi per costruire un mondo che chiede pazienza laddove per distruggere basta un attimo.
Poi torno a casa. Torno da te. Torno da me."

 

Analisi del testo: bisogna tener presente due cose: 1) la differenza tra significato e significante 2) chi scrive racconta sempre un pò di se almeno se ci mette un pò di anima e non scrive di roba uso e consumo come marmellata per mosche.
Il tema di questa scritto è il ritorno. Il ritorno al se più intimo ed alle speranze ed ai sogni che ognuno coltiva nella sua parte più nascosta. Il protagonista è solo con se stesso, lontano dal trambusto del mondo, dal chiasso. E percorre una strada, poco illuminata. Senza certezze positive o negative, immagina il sogno. Il suo futuro, come sogno, come speranza. Un futuro che più è lontano meno è definibile ("E guardo fin dove arrivano i fari..."). E pensa a quel suo voler tornare a credere che non sarà solo; tornare a credere di nuovo in ciò che aveva allontanato, non passivamente come in qualcosa che gli cade dal cielo ma attivamente come metà complementare di un'unità (l'altro ma attraverso l'altro anche se stesso). Recuperando ciò che di buono ha vissuto ("momenti preziosi...") pone le basi per la costruzione, laboriosa, contrapposta alla distruzione che è rapida. Acquisendo la consapevolezza di ciò torna al suo vero io pronto per tornare dall'altro (una donna, Dio, un sentimento).
Troppo complicato? Pazienza.... :)

Per decenza, astenersi da fare interpretazioni o filmini, o quegli odiosi spettegolamenti ed intrecci se scrivo per qualcuno o meno. Se le mie parole vi toccano il cuore o la mente, ok. Ma da persona libera me ne sb...o di tutto il resto. Cordialmente Simon 

 

 
 
 

Hai riscosso il tuo prezzo?

Post n°264 pubblicato il 26 Ottobre 2011 da simonjoyce

Tempo fa a seguito del mio post "Settembre due volte fine ed un inizio" mi fu mandato un messaggio col quale mi si intimava di non aver alcun contatto con una persona. Il tutto condito dalla solita educata ipocrisia. In quel post ringraziavo qualcuno per avermi dato la cognizione su di un'altra persona. Il mio ringraziamento era puramente ironico, ma l'ironia non appartiene a chi si prende troppo sul serio. Quel messaggio cadde nell'indifferenza; poichè è l'unica cosa che si può dare a taluni personaggi. Indifferenza verso la persona, verso l'esistenza stessa della persona e di ogni altra sua manifestazione. Ma dato che non vorrei essere frainteso dico grazie per avermi disvelato, SECONDO le tue rivelazioni abilmente orchestrate, l'immagine di una persona vile, insensibile, calcolatrice e bugiarda, non meritevole di alcunchè. Questo è stato il prezzo che hai fatto pagare ad altri per raggiungere il tuo scopo. Non ci trovo alcunchè di cui essere orgogliosi; ne di cui vantarsi. Hai avuto le tue trenta monete. Per quanto mi riguarda me ne "fotto" dell'intimidazioni qui e fuori di qui, delle lamentele, ecc. Parlo con chi voglio. Io faccio ciò che mi sento e voglio. E questo vale in generale verso chiunque. Fortuna che al di là delle trame che tessono; vien fuori la parte migliore di se e ciò che realmente si sente anche per quella persona che hai finito per descrivere, involontariamente, malamente. 
Con la più totale dell'indifferenza, Simon

Ps: nessuna polemica, solo una puntualizzazione doverosa. Sono una persona serena, e questo conta più di ogni altra cosa, ma decisa. Diversa da come ero. Il tempo renderà giustizia in qualche modo. 

 
 
 

La scelta di Atene (di Simon Joyce)

Post n°263 pubblicato il 25 Ottobre 2011 da simonjoyce

"Fratelli miei, ateniesi, spiriti della più nobile delle città di Grecia. Che su di un piedistallo abbiam posto perchè fosse faro di questa terra. Ascoltatemi. 
Siamo noi dunque schiavi delle altrui decisioni? Siamo noi, nati liberi, al servizio del barbaro (nell'antica grecia i barbari erano i persiani nda)? Chi tra noi non ha lasciato qualcuno che era caro sui campi di Maratona? Perchè fosse difeso il più prezioso dei beni terreni: la libertà.
Ora fratelli, vi chiedo se Atene sia divenuta schiava di se stessa. E dove sia, questa Atene che soffoca il libero respiro dei propri figli. Guardate chi è assiso al vostro fianco e chiedetevi l'un l'altro: "Sei tu il mio padrone?" Colui che vi chiederà la stessa cosa è ateniese come voi. Or dunque in chi riconoscete il vostro padrone, che muove i fili delle vostre vite? Lui è nei vostri cuori, nelle vostre menti, non siede accanto a voi. Vi incatena perchè glielo permettete. Come il cane mansueto segue il suo bastonatore, saremmo privi di volontà? Ricordate però allo stesso tempo, che la libertà impone dei sacrifici. Vi chiede come tributo la scelta delle vostre azioni. Chi da schiavo vive, non ha da preoccuparsi d'altro che respirare giorno dopo giorno; altri gli diranno cosa fare. Ed egli lo farà senza scelta, e seguirà del padrone il destino. E penserà: "Sono schiavo, il mio padrone sceglie per me." E quando i giorni finiranno, null'altro avrà lasciato che catene. E quando penserete di essere liberi non scegliendo, cosa otterrete? Occhi sgomenti e mani vuote.
Cosa penserà Tebe che ci chiede aiuto se con l'altra mano stringiamo quella di Corinto, sua nemica? E tutto tacendo diremo: "Voi tebani... siete nei nostri cuori". Cosa ne sarà delle nostre migliori intenzioni se lasceremo che la voce di Sparta si sostituisca alla nostra? E lasceremo che sia un lacedemone a parlare in nostra vece di fronte ai nostri amici. Chi crederà all'amicizia ed al cuore di Atene se non risponderemo alle ambasciate di Megara?
E' questa la libertà in cui credete? E' questa quella che chiamate libertà di spirito? Libero è colui che riconosce l'altrui libertà. Colui che decide e che lascia decidere, nella verità, delle parole e delle azioni. E' cos'è la verità, se nel cuore tratterremo il nostro amore verso l'amico?  
Ci chiameranno vili e codardi, e non basterà levare gli scudi e scotere le lance a nostra difesa. Perchè è viltà non poter guardar negli occhi colui che chiamiamo fratello. Viltà è tirarsi indietro nel soccorrere l'amico.
No miei ateniesi, non vestite il manto di sacrifici e sofferenze. Tendete la mano a chi la chiede piuttosto. Non angustiatevi ma agite con leggerezza d'animo. Parlate con parole sincere, laddove sentite. Non lesinate il bene che avete nei cuori e non risparmiate il nemico maligno. E scegliete, non con trame fitte; ma con l'onestà, e coloro che vi ascolteranno avranno fiducia, anche nelle parole per voi tristi.
Pensate che io sia qui ad arringarvi; a spogliarvi della virtù mettendo a nudo i vizi. No fratelli miei. Non ho da insegnarvi, perchè a mio tempo scossi le lance contro Tessalonica; bruciai la focide e porto in petto le mie pene.  Ho da dirvi che sono uomo libero; libero dal barbaro; libero da padroni; libero da sussurranti serpenti, libero da appartenenze, libero da avviluppanti abbracci. Poichè davvero libero è chi sceglie di esserlo, e così si manifesta. E se un giorno Sparta o Argo verranno a dirvi cosa fare... voltegli le spalle senza nulla dire; poichè nessuno è padrone se non lo riconoscete come tale."

