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acchiappatemporali il 05/10/06 alle 23:23 via WEB
Mi sto addestrando a custodire un angolo di notte perenne. / La luce non può entrarvi e, quando lo assedia nel corso delle sue improvvise esondazioni, s'imbatte in un argine insormontabile. / Non sempre. / A volte quel cemento notturno si dissolve. / La massa d'acqualuce, sguarnita improvvisamente d'appoggio, trattiene il respiro. / E precipita nel buio allagandolo. / Ma qualcosa non le quadra. / Essa è giunta presto dappertutto, non può dubitarne, eppure qualcosa, lì dentro, non si illumina. / Anzi, non si vede nemmeno, protetto da un invisibile doppiofondo dell'aria. / L'acqualuce incomincia a dialogare col buio, gli chiede spiegazioni. / Io non comprendo, ma il tono dei due è quello degli amici. / Poi, l'ospite si ritira con agilità. / Allora, incomincio ad attraversare la mia notte. / Ogni tanto mi chino, allungo la mano e raccolgo una goccia impigliata tra i rami. / C'è un buon silenzio. / E le gocce tremano impaurite, così lontane dalle altre, dal loro fiume. / Ma non sono state dimenticate per caso. / Serviranno per guardare al buio. Polverizzandosi, sfioreranno i contorni di tutto ciò che contiene, gli doneranno forme e dimensioni riconoscibili. / Saranno il mio paesaggio notturno.
alberto
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