Mi è stato fatto notare che talvolta ciò che scrivo non è di facile comprensione; non mi va di fare l'analisi del testo ogni volta, specie perchè uso la metafora (talvolta a torto). Per la lettura del brano di cui sopra si rendono necessarie due cose: un minimo di conoscenza della storia della Grecia classica e soprattutto un profondo esame di coscienza. I concetti qui espressi sono molteplici e meriterebbero ciascuno un serio approfondimento. Non è la sede opportuna. Cordialmente, Simon

 
 
 

La valle (di Simon Joyce)

Post n°262 pubblicato il 23 Ottobre 2011 da simonjoyce

Ci sono giorni obliqui
perdi la direzione
cammini senza riconoscere i passi
cercando una rivoluzione
che spezzi la disperazione
e mi riporti da me
ti penso felice anche lontana
lassu in cielo come una luna
cammino per una valle
di prato ed ombre
per minuti che paiono ore
e sento e credo
che vederti sorridere
mi riempiva il vuoto
che sento che credo
sia un pezzo di cuore
lasciato a te

Ci sono momenti
come veli sugli occhi
cerchi una rivoluzione
guardando dentro di te
fino al fondo
cammino per una valle 
i piedi fan male
ma se ad attendermi ci sei tu
io sento io credo
che ore saranno minuti
mi credi felice senza te
eppure io sento il vuoto
che rimane 

 

 
 
 

Oltre (di Simon Joyce) - 11a parte

Post n°251 pubblicato il 29 Agosto 2011 da simonjoyce

 

Quando l’indomani riaprì gli occhi, vide che lui non c’era già più. Dalla finestra la luce, di un ennesimo giorno da vivere, accompagnata dall’ovattato ed incomprensibile cinguettare degli uccelli. La vita si sa non conosce e per questo supera ogni umana vicissitudine. Guardò fuori desiderando di poter volare,non aveva molta importanza dove, forse all’orizzonte. E si strinse nell’abbracciar se stessa ed i suoi sogni come a trattenerli. Ma durò poco quella sensazione e torno con lo spirito in quella camera, dove su di una sedia vi era poggiata una giacca della sua divisa. Tutto tornò reale e lei si strinse ancor di più.

Sistematasi per la giornata, scese di sotto dove erano Hans ed il suo fido sergente che parlavano sommessamente tra loro. Le si avvicinò la domestica che con una maschera di cortesia le chiese se desiderava far colazione. Ciò richiamò l’attenzione dei due uomini ed in particolare del maggiore. Appena congedò il sottoufficiale con sottointesa complicità le si avvicinò per salutarla col consueto distacco. In realtà nascondeva un imbarazzo per lui inusuale.

- Stasera, alle ventuno vi sarà una cena. E’ gentilmente offerta dal sindaco come segno di benvenuto alle truppe germaniche. Ci saranno alcuni dei miei ufficiali e vorrei che mi accompagnassi.

Le sue parole cariche d’ironia riflettevano la coscienza che quel gesto amichevole del primo cittadino fosse solo di facciata e forse intriso di pericolo. Ma aveva pensato anche a questo. Quella cittadina era sua con o senza il beneplacito dei suoi abitanti. Ma verso Katia, no, non vi era alcun sottinteso pensiero. Ne desiderava davvero la presenza e la compagnia, sebbene non sapesse spiegarsene appieno la ragione. O forse la conosceva ma voleva ancora tenerla lontana.

Lei rimase attonita ma intimamente contenta. Avrebbe potuto uscire da quelle mura di conforto e prigione. Avrebbe potuto vedere altra gente. Già, la gente. Cosa avrebbe pensato di ancor peggio, di quanto circolasse sul conto.  Quell’uomo che le offriva uno sprazzo di vita, era un tedesco. Un uomo, diverso da Bauermann, indecifrabile ancora, ma al di là di tutto rimaneva un tedesco.

Non senza una punta di malizia gli chiese se le fosse stato rivolto un ordine.

- No, nessun ordine. Solo un invito.

Accettò nonostante le sue resistenze e prima di poter aggiungere qualcos’altro, il maggiore ne interruppe ogni riordinar d’idee.

- Bene. Il sergente Friederick ti accompagnerà ed aiuterà in tutto ciò di cui avrai bisogno per stasera. Ho già dato disposizioni. E’ uno fidato.

Si volto per andar via, perché già tardi, e prima di uscire le si rivolse ancora. A lei, muta e sopraffatta da un insieme di emozioni che sopite nel tempo le erano esplose nell’animo stordendola.

- Di sopra troverai un pacco. Dentro c’è il vestito per stasera. E’ tuo. Sii puntuale. Nient’altro.

 

- Hai sentito la novità del giorno?

- No, quale?

- Pare che il sergente porterà la puledra del capo a fare un giro.

- Che schifo, le cose belle toccano sempre ad altri. E noi? A far di sentinella. Passami una sigaretta, va…

Friederick li ascoltò ignari della sua presenza e quando questi ebbero finito, si rivelò inatteso:

- Fareste bene a tenere a freno la lingua voi due.

Riavutosi dalla spiacevole sorpresa cercarono in due di cincischiare un’interpretazione più pulita dei loro pensieri e parole. Ma senza esito apprezzabile.

- Il maggiore non è così tenero come me. Capito?

Poterono soltanto essere d’accordo nel modo più plateale possibile.

- Lui darebbe la vita per ognuno di voi.

“Darebbe la vita per ognuno di voi, come fece con me. In un giorno di accecante aridità in un punto sperduto dell’immenso deserto libico.”

 

- Andate via di qua, salite sui blindati e via. O ci faranno a pezzi.

- Agli ordini her major.

 

“Serviva dell’acqua. Mi ero allontanato dalla colonna per raggiungere un pozzo non troppo lontano. Sollievo per le rare carovane di arabi di passaggio, fonte di vita per uomini ed animali. Quella volta serva a noi. Per sopravvivere. Non so dire da dove, ma un reparto inglese ci aveva colto di sorpresa. Ben presto l’aria si saturò di proiettili d’ambo le parti ed io colpito ad una gamba rimasi a terra. Il mio sangue si mescolava alla sabbia rovente. Potevo solo strisciare con grande fatica. Come a tirar una pesante catena, che attimo dopo attimo, mi rubava le forze.”

 

- Dov’è il sergente? Dov’è Friederick?

- Credo ad un pozzo, maggiore. A prendere dell’acqua.

- Stupido. Tu vai e chiedi la copertura aerea. Capito? Subito!

 

“Stremato dall’arsura e dallo scoramento, mi fermai. In quel momento non volli altro che tirar fuori da un taschino una foto della mia famiglia. Sollievo e rimpianto, perché non l’avrei più rivista. Così pensavo. Mi abbandonai a quei pensieri appena turbati dal sibilo dei colpi intorno a me, quando sentì strattonarmi ed una voce familiare mi chiese se ero ferito gravemente.

Alzai gli occhi per riconoscerlo ed indicai la gamba sanguinante. Stava basso per evitare i colpi nemici, ma quando capì che non vi era altro modo di portarmi via di lì, se non trascinandomi, si alzò in piedi con sprezzo di qualsiasi fucile puntatogli contro.

- Se non ci riescono loro, sergente, la ucciderò con queste mie mani.

Fu allora che un colpo vagante gli perforò la mano sinistra. Cadde in ginocchio, strozzando in gola un urlo atroce. Raccolse le forze nell’altro braccio e mi portò via.

Non so dire per quanto, il tempo sembrava dilatato; ma non ero solo. Non bisognerebbe essere soli in certi momenti. Mi sentì ugualmente egoista, ma ne ero contento.

Quando due nostri caccia apparvero in cielo mitragliando, costringendo gli aggressori alla fuga. Fummo in salvo aiutati dai nostri che c’avevano raggiunti.

- Vecchio pazzo, ce l’abbiamo fatta.  E voi raccogliete comunque i nostri morti, non lasciamoli agli sciacalli, uomini o bestie che siano.

- Maggiore… vuole ancora uccidermi?

Mi sorrise nonostante il dolore. No, non lo voleva.”

 

 

 
 
 

Oltre (di Simon Joyce) - breve riassunto delle prime dieci parti

Post n°250 pubblicato il 19 Agosto 2011 da simonjoyce

Nell’estate del 1944 una colonna di camion pieni di soldati della Wermacht con alla testa una mercedes attraversa le polverose strade di campagna che portano a Graniscka, una cittadina polacca. A bordo della grossa auto, tra gli altri, il maggiore Hans Wiedmann. Reduce dall’avventura dell’Afrikacorps, ha l’incarico di prendere il comando delle truppe cittadine, sostituendo il colonnello Bauermann. Giunto in anticipo in città, Hans e l’alto ufficiale si ritrovano dopo molto tempo. Pur non rinnegando l’antica amicizia, scoprono quanto la guerra abbia accentuato le loro diversità. Tanto Bauermann si è abbandonato alla viziosità senz’animo, lasciando da parte ogni impalcatura morale; quanto Wiedmann ha visto accentuarsi la sua introversione e l’attaccamento al dovere come rimedio alla disillusione della vita e dei piaceri.L’incontro tra i due segnerà, la redenzione del colonnello che di lì a poco sarà portato via dalle SS, per essere processato e condannato in quanto coinvolto nell’”affare” Von Stauffenberg; allo stesso tempo chiederà ad Hans di prendersi cura di Katia. Una giovane polacca, che Baurmann a fronte di un inganno teneva con se per soddisfare i sui piaceri. Weidmann acconsentirà più per principio che per interesse verso la vita della donna. Quando i due saranno soli, sentendo di poter cedere all’”uso” della donna, in un moto di orgoglio, il maggiore riaffermerà la sua diversità da Bauermann. Pur schiacciato dalla solitudine perseguirà i suoi principi. La guerra però non svanisce e la difficile situazione militare spingerà il maggiore a chiedere aiuto ad un certo Steiner, amico di vecchia data. Pezzi di ricambio e materiale a fronte della promessa di rivedersi a conflitto finito. Intanto Katia, pian piano comincerà a capire quali moti dell’animo si nascondono al di sotto della fredda e grigia divisa del maggiore. Per entrambi sarà l’inizio di un viaggio. Un viaggio che andrà oltre…

 
 
 

Oltre (di Simon Joyce) - 10a parte

Post n°249 pubblicato il 18 Agosto 2011 da simonjoyce

Alla sera lo attese seduto al suo tavola da lavoro, immerso in pensieri che non lo lasciavano andar via. Col peso sul cuore di aver messo a rischio la vita del suo amico, a fargli compagnia. Come se i rapporti sempre più allarmanti provenienti dal fronte non fossero di per se bastevoli.

Studiava la cartina della città cercando di conciliarla al meglio col materiale umano e non che aveva di cui disponeva. Un rebus senza soluzioni ottimali. Una coperta che gli sembrava sempre troppo corta per l’inverno russo alle porte.

Quando il sergente bussò per entrare si senti sollevato, come riportato indietro da un tunnel. Friederik gli mostrò il risultato della missione speciale affidatagli.

- E’ davvero bello; è stato bravo sergente.

Quella parentesi di frivolezza, retaggio di vita distante dall’animo e dalla memoria, lì porto a guardarsi negli occhi, sorridendo entrambi.

- Vedrà ne sarà contenta.

- Lo spero; è molto bello.

A cena, lui e lei si sedettero senza aver motivo di dirsi nulla. Gertrud, nonostante fosse incuriosita dal pacco poggiato dal maggiore su di una mensola, memore dell’asprezza di lui, si limitò a svolgere il suo compito con distaccata cortesia. Questa volta rivolta ad entrambi i commensali. Hans cercava di guardarla con discrezione, la ragazza aveva bei modi ma tristi.

- Sei stata trattata bene?

Non ricordava più da quanto tempo qualcuno si fosse preoccupato di come stesse. Con voce flebile ed arrossita rispose di si.

- Bene. E’ importante che sia così.

Quante cose erano importanti in quei giorni per quell’uomo freddo e senza sfumature: i rifornimenti, i carri, i pezzi di ricambio, le disposizioni, i rapporti. Ed era importante che lei stesse bene. Katia non capiva ma quello sprazzo di umanità le aveva donato un breve sorriso; un calore tenue fatto di poche parole che aveva allontanato da se da tempo.

Saliti di sopra per la notte, la ragazza temette il teatrino della sera prima, ma non successe nulla. Il maggiore si mise allo scrittoio con alla luce di una timida lampada.

Non le riusciva di abbandonarsi al sonno, ugualmente incuriosita e spaventata. Confusa ed indifesa strinse forte alla sua pelle le lenzuola. Nel silenzio notturno, si sentiva solo una penna su carta.

“Mia cara madre, perdona il ritardo di questa mia. Spero che a casa, la nostra, stiate bene. Penso spesso a te e ad Hanna. Qui sto bene e non manco di nulla; la buona stagione ha colorato tutto quanto è intorno a me. Il morale è alto come la fiducia nei propositi. Mi mancano le tue focacce e persino le lezioni di piano della mia sorellina. Quante cose si rimpiangono se lontane. Ma mi conforta il pensiero che presto saremo di nuovo insieme nella nostra bella terra. Faremo festa. Nell’attesa di riabbracciarvi,

    tuo Hans”

Finì per addormentarsi cosciente di aver mentito sui colori, sul morale ed ancor peggio sul suo ritorno. Così si lasciò ad un sonno senza sogni.

Quando la notte fu alta e la lampada non fu spenta, una figura furtiva gli si avvicinò. Lesse e pensò alla sua famiglia, con le lacrime che le rigavano il viso, salate dei ricordi e delle incertezze. Furono pochi istanti prima di piombare nel terrore di una nna di pistola puntata nei suoi occhi.

- Non farlo mai più.

Secondi di paura e silenzio.

- Se hai bisogno di qualcosa, chiedi. Hai capito?

Portò le braccia tremanti a proteggere il petto, che a stento ne racchiudeva il cuore.

- Si.

- Bene, torna a dormire.

Quella sera entrambi si eran scoperti nell’animo. Katia tornò a stringere forte le lenzuola. Quel tedesco aveva qualcosa di umano e con quel pensiero si addormentò.

 

 
 
 

Fratello

Post n°244 pubblicato il 30 Luglio 2011 da simonjoyce

"Sai molto spesso ripenso al periodo militare e non mi sembra affatto vero che sia passato già più di un anno dal congedo. Mi ricordo ancora i primi giorni (dal 25/01/01) quelle attese insopportabili davanti agli uffici, le prime notti passate all'85° Rav, al freddo, a quando ho conosciuto te, alla prima e sospirata licenza, ai nostri lunghi e stressanti viaggi tra attese e ritardi, al giuramento, alle briosches, ai fine settimana passati lì. Insomma ricordo tutto di quei dieci mesi. Pensa che ho tutto conservato e nella mia stanza ho la candela che mi hai regalato, e poi ho conosciuto te che sei stata la persona più importante, quasi un fratello per me e ti dico grazie di tutto [...] Spero di poterti incontrare in un futuro prossimo, non ti scordare di me. PS: ma adesso hai incontrato l'anima gemella? che ormai hai una certa età e se si quanti figli hai a carico?"

Nicola, 22/12/02

1SKA2001

Non ho dimenticato nulla di quel periodo, per certi versi il più importante e bello della mia vita. Le agognate licenze, le domeniche da caporale di giornata, la mia unica sbronza, le passeggiate alle due del pomeriggio in piazza Bra, le coppette di gelato che non ti facevo mancare, le briosches di cui ti riempivi la mimetica, Lisa, i viaggi con l'espresso, le azzurrine, le cene al Break anzicché al Mac, i videogames al 386, le risate, le battute e tanto tanto altro. No niente anima gemella al momento. Mi mancano quelle giornate vissute insieme a te che eri, sei e sarai sempre mio fratello.

Con orgoglio, Cap. E. A., 1SKA2001

 
 
 

??????????????????????????????

Post n°242 pubblicato il 25 Luglio 2011 da simonjoyce

Perplessità da community;
molti profili hanno:
- nessuna foto o icona (e vabbè, io ho il mio Jack...);
- descrizione.... zero, al massimo "scopritemi voi"....;
- cosa amo e cosa odio.... zero di zero;
- dettagli.... zero... (i menù a tendina sono pallosi da compilare);
- ad un semplice "ciao, ben trovata, io mi chiamo...": zero risposta (neanche per semplice educazione)
C'è da essere perlplessi... che cavolo lo fanno a chiamare social????


Rispondere ad un messaggio di saluto non comporta matrimonio, fidanzamento, relazione, storia di sesso e non comporta gravidanze inattese (a differenza del tipo che ti sei trovata in discoteca, al supermercato, dal benzinaio, ecc. ) Un pc è molto contraccettivo e soprattutto se non ci si parla... come cavolo ti scopro?????

MAH

la difesa: "su internet si trova tanta brutta gente"... ok, vogliamo gettare il bambino con l'acqua sporca, e perchè fuori non può succedere??; "ma devi scrivere qualcosa che colpisca..." nemmeno dici due parole su di te... che ti scrivo??? "qua tutti vogliono una cosa sola" se è così che ci stai a fare?? "sto solo per chi conosco": ma se uno ti conosce ti telefona, ti vede....


MAH

PS: oggi Simon è un pò al vetriolo

 

 
 
 

blackVSfriars

Post n°241 pubblicato il 22 Luglio 2011 da simonjoyce

A cinque anni da "Drum" (2006) e dopo quattro album si sente l'esigenza di guardare da dove si è partiti e fare il punto della situazione. E' passato un lustro per i Blackfriars ed è tempo di un riassunto, appunto "blackVSfriars": quindici brani, di cui due inediti. Il primo è "I still waiting" (che sarà ascoltabile quando sarà possibile caricare dei video). Per "I still waiting" è stato recuperato il sequencer usato ai tempi di "Drum"; il brano è tipicamente Blackfriars: un crossover tra elettro-dance e chitarre rock. Dopo il secondo inedito ci si concentrerà sui DeWindt e l'album "Studio01" di cui diversi brani sono in fase avanzata di lavorazione.

 
 
 

everyday can be the last day (di Simon Joyce)

Post n°238 pubblicato il 18 Luglio 2011 da simonjoyce

I passi affrettati e sicuri, risuonanti nel grigio corridoio, s'ammutolirono dinnanzi alla porta. Esitò come aveva fatto altre volte prima di arrivare fin lì. Un profondo respiro, una sistemata all'abito e decise di arrivare fino in fondo. Stava per bussare quando la porta le fu' aperta da una giovane donna che le sorrise accogliente. Come se la conoscesse già.
- Ti aspettava. Vieni dentro.
Entrò, dall'altro lato della stanza vi era una finestra opaca ma luminosa e su ogni lato una porta. La giovane che l'aveva invitata ad entrare le fece cenno di entrare nella camera di sinistra. L'arredamento era semplice, ma curato con amore. Tanta luce, tanti colori di fiori. Si avvertiva serenità.
- Vieni pure. Non aver paura.
Seguì la voce, in una cucina piena di buon odore. C'era una signora , non più giovane contenta e maternamente sorridente. Salutò con filo di voce e si sentì smarrita.
- Io mi chiamo Cleo e tu sei...
- Mi chiamo...
- Oh ma certo. So chi sei. Fatti guardare.
Non sapeva se era più forte l'imbarazzo o la fretta.
- Sei proprio carina come dice. Ora capisco il perchè.
- Il perchè di cosa?
- Aspettava solo te.
- Aspettarmi? Ma, non sa che sono qui.
- Scusami, devo togliere i biscotti dal forno. Biscotti fatti in casa. Sono per i miei bambini. Ne vanno matti. Anche lui. Ma lo sai meglio di me che è goloso, vero?
- Dov'è?
- Un pò di pazienza. Prendine uno anche tu. Ti sentirai subito meglio.
Ne mangiò uno ed ebbe la senzazione di non aver mai mangiato nulla di meglio.
- Parla spesso di te, lo sai? Ha sempre buoni pensieri per te.
Non se lo aspettava ed i suoi occhi si gonfiarono di lacrime a stento trattenute. Ma la voce fattasi ancor più flebile e tremante, la tradiva:
- Pensavo mi odiasse.
- Oh no. No, tutto il contrario. E' qui per te.
- Per me?
- Capirai. Vedo dai tuoi occhi che hai molto di buono, ma anche qualcosa di irrisolto.  Come se cercassi fuori, qualcosa che hai dentro.
- Ci siamo fatti tanto male, tante volte.
- Ma vi siete ritrovati.
- Fino a tre anni fa'.
- Oggi vi ritroverete di nuovo. Vieni con me.
Uscirono per attraversare insieme la porta destra. Dava su di un cortile, con degli alberi verdi e lucenti. Vi erano dei bambini ed un'uomo intenti a giocare a nascondino.
- Non vale, tu sei più grande e ci scopri subito.
- Ma che dici? Allora, ok, conterò più lentamente. Va bene.
Cleo richiamò l'attenzione del gruppetto e loro si videro.
- Su bambini, andiamo, ci sono i biscotti.
- Si arriviamo. Tu non vieni con noi?
- Ma sei scemo? Adesso giocherà con lei.
Il maschietto si rattristò:
- Adesso non giocherà più.

- Ciao.
- Ciao. Ero certo che saresti venuta. Vero Cleo?
- Ora vi lascio soli, avete da dirvi molte cose. E tu, non affaticarti troppo, intesi?

- Vieni, facciamo due passi, che siano due e non chilometri.
- Te ne ricordi?
- Certo per starti dietro, tornavo a casa con i piedi fumanti.
Risero entrambi.
- Scusa.
- No, per me era bello starti vicino. Vedo che non hai fede al dito.
- No, non ci sono riuscita.
- Lo dicevo che dovevamo provare a stare insieme. Poteva andar bene.
- Chissà... Ma tu, come stai? Hai provato a...
La zittì subito.
- Ho una sola via. Tutto qui, non preoccuparti. E tu?
- Tutto bene, tutto nella norma. Avresti dovuto dirmelo però, sarei venuta prima, avrei...
- Ti ho sempre detto molto di me. Come quella volta che ti scrissi una lettera per Natale e mi rispondesti a Marzo. Non importa.
- Hai ragione, son stata spesso egoista. Non ho detto mai molto.
- Avei potuto comprendere ugualmente. Non l'ho fatto, colpa mia.
- Mi guardi e mi sorridi? Sembro una scema?
- Ti guardo e sorrido perchè son contento di vederti. Non l'hai ancora capito, dopo tutto questo tempo?
Accese una sigaretta, un gesto familiare.
- Non dovresti fumare. Ti fa male.
- E' l'ultimo dei miei pensieri, te lo assicuro.
Si sedettero su di una panchina; intorno a loro e dentro di loro c'era pace.
- Qui sto bene, con i bambini, giochiamo. Guardiamo la vita da un'altro punto di vista. I bambini sono come quaderni tutti da scrivere... Perchè sorridi?
- E' come se non fosse passato neanche un giorno, dall'ultima volta. Con te sono a mio agio. Come sempre.
Smise di fumare.
- Mi abbracci un pò?
Lo abbracciò lasciando che il capo si posasse sul suo cuore a sentirne i battiti. Lui si strinse forte a lei.
- Ho aspettato tanto questo momento. Ora sono felice.
La mano le scivolò dai fianchi, senza forza e lei capì. Lo strinse forte a se come a trattenerlo con dolce tenerezza, bagnadolo con le lacrime che rigavano il viso.
Cleo le mise una mano sulla spalla a darle coraggio:
- Non essere triste, ti ha aspettato proprio per questo. Per essere felice con te.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Oltre - 9a parte (di Simon Joyce)

Post n°234 pubblicato il 10 Luglio 2011 da simonjoyce

Era passato poco più di un anno dall’ultima volta in cui avevano avuto modo di parlarsi. Un anno di guerra è molto più lungo di ogni altro; il tempo si dilata quando la morte è pronta a prenderti, inventandosi nuovi motivi ed occasioni. Ogni giorno, ogni istante.

Ma l’amicizia un po’ cameratesca e molto personale era intatta nonostante il logorio di nervi, del tempo, delle vicissitudini. Ne testimoniava l’umanità di entrambi, celata al di sotto delle divise.

Gorge Steiner e Hans Weidmann eran stati sconosciuti l’uno all’altro fino all’invasione di settembre, fino all’inizio della loro seconda vita. Divisi poi dall’avventura dell’Afrika Korps, quel giorno si ritrovarono, anche solo attraverso una spesso incerta linea telefonica. Qualche battuta, poi la fraternità scherzosa lasciò il posto alla gravità della situazione.

- Ho bisogno di te, amico mio.

Quelle poche parole e a Steiner fu subito chiaro che le cose fossero davvero serie. Quando Hans arrivava a chiedere qualcosa era perché davvero non aveva altra via d’uscita.

- Motori per Panther e Tiger, ricambi…? Accidenti Hans, vuoi un miracolo.

Si, serviva un miracolo.

- Da chi altri potrei volerlo?

Sapevano entrambi che le fabbriche che sfornavano carri, cominciavano ad essere sottoposte ad una notevole pressione. La produzione era difficoltosa, i rifornimenti sempre più incerti.

- George, come sta tua moglie?

- Aspetta un attimo, non vorrai mica…? Andiamo, Hans non vorrai tirar fuori la solita storia? Vuoi  ricattarmi?

- Lo farei?

- Per dei motori e dei pezzi di ricambio? Si, credo di si.

No, non l’avrebbe fatto, Steiner lo sapeva, lo conosceva. Lo avrebbe aiutato ad ogni costo, in qualche modo: ortodosso o meno.

- Fammi avere un elenco, cercherò di farti avere quanto ti serve nel più breve tempo possibile. Due massimo quattro giorni. Dovrò correre dei rischi, amico mio. Ma so che tu faresti altrettanto.

Il maggiore lo ringraziò con sincerità, consapevole che la posizione dell’amico non era affatto semplice. Rischiava grosso, la corte marziale, forse persino un plotone d’esecuzione.

- Hans, quando tutta questa roba sarà finita, andremo a bere del buon vino nella mia casa in collina. Promettimelo.

- Lo prometto.

Era il loro modo, di dirsi addio. 

 
 
 

OLTRE - 8a parte (di SIMONJOYCE)

Post n°228 pubblicato il 12 Giugno 2011 da simonjoyce

Quando venne l'alba le lasciò sul cuscino un biglietto e con inusuale delicatezza le tirò su le lenzuola che durante il sonno erano scivolate fino a lasciarle scoperto il seno. Chiuse silenziosamente la porta e scese di sotto. Qui ad attenderlo con un sorriso di plastica vi era la domestica, che portava con se il vassoio pronto per la colazione. Come chi è troppo sicuro di aver capito chi ha di fronte, la solerte signora accennò:
- Buongiorno, spero per lei che abbia passato una soddisfacente nottata, her major.
Quell'aggettivo, soddisfacente, non era stato scelto a caso e non gli piacque. Vi era qualcosa di evidentemente torbido; qualcosa fuori luogo per una semplice speranza. Hans rispose seccamente augarando a sua volta la buona giornata, prese solo una tazza di caffè. Di qui tempi era un privilegio non da poco; lo assaporò con l'attenzione e la calma che meritano le cose buone e preziose. Soddisfatto della bevanda, si rivolse alla vecchia:
- Signora, lei è tedesca?
Negli occhi della domestica, s'accese l'orgoglio di avere origini pomeraniche. Se li avesse avuti, avrebbe sbattuto i tacchi come il più fiero dei nazisti. Una fierezza che non era certo un punto di merito agli occhi del Maggiore. Ma lei non lo sapeva.
- Signora, il fatto che sia tedesca, non le concede talune libertà. Ne la rende immune da... spiacevolezze. Faccia bene il suo lavoro e non si occupi di altro. Ha inteso?
Il sorridere stretto e fintamente cordiale di Weidmann cancellò, in un attimo, ogni proposito confidenziale della donna, che rimase immobile con il vassoio retto a fatica dalle mani percorse da tremiti.
Prima di incamminarsi verso l'uscita, il maggiore raccomandò che la ragazza che dormiva di sopra venisse trattata al meglio; come fosse sua ospite. Era così che lui la intendeva. Per il maggiore, varcata la soglia, ad attenderlo vi erano Stolz e la sua auto.

"Quando sarai sveglia, voglio che ti senta mia ospite. Darò disposizioni che nessuno ti faccia dei torti. Mi spiace solo che tu non possa uscire. Non per il momento almeno. Finchè ci sarò io non dovrai temere nulla. Buona giornata."
Ripose la testa sul cuscino e la luce che filtrava dalle tende le sembrò un pò più chiara e luminosa.

Al comando, trovò Wailar e dopo i saluti di rito si chiusero insieme nell'ufficio del Maggiore. Aveva letto bene il rapporto ed era pienamente consapevole del significato delle scarne cifre che descrivevano la situazione. Lo stesso valeva per il capitano.
- Cosa facciamo?
Hans accese la sua prima sigaretta della giornata; tirò una boccata profonda e pensierosa:
- Il necessario ed anche di più. Il primo problema da risolvere sarà trovare i ricambi per i carri, specie i motori. Non credo che al comando supremo siano così sciocchi da pensare che possiamo combattere con le fionde.
- Non ci giurerei....
Wiedmann si lasciò andare ad una breve e sarcastica risata:
- Si, in effetti potrebbero pensarlo.
- Devo inoltrare formale richiesta?
- Le carte bollate, mio caro Wailar, sono troppo lente. No, userò un canale diverso; poco ortodosso certo; ma quasi certamente più efficace.
- E' il quasi che mi preoccupa.
- Lasci a me questo compito. Nel frattempo tiri fuori da questo posto fino all'ultima goccia di carburante. A questi bifolchi non serve, serve a me.
- Si, her major, fino all'ultima goccia

 

 
 
 

Ciao

Post n°225 pubblicato il 28 Maggio 2011 da simonjoyce

Così hai deciso di andar via, facendo di testa tua. Lasciandoci con un palmo di naso. Ti sei portata via le barzellette, le storielle e quel senso di vita semplice e sicuramente più vera. Quella dei tempi passati ovvero "ti li tiempi ti prima". Ma dico, non potevi scegliere un giorno feriale, almeno?
Eh no, sai bello scherzo mi hai tirato... Ricordi c'era un patto tra noi; avresti aspettato che mi fossi "felicemente accoppiato". Ed avevi promesso un milione (di lire) come regalo di nozze. Mi spiace, ti ho chiesto troppo tempo. Sarà per un'altra volta.

Però lì dove sarai, starai meglio, senza acciacchi, potrai camminare libera ed andare in gita in posti che nessuno immagina. Ritroverai il tuo amore e sarete di nuovo insieme. Sarai felice, sono sicuro.

Un giorno ci ritroveremo, basta che non mi chiederai come prima cosa: "T'l é cchiato la vagnedda?" Per allora spero di poterti dire: Beh ... insomma... diciamo che... SI, si l'agghiu chiato". Ciao nonna

 
 
 

Il dilemma del porcospino - A. Shopenauer

Post n°217 pubblicato il 15 Aprile 2011 da simonjoyce

"In una fredda giornata d'inverno una comunità di porcospini si stringevano vicinissimi, per difendersi dal freddo con il reciproco calore. Ma ben presto si sentirono pungere dalle spine degli altri, e questo li fece di nuovo allontanare. Quando poi il bi...sogno di scaldarsi li indusse ancora a riavvicinarsi, si ripeté l'altro inconveniente; vennero così sballottati più volte fra i due mali, finché scoprirono una distanza intermedia a cui si trovavano bene". Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno uno con l'altro. Ciò viene dall'idea che i porcospini possiedano aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero tra loro, i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l'altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi. Il bisogno di compagnia, che nasce dal vuoto e dalla monotonia del proprio intimo, avvicina gli uomini tra loro; ma le loro numerose qualità sgradevoli e i difetti insopportabili li separano nuovamente. La distanza intermedia a cui è possibile stare assieme, che infine trovano, è la cortesia, la finezza di costumi. In virtù di esse il bisogno di riscaldarsi a vicenda viene soddisfatto in modo incompleto, è vero, però in compenso non si sente la puntura delle spine. Ma chi possiede calore interiore in abbondanza preferisce starsene lontano dalla società, per non dare né ricevere disturbo"

 
 
 

Proverbio congolese

Post n°216 pubblicato il 13 Aprile 2011 da simonjoyce

L'amicizia è una strada che scompare nella sabbia, se non la si rifà senza posa

 
 
 

Come un pendolo (di Simon Joyce)

Post n°214 pubblicato il 11 Aprile 2011 da simonjoyce

Già proprio come un pendolo. Che oscilla giorno per giorno, solo per forza d'inerzia. Devo essere onesto con me stesso, e con chi (poca gente lo fa sul serio) mi sta' intorno; qualcosa si è spezzato. L'entusiasmo, la spontaneità persino un certo modo di essere simpatico, non mi riesce più. Si magari può capitare di sorridere, ma è solo di riflesso e certe volte neppure.  Fortuna c'è il lavoro, i suoi ritmi, le scadenze ed allora il tempo passa comunque. E mi rendo conto che questo mio atteggiamento finisce col ferire chi vorrebbe, con sincerità, starmi vicino (mi dispiace davvero piccola P.) Ma non posso farci niente. Passerò da persona pesante per sovraprezzo, non fa nulla, non m'importa molto. Peccato perchè ero tornato a credere in qualcosa, nelle persone... ora non più o almeno non molto. O comunque non riesco a discernere. Mi viene in mente una frase: pazienza, costanza e volontà di esserci; la pazienza si esaurisce, la costanza può sfociare nell'invadenza e la volontà di esserci può essere solo la tua. Quindi mantieni le distanze, il distacco nel valutare atteggiamenti; di tante parole, il tempo renderà giustizia, lo fa sempre.

Ma il colmo è che una persona molto lontana, passa da qui e capisce il tuo malessere e si prende la briga di scriverti qualcosa. Un'altra ti tiene due ore al telefono per parlare di tutto, per aiutarsi a vicenda; un'altra ti chiede di fare due passi, solo per vederti, perchè ne avrebbe piacere e per tirarti su. Che differenza....

 
 
 

IL LUPO E LA LUNA (di Simon Joyce)

Post n°209 pubblicato il 07 Aprile 2011 da simonjoyce

NON VI E' CIELO COSI' CARICO DI NUBI OSCURE CHE POSSA SPEZZARE IL LEGAME DI UN LUPO CON LA SUA LUNA. EGLI TORNERA' AD ULULARE AL SUO RICHIAMO ED ELLA L'ACCOMPAGNERA' NEL SUO PEREGRINARE. DIMENTICHI DELLE CADUTE, DELLE LOTTE PARTIGIANE, DEL DIGRIGNAR DI DENTI.

E SARA' SOLO PACE, NON QUELLA TORBIDA DEI VINTI CHE SI PREPARANO A VINCERE. SARA' QUELLA CHE CONSENTE DI GUARDARE NEL PROFONDO, DI ASCOLTARE OGNI FRUSCIO NELL'ANIMA, DI GUSTARE OGNI DONO.


SARA' SOLO GIOIA, DI RITROVARSI, SENZA MAI ESSERSI PERSI.

 
 
 

Alla mia mamma

Post n°208 pubblicato il 06 Aprile 2011 da simonjoyce

Questa sera voglio scrivere per te, non l'ho fatto mai, non ti ho mai detto nulla. Non un gesto d'affetto che fosse tale; perchè per me è stato sempre difficile aprirmi. Che buffo non trovi? Che lo faccia adesso, che non sai più chi sono; che non mi riconosceresti comunque. E che lo faccia qui; dove non leggerai mai. Eppure ti voglio bene, a modo mio. E sai che a parole non son bravo. Allora scrivo.
Stasera, come ogni sera, prima di andare a letto t'ho svestita, in silenzio, ed infilato il pigiama. E mentre lo facevo, ho pensato che quei gesti dovrei farli a mio figlio o figlia. Quante volte, sai, ho immaginato di tornare a casa, vedendomi correre incontro una piccola batuffola con tanti ricci. Non so perchè con i ricci... la immagino così...Invece a mettere il pigiama ci sei tu. E darei non so cosa perchè non fosse così, che potessi farlo da sola. Come chiunque. Darei non so cosa per tornare indietro e non affidare al futuro che ora non c'è, le parole che non son stato capace di dire al momento giusto. Perchè le occasioni corrono e non sempre ritornano.Non ti sembra ancor più strano che sia io ad avere questi pensieri? Io, che mi sforzo di mantenere in questa nostra vita, che ci ha tradito e privato, una parvenza di normalità. Perchè ci si abitua a tutto, e quello che non è normale lo fai diventare ugualmente pur di non pensarci. Domani andrà meglio, pensi. E' una bugia, ma si fa finta di crederci. Allora sai, metto una maschera, quella più comoda per chi guarda o quella del cattivo se necessario; pur di non mettere a nudo quel cuore che finirebbe per soffocarmi in gola.Quante persone si fermano a questa mia apparenza... e non sanno chi sono. E quanto avrei bisogno anch'io. Ma non importa, ci si abitua anche a non aver bisogno.Sarà stupido ma mi viene in mente quella volta che alle elementari falsificai la tua firma, pur di non farti legggere la nota presa. Mi scopristi, si. Però devi ammettere che la firma era quasi perfetta. Quel quasi mi costò una sberla. L'unica che tu mi abbia mai dato. Vorrei vederti sorridere insieme a me, ricordando quest'episodio. Vorrei, ma sai tanti desideri non si avverano e rimangono sospesi come le bolle di sapone.
Ora mi scuserai ma devo, si devo, tornare ad essere quello di sempre. Quello difficile da capire, quello forte a tutti i costi. Buonanotte.

Ti voglio bene

 

 
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

simonjoyceamore_nelcuore1joshua_streetsIOLAura84fogliacelestecielomeri68_mFanny_Wilmotpsicologiaforensecile54tobias_shufflemakavelikaElemento.ScostanteRavvedutiIn2aliasnoveD.YLAN
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

PAPER ROMANCE

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963